Contro Cresconio grammatico donatista

Indice

Libro III

66.74 - La Chiesa è come il mare che è pieno di acque amare e di dolci pesci

Adesso rispondi anche tu, se vuoi rispondere qualcosa di vero.

E come si adempirà questa parola della Scrittura: Il figlio malvagio si dichiara giusto, ma non ha purificato la sua uscita? ( Pr 30,12 )

Denunci pure il figlio cattivo, condanni pure e persegua i Massimiani, e poi si riconcili con i condannati e i perseguitati!

Anche in questo caso o sia rifiutato, o sia confuso, o sia corretto.

Tu dici: " Come è possibile che tutto il mondo sia ricolmo della vostra comunione, quando vi sono tante eresie, di cui nessuna è in comunione con voi? ".

Anzi: il mondo non solo è pieno di eretici, ma anche di altri uomini malvagi, e anche di santi e di fedeli servi di Dio, così come il mare è pieno di acque amare e di dolci pesci.

66.75 - Come possono essere contemporaneamente piccolo numero coloro che sono molti

Dici: " La verità spesso è appannaggio di una minoranza, l'errore è proprio della moltitudine ", e perché non sembri che con le tue parole tu contraddica la fecondità prodigiosa di quella donna sterile, alla quale fu detto: Più numerosi sono i figli della abbandonata che i figli della maritata, ( Is 54,1 ) aggiungi questo testo del Vangelo: Perché sono pochi quelli che si salvano. ( Lc 13,23 )

Sciogli dunque la questione, come possa cioè dire il Signore: Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano; ( Mt 7,14 ) e ancora in un altro punto: Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli; ( Mt 8,11 ) come anche nell'Apocalisse viene presentata la loro moltitudine, che nessuno può contare, gente di ogni nazione, tribù e lingua, vestita di bianco e con una palma fra le mani, che aveva sopportato la persecuzione per testimoniare la fede in Cristo. ( Ap 7,9 )

Come possono essere contemporaneamente piccolo numero coloro che sono molti?

E queste affermazioni non possono essere contemporaneamente una vera e l'altra falsa, dal momento che entrambe sono state pronunciate dalla verità divina.

La spiegazione è che gli stessi buoni e autentici cristiani, che di per sé sono molti, nello stesso tempo in rapporto ai cattivi e falsi cristiani sono molto pochi.

Così, il grano abbondante che riempie enormi granai, noi lo valutiamo poca cosa in comparazione con la paglia; come pure - per parlare del testamento che Dio ha fatto ad Abramo ( Gen 22,17 ) riguardo alla sua discendenza, che è Cristo - sono molte le stelle, tanto che non si possono contare, del cui fulgore il cielo immenso rifulge da ogni parte, però diciamo che sono poche se le paragoniamo alla sabbia del mare.

Forse le stelle significano i cristiani spirituali, e la sabbia del mare quelli carnali, che sono gli autori e i seguaci delle eresie e degli scismi.

E il mondo è pieno di uno e dell'altro genere, poiché lo stesso Signore dice: Il campo è questo mondo, ( Mt 13,38 ) e tu stesso, sotto la pressione della verità, hai detto: " Ogni giorno il mondo intero si volge al nome di Cristo ".

Dunque in tutto il campo, cioè nel mondo intero, si trova il frumento; ovunque c'è anche la zizzania, poiché dell'uno e dell'altra ha detto colui che non si può ingannare: Lasciate che crescano insieme fino alla mietitura. ( Mt 13,30 )

67.76 - La giustizia divina ha messo i Massimiani alle costole dei Donatisti per confonderli su tutto

Pertanto si fermino gli empi disertori del grano che si sviluppa per tutto il mondo con prodigiosa fecondità, e non osino gloriarsi per la scarsa zizzania che si è separata.

Se essi se ne gloriano, vedranno che anche su questo terreno gli staranno contro i Massimiani, che la giustizia divina gli ha messo alle costole per confonderli su tutto e, se hanno un po' di buon senso, per correggerli.

In effetti essi, fieri della loro supremazia numerica, hanno perseguitato costoro, molto inferiori per numero; e con la loro persecuzione sono riusciti a riportare alcuni alla loro comunione, disinteressandosi dei restanti, tanto più giusti quanto meno numerosi.

67.77 - L'Oriente è assolutamente in comunione con l'Africa e l'Africa con l'Oriente

Dici: " L'Oriente non è in comunione con l'Africa né l'Africa con l'Oriente ".

Certamente no, ma si tratta della paglia eretica, separata dall'aia del Signore; invece, a livello di frumento cattolico e di paglia frammista, l'Oriente è assolutamente in comunione con l'Africa e l'Africa con l'Oriente.

