Contro Giuliano

Indice

Libro VI

11.34 - L'opposizione della moltitudine dei fedeli verso i pelagiani

Da uomo superiore non vuoi far parte del gregge popolare.

Ancora una volta, infatti, respingi la tesi del popolo, dopo tanti argomenti con i quali, dandone ragione, avevi cercato di eccitarlo contro di me con maggior violenza di quanto era stato eccitato contro di te.

Nonostante tutto, però, ripensando alle tue discussioni, ti sei accorto che con tali argomenti non hai potuto e non puoi far nulla presso il popolo saldamente fondato sull'antica verità della fede cattolica.

Per questo motivo ancora una volta rivolgi contro di esso la faccia ostinata per disprezzarlo e, deridendolo, ne descrivi le singole parti di cui è composto, mentre non a torto la moltitudine dei cristiani è adiratissima contro di voi.

Tra gli altri accenni agli "uditori scolastici" ed affermi che essi esclameranno contro di me: "O tempi! o Costumi!".14

Hai paura tuttavia del giudizio del popolo in mezzo al quale hai potuto trovare dei sostenitori tanto rumorosi che mi spaventassero con l'esclamazione di Cicerone, quasi credessi che "i genitali derivano da una parte diversa da quella donde viene il resto del corpo".

Mentre rispondo a costoro: Non dico questo, egli mente; accuso la libidine, non le membra; condanno il vizio, non la natura; costui che mi calunnia presso di voi osa recitare le lodi della libidine nella Chiesa di Cristo, dinanzi al Maestro assiso in cielo.

Qualora studiasse con voi, nessun maestro gli proporrebbe di recitare tali lodi onde evitare di offendere il pudore di tutti voi.

Non rivolgeranno forse a te le altre parole di Cicerone che ben ti si addicono: "Dalla mia parte combatte il pudore, dalla tua l'impudenza; dalla mia parte la continenza, dalla tua la libidine"?15

11.35 - La libidine può essere da tutti tenuta a freno

Non so quali convertiti alla fede cattolica o ad essa tornati, rimproveri come disertori del vostro domma.

Hai dato tuttavia l'impressione di temerli tanto da non osare proferire i loro nomi, perché non accadesse che, sentendo da te i loro falsi crimini, ti rinfacciassero i tuoi, se non veri, certamente più credibili.

Chiunque essi siano, se umanamente sensati, non lo avrebbero fatto e ti avrebbero perdonato secondo il detto dell'Apostolo: Non rendete male per male. ( 1 Pt 3,9 )

Tu però non voler almeno disdegnare di ascoltare l'ammonizione di colui, dai cui scritti ti è piaciuto esclamare: "O tempi, o costumi!".

Sappi almeno ascoltare costui che ti dice: "Sii lontano dalla scorrettezza del linguaggio, quanto sei lontano dalla turpitudine delle cose ( supposto che lo sia ); e non voler rinfacciare agli altri quelle cose che, pur se ti vengono dette falsamente, ti fanno arrossire".

I lettori sappiano che hai detto contro non so chi tali cose, quali non ci risulta affatto in alcuni che sappiamo hanno lasciato l'eresia pelagiana col proposito della castità.

A me però nulla interessa dei tuoi uomini o delle tue donne, che tu inganni al punto da farmi dire che "la libidine non può essere frenata neppure in un corpo corroso".

Anzi, proprio perché sono convinto che essa può e dev'essere frenata, la ritengo cattiva.

Chi nega che sia cattiva veda in qual modo possegga un bene, che lei contrasta, e, volendo o nolendo, deve ammettere che la libidine dev'essere frenata.

Ritengo che la libidine può essere frenata non soltanto dai vecchi, ma anche dai giovani, e mi meraviglio grandemente che essa possa essere lodata dai continenti.

11.36 - Giuliano architetto dell'eresia pelagiana

Chi di noi ha mai detto che "questo male, che i bambini contraggono con l'origine, può esistere o è potuto esistere senza la sostanza nella quale inerisce"?

