Sul battesimo contro i Donatisti

Indice

Libro III

11.16 - L'esempio dei Novaziani non conta

Giustamente Cipriano non si è fatto commuovere da ciò che ha scritto Giubaiano: che i Novaziani ribattezzavano quanti dalla Cattolica passavano a loro.29

In effetti, non tutto ciò che gli eretici imitano in modo distorto, i cattolici non debbono farlo, perché lo fanno anche loro.

Ora, altro è il motivo per cui non devono ribattezzare gli eretici, e altro quello per cui non deve battezzare la Cattolica.

Gli eretici infatti, non dovrebbero farlo neppure se si dovesse fare nella Cattolica, poiché dicono che tra i Cattolici non si trova ciò che essi, quando c'erano, hanno ricevuto, e quando se ne sono separati, hanno portato via.

La Cattolica, poi, non deve ripetere il battesimo, dato presso gli eretici, proprio per non far pensare che essa consideri dei Donatisti ciò che è di Cristo, oppure che essi non abbiano ciò che, avendo ricevuto dentro, non potevano certamente perdere uscendo fuori.

In effetti, Cipriano con tutti gli altri,30 ha anche stabilito che se dall'eresia ritornavano alla Chiesa quelli che vi erano stati battezzati, non fossero ricevuti più per mezzo del battesimo, ma della penitenza.

Donde risulta che essi non possono perdere, andandosene, ciò che non ricevono, ritornando.

Tuttavia, non significa che com'è loro l'eresia, com'è loro l'errore, com'è loro il sacrilegio dello scisma, così anche il battesimo, che è di Cristo, deve dirsi loro.

Perciò, mentre quei mali, che sono loro, quando essi ritornano, si correggono, di ciò che invece non è loro, si deve riconoscere Colui di cui è.

12.17 - Cipriano non stabilì improvvisamente una usanza nuova

San Cipriano mostra di non essere stato lui a stabilire una nuova e inattesa usanza, in quanto essa era già iniziata con Agrippino: " Sono trascorsi molti anni e un lungo periodo, da quando, sotto la presidenza di Agrippino, uomo di santa memoria, molti vescovi si riunirono e la stabilirono ".31

Quindi, la novità è stata introdotta dallo stesso Agrippino.

Come poi Cipriano possa dire: " E da allora ad oggi, tante migliaia di eretici, tornati alla Chiesa nelle nostre province, non l'hanno rifiutata e né esitato, anzi, l'hanno abbracciata con saggezza e buona volontà, per ottenere la grazia del lavacro di vita e del battesimo salutare ",32 io non lo so; a meno che, con la frase " da allora ad oggi ", egli intenda dire che, nei riguardi degli eretici non era sorto, da quando nella Chiesa, grazie al concilio di Agrippino, sono stati battezzati, nessun problema di scomunica.

Del resto, se la consuetudine di battezzare quanti venivano dagli eretici era in vigore da Agrippino a Cipriano, a che scopo Cipriano ha convocato, su questa questione, due concili?

A che scopo egli dice a Giubaiano, di non essere stato lui a introdurre una novità inattesa, ma che l'aveva introdotta Agrippino?

Perché Giubaiano era turbato da questa novità, tanto che fu necessario guarirlo citandogli l'autorità di Agrippino, se da Agrippino a Cipriano la Chiesa già la seguiva?

E perché infine, tanti suoi colleghi dissero, in concilio che la ragione e la verità vanno anteposte alla consuetudine, mentre avrebbero fatto meglio a dire che quanti volevano fare una cosa diversa, la facevano sia contro la verità che contro la consuetudine?

13.18 - Si tratta ancora della remissione dei peccati mediante il battesimo

Riguardo alla remissione dei peccati, se cioè presso gli eretici avviene con il battesimo, il mio parere l'ho espresso già in un'altra opera; ma lo richiamo brevemente anche qui.

Se da loro la remissione dei peccati si realizza per la santità del battesimo, i debiti ritornano per la loro ostinazione loro nell'eresia o nello scisma, e quindi, queste persone hanno urgente bisogno di venire alla pace cattolica, per cessare di essere eretici e scismatici, e per meritare la purificazione dei peccati, ritornati in loro, mediante la carità operante nel vincolo dell'unità.

