Discorsi sui Santi

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Nel natale dei santi martiri Scillitani

1 - Cristo non dev'essere rinnegato per il superfluo e neppure per il necessario. Necessarie due cose: la salute e l'amico
2 - Come la sapienza divenne prossima a noi. Ogni uomo prossimo ad ogni uomo
3 - Come tu in salute così il tuo amico
4 - In qual maniera i martiri hanno disprezzato il superfluo
5 - Ed anche quando è necessario
6 - Nessuno è necessario più di Cristo. Talora anche chi è nella fede rinnega Cristo se cede al rispetto umano
7 - Lettura della "passione" di uomini e donne scillitani. Il paradiso è vicino a chi confessa Cristo

1 - Cristo non dev'essere rinnegato per il superfluo e neppure per il necessario. Necessarie due cose: la salute e l'amico

I santi martiri, testimoni di Dio, piuttosto che vivendo morire, preferirono vivere morendo: per non rifiutare la vita che amavano, a causa del timore della morte, non tennero questa in alcun conto.

Pur di indurre a rinnegare Cristo, l'avversario assicurava la vita, ma non quale la promette Cristo.

Avendo dunque la certezza di ciò che il Salvatore prometteva, si beffavano di quanto minacciava il persecutore.

Fratelli, quando celebriamo le solennità dei martiri, possiamo conoscere gli esempi da seguire con l'imitazione.

Mediante questa numerosa adunanza non accresciamo certo la gloria dei martiri.

Il loro premio è conosciuto dalle schiere degli angeli.

Quanto a noi, durante la lettura, abbiamo potuto ascoltare ciò che essi soffrirono, ma quello che hanno ricevuto occhio non vide né orecchio udì. ( 1 Cor 2,9 )

Dei beni di questo mondo alcuni sono superflui, altri necessari.

Da questo momento prestatemi attenzione così che ci sia concesso parlare un poco e distinguere, se possibile, quali dei beni di questo mondo siano superflui e quali necessari, in modo che possiate rendervi conto che non si deve rinnegare Cristo a motivo delle cose superflue e neppure delle cose necessarie.

Chi riesce a enumerare le cose superflue di questo mondo?

A volerle rievocare, indugeremo a lungo.

Possiamo quindi citare quelle necessarie, ogni altra cosa esistente sarà compresa nel superfluo.

In questo mondo solo due cose sono necessarie: la salute e l'amico; queste le cose di grande importanza, quelle che non dobbiamo disprezzare.

La salute e l'amico sono beni propri della natura umana.

Dio ha creato l'uomo per l'esistenza e la vita: ecco la salute; ma, perché non fosse solo, ecco l'esigenza dell'amicizia.

L'amicizia, quindi, ha il suo principio nel coniuge e nei figli e si apre agli altri uomini.

Ma considerando che noi abbiamo avuto soltanto un padre ed una madre, chi sarà l'altro uomo?

Ogni uomo è prossimo ad ogni uomo.

Rivolgiti alla natura. È uno sconosciuto? è un uomo.

È un avversario? è un uomo. È un nemico? è un uomo.

È un amico? resti amico. È un avversario? diventi amico.

2 - Come la sapienza divenne prossima a noi. Ogni uomo prossimo ad ogni uomo

A questi due beni necessari in questo mondo, la salute e l'amico, viene ad accompagnarsi la straniera Sapienza.

Trova che tutti sono stolti, immersi nell'errore, attaccatissimi alle cose superflue, amanti dei beni temporali, ignari dei beni eterni.

Questa Sapienza non entrò in amicizia con gli stolti.

Perciò, non essendo amica degli stolti, anzi ben lontana da loro, prese su di sé il nostro prossimo e si fece prossima a noi.

Questo è il mistero di Cristo.

Che più dell'insipienza è a distanza dalla Sapienza?

Che più dell'uomo tanto prossimo all'uomo?

Che cosa - io ripeto - più dell'insipienza è all'estremo opposto della Sapienza?

La Sapienza, dunque, prese su di sé l'uomo e si fece prossima all'uomo secondo ciò per cui l'uomo le era prossimo.

Ed ecco, poiché la Sapienza stessa disse all'uomo: Il timore di Dio, questo è sapienza ( Gb 28,8 ) - spetta in verità alla sapienza dell'uomo il culto di Dio, ed è questo il timore di Dio - ci vennero dati due precetti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.