Alcuni eretici qui, altri poi là e in altre parti: tutti in conflitto con l'unità cattolica, diffusa ovunque.

Essa infatti è ovunque, e da essa uscirono coloro che non erano assolutamente in grado di stare ovunque, dicendo, come fu predetto a loro riguardo: Il Cristo è qui, il Cristo è là!. ( Mt 24,23 )

Gli uni e gli altri, qua o là, mettono in mostra le particelle specifiche delle rispettive presunzioni o, piuttosto, delle loro amputazioni, e rinnegando con empio orgoglio la radice da cui furono stroncati.

A questa Chiesa, che dilatandosi con frutti copiosi per tutto l'universo, genera da ogni popolo, tribù e lingua una moltitudine rivestita di bianche vesti e con palme nelle mani, che nessuno può contare, come è scritto nell'Apocalisse; ( Ap 7,9 ) a questa Chiesa, ripeto, con la quale il partito di Donato non è evidentemente in comunione, i vostri antenati avrebbero dovuto esibire tutti i documenti autentici in loro possesso concernenti i traditori.

Se avessero fatto questo, essi adesso sarebbero nel suo seno, e quelli che essi accusavano sarebbero fuori.

Ora invece, notando che gli accusati sono rimasti in essa, dobbiamo forse pensare qualcosa di buono degli accusatori che vediamo al di fuori?

Una conclusione s'impone. Delle quattro ipotesi che avevo formulato40 in riferimento ai documenti presentati da una o dall'altra parte sui traditori: o gli uni e gli altri sono veri, o gli uni e gli altri sono falsi, o sono veri i nostri e falsi i vostri, o sono falsi i nostri e veri i vostri.

Tu, intuendo che nelle prime tre ipotesi sareste stati battuti facilmente, hai scelto la quarta come scappatoia, ma inutilmente.

Ora, queste prove autentiche di cui siete in possesso, seppure esistessero - ma ti rendi conto della sfrontatezza di una simile pretesa - se fossero di origine umana, avrebbero dovuto quanto meno essere dimostrate davanti a quella Chiesa, che è fondata su prove divine.

68.78 - I Donatisti sono colpevoli perché non esitano minimamente ad incolpare tanti popoli cristiani innocenti

Dimmi, ti scongiuro, ma non voler gettare fumo negli occhi degli incompetenti accusando la dialettica, dal momento che non puoi convincere del crimine di tradizione quelli che accusi; dimmi, ti prego, questa vostra causa, con vostri documenti autentici, è stata presentata al giudizio delle Chiese trasmarine, fondate dal lavoro degli Apostoli, o non è stata presentata?

Se fu presentata, avete vinto o siete stati condannati in giudizio?

Se dite di aver vinto, perché non siete rimasti in comunione con le Chiese, nel cui giudizio siete usciti vincitori?

Se invece siete stati vinti, come indica chiaramente il fatto che la vostra comunione sia separata dalle altre, perché litigate con noi per aver perduto la vostra buona o cattiva causa, commettendo per questo il sommo crimine di riversare su tutta la cristianità il crimine dei traditori, che, pur presentando documenti autentici, non siete riusciti minimamente a convincere di colpa davanti al tribunale delle Chiese transmarine, per il fatto che in una causa in cui non poteva intervenire preferì credere ai giudici anziché agli accusatori vinti?

Voi, dunque, siete colpevoli non per aver perduto una causa buona, come sostenete, davanti a un tribunale transmarino, ma perché non esitate minimamente ad incolpare tanti popoli cristiani innocenti, sparsi in molte e lontane nazioni, del crimine dei colpevoli e, per largheggiare in concessioni, dei giudici.

Restando uniti alla loro comunione come al frumento del Signore, avreste dovuto sopportare quegli uomini che considerate traditori e quei giudici che stimate malvagi, sopportandoli, in conformità alla parola del Vangelo ( Mt 13,29-30 ) e agli avvertimenti di Cipriano,41 come la paglia fino al tempo della vagliatura, per non abbandonare l'aia e perire.

Ma se la vostra causa non è stata deferita al tribunale delle Chiese d'oltremare con le sue prove - documenti autentici, secondo la tua opinione - come poterono tanti vescovi, posti a capo delle loro popolazioni e ignorando assolutamente la causa perché non fu neppure notificata loro, essere condannati giustamente dai vostri?

O come avrebbero dovuto separarsi i cristiani d'Africa - non parlo di coloro che li giudicarono innocenti, ma di coloro che li avevano considerati traditori - a causa della zizzania che vedevano nella Chiesa, dall'innocenza tanto manifesta del frumento che cresceva in un raggio così ampio e ignorava costoro, per cui, a causa del peccato altrui, che sopportato per l'unità non li inquinava, erano stati condannati per il crimine di aver violato l'unità stessa?

