Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Discorso di Sant'Agostino

Sul capitolo del Vangelo dove si parla del ritorno del Signore alla fine dei tempi

1 - Carissimi, il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato or ora ( Lc 17,20-37 ) non l'abbiamo scelto noi, come di solito accade, ma ci è stato offerto dalla Provvidenza del Signore, che dispone ogni nostro atto.

Esso si accorda benissimo, tuttavia, con il salmo del quale avevamo deciso di parlarvi.

E in effetti il Signore sta descrivendo la sua ultima venuta sulla terra e la fine del mondo: anzi in antecedenza aveva già elencato molte delle cose terribili che necessariamente dovranno soffrire gli uomini e le cose a motivo della fine imminente. ( Lc 17,20-25 )

Continuando il discorso egli rimprovera coloro che vogliono vivere da spensierati pur non trovandosi in un mondo che dà loro sicurezza.

Infonde in loro un indicibile spavento affermando che la venuta del Figlio dell'uomo per il giudizio finale sarà terribile per tutti gli uomini, anche se per i fedeli vissuti in santità sarà desiderabile.

Egli dunque diceva che la sua venuta alla fine dei tempi avrebbe avuto somiglianza con il tempo di Noè, e con ciò provocava forti timori nel cuore di ogni persona che a lui crede.

Ecco le sue parole: Come nei giorni di Noè: mangiavano e bevevano, si maritavano ed ammogliavano, compravano e vendevano, mentre Noè stava costruendo l'arca; e venne il diluvio e tutti andarono in rovina. ( Lc 17,26-27 )

Quella gente dunque viveva in una disastrosa sicurezza e si lasciava irretire da ogni sorta di piaceri mondani finché, entrato Noè nell'arca, non venne il diluvio che li sorprese spogli e senza sostegno.

Dicendo questo, incute timore anche oggi ad ogni anima; solo che noi abbiamo tempo per destarci dal sonno.

Non siamo ancora nel giorno del giudizio: non c'è ancora il diluvio; si sta tuttora tagliando dai boschi legname destinato a non marcire, si sta ancora costruendo l'arca. ( Gen 6,14-22 )

2 - I contemporanei di Noè furono ottusi di mente e, se perirono, fu per l'accecamento demenziale che li portò a disprezzare le cose che vedevano.

Non dissero infatti in cuor loro: " Quest'uomo è un servo di Dio, è giusto, caro a Dio ( Tb 12,13 ) e pieno di saggezza.

Non dev'essere quindi senza motivo che egli costruisce un'arca così grande con tanto impegno e tanti lavori.

Egli deve aver saputo che sul mondo incombe qualcosa di serio.

La costruzione dell'arca ad opera di costui è come un araldo che grida: Convertitevi a Dio ". ( Os 14,3; Gi 2,13; Zc 1,3 )

Se avessero ragionato in questa maniera e avessero cambiato vita, se convertendosi dall'empietà a Dio avessero espiato i loro delitti, con questo gemere dinanzi alla sua misericordia certo avrebbero evitato la rovina.

Non sarebbe stato infatti possibile che Dio, il quale usò misericordia a Ninive, ( Gn 3,10 ) trattasse spietatamente l'intero genere umano, se si fosse convertito.

Per i molti peccati dei niniviti Giona disse loro: Fra tre giorni Ninive sarà distrutta. ( Gn 3,4 )

Quale durata è più breve di tre giorni?

Eppure quei cittadini, sebbene i tempi stringessero in tale misura, non persero la speranza nella misericordia di Dio; anzi, per propiziarsi la sua clemenza ritennero sufficienti il pianto e le lacrime di soli tre giorni.

Se dunque a quella città così grande bastò la durata di tre giorni per conseguire la misericordia da Dio, durante i cento anni nei quali si stava costruendo l'arca gli uomini di quel tempo avrebbero ben potuto offrire a Dio il sacrificio di un cuore contrito ( Sal 51,19 ) con cui se lo sarebbero potuto rendere propizio: bastava che avessero cambiato vita e costumi.

In questa maniera sarebbero senz'altro sfuggiti impunemente alla loro rovina per la misericordia di Dio, piegato a clemenza!

I tre giorni dei niniviti sono un rimprovero per quanti vissero nei cento anni in cui si stava costruendo l'arca; ma per noi c'è un altro ben superiore di Noè; e voi dovete guardare, sì dovete guardare, quanto tempo sia trascorso dal giorno in cui egli ha cominciato a costruire la sua arca.

Credo, fratelli, che se si calcolano gli anni da quando Cristo ha cominciato ad abbattere, da quella selva che erano i popoli pagani, gli alberi che non si sarebbero imputriditi e con essi ad innalzare e costruire la mole della nostra arca, cioè della Chiesa, risulterà che sono più di cento, più di duecento, più di trecento.

Sì veramente: sono passati tanti anni e l'arca è ancora in costruzione; Noè grida ancora, la stessa costruzione grida ancora.

Nulla potrà mandare gli uomini in perdizione all'infuori dell'incredulità.

Cambino dunque gli uomini l'indirizzo della loro vita; credano a quel Dio che promette tanti beni, minaccia mali così gravi, senza mai ingannare nessuno.

3 - Andremmo per le lunghe se volessimo diffonderci su questo argomento, ma siccome il tempo è limitato e noi siamo persone deboli, cominciamo subito con la trattazione del salmo.

Mi piacerebbe tuttavia che qualcuno di voi m'indicasse brevemente i motivi per cui non cambia la propria condotta cattiva ( Gn 3,8.10 ) e la rende buona.

Cosa ci rimette? Se egli è un credente, cambi vita perché [ la parola ] dovrà avverarsi; se dubita, lo faccia, se mai non sia vero.

Per chi crede, comunque, si tratta di cosa certa; per chi dubita la cosa rimane incerta.

Ebbene, io voglio enumerarvi i molti fatti che secondo le Scritture si sono avverati dalla creazione del mondo fino ai giorni nostri.