Se invece, il battesimo di Cristo, quantunque presso gli eretici e gli scismatici sia lo stesso, ma per la sconcezza della discordia e per l'iniquità della divisione non vi opera la remissione dei peccati, questo stesso battesimo inizia ad operare la remissione dei peccati, quando loro vengono alla pace della Chiesa; di modo che, davvero rimessi, i peccati non sono ritenuti; né si disapprova il primo battesimo come estraneo o diverso, per darne un altro, ma si accetta quello stesso che, fuori, per via della discordia, procurava la morte, dentro, per via della pace, procura la salvezza.

Era senza dubbio lo stesso profumo, quello di cui l'Apostolo dice: Siamo il buon profumo di Cristo, dappertutto, eppure ha detto: In quelli che si salvano e in quelli che si perdono, per gli uni è profumo di vita per la vita, per gli altri è profumo di morte per la morte. ( 2 Cor 2,15-16 )

Ora, anche se questo testo riguarda un'altra cosa, io l'ho messo qui, perché si capisca che un bene, non solo può procurare la vita a quanti ne usano bene, ma anche la morte a quanti ne usano male.

14.19 - Rapporto tra chi ha una fede erronea e il battesimo

Quando poi si tratta dell'integrità e della santità del sacramento, non importa ciò che crede e di quale fede è imbevuto chi lo riceve.

Certo, la fede conta moltissimo per la via della salvezza, ma per la questione del sacramento, non conta niente.

Può infatti capitare che uno abbia il sacramento integro e la fede distorta; come pure che sappia esattamente le parole del Simbolo, ma che non abbia una fede giusta sulla Trinità, o sulla risurrezione o su qualche altra verità.

Non che sia di poco conto avere, anche nella Cattolica, una fede integra, e quindi credere assolutamente, non di una creatura, ma di Dio stesso, nient'altro che la verità.

E allora? Se un uomo, battezzato nella Cattolica, in seguito viene a sapere, tramite letture, ascolto, serene discussioni, o per illuminazione del Signore, di aver creduto in passato una verità diversa da quella che avrebbe dovuto credere, lo si deve ribattezzare?

Ma quale uomo carnale e naturale non si abbandona a rappresentazioni immaginarie del suo cuore, e si crea un Dio a suo piacimento, secondo la sua carnale sensibilità, finendo per credere una realtà ben diversa dal vero Dio, quanto la vanità è diversa dalla verità?

Quanta verità c'è in queste parole dell'Apostolo, pieno della luce della verità: L'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio. ( 1 Cor 2,14 )

Eppure parlava di quelli che erano stati già battezzati, come rivela egli stesso.

È a loro, infatti, che dice: È stato forse crocifisso per voi Paolo? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? ( 1 Cor 1,13 )

Essi quindi avevano il sacramento del battesimo, ciononostante nella loro sapienza carnale, che cosa potevano credere di Dio, se non ciò che suggeriva il loro senso carnale, nel quale l'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio?

Ed è agli uomini carnali che l'Apostolo dice: Non ho potuto parlarvi come ad uomini spirituali, ma come ad esseri carnali.

Come a bambini in Cristo vi ho dato da bere latte, e non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci.

Ma non lo siete neppure ora, perché siete ancora carnali. ( 1 Cor 3,1-3 )

Costoro sono portati qua e là da ogni vento di dottrina, e di loro dice: Perché non siamo più bambini, sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina. ( Ef 4,14 )

Che forse se costoro crescono fino alla maturità spirituale dell'uomo interiore e vengono a conoscere, con la chiarezza dell'intelligenza, quanto è diverso ciò che, a causa dei loro fantasmi, hanno creduto di Dio, da ciò che la verità richiedeva, vanno ribattezzati?

Ma può anche accadere questo: che un catecumeno cattolico si imbatta nel libro di un eretico, e, non sapendo discernere l'errore dalla verità, creda una cosa contraria alla fede cattolica, ma si tratta di un errore non in contraddizione con le parole del Simbolo: in verità sotto le stesse parole sono sorti innumerevoli errori degli eretici!

Ora, se costui crede che il libro è di qualche autorevole e dotto cattolico e se, pur credendo questo, viene battezzato nella Cattolica, ma in seguito ad una ricerca viene a conoscere che cosa deve credere e, abbracciata la fede cattolica respinge con forza l'errore, che forse, se confessa questo, bisogna ribattezzarlo?