Come se lo dicessimo, vai alla ricerca di giudici dialettici e disprezzi il popolo quasi che ti avessi portato dinanzi ad esso giudice, dal quale non possono essere giudicate quelle cose che, se tu non le avessi imparate, la macchina del domma pelagiano sarebbe rimasta senza l'architetto necessario.

Se vuoi avere la vita, non amare la sapienza della parola, con cui la croce di Cristo viene svuotata di ogni efficacia. ( 1 Cor 1,17 )

Già nel precedente libro ho esposto in che modo le qualità, sia quelle buone che le cattive, passano da una sostanza all'altra non trasferendosi ma qualificandosi.

Se disprezzi il giudizio del popolo, guarda quei giudici, forniti di abbondantissima autorità nella Chiesa di Cristo, che ti ho presentato nei miei primi due libri.

12.37 - Il Pontefice Zosimo accusato di prevaricazione

Quale motivo ti spinge, per restare nella tua perversità, ad accusare di prevaricazione Zosimo, di venerata memoria, vescovo della Sede Apostolica?

Egli non si è allontanato dal suo predecessore Innocenzo, che hai avuto paura di nominare.

Hai preferito Zosimo perché in un primo tempo aveva usato maggiore dolcezza con Celestio, che si era detto disposto, qualora nel vostro modo di pensare ci fosse stato qualcosa di spiacevole, a correggersi e ad aderire alle lettere di Innocenzo.

12.38 - I dissensi nella chiesa di Roma alla morte di Zosimo

Ricordati in verità con quanta insolenza ci obietti il dissenso del popolo romano nella elezione del vescovo.

Secondo te gli uomini l'hanno fatto di propria volontà? Se dici di no, come difendi il libero arbitrio?

Se dici di sì, come lo chiami "vendetta di Dio", e abbandoni il tuo domma, mentre pretendi di far credere che sei stato vendicato da Dio?

O ti sei deciso alfine ad ammettere ciò che negavi con ostinatissima testardaggine, che, cioè, per un occulto giudizio di Dio può accadere che nella stessa volontà degli uomini c'è qualcosa che è, ad un tempo peccato e pena del peccato?

Se nel tuo pensiero non ci fosse stata un'idea del genere, non avresti mai chiamato "vendetta di Dio" l'azione degli uomini.

Quando, tanti anni fa, una cosa simile accadde al beato Damaso e ad Ursicino, la Chiesa Romana non aveva ancora condannato i pelagiani.

12.39 - Continuità nel pensiero agostiniano circa il peccato originale

Tu dici che "anch'io ho mutato il mio pensiero perché all'inizio della mia conversione la pensavo come te".

T'inganni o sei ingannato, o perché stai calunniando quello che dico adesso, o perché non hai capito o piuttosto non hai letto quello che ho scritto allora.

Dall'inizio della conversione ho sempre creduto, come credo tuttora, che per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e attraverso il peccato la morte, e che essa è passata a tutti gli uomini perché tutti hanno peccato in lui. ( Rm 5,12 )

Ci sono dei libri che ho scritto subito dopo la mia conversione, quando ero ancora laico.

Anche se allora non ero erudito nella Sacra Scrittura come lo sarei stato più tardi, tuttavia, su questa questione non pensavo e, se la discussione richiedeva il mio parere, non dicevo nulla di diverso da quello che tutta la Chiesa impara ed insegna dall'antichità: a causa del peccato originale il genere umano era caduto in queste immense ed evidenti miserie nelle quali l'uomo somiglia ad un soffio, i suoi giorni sono come ombra che passa, ( Sal 144,4 ) e ogni uomo è costituito da un puro soffio; ( Sal 39,6 ) da esse non ci libera se non Colui che ha detto: La verità vi farà liberi; ( Gv 8,32 ) e: Io sono la verità ( Gv 14,6 ) e: Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete realmente liberi. ( Gv 8,36 )

Dalla vanità non ci può liberare se non la verità, secondo la grazia, però, non secondo il debito; per la misericordia, non per il merito.