Nella divina Scrittura non leggiamo assolutamente nulla che non si sia, almeno in gran parte, già verificato.

Debbono ancora realizzarsi soltanto pochissimi avvenimenti.

Che questi soli abbiano ad essere immaginari?

Potrà mai un fedele supporre che questi pochissimi fatti che rimangono siano delle fandonie?

Fratelli, cosa c'è di eccezionale in questo attendere?

Secondo me basterebbe avere solo un po' di perspicacia!

Computate i molti avvenimenti che si sono avverati a tutt'oggi, e credete in quelli che ancora rimangono.

Chi ha la fede deve pensarci, perché si tratta di cose assolutamente vere; tutt'al più di questo deve darsi pensiero, se mai, per avventura, non sia vero.

4 - Voglio farti un esempio. Per arrivare alla meta tu avevi una scorciatoia ma t'eri proposto di passare per la strada più comoda.

Arriva un tale, una persona qualunque, e ti avverte che questa strada è infestata da briganti.

È vero che la via di cui ti si dice che è infestata dai briganti è pianeggiante, facile a percorrersi, incantevole, accogliente e piena d'attrattive; ma di quel tale, chiunque esso sia, ti ha informato dei briganti che la infestano.

Essi vi spadroneggiano in modo tale che è impossibile passarvi o almeno è difficilissimo e pericolosissimo.

Ti rimane aperta quell'altra strada: strada che richiede molta fatica, strada difficile, ripida e stretta.

In essa non solo non c'è da godere ma vi si trovano sì e no quelle comodità ordinarie che sarebbe legittimo aspettarsi.

Il tuo cuore, nel desiderio di conservare i pochi giorni della vita presente e di mettere al sicuro una vita che pur dovrà finire, non ti dice immediatamente: " È meglio passare per quest'altra via?

Anche se c'è da tribolare, da affrontare difficoltà e sottoporsi a disagi, anche se la scelta comporta sofferenze per noi e per le nostre cavalcature, è certamente meglio che scegliamo quest'altra via ".

Ma perché è meglio? Perché è una via più sicura.

A un tratto però arriva uno che vuol farti prendere quell'altra via, quella del piacere.

Egli ti dice: " Come mai con tanta fretta hai prestato fede a colui che ti presentava questa strada come occupata dai briganti? ".

Se tu lo conoscevi come persona degna di fede; se, per ipotesi, ti era talmente familiare per non averti mai ingannato, cosa risponderai?

" È impossibile che un tal uomo mi imbrogli: lo conosco bene, so per esperienza che è un uomo serio e ne ho molte prove.

Egli mi ha detto sempre la verità, mai una menzogna ".

In effetti tu lo conoscevi così; ma immaginiamoci uno che non lo conosca.

Non ti direbbe costui: " Veramente io quel tizio non lo conosco, né conosco se sia veritiero o no.

Può dire il vero, può dire il falso. Ad ogni modo, finché esiste il dubbio sulla verità di quel che dice, perché non dovrei sobbarcarmi al lavoro e allo sforzo richiestomi anziché mettermi con mio pericolo sulla strada del piacere "?

5 - Suvvia dunque, miei fratelli! Noi siamo cristiani e tutti vogliamo incamminarci [ verso la patria ].

Anche se non lo volessimo, dovremmo camminare lo stesso.

In questo mondo a nessuno è consentito fermarsi: il rapido susseguirsi dei tempi sospinge in avanti in maniera ineluttabile quanti approdano nella vita presente.

Non c'è spazio per darsi alla pigrizia: devi camminare se non vuoi essere trascinato per forza.

Or ecco che, mentre noi percorriamo la strada e siamo giunti a un certo bivio, ci viene incontro un uomo, anzi non un uomo ma Dio stesso fattosi uomo per amore degli uomini.

Egli ci dice: " Non andate per quella strada: è vero che lì il cammino si presenta facile, comodo e attraente; è vero che quella strada è battuta da molti ed è spaziosa, ma là dove essa finisce c'è la morte.

Ora, siccome non vi è consentito di fermarvi né di fissare quaggiù la vostra dimora - la qual cosa del resto non vi sarebbe nemmeno vantaggiosa -, voi dovete avanzare: avanzate però in quest'altra strada.

Nel cammino incontrerete delle difficoltà, che però saranno di breve durata, e quando le difficoltà saranno finite voi giungerete nell'immensa larghezza della gioia.

Eviterete tutte le insidie che non è dato evitare a nessuno di coloro che vogliono passare per quell'altra strada ".

Questo ci ha detto quell'Uomo, che suppongo voi conosciate se siete credenti.

O gradite approfondire ancora la vostra fede in lui?

Ripensiamo ai tempi del vecchio Testamento e alle Scritture di allora.

Ebbene, quell'Uomo non è forse il Verbo di Dio?

E non ricordate come in epoca successiva quel Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi? ( Gv 1,14 )

E prima di farsi carne e venire ad abitare in mezzo a noi, non aveva forse Egli parlato per bocca dei patriarchi e dei profeti?1

Vogliate dunque riflettere su ciò che essi preannunziarono al genere umano.

6 - Un tempo, Dio - certo con la mediazione del suo Verbo - parlò ad Abramo, e in primo luogo gli disse che avrebbe avuto una discendenza, anche se lui, l'uomo a cui erano rivolte le parole, era incapace d'averne a causa della vecchiaia.

Primo evento dunque: da Abramo vecchio e da Sara, anziana e sterile, sarebbe sorta una discendenza.

Così fu creduto e così avvenne. ( Gen 17-18 )

Questa discendenza poi, cioè il popolo che da quei due sarebbe nato secondo la carne, sarebbe vissuto da schiavo in Egitto per un determinato numero di anni; e così accadde.

Da quella schiavitù sarebbe poi stato liberato, ed effettivamente fu liberato.

Avrebbe occupato la terra promessa, ( Eb 11,9 ) e di fatto la occupò.