Oppure, se prima che egli lo sappia e lo confessi, ci si accorge che ha queste idee e lo si istruisce sugli errori da rinnegare e sulle verità da apprendere, e risulta evidente che egli è stato battezzato con una fede falsa, deve essere di nuovo battezzato?

Perché no? Perché la santità del sacramento, consacrata dalle parole del vangelo, restava in lui integra come l'aveva ricevuta, anche se egli, immerso nelle fantasticherie della mente carnale, quando veniva battezzato credeva diversamente da come avrebbe dovuto credere.

È quindi evidente, che anche senza una fede integra, in un uomo può restare integro il sacramento del battesimo.

Ecco perché, tutto ciò che si dice sulla varietà dei diversi eretici, non tocca questa questione.

In ogni uomo, infatti, va corretto ciò che viene conosciuto come sbagliato da parte di chi lo corregge, va guarito ciò che è malato e gli va dato ciò che non ha, soprattutto la carità della pace, senza la quale tutti gli altri doni non possono giovargli.

Se però questo c'è, non gli va dato come se non ci fosse, ma fatto in modo che lo abbia con frutto e non con danno, mediante il vincolo della pace e la sublimità della carità.

15.20 - Il battesimo dato nella formula del Vangelo è integro anche se la fede è imperfetta

Perciò, se Marcione consacrava il battesimo con le parole del Vangelo: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ( Mt 28,19 ) il sacramento era integro, anche se la sua fede, che sotto le stesse parole coglieva un senso diverso da ciò che la verità cattolica insegna, non era integra, ma contaminata da incredibili falsità.

In realtà, sotto le stesse parole: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, non erano solo Marcione, Valentino, Ario e Eunomio, a vedervi un senso diverso, ma anche quei figli carnali della Chiesa, ai quali l'Apostolo diceva: Non vi ho potuto parlare come a uomini spirituali, ma come a uomini carnali; ( 1 Cor 3,1 ) e se si potessero interrogare bene uno per uno, forse si conterebbero tanti pareri diversi quanti sono loro.

L'uomo carnale, infatti, non comprende le cose dello Spirito di Dio. ( 1 Cor 2,14 )

Ma per questo non ricevono il sacramento integro? Oppure se progrediscono e si emendano dalla vanità delle loro idee carnali, va ripetuto ciò che avevano ricevuto?

Ciascuno riceve secondo la sua fede, ( Mt 9,29 ) ma nella misura in cui lo riceve sotto la guida della divina misericordia, nella quale l'Apostolo riponeva la fiducia dicendo: Se in qualche cosa pensate diversamente, in questo Dio vi illuminerà. ( Fil 3,15 )

Comunque i lacci degli eretici e degli scismatici sono molto dannosi agli uomini carnali, perché bloccano il loro sviluppo, rafforzano la loro vuota dottrina nei riguardi della verità cattolica, e confermano il loro astioso dissenso verso la pace cattolica.

I sacramenti, però, se sono gli stessi, sono ovunque autentici, anche se mal compresi e amministrati con spirito di discordia; come del resto avviene anche del testo del Vangelo: se è sempre lo stesso, resta ovunque integro, anche se viene citato per sostenere una grande varietà di opinioni errate.

Prendiamo infatti un testo di Geremia:33 Perché quelli che mi affliggono prevalgono?

La mia ferita è incurabile: come la guarirò? Mentre essa dura, è diventata per me come un'acqua ingannevole, di cui non ci si può fidare. ( Ger 15,18 )

Ora, se nel linguaggio figurato e allegorico della profezia, l'acqua non fosse menzionata, tranne che per significare il battesimo, faremmo fatica a cercare il senso delle parole di Geremia.

Sennonché, dato che nell'Apocalisse le acque vengono citate molto chiaramente per significare i popoli, ( Ap 17,15 ) perché io non potrei intendere per acqua ingannevole e infida un popolo menzognero e perfido, non lo so.

16.21 - Fuori dalla Chiesa la carità non c'è e senza la carità nulla vale

Se poi si dice che lo Spirito Santo viene dato solo nella Cattolica per l'imposizione delle mani, questo è certamente il senso che i nostri padri hanno voluto dare alle parole di Paolo: La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. ( Rm 5,5 )

È questa, infatti, la carità che non possiedono quanti si sono separati dalla comunione della Chiesa cattolica, per cui, se anche parlassero le lingue degli uomini e degli angeli, se anche conoscessero tutti i misteri e tutta la scienza, se anche possedessero la profezia e la pienezza della fede, sì da trasportare le montagne e distribuire tutti i propri beni ai poveri e dare il proprio corpo alle fiamme per essere bruciato, ad essi non giova niente. ( 1 Cor 13,1-3 )

Ma non ha la carità di Dio chi non ama l'unità della Chiesa, e quindi è giusto dire: lo Spirito Santo non si riceve che nella Cattolica.