Come a causa del giudizio infatti siamo stati sottomessi alla vanità, così in virtù della misericordia siamo liberati dalla verità, e dobbiamo confessare che gli stessi nostri meriti non sono che doni di Dio.

13.40 - La grazia battesimale rinnova l'uomo perfettamente

Veniamo ora alla calunnia con cui mi accusi di aver detto che "i battezzati sono purificati solo in parte".

Cosa che, a tuo parere, appare meglio in alcune mie frasi che nella tua discussione proponi alla nostra considerazione.

Grazie! Eccole: "La concupiscenza della carne non dev'essere imputata al matrimonio, ma tollerata.

Non è un bene infatti proveniente dalla natura del matrimonio, ma un male sopravvenutogli dall'antico peccato.

Proprio per questo accade che neppure dal matrimonio regolare e legittimo dei figli di Dio vengono generati dei figli di Dio, ma dei figli di questo mondo, perché gli stessi genitori, anche quando sono stati rigenerati, generano non in quanto sono figli di Dio ma in quanto sono ancora figli del mondo.

Il Signore infatti dice: I figli di questo mondo generano e sono generati. ( Lc 20,34 )

"Pertanto, in quanto siamo ancora figli di questo mondo, il nostro uomo esteriore si corrompe e da esso sono generati i figli di questo mondo; in quanto siamo figli di Dio invece, l'uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. ( 2 Cor 4,16 )

Benché lo stesso uomo esteriore sia stato santificato per mezzo del battesimo ed abbia ricevuto la speranza della futura incorruttibilità, per la quale ben a ragione è chiamato tempio di Dio, ( 1 Cor 3,16 ) tutto questo è stato detto non soltanto per la presente santificazione, ma anche per quella speranza di cui sta scritto: Anche noi, che già possediamo le primizie dello spirito, noi pure gemiamo dentro di noi, anelando alla redenzione del nostro corpo. ( Rm 8,23 )

Se, a dire dell'Apostolo, aspettiamo la redenzione del nostro corpo, evidentemente ciò che si aspetta ancora si spera e non ancora lo si possiede".16

In queste mie parole non c'è nulla che un battezzato non possa riconoscere in se stesso, quando, insieme all'Apostolo, dice: Noi pure gemiamo dentro di noi.

Per la medesima ragione in un altro passo l'Apostolo scrive: Sì, mentre siamo in questa tenda sospiriamo oppressi. ( 2 Cor 5,4 )

A questo concetto si riferiscono le parole del libro della Sapienza: Il corpo corruttibile pesa sull'anima e la dimora terrena opprime una mente presa da molte ansie. ( Sap 9,15 )

Come se già vivessi immortale tra gli Angeli, deridi le parole di debolezza o di mortalità e, parlando non secondo il senso inteso da me, ma secondo il tuo inganno, mi fai dire che "la grazia non rende l'uomo perfettamente nuovo".

Non dico questo. Presta attenzione a ciò che dico: la grazia rende l'uomo perfettamente nuovo, dal momento che conduce all'immortalità del corpo e alla piena felicità.

Anche adesso essa rinnova perfettamente l'uomo per quanto attiene alla liberazione da tutti i peccati, ma non per quanto attiene alla liberazione da tutti i peccati, e non per quanto attiene alla liberazione da tutti i mali e da tutta la corruzione della mortalità, per la quale ora il corpo appesantisce l'anima.

Ecco di conseguenza il gemito che l'Apostolo fa suo quando dice: Anche noi gemiamo dentro di noi.

Ma anche a quella perfezione che ora è soltanto sperata, si arriva attraverso lo stesso battesimo che si riceve ora.

Non tutti i figli del mondo, però, sono figli del diavolo, anche se tutti i figli del diavolo sono figli del mondo.

Ci sono dei figli di Dio che sono ancora figli del mondo e per questo si uniscono in matrimonio.