Molte le cose che furono predette dai profeti.

Allo stesso Abramo, ad esempio, fu detto di volgere lo sguardo non soltanto a quell'unico popolo ma, come gli disse: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti. ( Gen 22,18; Gen 26,4 )

Gli furono dette cose vicine e cose che sarebbero avvenute molto tempo dopo.

Le cose a lui vicine sono già accadute, quelle a lunga scadenza si stanno verificando ai nostri giorni.

La Parola di Dio per bocca dei profeti aveva preconizzato che quell'[ antico ] popolo avrebbe peccato e per avere offeso il Signore sarebbe stato consegnato in mano ai suoi nemici, e tutto questo è accaduto; che sarebbe stato condotto schiavo in Babilonia, e anche questo è accaduto.

Sarebbe poi venuto Cristo, re [ dei giudei ], e Cristo è venuto, è nato.

Essendo stato lui stesso a preannunziare la sua venuta, di fatto Egli è venuto.

Era stato detto che i giudei lo avrebbero crocifisso, e di fatto lo hanno crocifisso.

Era stato predetto che sarebbe risorto nella gloria, e anche questo è accaduto: egli è risorto e asceso al cielo.

Era stato predetto che i popoli di tutta la terra avrebbero creduto nel suo nome e che i re avrebbero perseguitato la sua Chiesa, ed è accaduto proprio così.

Era stato predetto che i re avrebbero creduto in lui.

Ora che constatiamo questa adesione dei re alla fede vorremo dubitare della fedeltà di Cristo [ alle sue promesse ]?

Erano state predette le lacerazioni prodotte dalle eresie; e non è forse vero che di queste noi siamo testimoni, che le sentiamo rumoreggiare per ogni dove e ne gemiamo?

Era stato predetto che i pagani per l'attaccamento ai loro idoli avrebbero tentato di schiacciare la Chiesa, e questo è accaduto; ma era stato anche predetto che gli idoli sarebbero stati abbattuti dalla Chiesa e dal nome di Cristo; ed è quanto vediamo che sta accadendo.

Erano stati predetti scandali all'interno della Chiesa stessa; era stata predetta la zizzania; era stata predetta l'esistenza della paglia; e tutte queste cose vediamo con gli occhi e cerchiamo di sopportare con quella fortezza che il Signore ci concede.

In che cosa dunque ti ha ingannato Colui che ti ha detto: " Passa per la mia strada? ".

Dillo con franchezza tu che, essendo cristiano, hai ricevuto prove così eloquenti da colui che così ti parla. ( 2 Cor 13,3 )

Dai fatti realmente accaduti risali a lui, poiché è stato lui a degnarsi di venire comprovato da tali argomenti.

Di' dunque: " Non c'è dubbio. Egli mi dice la verità e io ritengo vere tutte le sue parole; egli non mi ha detto nessuna menzogna.

So che egli è così, che è la Parola di Dio.

Parlando per bocca dei suoi servi non ha proferito menzogne: potrà dunque ingannarmi in ciò che ha detto di sua propria bocca? ".

Ma anche colui che non conosce Cristo, colui che dubita di Cristo, dica anche lui: " Camminerò per la sua strada poiché effettivamente può darsi che egli dica la verità se, come risulta, tutto il mondo ormai crede in lui ".

Nonostante tutto, il futuro sarà tale quale egli l'ha predetto.

7 - Fratelli, molti increduli nell'ultimo giorno saranno trovati come fu trovata la maggior parte della gente che viveva al tempo di Noè.

Non sfuggirono [ al diluvio ] se non coloro che erano nell'arca.

Anche voi pertanto disponetevi ad essere di quei pochi.

Sono già all'opera le mani del carpentiere: Cristo sta costruendo l'arca.

Aderite a lui, consegnatevi nelle sue mani, lasciatevi squadrare e incollare: nessuno si sottragga all'azione di questo costruttore.

La sua grazia sa come sistemarti: basta che tu nella perversione della tua superbia non voglia essere un legno fradicio.

Così andranno le cose; eppure, miei fratelli, molti ci ridono sopra.

Vedo che la brevità del tempo mi impedisce di spiegarvi il salmo; ma non voglio lasciare incompleta la trattazione del brano evangelico che abbiamo iniziato.

Vi dirò quello che il Signore mi suggerirà, rimandando ad altra occasione ( se così vi piace, carissimi ) il commento del salmo.

Non la faremo lunga, poiché fra poco inizierà lo spettacolo circense chiamato munus.

Ricordo soltanto che anche noi abbiamo il nostro organizzatore attorno al quale vogliamo adunarci.

In gran numero il popolo che cammina in quella via spaziosa ( Mt 7,13 ) schernendo e insultando colui che con verità ci mostra la strada giusta accorre al circo per godersi un premio che loro non tocca ( se poi uno lo ricevesse, ingannerebbe se stesso! ).

Ora io dico: Se essi accorrono in massa attratti da un premio che in realtà non riceveranno, con quanto maggiore alacrità dobbiamo noi partecipare alle assemblee dove riceviamo quel che cade sotto i nostri occhi?

Se per non intervenire pensate che il premio lo riceviate da me, certo non c'è persona più povera di me; ma se vi persuaderete che a darvelo sarà Colui dal quale lo ricevo anch'io, nessuno è più ricco di lui: nessuno è più ricco di Colui che per amor nostro è diventato povero. ( 2 Cor 8,9 )

Riceviamolo dunque tutti da lui; rallegriamoci tutti in lui.

Ammesso poi che quanto Egli si degna donarvi ve lo mostri per mio mezzo, vogliatene bene anche a me, in quanto servo di quel grande Organizzatore.

Sì, amatemi in vista dell'Organizzatore, poiché anche io, fratelli, vi amo in lui e per suo amore.

Senza di lui infatti noi tutti siamo un nulla.