69.79 - La documentazione di Cresconio non ha potuto confondere i traditori

Qual è dunque il vantaggio che ne viene alla tua causa per aver scelto, fra le quattro ipotesi proposte, quella che dà per scontata la veridicità delle vostre prove e la falsità di quelle che noi abbiamo presentato contro di voi?

Ecco, sarai battuto anche qui: la tua documentazione, che reputi autentica, non ha potuto confondere i traditori, come avrebbe dovuto, o perché i documenti stessi saranno stati occultati dai vostri o perché i traditori avranno avuto l'abilità di occultare il loro crimine ai giudici o perché gli stessi giudici, essendo malvagi, li avranno occultati.

Guarda la discendenza di Abramo che cresce secondo il testamento di Dio in tutte le nazioni come le stelle del cielo e come la sabbia del mare. ( Gen 22,17 )

Azzàrdati a dire, azzàrdati a credere, azzàrdati, se c'è ancora in te un briciolo di timor di Dio, a pensare che una mèsse così copiosa abbia potuto perire nel campo, che è il mondo, a causa di non so quale zizzania dell'Africa, rimasta occulta per una causa qualsiasi!

69.80 - Cresconio esagera la gravità delle persecuzioni

Tu esageri la gravità delle persecuzioni che, a tuo dire, voi subite; eppure, anche se vi ribellate con ostinazione così sacrilega e manifesta contro la pace della santa Chiesa, vi si perdona con mirabile mansuetudine.

Sostieni anche nella prima parte della tua lettera che l'imperatore Costantino, resosi conto del crimine di Ceciliano, con sentenza personale lo condannò all'esilio a Brescia.

Chi può dubitare che su questo punto o sei in errore o vuoi ingannare, poiché fai menzione di Felice d'Aphtungi come se fosse stato convinto del crimine di tradizione da non so quale Ingenzio al tribunale del proconsole?

70.80 - Agostino risponde all'accusa di Cresconio

Guarda, inserisco il testo della sentenza del proconsole Aeliano, che scagiona e proscioglie Felice.

Se vuoi leggere per esteso gli atti processuali, prendili dall'archivio del proconsole.

" Il proconsole Aeliano disse: Dalla deposizione di Ceciliano, il quale afferma che gli atti sono stati falsificati e sono state apportate numerose aggiunte alla lettera, si evince chiaramente con quale intento abbia agito Ingenzio, e pertanto sarà messo in carcere; è necessario in effetti procedere ad un interrogatorio più accurato.

Invece è ormai appurato che il pio vescovo Felice è prosciolto dall'accusa di aver dato alle fiamme i documenti divini, in quanto nessuno è stato in grado di fornire il minimo indizio contro di lui se aveva o meno consegnato o bruciato le sante Scritture.

Risulta infatti senz'ombra di dubbio dall'interrogatorio di tutti i testimoni citati sopra, che non si sono trovate divine Scritture falsificate o bruciate.

Ciò che si trova negli atti è che in quel periodo il pio vescovo Felice non era presente, non fece compromessi con la sua coscienza, non ordinò di fare alcunché di simile ".

70.81 - Rescritto di Costantino

Inserisco anche un rescritto dell'imperatore Costantino a Probiano, attestante lo stesso fatto: esso dimostra quanto siano stati insistenti i vostri antenati presso di lui nell'accusare degli innocenti.

" Gli imperatori Cesari Flavii: Costantino, Massimino e Valerio Liciniano Licinio a Probiano, proconsole d'Africa.

Vero, dignitario dell'ordine equestre e vicario dei prefetti della nostra Africa, essendo impedito dalla sua malferma salute, Aeliano, tuo predecessore, che disimpegnava a pieno titolo le sue funzioni, fra le altre incombenze credette suo dovere avocare a sé l'indagine e il giudizio sulla causa o intrigo, a quel che sembrava, sollevato contro il vescovo Ceciliano e la Chiesa cattolica.

E, in effetti, quando fece comparire davanti a lui il centurione Superio e Ceciliano, magistrato d'Aphthungi, e l'ex curatore Saturnino, e Calibio, il giovane curatore della città, e Solo, schiavo pubblico della sopraddetta città, esaminò con la dovuta attenzione il caso, in modo che, quando si obiettò a Ceciliano di aver ricevuto l'episcopato dalle mani di Felice, al quale a sua volta veniva rimproverato di aver portato via e incendiato le divine Scritture, fu stabilito che Felice era innocente di un simile misfatto.

