Padri/Agostino/DisNT/130.txt Dalle parole del Vangelo di Giovanni Gv 5,5-14: Dove si narra il miracolo dei cinque pani e due pesci 1 - Significato del miracolo Fu operato un miracolo grande, saziando con cinque pani e due pesci cinquemila uomini e potendo riempire dodici ceste di pezzi avanzati. ( Gv 6,5-14 ) Grande il miracolo, ma esso non ci meraviglia molto se consideriamo chi l'ha compiuto. Ha moltiplicato i cinque pani tra le mani di coloro che li dividevano colui che moltiplica i semi che germinano sulla terra, tanto che si gettano pochi granelli e si riempiono i granai. Ma, poiché lo ripete ogni anno, nessuno se ne stupisce. Non è la mancanza di risalto nell'evento a togliere la meraviglia, ma la continuità. D'altra parte, il Signore, quando operava di queste cose, si esprimeva, per chi stava ad intenderlo, non solo a parole, ma anche attraverso gli stessi miracoli. I cinque pani significano i cinque Libri della Legge di Mosè. La Legge antica è orzo rispetto al grano evangelico. In quei Libri si contengono grandi misteri del Cristo. Pertanto egli stesso affermò: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; infatti egli ha scritto di me. ( Gv 5,46 ) Ma come nell'orzo l'interno è nascosto sotto la pula, così il Cristo si cela sotto il velo dei misteri della Legge. Come i misteri della Legge sono presentati e messi in evidenza, così anche quei pani si espandevano quando venivano spezzati. Vi ho spezzato del pane ed è ciò che vi ho esposto. I cinquemila uomini significano il popolo posto sotto la Legge. Le dodici ceste sono i dodici Apostoli, i quali, a loro volta, sono stati riempiti dei passi della Legge. I due pesci sono o i due precetti dell'amore di Dio e del prossimo, o i due popoli: il popolo dei circoncisi Giudei e il popolo degli incirconcisi Gentili, o anche, le sacre persone del re e del sacerdote. Queste verità, nell'analisi dell'esposizione, vengono come sminuzzate; mentre si comprendono, si fanno alimento. 2 - Cristo, diventato pane, in forza dell'incarnazione. Cristo mercante. Com'è nostro Redentore Rivolgiamoci a lui che ha compiuto tali cose, egli è il pane disceso dal cielo; ( Gv 6,41 ) ma un pane che fa ristorare e non si può consumare; un pane che può nutrire e non si può esaurire. Anche la manna era figura appunto di questo pane. Al riguardo fu detto: Ha dato loro il pane del cielo, l'uomo ha mangiato il pane degli angeli. ( Sal 78,24-25 ) Chi, se non Cristo, è il pane del cielo? Ma perché l'uomo potesse mangiare il pane degli angeli, il Signore degli angeli si è fatto uomo. Perciò, se tale non si fosse fatto, non avremmo il suo corpo; non avendo il corpo proprio di lui, non mangeremmo il pane dell'altare. Fratelli miei, desideriamo la vita di Cristo, ne abbiamo infatti il pegno, la morte di Cristo. Come non ci darà i suoi beni egli che soffrì i nostri mali? In questa terra, in questo mondo posto nel maligno, che cosa si trova in abbondanza se non il nascere, il tribolare, il morire? Passate al crivello le vicende umane, smentitemi, se non sono sincero. Osservate se tutti gli uomini sono in questo mondo per fine diverso dal nascere, tribolare e morire. Tali sono i prodotti della nostra regione, essi quaggiù abbondano. Per avere di tali merci, quel Mercante vi discese. E poiché ogni mercante dà e riceve, dà quel che possiede e riceve quel che non possiede; quando acquista qualcosa dà il denaro e riceve quello che acquista. Anche Cristo, in questo commercio, ha dato e ha ricevuto. Ma che ha ricevuto? Ciò che quaggiù si trova in abbondanza: il nascere, il tribolare, il morire. E che cosa ha dato? Il rinascere, il risorgere, il regnare per l'eternità. O Mercante buono, acquistaci! Che sto a dire " acquistaci " quando dobbiamo rendere grazie perché ci hai già comprati? Tu versi per noi il nostro prezzo. Noi leggiamo il Vangelo, il nostro documento. Siamo i tuoi servi, siamo tua fattura; ci hai creati, ci hai riscattati. Ognuno può comprarsi uno schiavo, quanto a crearlo, non può; il Signore, invece, e ha creato e ha riscattato i suoi servi; li creò perché