8 - Con l'aiuto del Signore dunque non passerò sotto silenzio ma esporrò, sia pur brevemente, quanto nel brano evangelico che è stato letto possa essere oscuro a qualcuno di voi.

Gli uomini debbono infatti temere di non essere trovati in regola in quell'ultimo giorno.

Sì, dobbiamo temere, fratelli miei.

Ora esultiamo e pieni di gioia acclamiamo.

Dobbiamo far sì - ve ne scongiuro - che quel giorno ci trovi preparati.

Chi ce lo raccomanda non mentisce, non ha mai mentito: se ne dubiti, sta' attento che la cosa non sia vera.

Ma a questo punto qualcuno di voi potrebbe dirmi: " Occorre che la convinzione penetri prima nel cuore degli uomini attraverso la fede ", poiché effettivamente io col mio parlare non riuscirò a rendere tutti quelli che mi ascoltano tali quali esigeva il Signore quando diceva: Se qualcuno non prende la sua croce e mi segue, ( Mt 10,38; Lc 14,27 ) né li renderò tutti quali li esigeva dicendo: Se vuoi essere perfetto, va', vendi tutti i tuoi averi e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli, e poi vieni e seguimi. ( Mt 19,21 )

Fratelli, dovremo forse temere di percorrere quella via anche dopo che la nostra guida ci ha detto: Seguimi?

Io naturalmente sono convinto della mia incapacità di rendere subito perfetti tutti coloro a cui rivolgo la parola e nemmeno la maggior parte, ma siccome dal Vangelo ci si è fatta udire la voce come di un tuono, speriamo che tra i fedeli ci siano cuori suscettibili di spavento!

Ci è stato detto infatti: Nei giorni di Noè accadeva questo: mangiavano e bevevano, si maritavano e s'ammogliavano, compravano e vendevano, finché Noè non entrò nell'arca, e venne il diluvio e tutti andarono in rovina. ( Lc 17,26-27 )

A queste parole molti si chiederanno: " Ecco che ci si comanda di aspettare quel giorno e non farci trovare come si trovarono quei tali che, rimasti fuori dell'arca, perirono a causa del diluvio.

Certo, la parola di Dio ci spaventa; ci spaventa la tromba evangelica ".

" Che dobbiamo fare? Non dovremo prender moglie? " - così dice il giovinotto o magari anche il ragazzo -.

" Non dovremo più mangiare né bere ma sempre digiunare? ".

Molti parlano in questa maniera; e chi si proponeva di comprare qualcosa si dirà: " Ma che proprio non debba comprare più nulla per non essere annoverato fra coloro che periranno? ".

9 - Ebbene, se le cose stanno così, che dovremo fare?

Metterci a piangere o guardare all'umanità con quello sgomento che provarono gli apostoli quando udirono dal Signore in cosa consistesse la perfezione?

Egli disse: Vendi tutti i tuoi averi e vieni e seguimi, ( Mt 19,21 ) e colui al quale furono rivolte queste parole se ne andò rattristato. ( Mt 19,22 )

Quando aveva chiesto al Signore un suggerimento per conseguire la vita eterna ( Mt 19,16 ) l'aveva chiamato " Maestro buono ", e lo ritenne " Maestro buono " finché egli non rispose alla domanda che gli aveva presentata.

Quando gli diede la risposta si rattristò e si allontanò in preda allo sconforto; ma il Signore continuando il discorso disse: Come è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli! ( Mt 19,23 )

Difficile certo, e magari soltanto difficile!

Il Signore vi aggiunse un paragone illustrativo per il quale ciò che era stato detto difficile venne qualificato come impossibile.

È più facile - disse - che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli. ( Mt 19,24 )

È come un serrare la porta di fronte ai ricchi: cosa si potrà fare allora?

Che cosa? Se la porta è chiusa, bussate e vi sarà aperto. ( Mt 7,7; Lc 11,9 )

Ma il richiedente insiste: " Con che mezzo busseremo "? Certamente con le mani.

E che vuol dire: " Certamente con le mani "? Con null'altro se non con le opere buone.

Vediamo, fratelli, se il Signore abbia dato ai ricchi come mezzo tali opere buone.

Ricaviamolo dalle Scritture, perché non ci si tacci d'essere degli adulatori e non dei banditori [ della Parola di Dio ].

In primo luogo sottolineiamo quel che affermò il Signore stesso nel passo citato del Vangelo.

Vendi tutti i tuoi averi - disse - e vieni e seguimi. ( Mt 19,21 )

A quelle parole i discepoli si rattristarono, non certo per se stessi in quanto avevano lasciato tutto per seguire il Signore; ( Mt 19,25.27 ) comunque si rattristarono, e cosa dissero? Chi mai potrà salvarsi? ( Mt 19,25 )

Allora voglio anch'io rivolgermi agli apostoli e chiedere loro: " O membri eminenti del [ corpo di ] Cristo, o colonne scelte per testimoniare la realtà della sua resurrezione, perché tale domanda?

Perché chiedeste: Chi mai potrà salvarsi? Che sia proprio disperata la sorte dei ricchi?

È vero che i ricchi sono una minoranza mentre i poveri sono migliaia: ed ecco che queste migliaia di poveri si salveranno! …

Quali sono al riguardo le precise parole del Signore?

È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli.

Ha detto forse: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un uomo entri nel regno dei cieli? ( Mt 19,24 )

No: ha detto un ricco; e io di primo acchito vorrei affermare, per la benevolenza che nutro verso voi tutti, che questa è la sua disposizione, è questo quanto noi speriamo.

Tuttavia, leggendo le Scritture, vi trovo che [ alla fine ] sarà grande il mucchio della paglia destinata al fuoco, ( Mt 3,12; Lc 3,17 ) e non so se mi posso dire: Magari il numero di quelli che vanno al fuoco [ eterno ] non superi il ristretto numero dei ricchi!

Guardatevi attorno, fratelli! Fra tutta questa gente che mi sta ascoltando quanti ricchi ci sono?