In seguito, poiché Massimo contestava che Ingenzio, decurione della città di Ziqua, avesse falsificato una lettera dell'ex duumviro Ceciliano, abbiamo controllato negli atti del processo che questo Ingenzio era stato sospeso e non aveva subìto la tortura perché assicurò che si era autoproclamato decurione della città di Ziqua.

Per questo vogliamo che tu invii il medesimo Ingenzio sotto buona scorta alla mia corte, quella dell'Augusto Costantino, affinché gli attuali litiganti, che ogni giorno non cessano di presentare le loro interpellanze, possano essere presenti e, ascoltandolo, possano rendersi conto che hanno tentato invano di eccitare l'odio contro il vescovo Ceciliano e di attaccarlo violentemente.

Così accadrà che, eliminate tali contese, come si conviene, il popolo, senza più alcun dissenso, professi con la dovuta venerazione la sua propria religione ".

71.82 - Parole di Costantino, desunte dalla sua lettera al vicario Eumalio

Aggiungo ancora alcune parole di Costantino, desunte dalla sua lettera al vicario Eumalio.

In essa assicura di aver ascoltato personalmente le parti in lite e di aver concluso per l'innocenza di Ceciliano.

Dopo aver ricordato ciò di cui aveva parlato sopra, che le due parti erano ricorse al suo tribunale dopo la sentenza dei vescovi, afferma: " In tutto ciò ho visto chiaramente che Ceciliano è un uomo assolutamente innocente, fedele ai doveri della sua religione che pratica come si conviene; ed è emerso con assoluta evidenza che non si poteva trovare in lui alcun crimine, di cui i suoi avversari l'avevano calunniosamente accusato durante la sua assenza ".

71.83 - Ceciliano non è mai stato condannato dall'imperatore

E tu, uomo facondissimo, perché non hai inserito la sentenza di Costantino, il quale, a tuo dire, condannò Ceciliano e l'inviò a Brescia in esilio?

Quanto sarebbe stato più congruente inserire tale sentenza al posto di un testo del concilio di Serdi, ignoro quale sia, che, ormai è appurato, non ha nulla a che vedere né con voi né con la causa che ci oppone entrambi!

C'è bisogno di dirti qual è il motivo per cui Ceciliano si stabilì a Brescia, residenza che le vostre odiose calunnie hanno trasformato in esilio?

Il motivo è che lui preferì privare la Chiesa della sua presenza, anziché della pace.

Tu, intanto, non citi alcuna sentenza di condanna da parte dell'imperatore, e tuttavia giudichi temerariamente, non dico perché si deve ascoltare o dire, ma si deve scrivere che Ceciliano fu condannato dall'imperatore Costantino.

Nonostante ciò, in base alle tue asserzioni, io vedo Ceciliano in esilio per la condanna inflittagli dall'imperatore.

Rispondi almeno dicendo chi lo ha accusato, ed ora interrogami con una delle tante vuotaggini che mi hai presentato nella tua lettera: " Chi è meno d'accordo con il testamento reso pubblico, colui che subisce la persecuzione o colui che la infligge? ".

Sono proprio le tue parole! Guarda dunque Ceciliano vittima della persecuzione e, come tu hai detto, esiliato!

Guarda anche i vostri che, come attesta nelle sue parole lo stesso imperatore, non cessano un solo giorno di importunarlo con le loro denunce contro Ceciliano, e rispondi alla mia domanda con le tue stesse parole: "Chi è meno d'accordo con il testamento reso pubblico, colui che subisce la persecuzione o colui che la fa? ".

Dopo aver letto bene gli atti, parola per parola, tu troverai che Ceciliano ha subìto la persecuzione da parte dei vostri perfino presso l'imperatore, ma non troverai mai che egli sia stato condannato dall'imperatore, anzi, troverai che è stato assolto.

72.84 - I Donatisti parlano soltanto dei nomi e dei crimini dei traditori, mentre i cattolici mostrano anche gli atti ecclesiastici e civili

Allora, tu hai proprio giocato la carta giusta scegliendo l'ipotesi migliore per te, cioè quella che suppone vere le prove da voi addotte sui crimini di tradizione, e false le prove allegate da noi: anche su questo voi siete sconfitti dalla verità di Dio, la quale, secondo la sua promessa, fa fruttificare e crescere la Chiesa nel mondo intero, poiché non la pregiudicano i documenti, fossero pure veri, dei crimini altrui, quando ai vescovi transmarini viciniori, attraverso i quali passa o non passa la notizia di tali cose a regioni più lontane, o non si esibirono i documenti in modo corretto, o questi non furono creduti da coloro ai quali si poterono mostrare o, anche se gli si diede credito, li si occultarono e non giunsero ad altri; e nessuno, neppure uno, tanto meno un tal numero di cristiani sparso in tante nazioni, può essere complice del crimine altrui se non è riuscito a conoscere nessun documento autentico di questo crimine, oppure qualcuno, simulando innocenza, lo ha ingannato con falsi documenti.