L'altro: Amerai il prossimo tuo come te stesso. ( Lc 10,27 )

E chi l'udì, chiese: E chi è il mio prossimo? ( Lc 10,29 )

Pensava che il Signore avrebbe detto: tuo padre e tua madre, tua moglie, i tuoi figli, i tuoi fratelli, le tue sorelle.

Egli, che voleva far valere ogni uomo quale prossimo per ogni uomo, non così rispose, ma prese a raccontare.

Disse: Un uomo. ( Lc 10,30 )

Chi? Un tale, uomo tuttavia. Un uomo.

Di che uomo si tratta, allora? Di un tale, però uomo.

Discendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti. ( Lc 10,30 )

Sono chiamati briganti anche coloro che ci perseguitano.

Ferito, spogliato, abbandonato mezzo morto sulla via, non destò l'attenzione di passanti, un sacerdote, un levita; la sua vista colpì, invece, un Samaritano di passaggio.

Si accostò a lui sollevandolo sulla cavalcatura con premurosa cautela, lo condusse in una locanda; comandò di averne cura, pagò le spese.

A colui che aveva posto la domanda viene chiesto chi fosse stato prossimo a costui mezzo morto.

A suo riguardo due uomini si erano mostrati indifferenti, anzi, proprio essi, i prossimi, l'avevano trascurato, lo straniero si era fatto vicino.

Infatti l'interlocutore oriundo di Gerusalemme considerava quali prossimi i sacerdoti e i leviti, stranieri i Samaritani.

I prossimi passarono oltre e lo straniero si fece prossimo.

Chi era stato allora prossimo a costui?

Rispondi tu che hai posto la domanda col dire: Chi è il mio prossimo? ( Lc 10,29 )

Rispondi ormai secondo verità.

A interrogare era stata la superbia, sia la natura a rispondere.

Che dice dunque? Ritengo sia stato colui che ne ha avuto compassione.

E il Signore a lui: Va' e anche tu fa' lo stesso. ( Lc 10,37 )

3 - Come tu in salute così il tuo amico

Riprendiamo l'argomento.

Abbiamo ora presenti tre cose: la salute, l'amico, la sapienza.

Ma la salute, come pure l'amico, sono di questo mondo; d'altro luogo è la sapienza.

Riguarda la salute avere di che mangiare e di che coprirci e, in caso di infermità, la medicina.

Ma l'Apostolo, parlando da sano a sani, afferma: La pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione.

Dice: Nulla abbiamo portato in questo mondo e nulla possiamo portarne via.

Quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. ( 1 Tm 6,6-8 )

Queste cose sono necessarie alla salute: ma quali cose per il superfluo?

Al contrario - dice - coloro che vogliono diventare ricchi - certamente per procurarsi il superfluo - cadono nella tentazione, nel laccio e in bramosie insensate e funeste che fanno affogare gli uomini in rovina e in perdizione. ( 1 Tm 6,9 )

Di che avere per la salute? Quando per la salute abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo.

E che cosa per l'amico? Ti si poteva dire altro di più che amerai il prossimo tuo come te stesso?

Quindi, abbi tu salute e l'abbia pure il tuo amico.

Perché l'amico abbia di che coprirsi: Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha.

Perché l'amico abbia di che nutrirsi: E chi ha da mangiare faccia altrettanto. ( Lc 3,11 )

Tu che vieni nutrito, nutri, tu che sei vestito, vesti.

Tali cose riguardano questo mondo; d'altro luogo invece quel che è della sapienza: impari a conoscerla e ne partecipi la conoscenza.

4 - In qual maniera i martiri hanno disprezzato il superfluo

Ponetevi ora davanti agli occhi il combattimento dei martiri.

Sopraggiunge l'avversario, spinge a rinnegare Cristo.

Facciamolo comparire mentre va ancora facendo promesse e non è giunto a mostrarsi crudele.

Promette ricchezze e onori.

Si tratta di cose superflue: quanti sono messi alla prova con tali doni perché rinneghino Cristo ancora non si sono trovati vicini alla lotta, non hanno fatto ancora esperienza del combattimento, non hanno ancora provocato ad una vera e propria battaglia l'antichissimo nemico.

Ma l'uomo di fede non ne ha fatto alcun conto, e dice a chi gli faceva di tali promesse: Negherò io Cristo per le ricchezze?

Rifiuterò io le ricchezze per delle ricchezze?

Rifiuterò io un tesoro per dell'oro?