Non dico questo perché vorrei che fossero solo i ricchi ad andare al fuoco [ eterno ], ma nel senso che quanti vi andranno, o coloro che vi andranno, magari fossero tanto pochi quanto sono pochi i ricchi rispetto alla totalità degli uomini!

E poi tenete presente che anche fra i ricchi molti andranno nel regno dei cieli, come molti dei poveri andranno al fuoco eterno.

Tenetelo presente finché vi abbia chiarito il testo, spero con poche parole.

10 - Il Signore disse che è più facile a un cammello passare per la cruna di un ago che ad un ricco entrare nel regno dei cieli, ( Mt 19,24 ) e i discepoli in preda alla tristezza chiesero: Chi potrà mai salvarsi? ( Mt 19,25 )

Essi ben sapevano che nella totalità del genere umano i poveri sono migliaia e migliaia, mentre i ricchi sono un piccolo numero.

Cosa cercavano quindi? Seguendo la loro saggezza, essi consideravano non chi è ricco per le sostanze possedute ma per la bramosia d'accrescerle che gli arde in cuore.

Ecco uno che ha ogni bene di Dio: la gente lo dice ricco e lui così si presenta.

Nel suo intimo però egli considera un nulla tutte le cose che ha, le disprezza e, da vero padrone, le domina e non si lascia dominare.

La sua speranza è - come sta scritto - nel Signore suo Dio. ( Sal 146,5 )

Non è arrogante né vanaglorioso, non è prepotente né opprime il povero, non è avaro né desidera la roba degli altri, non conserva né accresce illegalmente quanto possiede.

È un ricco che veramente cerca Dio, ( 1 Pt 3,4 ) e come sua ricchezza non considera nient'altro all'infuori di Colui che dispensa le ricchezze.

Un uomo di questo genere è certo ricco, eppure entra nel regno dei cieli.

E torniamo ai discepoli in preda alla tristezza.

Disse loro il Signore: " Ciò che è difficile all'uomo è facile a Dio. ( Mt 19,26 )

Voi vi siete allarmati perché vi ho detto del cammello che deve passare per la cruna di un ago, ed effettivamente la cosa è difficile, anzi impossibile, all'uomo; ma a Dio è molto facile.

Se egli lo vuole, può cacciare nella cruna di un ago anche una bestia di gran mole qual è il cammello ". ( Mt 19,24 )

Anzi si è già degnato di farlo nella sua persona.

Essendo dunque passato per la cruna dell'ago il [ celeste ] Cammello venuto a salvare il ricco, è possibile anche al ricco entrare nel regno dei cieli.

Che significa tutto questo? Vediamo di chiarire la cosa.

Non fu senza un motivo che Giovanni Battista, araldo del Signore, indossasse una veste di peli di cammello ( Mt 3,4; Mc 1,6 ) ma, siccome precedeva il giudice che sarebbe venuto dopo di lui, da lui aveva mutuato una specie - diciamo così - di mantello.

Quando dunque sento parlare di cammello m'accorgo con facilità che si tratta d'un simbolo che raffigura il mio Signore.

Lo vedo infatti grande, ma il suo capo è chino; lo vedo grande, ma nessuno avrebbe potuto gravarlo di sofferenze se egli stesso non si fosse steso per terra.

E vedo anche la cruna dell'ago per la quale lui, così grande, volle passare.

L'ago mi fa pensare alla condivisione delle trafitture, la trafittura mi richiama alla mente la passione e la cruna le angustie che l'accompagnarono.

Dunque il [ divino ] Cammello è già passato per la cruna dell'ago; non disperino quindi i ricchi: lo seguiranno nel regno dei cieli.

11 - Ma quali ricchi? Ecco tutto d'un tratto saltar fuori uno straccione, non so chi, e mettersi a ridere quando io dicevo che il ricco non entra nel regno dei cieli.

" Io al contrario - sghignazzava - sì che ci entrerò: saranno questi cenci a procurarmelo.

Non ci entreranno invece quelli che ci maltrattano, che ci opprimono ".

È vero che questi tali non ci entreranno, ma anche tu guàrdati meglio attorno per vedere se ci entrerai o meno.

Che dirai se, essendo povero, sei smanioso di possedere?, se sei oppresso dalla miseria ma ardi di cupidigia?

Se fossi un povero di questo genere, non potresti ovviamente dire che non hai voluto essere ricco ma che non lo hai potuto.

Ora fu detto: Pace in terra agli uomini di buona volontà. ( Lc 2,14 )

In effetti Dio guarda non a quel che possiedi ma a quel che desideri, sicché tu devi pensare di che cosa sia pieno il tuo cuore, non al fatto che la tua cassaforte sia vuota.

Se quindi la tua vita è cattiva in questo senso, se così disordinati sono i tuoi desideri, sei ben lontano dai poveri di Dio: non sarai sicuramente fra quelli dei quali è detto: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli. ( Mt 5,3 )

Ecco invece che mi imbatto in un ricco, con il quale tu ti eri paragonato con sensi di alterigia, osando, a differenza di lui, riprometterti il regno dei cieli.

Io lo guardo e trovo che è povero in spirito, cioè umile, pio, docile alla volontà di Dio e, se gli succede di perdere qualcosa di ciò che possiede, dice senza esitazioni: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore. ( Gb 1,21 )

Ricco mansueto, dal cuore libero, che non oppone resistenza alla volontà di Dio e già gode realmente dei beni della terra dei viventi! ( Sal 142,6 )

Beati infatti i mansueti poiché possederanno la terra. ( Mt 5,4 )

Tu al contrario potresti essere un uomo cocciuto: non hai nulla in dispensa ma nella tua fantasia, dominata dalla cupidigia, sogni tesori del tutto inconsistenti.

Pertanto nel regno dei cieli entrerà quel ricco anziché tu; sì quel ricco vi entrerà, mentre in faccia a te il Regno verrà chiuso.

Lo si chiude infatti agli avari, lo si chiude ai superbi e ai cupidi.