avessero l'esistenza, li riscattò perché non fossero schiavi per sempre. Finimmo, infatti, in mano al principe di questo mondo, che ingannò Adamo e lo asservì e dette inizio al suo dominio su di noi, diventati come schiavi nati. Venne, però, il Redentore e il seduttore fu vinto. E il nostro Redentore come trattò chi ci aveva resi schiavi? Per il nostro riscatto tese come trappola la sua croce; vi pose, quale esca, il suo sangue. A quello, invece, fu possibile far versare questo sangue, non meritò di berne. E per il fatto che fece versare il sangue di chi nulla gli doveva, fu obbligato a restituire i debitori; sparse il sangue dell'innocente, fu obbligato a rilasciare i colpevoli. In realtà, il Signore versò il proprio sangue allo scopo di cancellare i nostri peccati. Quindi ciò che convalidava il potere di quello su di noi fu distrutto dal sangue del Redentore. Non altrimenti che con i vincoli dei nostri peccati ci teneva infatti schiavi. Ecco, queste le catene della schiavitù. Egli venne, legò il forte con le catene della sua passione; entrò nella dimora di lui, vale a dire nei cuori degli uomini, dove quello abitava, e gli portò via i vasi. ( Mt 12,29 ) Quello li aveva colmati della sua amarezza. Anche al nostro Redentore, nel fiele, dette da bere tale amarezza. Quello ci aveva perciò colmati come vasi di sua proprietà, ma il Signore nostro, afferrando i vasi di lui e facendoli propri, li vuotò dell'amaro e li colmò di dolcezza. 3 - Cristo dev'essere amato. Da questo che ha compiuto si fa degno di fede ciò che ha promesso Amiamolo, allora, perché è amabile. Gustate e vedete quanto è buono il Signore. ( Sal 34,9 ) Dev'essere temuto, ma ancor più amato. È uomo e Dio: un solo Cristo è uomo e Dio; con un solo uomo l'anima e il corpo; ma non due persone, Dio e uomo. In Cristo sono certamente due le nature, quella di Dio e quella dell'uomo, ma unica la Persona, così che sussista la Trinità e non risulti una quaternità, in seguito all'Incarnazione. Come può avvenire che Dio non abbia compassione di noi, quando, per quelli che noi siamo, Dio si fece uomo? È tanto ciò che egli ha compiuto e quanto egli ha fatto è più mirabile di quello che ha promesso; e, da quanto ha compiuto, dobbiamo credere ciò che ha promesso. Infatti, difficilmente crederemmo ciò che egli ha fatto se non lo vedessimo pure. Dove lo vediamo? Nei popoli credenti, nella moltitudine che lo ha seguito. Si è infatti realizzato quello che fu promesso ad Abramo, e in forza di queste cose che vediamo, crediamo quello che non vediamo. Abramo fu un uomo solo e gli fu detto: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni. ( Gen 12,3 ) Se avesse tenuto conto di sé, quanto avrebbe creduto? Era un uomo solo ed era già vecchio, e aveva una moglie sterile e tanto avanzata in età da esserle impossibile concepire, anche se non fosse stata sterile. Non era affatto il caso di sperare alcunché. Ma era proteso verso il datore della promessa e credeva ciò che non vedeva. Generò Isacco, non lo vedemmo; ed Isacco generò Giacobbe ed anche questo non fu visto da noi; e Giacobbe generò dodici figli e anche questi non li vedemmo; e i suoi dodici figli generarono il popolo d'Israele: vediamo un popolo numeroso. Ho già parlato anche degli eventi che constatiamo. Dal popolo d'Israele nacque la vergine Maria, e generò Cristo; ed ecco, in Cristo sono benedette tutte le nazioni. Che di più vero? Che di più certo? Che di più chiaro? Desiderate con me la vita futura, voi, che siete venuti dal popolo dei Gentili. In questa vita Dio ha adempiuto la sua promessa riguardo alla discendenza di Abramo. Per conseguenza, come non darà le sue promesse riguardanti l'eternità a noi, che ha fatto essere discendenza di Abramo? È quanto dice infatti l'Apostolo: Ma se voi siete di Cristo - sono le parole dell'Apostolo - dunque, siete discendenza di Abramo. ( Gal 3,29 ) 4 - Quello che Cristo ci ha dato è più mirabile di quanto promette L'inizio del nostro essere è stato qualcosa di grande. Nessuno faccia poco conto di sé: già privi dell'essere, siamo ora