Se dunque, come avevo iniziato a dire, avendo scelto ciò che ti è parso meglio, cioè l'ipotesi che suppone vere le prove da voi presentate contro i traditori e false le prove allegate da noi; se anche in questo caso voi non potete nulla contro la Chiesa cattolica diffusa in tutto l'universo né contro la Provvidenza di Dio, per mezzo della quale, per servirmi delle tue parole, " il mondo intero ogni giorno si volge verso il nome cristiano ", quanto più soccombete nelle vostre accuse, quando vi rinfacciamo " questa stessa tradizione ", il cui solo nome sembrava fare talmente orrore agli autori di questo scisma, che, separandosi dal corpo di Cristo, si consegnarono direttamente al diavolo!

Sì, l'ho già detto prima in quella lettera42 e ora lo ripeto, " noi vi rimproveriamo con ben maggiore probabilità ", noi che vi sentiamo parlare soltanto dei nomi e dei crimini dei traditori, mentre noi mostriamo anche gli atti ecclesiastici, che registrano le loro dichiarazioni, e anche gli atti municipali, che segnalano i loro misfatti!

73.85 - Sul valore del comparativo probabilius

Tu invece, critico sottile che soppesi ogni parola, ci insegni il valore del grado comparativo, e già canti vittoria, sostenendo che io non avrei potuto dire: " Noi vi rimproveriamo il crimine di tradizione con maggiore probabilità ", se non avessi confessato che voi ce lo rimproverate con probabilità.

" Se voi avete più probabilità - affermi - noi abbiamo dunque la probabilità "; e con ciò ci spieghi: " Perché dire "probabilmente" e "più probabilmente", equivale a dire "veramente" e "più veramente"; e questo grado che si pone davanti aumenta la qualità del positivo, ma non nega ciò che è stato detto prima ".

E, per farmi capire meglio, aggiungi altre parole dicendo: " Così è anche di "bene" e "meglio", "male" e "peggio", "orribilmente" e "più orribilmente" ", mostrando che è così anche per il caso di "probabile" e "più probabile".

Per cui pensi di poter tirare questa conclusione che, se io rimprovero con più probabilità ciò che è falso, logicamente ne consegue che tu confermi che voi avete rimproverato probabilmente qualcosa di vero!

Dal momento che tenti di farci apprendere, in una questione o discussione ecclesiastica, i principi della grammatica e il valore del comparativo, non sarà forse, dico io a questo punto, che il comparativo aumenti la qualità di ciò che gli si pone davanti e non distrugga ciò che precede?

Suvvia! Mi rendo conto quanto inutilmente io ti rimproveri ciò che non hai voluto vedere, mentre hai creduto bene di criticarmi per aver preso dalla retorica un'anticategoria, figura che consiste nel dire: " Non l'ho fatto io, ma lo hai fatto tu ", e l'ho già dimostrato appoggiandomi all'autorità dei profeti.

74.86 - Il comparativo non sempre aumenta la qualità del positivo, anzi, talvolta lo porta a significare il contrario

Rifletti dunque più attentamente; forse troverai presso i classici della lingua latina, ai quali si rifanno le regole dei grammatici, che il comparativo non sempre aumenta la qualità del positivo, anzi, talvolta lo porta a significare il contrario.

Mi viene in mente un esempio di questa locuzione, tratta dall'epistola che l'Apostolo scrisse agli Ebrei.

Egli parla della benedizione della terra, la quale, dopo aver ricevuto la pioggia, dona i suoi frutti; poi aggiunge: Ma se produce pruni e spine, non ha alcun valore ed è vicina alla maledizione: sarà infine arsa dal fuoco. ( Eb 6,8 )

E per non sembrare di augurare questo male ai destinatari, la lettera aggiunge: Quanto a voi però, carissimi, anche se parliamo così, siamo certi che sono in voi cose migliori e che portano alla salvezza. ( Eb 6,9 )

Certamente ti rendi conto che qui ha detto " cose migliori ", non perché era buono ciò che aveva detto prima, che produceva spine e cardi e meritava il fuoco, ma piuttosto il contrario, perché erano cose cattive ed essi, evitate quelle, scegliessero le migliori, cioè il bene contrario a mali così grandi.

Tu, invece, pensi forse che si debba ascoltare l'Apostolo tenendo presente quel che dice di sé: un uomo poco versato nell'eloquenza ma non nella scienza; ( 2 Cor 11,6 ) per questo sei convinto che si debba rispettare non l'autorità delle sue parole, ma quella dei contenuti e delle idee, sostenendo che avrebbe dovuto mettere " cose buone ", là dove pose " cose migliori ".