In effetti, non è con la testimonianza di miracoli temporali e visibili, che oggi viene dato lo Spirito Santo per l'imposizione delle mani, come si dava alle origini per accreditare la nuova fede e per espandere la Chiesa nascente.

Chi si aspetta, oggi, che coloro ai quali si impongono le mani per ricevere lo Spirito Santo, comincino tutt'a un tratto a parlare lingue?

Ma si intende che, in virtù del vincolo della pace, la carità di Dio è inspirata invisibilmente e misteriosamente nei loro cuori, in modo da poter dire: La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. ( Rm 5,5 )

Sono molte le operazioni dello Spirito Santo di cui l'Apostolo, dopo averne parlato in un passo, per quanto ha ritenuto sufficiente, ha concluso: ( 1 Cor 12,8-10 ) Ma tutte queste cose le opera un solo e medesimo Spirito, distribuendo a ciascuno i suoi doni come vuole. ( 1 Cor 12,11 )

Dunque, poiché una cosa è il sacramento, che ha potuto avere anche Simon Mago, ( At 8,13 ) una cosa è l'operazione dello Spirito, che suole operare anche nei cattivi, come in Saul che ebbe la profezia, ( 1 Sam 10, 6.10 ) e un'altra è l'operazione dello stesso Spirito, che possono avere soltanto i buoni, come è il fine del precetto, cioè la carità che sgorga da un cuore puro, da una coscienza buona e da una fede sincera, ( 1 Tm 1,5 ) quale che siano i doni che gli eretici e gli scismatici possono ricevere, la carità che copre la moltitudine dei peccati ( 1 Pt 4,8 ) è il dono specifico dell'unità e della pace cattolica; non però un suo dono presente in tutti, perché non tutti sono suoi, come a suo tempo si vedrà.

E al di fuori di essa non può esservi quella carità senza la quale tutti gli altri doni, anche se si possono accettare e approvare, non possono, però, né giovare e né liberare.

Riguardo all'imposizione delle mani, essa non è irripetibile come il battesimo.

Che altro è, infatti, se non una preghiera su un uomo?

17.22 - L'integrità del sacramento è ovunque, ma non realizza la remissione dei peccati

In effetti, se il Signore ha dato a Pietro, figura dell'unità, il potere di sciogliere in terra tutto quanto avesse voluto, ( Mt 16,19 ) è evidente che questa unità è stata chiamata anche colomba perfetta e unica. ( Ct 6,8 )

Che forse a questa colomba appartengono tutti gli avari di cui Cipriano ha lamentato fortemente la presenza nella Cattolica?34

Secondo me i ladri non possono essere chiamati colombe, ma falchi.

Come mai battezzavano, allora, quelli che, con inganni e raggiri, si appropriavano dei terreni e, raddoppiando gli interessi, aumentavano il loro capitale, se chi battezza è solo la colomba, cioè quell'unità che solo nei buoni può intendersi semplice, casta e perfetta?

Oppure è per la preghiera dei santi e degli spirituali, che sono nella Chiesa, che si compie, come per mezzo di un incessante gemito di colomba, questo grande sacramento e la occulta dispensazione della misericordia di Dio, tanto che vengono rimessi anche i peccati di coloro che non sono stati battezzati dalla colomba, ma dal falco, purché essi si accostino a questo sacramento con la pace dell'unità cattolica?

Ma se è così, perché a chi passa dall'eresia o dallo scisma alla pace cattolica, non gli sono rimessi i peccati mediante le loro preghiere?

È vero che l'integrità del sacramento è riconosciuta ovunque, ma fuori dell'unità della Chiesa, essa non è efficace per ottenere l'irrevocabile remissione dei peccati.

E a chi sta nell'eresia o nello scisma, le preghiere dei santi, cioè il gemito dell'unica colomba non possono essere di aiuto, come non possono esserlo a chi sta dentro se, a causa della sua pessima condotta, conserva su di sé il debito dei peccati; e questo, non solo se lo battezza il falco, ma anche se lo battezza il pio ministero della colomba.