" Ma era povera quella vedova che gettò due spiccioli nel tesoro del tempio! ". ( Mc 12,41-42; Lc 21,1-2; Lc 19,1-10 ) Certamente.

Quella era povera ma Zaccheo era ricco.

Orbene, entrò forse la vedova e rimase fuori Zaccheo? Tutt'altro!

In effetti il regno dei cieli è il regno di [ tutti ] i figli, ( Gv 8,36 ) e pertanto lo si dà indistintamente ai poveri e ai ricchi.

In quel Regno Zaccheo non sarà più ricco di quella vedova, sebbene abbia dato più di lei.

Egli infatti diede ai poveri la metà di quanto possedeva, ( Lc 19,8; Mc 12,42; Lc 21,2 ) l'altra diede solo due spiccioli.

Dissimili nei beni che possedevano, furono uguali nella carità.

12 - Ecco dunque che al ricco è dato entrare nel regno dei cieli.

Ascolta però la descrizione di questo ricco.

Voi che possedete beni terreni ascoltate qual è la via che gli si apre dinanzi, ascoltate come venga chiamato ad entrare.

Ascoltate, e prima che giunga il diluvio mettetevi all'opera o almeno cominciate; ascoltate ciò che l'Apostolo scrive a Timoteo: Ai ricchi di questo mondo prescrivi. ( 1 Tm 6,17 )

Qui Paolo immagina che qualcuno gli chieda quale sia stato al riguardo il comando del Signore, che aveva detto: " Vendete tutto quel che possedete e datelo ai poveri: ne avrete un tesoro nei cieli; e poi venite con me, cioè seguite il Signore ". ( Mt 19,21; Mc 10,21 )

Effettivamente questo aveva comandato il Signore: osservi il comando di Cristo chiunque voglia conseguire le promesse di Cristo!

Chi vuole queste pratichi quello! Traduca in opere ciò che ha ascoltato dalla bocca del Signore!

In realtà, quando a qualcuno parla l'Apostolo, per suo mezzo parla il Signore, come sottolinea l'Apostolo stesso: Volete forse saggiare come per mio mezzo è Cristo che vi parla? ( 2 Cor 13,3 )

Quale conclusione deriva da questo? Continua [ Paolo ]: Ai ricchi di questo mondo prescrivi di non avere sentimenti di superbia, ( 1 Tm 6,17 ) che è la radice di tutti i mali che temiamo allignare nelle ricchezze.

Descriviamoli in breve. Con molta facilità il ricco dice: " Servo sciagurato! ": espressione che sa di superbia, è vero, ma se non li apostrofasse così, forse non riuscirebbe a tenere in ordine i suoi domestici.

In realtà l'ordine, il più delle volte, si ottiene meglio con una parola severa che non con l'uso d'un nocchieruto bastone.

Il ricco, dunque, esce in tali parole: può darsi però che a dirle lo costringa la necessità di tenere in buon ordine la casa; può darsi che tali parole non gli sgorghino dall'animo, che non le dica col cuore, che non le dica là dove sono rivolti gli occhi e gli orecchi di Dio.

Non si ritenga peraltro superiore agli altri per il fatto che è ricco: si svesta dei suoi abiti lussuosi e consideri la fralezza del suo corpo.

Cosa voglio dire, fratelli? Cosa voglio dire? Consideri quel ricco a che cosa si ridurrebbe se gli si togliessero di dosso tutte le pomposità che lo coprono esternamente: egli è carne e sangue, ( Mt 16,17; 1 Cor 15,50 ) egli proviene come gli altri da quella massa che trae origine da Adamo ed Eva.

Su tutte queste cose il ricco non è in grado di riflettere, perché è difficile spogliarlo totalmente delle vesti pompose che lo coprono.

E l'ideale non è che venga spogliato da altri: a gettarle via dovrebbe essere lui stesso.

Circondato quindi da tali e tante vanità, è difficile fargli entrare in testa chi effettivamente egli è.

Comunque ripensi a quand'era nel grembo di sua madre e com'era nudo e sprovvisto di tutto, ( Gb 1,21; Qo 5,14 ) come il povero.

Alla nascita, un diverso ambiente l'ha accolto; il quale però, non essendo stato portato quaggiù dall'altro mondo, dovrà rimanere in questo mondo.

Un ricco che la pensi così interiormente, cioè nel suo spirito, è un povero: ( Mt 5,3 ) egli detesta la superbia e ama abbassarsi, e anche se con quelli che deve dirigere si mostra col volto accigliato, tuttavia nel suo intimo, dove penetra l'occhio di Dio, egli è una persona umile: sa infatti con quale coscienza deve battersi il petto.

Ma ora vogliate considerare se i ricchi posseggono anche le altre doti che l'Apostolo aggiunge, poiché egli non dice soltanto: Non avere sentimenti di superbia e null'altro.

A tali parole in realtà qualsiasi ricco ti avrebbe potuto rispondere: " Sa Dio che io non nutro sentimenti di superbia, e se a volte alzo la voce e dico parole aspre, Dio, che conosce la mia coscienza, sa che le dico perché necessarie ad ottenere il buon ordine in casa, non per innalzare me stesso al di sopra degli altri, quasi che per il fatto di essere ricco sia anche superiore a loro.

Poiché quello che io faccio Dio lo vede nel mio intimo ".

Or dunque passiamo a vedere ciò che Paolo aggiunge.

Dice: Non nutrire sentimenti di superbia né ripongano la loro speranza nelle ricchezze, che sono volubili. ( 1 Tm 6,17 )

Ma anche a questo riguardo [ il ricco ] potrebbe ribattere qualcosa, e solo Dio può scorgere se egli dica o no la verità, se cioè non si senta sicuro per i beni che possiede e non riponga in essi la sua speranza.

Per questo l'Apostolo continua: [ Speri ] invece nel Dio vivente, che a noi elargisce tutto ciò di cui godiamo. ( 1 Tm 6,17 )

13 - Dopo questo cos'altro dice? Siano ricchi di opere buone.