Che cosa succederebbe se anch'io, ormai assuefatto a questo modo di esprimersi e dimentico di ciò che ho appreso da fanciullo, mi fossi espresso così: " Voi ci rimproverate il crimine di tradizione. Noi ve lo rimproveriamo con maggiore probabilità "?

Come se io dicessi " probabilmente ", ponendo il comparativo al posto del positivo, non perché voi affermate probabilmente, ma piuttosto improbabilmente, alla stregua di quel " cose migliori ", non perché le altre fossero buone, ma piuttosto perché erano cattive.

E tu, perché concludi in maniera così temeraria che io, dicendo: " noi con maggiore probabilità ", ho confermato: " voi con probabilità "?

75.87 - Quando si dice "probabile" non ne consegue che sia "vero"

Comunque neppure in base alle norme dei grammatici tu mi avresti potuto riprendere per l'uso erroneo della parola, se ti fossi preso la briga o di leggere attentamente o di richiamare alla memoria almeno gli autori delle stesse parole.

I libri dell'infanzia contengono questi versi, che non sono certo composti da un fanciullo inesperto: Gli dèi ricolmino gli uomini virtuosi dei beni migliori, ai nemici riservino la rovina totale! Dilaniavano rabbiosamente con i denti le membra fatte a pezzi.43

In che senso gli dèi davano le "cose migliori " agli uomini virtuosi, quasi fossero un bene per costoro e non un gran male quelli che con i denti dilaniavano rabbiosamente le membra fatte a pezzi?

Ormai comprendi senz'altro che, come il poeta ha potuto augurare per gli uomini virtuosi il meglio, benché quello che augurava non fosse qualcosa di buono se paragonato alle prime, così anch'io ho potuto dire che " noi con maggiore probabilità vi accusiamo del crimine di tradizione ", anche se voi non ci rimproverate di questo con probabilità.

E non insisto sul fatto che, anche quando si dice " probabile " non ne consegue che sia " vero ", quando si tratta di qualcosa che può o suole accadere, e per questo si dà per buono, cioè si approva e si crede anche se non è accaduto; ciò che invece è vero, quando si mostra, necessariamente è probabile e più probabile certamente di quello.

76.87 - Ripassa i libri sui quali hai imparato la lingua: certamente constaterai che non ti inganno

Ne consegue che, anche se concedessi che i vostri hanno rinfacciato con probabilità il crimine di tradizione ai nostri, non per questo sosterrei che il rimprovero è stato vero, e con ragione direi che noi vi abbiamo rimproverato con più probabilità, poiché siamo abituati a sentirci chiamare da voi soltanto dei traditori, ma senza mai averci letto e dimostrato attraverso gli atti ecclesiastici e pubblici che noi abbiamo confessato questo crimine; invece noi alleghiamo sia gli atti pubblici, dai quali consta che i vostri furono traditori, sia gli atti ecclesiastici, da cui consta la loro confessione e sono stati abbandonati al giudizio di Dio.

77.88 - Ma non voglio passare sotto silenzio l'aiuto così evidente che ci dai, e che ci favorisce, senza che te ne renda conto, in modo determinante proprio quando vuoi insegnarci le regole del grado comparativo, " poiché ciò che è posto prima aumenta la qualità del positivo e non distrugge ciò che è detto prima ".

In effetti, in base a questa tua regola, e in accordo con talune parole della tua lettera, abbiamo conseguito la vittoria nella nostra causa senza alcuna difficoltà.

Tu, infatti, hai affermato nelle prime parti della tua lettera, quasi recriminando contro la nostra pertinacia, che " tanti documenti legali non riescono a convincerci su ciò che è più vero e migliore ".

Ebbene, da questi tuoi arzigogoli io concludo che noi abbiamo già il bene e la verità, se non si riesce a convincerci su ciò che è più vero e migliore.

Dal momento che noi non rescindiamo, per parlare come te, il vostro battesimo più vero e migliore, perché voi annullate il nostro che è buono e vero?

Così pure hai detto: " Anche noi vogliamo che Cristo sia l'origine, la radice e il capo dei cristiani", e hai subito aggiunto: " Ma noi vogliamo sapere chi fa meglio questo ".

Dicendo tali parole hai concesso che un cattivo ministro lo fa bene, anche se un ministro buono lo fa meglio.

Pertanto, poiché noi non invalidiamo il battesimo, il quale, essendo conferito da uno dei vostri, dite che è dato da un buon ministro, perché voi invalidate il battesimo che, quando è dato da uno dei nostri, pretendete che sia stato dato da un cattivo ministro?