18.23 - La pace dell'unità risiede solo nei buoni

Come il Padre ha mandato me - disse il Signore - così anch'io mando voi.

E detto questo, alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li riterrete, saranno ritenuti.35

Dunque, se gli Apostoli rappresentavano la Chiesa e il Signore ha parlato a loro come se parlasse alla Chiesa stessa, è la pace della Chiesa che rimette i peccati ed è la lontananza dalla pace della Chiesa che li ritiene, non ad arbitrio degli uomini, ma per volere di Dio e le preghiere dei santi e degli spirituali, che giudicano tutto, ma che nessuno giudica. ( 1 Cor 2,15 )

È infatti la pietra che li ritiene, ed è la pietra che li rimette; è la colomba che li ritiene, ed è la colomba che li rimette; è l'unità che li ritiene, ed è l'unità che li rimette.

Ma la pace di questa unità si trova solo nei buoni, o già spirituali o in cammino verso le cose spirituali con concorde obbedienza; mentre non si trova nei cattivi, sia che strepitino fuori o che siano tollerati dentro, nel pianto; e sia che battezzino o che vengano battezzati.

Ma come coloro che sono tollerati dentro tra i gemiti, quand'anche non appartengano all'unità della colomba e della gloriosa Chiesa senza macchia, né ruga e né alcunché di simile, ( Ef 5,27 ) se si emendano e riconoscono d'essersi accostati al battesimo con pessime disposizioni, non vengono ribattezzati, ma incominciano ad appartenere alla colomba, per il cui gemito sono rimessi i peccati a quanti erano lontani dalla sua pace.

Così anche quelli che sono apertamente fuori: se hanno ricevuto gli stessi sacramenti, se si correggono e vengono all'unità della Chiesa, sono liberati non dalla ripetizione del battesimo, ma dalla legge della carità e dal vincolo dell'unità.

In effetti, se solo ai capi della Chiesa, fondati sulla legge del Vangelo e sull'ordine del Signore, viene riservato il diritto di battezzare,36 li avevano questi requisiti, coloro che si appropriavano dei terreni con inganni e raggiri, e che aumentavano il loro capitale, raddoppiando gli interessi?37

Io invece credo che fondati sull'ordine del Signore, siano coloro ai quali l'Apostolo proponeva questo modello di vita: Non sia né avaro, né disonesto affarista. ( Tt 1,7 )

Eppure, al tempo di Cipriano, tali individui battezzavano, ed egli confessa, con grande dolore, che essi erano vescovi, suoi colleghi, e li sopporta ricevendo la grande ricompensa dovuta alla tolleranza.

Tuttavia, non concedevano la remissione dei peccati, che viene concessa per le preghiere dei santi, cioè, per i gemiti della colomba - chiunque battezzi -, se coloro ai quali viene data fanno parte della sua pace.

In effetti, il Signore non avrebbe mai detto ai ladroni e agli usurai: A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li riterrete, saranno ritenuti. ( Gv 20,23 )

La verità è che, fuori della Chiesa non si può né legare, né sciogliere alcunché, là dove non c'è nessuno che può legare e sciogliere;38 ma viene sciolto chi è in pace con la colomba, e legato chi non è in pace con la colomba, sia che si trovi apertamente fuori, sia che sembri stare dentro.

18.24 - Gli esempi di Dathan e Abiron

Quanto a Dathan e ad Abiron, che cercarono di appropriarsi del diritto di offrire sacrifici contro l'unità del popolo di Dio, e ai figli di Aronne, che misero sull'altare un fuoco straniero, essi, come sappiamo, non lo fecero impunemente. ( Nm 16; Lv 10,1-2 )

E anche noi diciamo che questi crimini non resteranno impuniti, se i colpevoli non si ravvedono e se la pazienza di Dio, che li invita alla penitenza, ( Rm 2,4 ) concede loro il tempo di farlo.

19.25 - L'esempio del diacono Filippo

Certamente quanti dicono che il battesimo non va ripetuto, perché a quelli che battezzò il diacono Filippo, fu imposta solo la mano,39 non dicono niente che attenga alla nostra questione, e quindi, lungi da noi, nella ricerca della verità, il ricorso a simili argomenti.