Si tratta in realtà di colui che, da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà. ( 2 Cor 8,9 )

In realtà è colui del quale dice parimenti l'Apostolo: Nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza. ( Col 2,3 )

Fa' attenzione a ciò che prometti, perché non puoi vedere quello che vai tentando di strappare.

Io vedo per mezzo della fede ciò che mi vuoi portar via; tu vedi con gli occhi del corpo quel che vuoi dare: le cose che coglie l'occhio del cuore sono migliori di quelle che vede l'occhio del corpo.

Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne. ( 2 Cor 4,18 )

Disprezzo dunque i tuoi doni, dice l'anima fedele, perché sono di breve durata, sono superflui, sono inconsistenti, sono incostanti, sono pieni di pericoli, sono pieni di tentazioni.

Nessuno li ha quando vuole e, anche quando non vuole, li perde.

Chi promette è stato respinto, si fa avanti diventato un altro, cioè persecutore.

Nel ruolo di chi si mostrava allettante non è stato preso in considerazione, comincia a infierire: è stato schivato il serpente, si è cambiato in leone.

Dice: Non accetti da me più abbondanti ricchezze?

Se non avrai rinnegato Cristo, ti porterò via quelle che hai.

Fin qui te la prendi con quanto ho di superfluo.

Hai fatto dell'inganno un rasoio affilato. ( Sal 52,4 )

Radi i capelli, non asporti la cute: toglimi pure queste cose.

Anzi, poiché vedevi che di lì prelevavo per i poveri, ero ospitale, non facevo che mettere in pratica l'esortazione dell'apostolo Paolo: Raccomanda - dice - ai ricchi di questo mondo, raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma nel Dio vivente che in tutto ci dà l'abbondanza perché ne possiamo godere, di fare del bene, di farsi ricchi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi, mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera. ( 1 Tm 6,17-19 )

Se c'è chi mi porta via questi beni, non sarò più in grado di compiere tali opere: sarò in minor conto presso Dio per il fatto che voglio e non posso?

O sono sordo fino al punto di non udire la voce degli angeli: Pace in terra agli uomini di buona volontà? ( Lc 2,14 )

Togli, dunque, quanto ho di superfluo.

Nulla abbiamo portato in questo mondo, e nulla possiamo portarne via.

Quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. ( 1 Tm 6,7-8 )

5 - Ed anche quando è necessario

Ma il persecutore assicura: Porto via il cibo, porto via la veste.

Fu l'addentrarsi nella lotta, il nemico si accaniva con più impeto: si andò oltre il superfluo, si giunse a ciò che è necessario.

Da me non stare lontano, poiché l'angoscia è vicina. ( Sal 22,12 )

Niente è così vicino alla sua anima quanto il suo corpo; nel corpo soffri la fame e la sete e il bruciore: ivi voglio vederti, martire autentico, testimone di Dio.

Guarda, egli dice, guarda.

Chi ci potrà separare dall'amore di Cristo? ( Rm 8,35 )

Che cos'è che minacci? Porto via il cibo, porto via la veste.

La tribolazione? l'angoscia? la fame? la nudità? ( Rm 8,35 )

Gli si incuta timore per un altro verso.

Allontano l'amico, ti uccido sotto gli occhi i tuoi più cari, truciderò la moglie e i figli.

Uccidi, uccidi? Non negano, e non uccidi.

Che vuol dire? perché non mi atterrisci quanto alla mia persona, vuoi farmi temere per i miei?

Purché non rinneghino, tu non uccidi i miei; che se dovessero rinnegare, tu uccidi degli estranei.

Insista ancora il persecutore, e infierisca e dica: Se non t'importa dei tuoi, proprio te strapperò a questa luce.

A questa luce: alla luce eterna forse?

A quale luce mi strappi? a quella che ho in comune con te.

Non è grande quella che vedi anche tu.

Io per non perdere questa luce non rinnegherò la luce.

Era la luce vera. ( Gv 1,9 )

So a chi mi rivolgo: Poiché in te è la sorgente della vita, nella tua luce vedremo la luce. ( Sal 36,10 )

Priva pure della vita, priva della luce: avrò la vita, avrò la luce.

Avrò la vita dove non posso avere in te chi me ne priva; avrò quella luce che, non direi tu, ma neppure tenebra alcuna possa sottrarmi.

Vinse il martire.

O che c'è dell'altro da cui doverci attendere la visione di una lotta più ardua? No.