Tu hai detto: " Noi vogliamo sapere chi fa meglio questo "; ora, la tua regola è che " il comparativo aumenta la qualità del positivo ".

Da ciò consegue che se attraverso il vostro, in base alla tua idea, si fa meglio, attraverso il nostro si fa bene; per questo, quando ribattezzate uno che è stato battezzato dai nostri, invalidate con sacrilega presunzione ciò che secondo la tua regola riconoscete come ben fatto.

78.89 - Puerilità di Cresconio

Non vorrei umiliarti eccessivamente, mostrando con quanta leggerezza e buffoneria hai attaccato in tono spiritoso e mordace alcune mie parole, espresse in stile metaforico: fronte per pudore, bocca per linguaggio, tridente per discorso in tre parti, bestia tricipite per errore che imperversa con tre calunnie contro l'innocenza di tanti popoli.44

Riserva piuttosto ai fanciulli queste puerilità.

Non mi preoccupa la tua affermazione che l'arma di Nettuno, riferimento al tridente, non conviene ad un vescovo, in quanto, essendo anche l'arma del pescatore, lo è pure degli Apostoli, giacché il Signore ha fatto dei suoi Apostoli pescatori di uomini. ( Mt 4,19 )

La Scrittura attribuisce al nostro Dio anche ali e saette, ( Sal 17,8; Sal 17,15; Sal 35,8 ) ma non per questo diamo culto a Cupido.

78.90 - La mansuetudine apostolica

Tu giungi al punto di rimproverarmi di non aver mantenuto quel garbo che avevo promesso di osservare nell'esordio, perché facendo menzione dei Manichei avrei trasceso nel tono dicendo: " Come Satana, secondo la parola del Signore, non può scacciare Satana, ( Mc 3,23 ) così l'errore dei Donatisti non può abbattere l'errore dei Manichei ",45 quasi avessi paragonato Petiliano a Satana e non piuttosto l'errore, dai cui lacci desidero liberarlo!

Meno male che l'Apostolo ci ha premuniti contro simili calunnie nello stesso testo, in cui ci ammonisce ad essere miti, pazienti e modesti, quando riprendiamo chi dissente da noi.

Infatti, dopo aver detto: Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto ad insegnare, paziente, dolce nel riprendere gli oppositori, subito dopo aggiunge: Che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete per asservirli alla sua volontà. ( 2 Tm 2,24-26 )

Ecco la mansuetudine apostolica! Trattiamo con calma, pazienza e moderazione coloro ai quali ci manda; egli dichiara prigionieri del demonio quegli stessi, ma non per questo ha perduto la mansuetudine che raccomandava, poiché non ha voluto tacere la verità che insegnava.

79.91 - Agostino si difende dall'accusa di manicheismo

Ma giudica tu stesso il ruolo che stai giocando.

Da una parte definisci il mio linguaggio insolente e crudele, dall'altra cerchi di aizzare contro di noi coloro che non vuoi che si riuniscano per disputare.

Con ciò non voglio dire che a te piace litigare.

Senza dubbio lo fai con molta discrezione e tatto, ma quasi trasversalmente scagli contro di me parole che non mi riguardano affatto.

Ciò che penso infatti della falsa ideologia dei Manichei, la più pestilenziale, che tutti i cristiani devono anatemizzare, se mi fossi limitato soltanto a menzionarla senza fornirne le prove nei miei molti e svariati libri, voi non avreste motivo, anche in questo caso, di calunniarmi.

La Chiesa cattolica non si meraviglierebbe di vedermi attaccare calunniosamente da voi, che ricorrete a false accuse contro tutta la cristianità universale nei confronti di molte Chiese, incluse le prime che si sono propagate con la fatica degli Apostoli.

Dato che chi lo desidera può leggere i miei numerosi scritti contro i Manichei, i quali per qualche tempo mi avevano sedotto appena adolescente, costui non sarà tanto sciocco da giudicarmi in base alle vostre parole anziché con i suoi stessi occhi e sentimenti.

80.92 - È la causa della Chiesa che stiamo trattando, non la mia

Tu dici: " Però esiste una lettera del vostro primate, scritta sul tuo conto e di cui ignoro il contenuto, in cui si oppose alla tua ordinazione: i nostri, e non pochi, la possiedono ".

Non mi preoccuperei affatto di essa, anche se colui al quale si attribuisce non aveva espresso la sua opinione favorevole su di me, condannando quella calunnia e falsità.