Perciò noi non cediamo agli eretici, se diciamo che quanto essi ricevono dalla Chiesa di Cristo, non è loro, e se, a causa dei crimini dei disertori, ci rifiutiamo di disconoscere le insegne del nostro imperatore.40

E soprattutto se, visto che il Signore Dio nostro è un Dio geloso, ( Dt 4,24 ) tutto ciò che di suo riconosciamo in un uomo, non gli permettiamo assolutamente di considerarlo come proprio.

Si sa che questo Dio geloso rimprovera la donna adultera - figura del popolo prevaricatore -, che lo ha abbandonato, dicendole che i doni suoi essa li concedeva ai suoi amanti dai quali riceveva, in contraccambio, doni che non erano loro, ma di Dio. ( Os 2,5; Os 8,9 )

Ora, se nel rapporto tra una donna adultera e suoi adulteri amanti, Dio riconosce i suoi doni, come un uomo geloso adirato, ( Os 2,8 ) come possiamo dire, noi, che il battesimo consacrato dalle parole del Vangelo è degli eretici e, colpiti dai loro fatti, vogliamo attribuire ad essi anche i doni di Dio, quasi che abbiano potuto contaminarli o fare proprio ciò che è di Dio, solo perché essi non hanno voluto essere di Dio?

19.26 - Tutti i doni che hanno gli eretici vengono da Dio e sono di Dio

Chi è la donna adultera, che il profeta Osea ci presenta e che ha detto: Andrò dietro ai miei amanti: essi mi danno il mio pane e la mia acqua, i miei vestiti e il mio lino, e tutto ciò che mi conviene? ( Os 2,5 )

Certo, questo testo possiamo intenderlo anche del popolo giudaico prevaricatore.

Tuttavia, quelli che gli pseudocristiani imitano - vale a dire gli eretici e gli scismatici - chi sono se non degli pseudoisraeliti?

Certo, vi erano anche dei veri Israeliti, come Natanaele, di cui il Signore stesso rende testimonianza, dicendo: Ecco un vero Israelita nel quale non c'è inganno. ( Gv 1,47 )

E chi sono i veri cristiani, se non coloro di cui lo stesso Signore dice: Chi mi ama, osserva i miei comandamenti? ( Gv 14,21 )

E che significa osservare i suoi comandamenti, se non rimanere nella carità?

Perciò egli dice anche: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate a vicenda, ( Gv 13,34 ) e: Da questo vi conosceranno tutti che siete miei discepoli, se vi amerete a vicenda gli uni gli altri. ( Gv 13,35 )

Ora, chi può dubitare che questo insegnamento non era rivolto solo a quelli che, allora, ascoltavano le parole di Colui, che era presente con il suo corpo, ma anche a quelli che per mezzo del Vangelo conoscono, ora, le parole di Colui che siede nel cielo?

Il Signore infatti non è venuto per abolire la legge, ma per completarla; ( Mt 5,17 ) e la pienezza della legge è la carità, ( Rm 13,10 ) che in Cipriano, che pure sul battesimo aveva una opinione diversa, fu tanto forte, da non fargli abbandonare l'unità, e da renderlo un tralcio fruttuoso ben inserito nella vite del Signore; un tralcio che il celeste Agricoltore ha potato con il ferro del martirio, perché portasse più frutto. ( Gv 15,1-5 )

Sono invece nemici di questa carità fraterna gli pseudocristiani e gli anticristi, sia che siano apertamente fuori, sia che sembrino dentro.

In realtà, essi cercano tutte le occasioni per uscire fuori, come sta scritto: Chi vuole allontanarsi dagli amici, cerca le occasioni. ( Pr 18,1 )

Ma anche in mancanza di occasioni, pur sembrando dentro, di fatto sono separati dall'organismo invisibile della carità.

Per questo Giovanni dice: Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero certamente rimasti con noi. ( 1 Gv 2,19 )

Egli non ha detto che, uscendo, sono diventati stranieri, ma che erano già stranieri, e per questo ha dichiarato che erano usciti.

Anche l'Apostolo parla di alcuni che si erano allontanati dalla verità e sconvolgevano la fede di non pochi fedeli.

La loro parola si propagava come una cancrena, e sebbene ordina di evitarli, fa però capire che sono tutti in un'unica grande casa, ma come vasi spregevoli.

Credo che ancora non fossero usciti. Di fatto, se già erano usciti, come poté dire che erano dentro un'unica grande casa con i vasi onorevoli?