Dalla carne però non generano i figli di Dio poiché anche essi per poter essere figli di Dio non da sangue, né da volere della carne, né da volere d'uomo, ma Dio sono nati. ( Gv 1,13 )

Attraverso il battesimo, dunque, la santificazione viene concessa anche al corpo, ma da esso non è portata via la corruzione che ora appesantisce anche l'anima.

Per questo, anche se i corpi sono casti, quando le membra non obbediscono alle voglie del peccato e cominciano di conseguenza ad appartenere al tempio di Dio, in tutta questa edificazione c'è tuttavia qualcosa che la grazia deve perfezionare, durante tutto il tempo in cui la carne ha voglie contro lo spirito, per provocare i movimenti peccaminosi che debbono essere frenati, e lo spirito ha desideri contro la carne, ( Gal 5,17 ) perché la santità possa perseverare.

14.41 - Con la mortificazione si progredisce nella santità

Chi non sa che tu, egregio dottore, c'inculchi che "la carne ha la concupiscenza appunto perché l'anima ha desideri secondo la carne"?

Senza l'anima infatti non può esserci alcuna concupiscenza della carne.

Avere desideri è proprio della natura vivente e sensitiva, sicché non manchi la concupiscenza, che deve essere frenata anche dalla castità degli evirati.

Siccome la libidine agisce meno violentemente quando non trova la materia su cui operare, negli evirati probabilmente essa sarà meno laboriosa, ma è presente ugualmente ed è pudicamente repressa affinché l'incentivo al coito, quantunque inefficace, non giunga alla turpitudine che, ci consta, ha portato alla punizione della spada vendicatrice l'eunuco di Valentiniano, il giovane Calligono, riconosciuto colpevole dalla confessione della meretrice.

Il libro dell'Ecclesiastico infatti non potrebbe addurre la similitudine: Egli vede con i suoi occhi e geme, come geme un eunuco che abbraccia una vergine, ( Sir 30,21 ) se gli eunuchi non fossero mossi dal piacere della concupiscenza carnale, benché destituita degli effetti della carne.

Con i desideri che ha secondo lo spirito, pertanto, l'anima contrasta quelli che ha secondo la carne e, parimenti, con le voglie che ha secondo la carne, contrasta quelle che ha secondo lo spirito.

Per questo è scritto: La carne ha voglie contro lo spirito e lo spirito contro la carne, e per questo motivo ancora è stato detto dell'anima: Si rinnova di giorno in giorno. ( 2 Cor 4,16 )

Essa infatti non cessa di avanzare nella santità quando fa diminuire sempre più le cupidigie della carne, negando ad esse il consenso.

A coloro che erano già stati battezzati infatti l'Apostolo diceva: Mortificate dunque le vostre membra terrene, ( Col 3,5 ) e menzionava la fornicazione, la passione peccaminosa, la cupidigia di possedere.

Come può dunque il battezzato mortificare la fornicazione che non commette più e che, secondo te "non ha niente da mortificare"?

Come può, ripeto, obbedire all'Apostolo che dice: Mortificate la fornicazione, se non quando sconfigge i suoi desideri ai quali nega il consenso?

Anche se non mancano, essi diminuiscono ogni giorno di più in quelli che avanzano nel bene ed evitano del tutto ogni fornicazione, sia nel consenso che nelle azioni.

Nel tempio di Dio questo avviene quando, con l'aiuto divino, si compie ciò che Dio comanda.

Le opere dello spirito sono innalzate, quelle della carne mortificate.

Vivendo secondo la carne morrete certamente, scrive l'Apostolo, uccidendo invece con lo spirito le opere del corpo avrete la vita, ( Rm 8,13 ) e affinché sapessero che era solo la grazia di Dio ad operare questo, l'Apostolo aggiunge subito dopo: Sono infatti quanti vengono mossi dallo Spirito di Dio i veri figli di Dio. ( Rm 8,14 )

Proprio per questo tutti quelli che sono mossi dallo Spirito di Dio, con lo spirito mortificano le opere della carne.