Tanto meno se ne preoccupa la Chiesa cattolica, la cui causa difendiamo contro di voi, causa che si appoggia su tali e tante testimonianze divine, che nessuna testimonianza umana, da qualunque parte venga, vera o falsa, possa privarla della verità di cui essa gode!

Finiscila con queste storie: non sono che un uomo!

È la causa della Chiesa che stiamo trattando, non la mia, dico la causa della Chiesa, che ha appreso dal suo Redentore a non riporre la speranza in alcun uomo.

D'altronde, non sarebbe prudente credere a ciò che dite, anche se foste miei intimi, poiché mi siete ostili.

Per quanto attiene la stima degli uomini, dispongo di una moltitudine di testimoni che mi conoscono bene, ma al cospetto di Dio non ho che la mia coscienza.46

Benché la conservi imperturbabile di fronte alle vostre accuse, non per questo tuttavia ho l'ardire di giustificarmi sotto lo sguardo dell'Onnipotente.

Spero di più nell'abbondante effusione della sua misericordia che non nell'esame inappellabile del suo giudizio, fissando il pensiero su ciò che è scritto: Quando il re giusto siede sul suo trono, chi si glorierà di avere un cuore puro, o chi si vanterà di essere senza peccato? ( Pr 20,8-9 )

81.93 - Sull'aia del Signore, se sono cattivo sono paglia, se sono buono sono grano

Però, ai fini della questione che stiamo dibattendo fra noi, che importa sapere chi sono io, poiché sull'aia del Signore,47 se sono cattivo sono paglia, se sono buono sono grano?

Voi, invece, se sarete grano, dando ascolto all'ammonizione di Cipriano, prima del tempo della vagliatura non rifuggirete dalla paglia che vi è frammista.48

Per questo noi, quando incontriamo tra voi un peccatore notorio, con ragione ve lo rinfacciamo, poiché tutta la vostra difesa consiste nel dire che vi siete separati per non perire contagiati dai peccati altrui.

Da qui deriva che vi gloriate di aver creato un nuovo tipo di aia, in cui o c'è solo il grano buono o appare solo il grano buono; e in questo caso non è necessario un vagliatore, ma un controllore.

Sì, il vostro Parmeniano, mettendo a confronto la vostra risplendente purezza con la nostra immondizia, ha osato far intervenire il profeta Geremia quando dice: Che cosa ha in comune la paglia con il grano? ( Ger 23,28 )

Questo lo disse, come si desume dal contesto, per coloro che mettevano sullo stesso piano gli oracoli divini e i loro sogni.

In tale lettera di Parmeniano appare in tutta evidenza la vostra arroganza e l'orribile superbia, poiché in essa egli ha proclamato, in contrasto con le divine Scritture e gli ammonimenti di Cipriano, che voi siete come puro frumento mondato dalla paglia, prima della ventilazione finale che il mondo attende.

82.94 - Riassunto del libro

Quale rimedio più opportuno, dunque, vi poteva essere offerto contro questo orgoglio assolutamente falso dell'affare dei Massimiani?

Tutte le invettive che solitamente scagliate contro di noi trattandoci da traditori, le avete amplificate, dopo la loro condanna, contro i Massimiani, che prima avete condannati e poi avete accolti.

Ci presentate anche in modo odioso davanti agli imperatori, come se fossimo i vostri persecutori.

Voi, sì, avete perseguitato i Massimiani davanti ai giudici che inviarono gli stessi imperatori! Contestate che non si può dare il battesimo della Chiesa al di fuori della Chiesa, però non avete annullato il battesimo in quelli che lo avevano ricevuto dai Massimiani durante la loro permanenza nello scisma criminale.

Se si doveva agire così per conservare la pace dell'unità, non avete più alcun motivo per accusarci; se invece non si doveva agire così, non accusateci, pena la vostra autocondanna!

Non voglio fartela troppo lunga. Infatti anch'io potrei cavarmela brevemente, richiamando alla tua memoria ciò che è stato detto contro di te.

Ma adesso pensa solo a una cosa: mettiti davanti agli occhi la causa dei Massimiani.

Se potrai rispondermi al riguardo, affronta il resto; se invece non lo potrai, ti conviene mettere il cuore in pace anziché recalcitrare contro lo stimolo.

Indice

40 C. litt. Petil. 1, 21, 23 - 22, 24
41 Cipriano, Ep. 54, 3: CSEL 3/2, p. 623
42 C. litt. Petil. 1, 21, 23 - 22, 24
43 Virgilio, Georg. 3, 513
44 C. litt. Petil. 1, 27, 29
45 C. litt. Petil. 1, 26, 28
46 C. litt. Petil. 3, 10, 11
47 C. litt. Petil. 3, 12, 13
48 Cipriano, Ep. 54, 3: CSEL 3/2, p. 623