Non è forse per via degli stessi sacramenti, che non cambiano neppure nelle assemblee separate degli eretici, e che appartenevano tutti, egli dice, ad un'unica grande casa, ma per scopi diversi, e cioè, alcuni per l'onore, altri per l'obbrobrio?

Ecco, infatti, che cosa dice scrivendo a Timoteo: Evita, parlando, le novità profane, perché esse faranno crescere di molto l'empietà; la parola di costoro si propaga come una cancrena.

Fra questi ci sono Imeneo e Fileto, i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la resurrezione è già avvenuta, e così sconvolgono la fede di alcuni.

Ma il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: il Signore conosce i suoi, e: Si allontani dall'iniquità chiunque pronuncia il nome del Signore.

In una grande casa però, non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri ad usi spregevoli.

Chi, dunque, si manterrà puro da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona. ( 2 Tm 2,16-21 )

Ma che significa mantenersi puro dagli iniqui, se non fare ciò che ha detto poco prima: Si allontani dall'iniquità, chiunque pronuncia il nome del Signore?

Ed affinché nessuno credesse di poter perire in quest'unica grande casa, insieme a questi iniqui, con molta avvedutezza ha premesso: Il Signore conosce i suoi; quelli, naturalmente, che, tenendosi lontani dall'iniquità, si conservano puri dai vasi destinati ad usi spregevoli, proprio per non morire con quelli che essi sono costretti a sopportare nell'unica grande casa.

19.27 - I doni di Dio non dobbiamo attribuirli agli eretici

I malvagi, i malfattori, gli uomini carnali, naturali e diabolici, credono di ricevere dai loro seduttori ciò che è unicamente dono di Dio: i sacramenti o alcune operazioni dello Spirito che riguardano la salvezza in questa vita.

Essi non hanno l'amore verso Dio, ma sono tutti presi per coloro che li seducono con il loro orgoglio, e sono paragonati alla donna prostituta, alla quale il Profeta fa dire: Andrò dietro i miei amanti: essi mi danno il mio pane e la mia acqua; i miei vestiti e il mio lino; il mio olio e tutto ciò che mi conviene. ( Os 2,5 )

Le eresie e gli scismi nascono proprio così, quando un popolo carnale, che non è fondato sull'amore di Dio, dice: Andrò dietro ai miei amanti, e con essi fornica turpemente sia per la corruzione della fede che per l'esaltazione della superbia.

Ma alcuni, dopo avere sofferto le difficoltà, le strettezze e le chiusure degli insulsi ragionamenti dei loro seduttori, vengono presi dai timori e ritornano sulla via della pace, per cercare sinceramente Dio.

Perciò il profeta prosegue dicendo: Ecco dunque, che io sbarro il suo cammino con pali e sto per porre sulla sua via delle spine, e lei non troverà il sentiero.

Inseguirà i suoi amanti senza raggiungerli; li cercherà senza trovarli; e dirà: andrò e ritornerò al mio marito di prima, poiché stavo meglio allora di adesso. ( Os 2,6-7 )

Quindi, perché non credano che i doni posseduti integri dai loro seduttori e che provengono dalla vera dottrina, e coi quali essi attirano la gente alle loro false dottrine e ai loro scismi; perché, ripeto, non credano che siano loro i beni che possiedono integri, il profeta ha aggiunto subito: E lei non ha compreso che sono io che le ho dato il frumento, il vino e l'olio, e che le ho moltiplicate le ricchezze; ma essa ne ha fatto vasi d'oro e di argento per Baal. ( Os 2,8 )

Più su lei aveva detto: Andrò dietro ai miei amanti: sono essi che mi danno il mio pane, ecc., certamente non comprendendo che è dono di Dio e non degli uomini, tutto ciò che di integro e di legittimo hanno anche i suoi seduttori.

Ma essi non si attribuirebbero e non reclamerebbero per sé questi doni come propri se, dai popoli che hanno sedotti, non fossero a loro volta sedotti, quando danno loro credito e li coprono di onori tali da permettere loro di dire tali cose e di rivendicare per sé questi doni, di chiamare verità il loro errore, e di considerare giustizia il loro crimine, grazie ai sacramenti e alle Scritture che hanno per bellezza, non per salvezza.