14.42 - Il battezzato costruisce in se stesso il tempio di Dio

I battezzati dunque hanno il loro da fare in se stessi, nel tempio di Dio cioè, che viene edificato in questo tempo per essere dedicato alla fine dei tempi.

Viene edificato dopo la prigionia, come è indicato dal titolo del Salmo, dopo la cacciata del nemico che li aveva fatti prigionieri.

Nella successione dei Salmi, cosa che può sembrare strana, viene prima il Salmo della dedicazione della casa e poi quello della edificazione.

Il Salmo della dedicazione, però, viene prima perché canta la dedicazione di quella casa di cui l'Architetto dice: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. ( Gv 2,19 )

Il Salmo posteriore invece, mentre veniva edificata la casa dopo la prigionia, ha profetizzato la Chiesa.

Comincia così: Cantate al Signore un cantico nuovo, cantate al Signore, tutta la terra. ( Sal 96,1-2 )

Nessuno sia tanto stolto da ritenere che ogni battezzato sia già perfetto perché è scritto: Il tempio di Dio è santo, e tale tempio siete voi, ( 1 Cor 3,17 ) oppure: E non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi per averlo ricevuto da Dio? ( 1 Cor 6,19 ) ed ancora un altro passo: Noi siamo il tempio del Dio vivo, ( 2 Cor 6,16 ) e via dicendo con altre frasi del genere.

È chiamato così, infatti, ma mentre viene edificato le nostre membra terrene sono mortificate.

Benché già morti al peccato, infatti, viviamo per Dio.

C'è tuttavia in noi qualcosa che bisogna mortificare affinché il peccato non regni nel nostro corpo mortale piegandoci alle sue voglie, ( Rm 6,11-12 ) dalle quali la piena e perfetta remissione dei peccati ci ha liberati affinché non fossimo ad esse soggetti.

Esse però sono rimaste dentro di noi perché contro di esse si combatte la guerra dei casti.

Una di esse è la concupiscenza di cui fa buon uso il coniuge casto.

Anche quando è usata bene però, da un male nasce un bene non immune da male, al quale è necessaria la rinascita perché sia liberato dal male.

Quello che Dio crea e l'uomo genera, infatti, è indubbiamente un bene in quanto uomo, ma non è immune dal male perché soltanto la rigenerazione scioglie dal male, che la generazione ha contratto dal primo e grande peccato.

14.43 - Il corpo diviene tempio di Dio con il dono della grazia battesimale

Vorresti far apparire incredibile che "nel ventre di una donna battezzata, il cui corpo è tempio di Dio, si possa formare un uomo soggetto al diavolo, finché per opera di Dio non rinasca in Dio".

Ma non desta maggior meraviglia che Dio operi anche dove non abita?

Non dimora infatti nel corpo soggetto al peccato ( Sap 1,4 ) e tuttavia forma l'uomo nel ventre di una peccatrice.

Pervade infatti e penetra tutto per la sua purezza e niente di lurido lo raggiunge. ( Sap 7,24-25 )

E, cosa ancor più mirabile, talvolta adotta come figlio uno che plasma nel ventre di una donna pessima, mentre altre volte rifiuta di accettare come figlio uno che plasma nel ventre di una sua figlia.

Quello infatti, per non so qual ventura, arriva al battesimo; questo invece, per una morte improvvisa, non vi perviene.

E così Dio, nel cui potere sono tutte le cose, rende partecipe della comunione di Cristo uno che è nato nella casa del diavolo, mentre esclude dal suo regno uno che ha plasmato nel suo tempio.

Se poi lo vuole, perché non rende efficace il suo volere?

Non può valere infatti ciò che siete soliti dire degli adulti: Dio vuole, il bambino non vuole.

Dove non c'è l'immobilità del fato, né la temerità della fortuna, né la dignità della persona, cosa resta se non la profondità della misericordia e della verità?