Minacci la morte, infierisca sulla sanità del corpo, scavi con gli uncini, travagli con le torture, bruci con le fiamme, esponga alle fiere: anche qui è vinto.

Com'è che è vinto? Perché in tutte queste cose siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. ( Rm 8,37 )

6 - Nessuno è necessario più di Cristo. Talora anche chi è nella fede rinnega Cristo se cede al rispetto umano

Perciò, fratelli miei, non si neghi Cristo per le cose superflue, non si neghi per le cose necessarie: nessuno è più necessario di lui.

Definivo cose necessarie la salute e l'amico.

Tu pecchi per la salute e neghi Cristo: amando la salute, non avrai la salute.

Tu pecchi per il tuo amico e, per non offenderlo, neghi Cristo.

Misero me! Talora si rinnega cedendo al rispetto umano.

Non c'è persecutore a infierire, né brigante che depredi, non che minacci un carnefice; solo per non contrariare il tuo amico, neghi il tuo Signore.

Io vedo quel che ti ha portato via l'amico: fa' vedere tu quel che darà.

Che darà? Proprio quegli attestati di amicizia per i quali pecchi, dai quali sei raggirato, per mezzo dei quali sei ridotto a nemico di Dio.

Costui non ti sarebbe amico se tu fossi amico di te stesso; ma, per il fatto che sei nemico di te stesso ritieni amico chi ti è nemico.

Ma da che viene che tu ti sei nemico?

Dal fatto che ami l'ingiustizia: Ma chi ama l'ingiustizia odia la propria anima. ( Sal 11,6 )

Ma non si nega il Cristo per compiacere l'amico empio e perverso; non si nega, però il Cristo è disprezzato dall'empio, è ingiuriato dall'empio, e persino da chi ha fede non è difeso, è trascurato, è taciuto, non è annunziato.

La lingua del bestemmiatore ingiuria senza ritegno, manca la voce di chi lodi.

Quanti mali si commettono per le cose necessarie, per avere di che mangiare, di che coprirsi, per la salute, per l'amico; e tutte queste cose che si cercano con avidità, hanno presto fine.

Se però avrai disprezzato le cose presenti, Dio ti darà quelle eterne.

Non far conto della salute, avrai l'immortalità, non far conto della morte, avrai la vita; non andar dietro all'onore, avrai la corona; trascura l'uomo amico, avrai Dio quale amico.

Però, là dove avrai Dio per amico, non sarai privo del prossimo amico: vi saranno con te, quali amici, coloro dei quali poco fa veniva data lettura delle opere e delle testimonianze.

7 - Lettura della "passione" di uomini e donne scillitani. Il paradiso è vicino a chi confessa Cristo

Abbiamo ascoltato di uomini che si comportarono da forti, dalla testimonianza virile, abbiamo udito anche di donne che rimanevano fedeli a Cristo quasi non fossero tali, incuranti della debolezza del loro sesso.

Con esse vi sarà quell'amicizia che sarà immune dalla concupiscenza carnale, anzi, la sola Sapienza sarà la fonte del godimento con gli amici.

Ecco che cosa perdiamo se quaggiù avremo amato di quelle cose e avremo rinnegato Cristo.

Ivi non saremo nel timore che il prossimo possa morire; mai alcun lutto là dove la vita sarà eterna; neppure c'è necessità del quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. ( 1 Tm 6,8 )

La nostra veste sarà l'immortalità, il cibo proprio sarà la carità, la vita sarà eterna; non vi praticheremo le opere buone, quelle che da queste cose prendono nome, ma se quaggiù non le avremo compiute, non raggiungeremo quelle.

Non ti si dirà: Dividi il tuo pane con l'affamato, ( Is 58,7 ) là dove non ci sarà fame; non ti si dirà: Sii ospitale, dove non troverai alcun viandante; non ti si dirà: Libera l'oppresso, dove nessuno sarà ostile; non ti si dirà: Pacifica il litigioso, dove eterna sarà la pace.

Considerate, fratelli miei, come quaggiù si possa aver pazienza in forza del desiderio del possesso: ivi l'avremo, là dove non possiamo perire.

Desideri la salute? Non farne conto e l'avrai.

Tu neghi Cristo per timore di offendere le amicizie umane: sii testimone di Cristo e ti sarà amica la città degli Angeli, la città dei Patriarchi, la città dei Profeti, la città degli Apostoli, la città di tutti i Martiri, la città di tutti i buoni fedeli.

Cristo stesso l'ha fondata per sempre. ( Sal 48,9 )

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