Perciò, anche tramite Ezechiele viene detto alla prostituta: Tu hai preso i vasi che erano per la tua gloria: i vasi d'oro e d'argento che io ti avevo dato; ne hai fatto immagini di uomini e ti sei prostituita a loro. hai preso la mia veste variopinta e ne hai coperto i tuoi idoli; il mio olio e il mio incenso e lo hai posto davanti ai tuoi idoli, e i pani che io ti ho dato.

Ti ho nutrito con fior di farina, con miele e con olio, ma tu hai deposto questi doni davanti ai tuoi idoli come odore olezzante; tu hai fatto queste cose. ( Ez 16,17-19 )

Ecco, ad immagine dei suoi sogni, coi quali si compiace rigirarsi, l'anima carnale trasforma tutti i sacramenti e le parole dei Libri santi.

Eppure, se queste immagini sono false e sono dottrine di demoni ipocriti e mentitori, ( 1 Tm 4,1-2 ) non per questo i sacramenti e i divini oracoli vanno disonorati fino al punto da ritenerli un bene loro, malgrado il Signore dica: Col mio oro, col mio argento, con la mia veste variopinta; col mio olio, coll'incenso e coi pani miei, ecc.

O forse, dato che gli erranti pensano che questi beni sono dei loro seduttori, per questo non dobbiamo riconoscere di chi sono, visto quanto lui stesso dice: Ma essa non si è accorta che sono stato io a darle il frumento, il vino, l'olio, e a moltiplicarle le ricchezze? ( Os 2,8 )

Egli, in effetti, non dice che la sposa non aveva questi beni, poiché era una prostituta, ma si dice che li aveva e che non erano suoi, né dei suoi amanti, ma di Dio, al quale solo appartengono.

Certo, lei aveva di suo solo la prostituzione, tuttavia i beni con cui la ornava, da sedotta o da seduttrice, non erano suoi ma di Dio.

Ora tutte queste cose erano figura del popolo giudaico, nel quale gli Scribi e i Farisei rigettavano il comandamento di Dio per stabilire le loro tradizioni, e in un certo senso per fornicare con il popolo che abbandonava Dio.

Se però tale fornicazione presente nel popolo di allora che il Signore, rimproverandola, portò allo scoperto, non ottenne l'effetto di far diventare loro i sacramenti che non erano loro ma di Dio, il quale, rivolto alla prostituta, le dice che tutti quei beni erano suoi; e se anche il Signore inviò ai sacramenti quelli che purificò dalla lebbra, perché offrissero un sacrificio per se stessi ai sacerdoti - dato che non era ancora subentrato il sacrificio che egli ha voluto che fosse celebrato nella Chiesa, in luogo di quei sacrifici, poiché tutti questi erano figura di lui -, quanto più noi, quando troviamo i sacramenti del Nuovo Testamento presso gli eretici o gli scismatici, non dobbiamo attribuirli a loro e né disapprovarli come dei doni sconosciuti; ma, anche se li possiede una donna adultera, riconoscerli come doni del legittimo sposo; quindi correggere con la parola di verità la prostituzione, che è propria di una donna impudica, e non accusare quei doni che sono propri del Signore misericordioso!

19.28 - La tradizione dei Padri

Alla luce di queste e di altre simili considerazioni, i nostri padri, non solo prima di Cipriano e di Agrippino, ma anche dopo, conservarono questa salutarissima consuetudine: ogni elemento divino e legittimo, che trovavano integro in una eresia o in uno scisma, lo approvavano anziché condannarlo.

Ogni elemento estraneo e proprio di un errore o di uno scisma, lo rimproveravano con sincerità e lo guarivano.

Ma tutte le considerazioni che restano da fare sulla lettera a Giubaiano, data l'ampiezza di questo volume, penso che dobbiamo riprenderle e trattarle in un altro.

Indice

29 Cypr., Ep. 73, 2
30 Cypr., Ep. 71, 2; Sentent. episc., 8
31 Cypr., Ep. 73, 3
32 Cypr., Ep. 73, 3
33 Cypr., Ep. 73, 1 e 6
34 Cypr., De lapsis 6
35 Gv 20,21-23;
Cypr., Ep. 73, 7
36 Cypr., Ep. 73, 7
37 Cypr., De lapsis 6
38 Cypr., Ep., 73, 8
39 At 8,5-17;
Cypr., Ep. 73, 9
40 Cypr., Ep. 73, 10, 1