qualcosa. Abbiamo detto al Signore: Ricorda che siamo polvere; ( Sal 103,14 ) egli fu a plasmare l'uomo della polvere, e alla polvere dette la vita, ed in Cristo Signore nostro, proprio questa polvere ha già elevato al regno del cielo. Prese infatti di qui la carne, di qui prese la terra e la terra sollevò fino al cielo colui che creò la terra e il cielo. Supponendo che ci venissero presentati due eventi nuovi, non ancora realizzati e ci si chiedesse: Che è più mirabile, che si faccia uomo chi è Dio, oppure che chi è uomo diventi uomo di Dio? Che cosa c'è di più mirabile, che c'è di più difficile? Che cosa ci ha promesso il Cristo? Ciò che non vediamo ancora: cioè che siamo gli uomini suoi, che regniamo con lui e non moriamo in eterno. Si crede quasi con difficoltà il fatto che uno, nato uomo, giunga a quella vita dove non si debba morire mai. Ecco quanto crediamo dopo aver scrollato il cuore; scrollato, dico, dalla polvere del mondo, e impedire che appunto la polvere ricopra gli occhi della fede. Ecco quanto ci si impone di credere, che quando saremo morti, anche con i corpi già estinti saremo in vita là dove non dobbiamo mai morire. È cosa mirabile, ma è ancora più mirabile ciò che ha realizzato Cristo. Che è infatti più incredibile, che l'uomo viva sempre o che Dio muoia una volta? Non è più credibile che gli uomini ricevano la vita da Dio? Da parte mia ritengo più incredibile che Dio riceva la morte dagli uomini, come appunto è avvenuto: crediamo anche quello che avverrà. Se quanto è più incredibile si è verificato, non ci darà ciò che è più accessibile alla fede? Dio, infatti, ha il potere di rendere angeli gli uomini, egli che fece gli uomini da origine terrena e che spaventa. Che saremo? Angeli. Ma che siamo stati? Fa vergogna ricordarlo. Sono costretto a pensarvi e mi vergogno a parlarne. Che siamo stati? Da che Dio plasmò gli uomini? Che siamo stati prima della nostra reale esistenza? Nulla eravamo. Quando si era nel grembo materno, che eravamo? Basta immaginarlo da parte vostra. Distogliete il pensiero dal nulla da cui siete stati creati e riflettete a ciò che siete. Voi siete dei viventi; ma hanno vita anche le erbe e gli alberi. Avete sensibilità, ma l'hanno pure le bestie. Siete uomini, siete da più delle bestie, siete superiori agli animali perché vi rendete conto di quanti beni siamo stati gratificati. Avete la vita, la sensiblità, l'intelletto, siete uomini. Ma che può essere paragonato a un tale beneficio? Siete Cristiani. Se infatti non l'avessimo ricevuto, che gioverebbe l'essere uomini? Dunque, siamo Cristiani, apparteniamo a Cristo. Infierisca pure il mondo, non ci abbatte, perché apparteniamo a Cristo. Lusinghi pure il mondo, non ci seduce; noi apparteniamo a Cristo. 5 - La sicurezza dei Cristiani: la protezione di Cristo Abbiamo trovato, fratelli, un grande patrono. Voi sapete che gli uomini si pongono dalla parte dei loro patroni. Ad uno che minaccia, risponde il protetto del maggiore: Salvo il capo di lui, mio signore, non mi fai nulla. Con quanta maggior forza e maggiore certezza noi diciamo: Salvo il nostro Capo, ci farai nulla. Infatti il nostro patrono è il nostro Capo. Tutti quelli che si pongono dalla parte di un uomo quale patrono, sono i protetti di lui: noi siamo le membra del nostro patrono. Ci porti egli in sé e nessuno potrà strapparci da lui. Dopo che avremo tollerato qualsiasi travaglio in questo mondo, tutto ciò che ha fine è nulla. Verranno i beni che non avranno fine: si giunge ad essi attraverso le sofferenze. Ma, una volta raggiunta la mèta, nessuno ci strappa di lì. Si chiudono le porte di Gerusalemme, si fissano anche le sbarre per dire a quella città: Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda, Sion, il tuo Dio perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in te ha benedetto i tuoi figli. Egli ha messo pace nei tuoi confini. ( Sal 147,12-14 ) Chiuse le porte, fissate le sbarre, non esce alcun amico, non entra alcun nemico. Ivi abbiamo la vera e ferma sicurezza, a condizione che sulla terra non avremo abbandonato la verità.