È ormai uscito al di fuori: elenca opere che cadono sotto gli occhi dell'uomo e non si possono nascondere.

Se si fanno, le si vede; altrimenti è segno che non si fanno: non c'è possibilità di mentire.

Siano ricchi di opere buone, facili ad elargire e a mettere in comune ( 1 Tm 6,18 ) [ dei loro beni ].

In questo si manifesta l'umiltà.

Tu possiedi: ebbene quel che possiedi sia comune e a te e a colui che ne è privo.

Mettere in comune. E da questo chi ne trarrà vantaggio?

Si procurino per il futuro un buon capitale, in modo da conseguire la vera vita. ( 1 Tm 6,19 )

Se i ricchi sono così virtuosi, stiano pur tranquilli: quando arriverà l'ultimo giorno, si troveranno nell'arca, saranno nell'edificio che si sono costruiti; non saranno fra coloro che periranno nel diluvio.

Non si spaventino per essere stati ricchi.

E così, se uno è giovane e non ce la fa a vivere nella continenza, gli si concede di prendere moglie ( 1 Cor 7,9 )

O che per questo motivo nell'ultimo giorno verrà a trovarsi fra coloro di cui è detto che [ periranno perché ] s'ammogliavano? ( Lc 17,27 )

Non sarà fra costoro, se [ il giorno del Signore ] lo troverà con i requisiti voluti dall'Apostolo: il quale in altro luogo così raduna nell'arca quanti vissero nel timore [ di Dio ].

Ecco le sue parole: Del resto, fratelli, il tempo si è fatto breve.

E cosa ne consegue? Per quel che rimane, gli sposati vivano come se non fossero sposati; e quelli che comprano come se non comprassero; e quelli che piangono come chi non piange; e quelli che godono come chi non gode; e chi si serve delle cose del mondo sia come colui che si astiene dell'usarne.

Passa infatti la figura di questo mondo, e io vorrei che voi foste senza inquietudine. ( 1 Cor 7,29-32 )

Fratelli, se voi volete essere nella sicurezza, non riponete la vostra felicità nelle cose materiali; e se l'ufficio che ricoprite o le necessità della misera condizione umana vi costringono a far uso dell'una o dell'altra di queste cose, non riponete in esse la vostra speranza, non attaccate ad esse il vostro cuore, ma, trattandosi di cose temporali, ritenetele come transitorie.

Esse infatti, tutte quante, scivolano via nel fiume delle cose create; e voi stessi siete testimoni delle avversità che si accalcano sull'uomo e le sue cose, e com'esse abbattono tutte le realtà superflue.

14 - Fratelli, c'è gente che ogni giorno brontola contro Dio: " Che tempi brutti!, che tempi difficili! ".

Sono le insulsaggini che si buttano là e di cui abbiamo già parlato.

" Tempacci, tempi duri, tempi insopportabili "; eppure si organizzano gare circensi!

I tempi sono cattivi, sono difficili. Ci si ravveda.

Chiami duri i tempi: quanto più duro sei tu, che dalla durezza dei tempi non trai motivo per ravvederti!

In effetti vediamo anche ai nostri giorni prosperare le insensatezze di numerosi spettacoli, vediamo la voglia matta per tante cose superflue.

La bramosia non si decide a finire nemmeno dopo che le è stata tagliata la testa!

Dimmi, ti prego: per quale finalità, per compiere quali azioni essi desiderano la prosperità?

Desiderano la sicurezza; ma la desiderano per fare che cosa? Si conceda pur loro un po' di sicurezza!

Vedremo subito i malanni che ne verranno fuori; vedremo la lussuria sorpassare gli argini peggio di adesso.

Bella sicurezza e pace quella di cui si avvantaggiano i teatri, le musiche, i trombettieri e i pantomimi!

Tu vuoi fare un cattivo uso di ciò che desideri: per questo non ti viene dato.

Ascolta quindi, ascolta la voce di un apostolo: egli ti parla molto più francamente di me.

Io infatti so che potrei offendere molta gente; e poi ritienimi pure come un uomo piuttosto timido, che non oso ferire la tua suscettibilità.

Ebbene, ascolta da un apostolo ciò che non vorresti [ ti fosse detto ].

Bramate e non ottenete, - sono parole di un apostolo! - uccidete, mossi da invidia, ma non riuscite a conquistare [ ciò che vorreste ]; litigate, fate guerre ma non ottenete [ quanto desiderate ]; chiedete ma non ricevete perché chiedete in maniera indebita, cioè per soddisfare i vostri desideri. ( Gc 4,2-3 )

Come si vede, egli non lusinga nessuno; anzi in molta gente, incancrenita [ nel male ], il suo coltello giunge fino alla carne viva.

Ebbene, fratelli, lasciamoci guarire! Correggiamoci, correggiamoci!

Tornerà Colui che quando venne [ la prima volta ] fu schernito e, siccome seguita a venire, anche oggi lo si schernisce.

Ma tornerà di nuovo, e allora non ci sarà più tempo per ridere.

Miei fratelli, emendiamo la nostra vita. Ecco, giungeranno i tempi migliori e giungeranno anche subito.

Cos'è che ti aspetti quaggiù? Cambia posto, cambia residenza: leva in alto il cuore!

Cosa infatti speri quaggiù? Il genere umano attraversò il periodo delle origini e quindi giunse a una specie di giovinezza.

Allora le cose del mondo erano floride, ma ora la parabola è in declino, e il mondo volge verso la vecchiaia: è ormai decrepito.

Cosa speri quaggiù? Cerca altri valori! Cerchi la pace?

È buona la cosa che cerchi, ma cercarla dove risiede.

È un'altra la regione dalla quale Egli discese; è un'altra la meta dove ti ordina di ascendere.

Non lusingarti di avere tempi differenti da quelli descritti dal Vangelo.