Dalla considerazione dei due uomini, l'uno per il quale il peccato è entrato nel mondo e l'altro che porta via il peccato dal mondo, possiamo tentare di capire, in una materia incomprensibile, come tutti i figli della concupiscenza, dovunque nascano, sono meritatamente soggetti al pesante gravame dei figli di Adamo, e come tra di essi tutti i figli della grazia, dovunque nascano, senza alcun merito raggiungono il soave giogo dei figli di Dio.

Segue pertanto la sua condizione chi, pur plasmato in un altro corpo, che è il tempio di Dio, non è plasmato così da essere anch'egli tempio di Dio solo perché è plasmato in un tempio di Dio.

Che il corpo della madre era un tempio di Dio è stato un beneficio della grazia, non della natura; della grazia conferita nella rigenerazione e non nella concezione.

Se, infatti, chi è concepito appartenesse al corpo della madre, così da essere reputato come una sua parte, il bambino la cui madre è battezzata, in un immediato pericolo di morte, non avrebbe bisogno di essere battezzato mentre si trova ancora nel seno materno.

Qualora venga battezzato dopo la nascita, nessuno lo riterrà battezzato due volte.

Non appartiene al corpo della madre quanto si trovava nel corpo materno; era plasmato nel tempio di Dio, non era tempio di Dio.

Così, nel seno di una donna fedele è plasmato un infedele, ed in lui i genitori trasmettono l'infedeltà che non avevano quando è nato da essi, ma che essi stessi avevano quando sono nati allo stesso modo.

Trasmettono dunque ciò che in essi non c'è più, in virtù del seme spirituale per il quale sono stati rigenerati, ma che era presente nel seme carnale col quale hanno generato il figlio.

14.44 - Il battesimo libera l'uomo perfettamente

Anche se col sacro battesimo è santificato il corpo, è santificato nel senso che, per la remissione dei peccati, non solo non è soggetto a tutti i peccati passati, ma neppure alla stessa concupiscenza insita nella carne, a cui è necessario che ogni uomo nasca soggetto ed a cui l'uomo morirà soggetto qualora non rinasca.

Dove mi hai sentito dire o dove hai letto che "nel battesimo l'uomo non è rinnovato, ma quasi rinnovato; non è liberato, ma quasi liberato; non è salvato, ma quasi salvato"?

Lungi da me l'aver dichiarato inefficace la grazia di quel lavacro, nel quale sono rinato da acqua e Spirito Santo, e per il quale sono stato liberato dal reato di tutti i peccati, sia quelli contratti dalla nascita, sia quelli contratti con una vita cattiva.

Da essa sono stato liberato perché impari a non entrare in tentazione, attratto e allettato dalla mia concupiscenza, e sappia in qual modo essere esaudito quando, insieme ai miei compagni ripeto: Rimetti a noi i nostri debiti; ( Mt 6,12 ) da essa sarò liberato per sempre, lo spero, quando nelle mie membra non ci sarà alcuna legge in contrasto con la legge della mia mente. ( Rm 7,23 )

Non io dunque rendo inefficace la grazia di Dio.

Tu piuttosto, come suo nemico, dài l'impressione di aver voluto cercare un vuoto orgoglio introducendo nella disputa Epicuro, il quale affermava che gli dèi non avevano un corpo, ma una sembianza di corpo; non avevano il sangue, ma una sembianza di sangue.17

In questa circostanza, trattando della letteratura filosofica, decisamente non pertinente alla nostra questione, hai delirato con tanta più inettitudine, quanta più dottrina hai cercato di sfoggiare.

Chi di noi ha mai detto che "tutto ciò che si fa in questo mondo è colpevole"; se lo stesso Cristo ha praticato tante opere buone, ma per sottrarci a questo mondo cattivo?

Indice

14 Cicerone, Orat. in Catil. 1
15 Cicerone, Orat. in Catil. 2
16 Agostino, De nupt. et concup. 1,17,19;
Agostino, De nupt. et concup. 1,18,20
17 Cicerone, De nat. deorum 3, 3