Non dico che saranno così o così: ogni giorno puoi procurarti tu stesso i codici della Parola del Signore; essi sono in vendita, e poi c'è il lettore che te li legge.

Meglio se tu stesso li comperi e quando hai tempo li leggi; anzi fa' in modo di trovarlo questo tempo!

È meglio spenderlo in queste letture che dietro le sciocchezze mondane.

Leggi quanto vi è stato preannunziato sino alla fine del mondo, credilo detto per te: non farti illusioni!

Non ci sono i mali per il fatto che è venuto Cristo, ma perché c'erano le tribolazioni e i mali, per questo è venuto Colui che ce ne consola.

15 - Badate bene, miei fratelli, a quello che sto per dirvi: presto o tardi dovevano arrivare questi tempi penosi e difficili, e noi cosa avremmo fatto se non avessimo avuto a fianco un consolatore così potente?

Il genere umano stava per cadere in grave malattia, ma ecco arrivare il medico.

Egli si prende cura di quell'unico grande malato.

Sì, quel medico si prende cura di tutti gli uomini da Adamo sino alla fine dei tempi, cioè di tutto il genere umano coperto di piaghe.

In realtà da quando nasciamo su questa terra, da quando fummo scacciati dal paradiso, siamo affetti da malattia: la quale con l'approssimarsi della fine diventerà più grave, e mentre per certuni probabilmente si cambierà in salute, altri ne avvicinerà alla morte.

Il genere umano dunque era malato ma quell'incomparabile medico se ne prese cura.

Trovò che giaceva disteso in quel vastissimo letto che è il mondo intero e, da medico espertissimo, controllò le varie fasi della malattia: le osservò e previde anche quelle che sarebbero venute in seguito.

Era stato infatti lui a mandarci la malattia, per esigenze della sua giustizia e perché fosse punito il nostro peccato.

Per un certo tempo dunque, quando cioè la nostra malattia non era ancora grave, il medico per visitarci cominciò col mandare i suoi servi, i profeti.

Essi parlarono e predicarono [ in suo nome ]; e così per loro mezzo alcuni furono da lui curati ed ottennero la guarigione.

Predissero inoltre che verso la fine della malattia ci sarebbe stata una fase molto acuta e nel malato stesso una forte agitazione, tale da rendere necessaria la presenza del medico in persona: egli doveva venire.

Effettivamente il nostro medico ragionò così: " Alla fine dei tempi il malato subirà attacchi più forti e violenti e per fargli prendere la medicina bisognerà che ci vada io stesso.

Io lo rimetterò in forze, lo tirerò su di morale, lo incoraggerò, gli farò delle promesse e, se lui crederà, gli ridonerò la salute ". ( Dt 32,39 )

Ed è accaduto proprio così. Egli venne, si fece uomo, partecipe della nostra mortalità, affinché noi diventassimo partecipi della sua immortalità.

Nonostante ciò, il malato seguita a smaniare e, vaneggiando per la febbre che lo tormenta, dice dentro di sé: " Da quando è giunto questo medico la mia febbre è aumentata, io sono più agitato. Che attacchi tremendi!

E lui cosa è venuto a fare? Credo che il suo ingresso in casa mia non mi abbia portato fortuna ".

Così affermano quanti ancora sono malati di vana nostalgia.

Ma perché continuiamo ad essere malati di cose così vane?

Perché si rifiutano di ricevere dal medico la bevanda del buon senso.

Eccoli là! Miseri come sono, si dibattono nei loro affanni, oppressi da svariate tribolazioni e paure terrene, e concludono: " Da quando è venuto Cristo ci tocca vivere in tempi calamitosi come i nostri; da quando sono comparsi i cristiani il mondo va a rotoli ".

Malato stupido! Non è per la venuta del medico che la tua malattia si è aggravata ma il medico è venuto perché la tua malattia stava aggravandosi.

Questo peggioramento egli lo previde, non lo causò; e, se venne, venne per infonderti coraggio e darti la vera guarigione.

16 - D'altra parte, cos'è che ti si toglie, cosa ti si sottrae se non ciò che è superfluo?

Tu smaniavi per cose nocive, per cose che certo non giovavano a guarirti dalla tua febbre.

O che per caso è troppo severo il medico quando toglie al malato frutti dannosi alla sua salute?

E in realtà cosa ti toglie Cristo se non quella insensata sicurezza che tu volevi trangugiare rovinando le tue viscere?

E anche ciò che provoca i tuoi lamenti e brontolii rientra nel suo modo di curare.

Ebbene, lasciati curare di buon grado, per non cadere nei tormenti contro voglia.

È una necessità quindi che i tempi siano difficili. E perché?

Perché il nostro cuore non si attacchi alla prosperità di questo mondo.

È assolutamente necessario - come rimedio - che questa vita sia tribolata, perché impariamo ad amare l'altra vita.

Ecco: nonostante che la nostra indolenza sia così grande, noi ci attacchiamo ancora alle cose terrene, ancora perdiamo la testa dietro agli spettacoli.

Cosa sarebbe se tutto sorridesse alla vostra vacuità e le vostre scempiaggini non fossero in alcun modo sottoposte a flagelli?

Ecco, vi si mescolano tante amarezze e, ciononostante, il mondo è ancora così attraente!

Suvvia, fratelli miei dilettissimi! Vi supplico per l'amore del Signore, per la sua croce, per il suo sangue, per la sua carità, umiltà e divina maestà, vi supplico e scongiuro a non ascoltare invano queste mie parole, a non credere che noi stiamo in questo luogo come se per davvero volessimo fare del teatro.

[ Quale sia il nostro intento ] lo conosce la misericordia di colui dinanzi al quale noi tremiamo di spavento.

Egli sa come a dirvi queste cose siamo indotti da un dovere di carità e sospinti dal timore di chi sa - come sappiamo noi - che di ogni cosa dovremo rendere conto al Signore. ( Mt 12,36; Eb 13,17 )

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1 Symbolum fidei