Discorsi sui Santi

Indice

Nella festa del martire Stefano

1.1 - La "Passione" di Santo Stefano descritta in un libro canonico, gli Atti degli Apostoli, lettura riservata al Tempo Pasquale
1.2 - La "Passione" di Santo Stefano simile alla passione di Cristo. Falsi testimoni per entrambi. La grande forza della verità
2.3 - Perché Santo Stefano non tace davanti al Sinedrio. Predicare dai tetti
3.4 - Il popolo dei Giudei liberato da Cristo in alcuni di loro
3.5 - Santo Stefano verso i Giudei: duro nelle parole, indulgente nel cuore
4.6 - Santo Stefano, pregando per sé, esige il dovuto. L'uomo, cattivo per sé, è buono per dono di Dio
4.7 - Saulo: il più fiero persecutore di Santo Stefano. Stefano prega in ginocchio per i nemici
5.8 - Cristo, sulla croce, insegna la misura della bontà. Santo Stefano suo discepolo ed imitatore
6.9 - Mitezza verso i nemici. L'ira è uno scorpione
7.10 - L'ira, nostra dannosa nemica, può essere repressa

1.1 - La "Passione" di Santo Stefano descritta in un libro canonico, gli Atti degli Apostoli, lettura riservata al Tempo Pasquale

Mentre se ne dava lettura, avete ascoltato come il beatissimo Stefano sia stato ordinato Diacono, settimo con altri sei, e come avesse raggiunto la corona del cielo.

Alla Carità vostra è stato così presentato questo primo merito del primo Martire.

Se con difficoltà possiamo rinvenire quelli che sono stati gli atti eroici di altri martiri, per darne lettura nelle rispettive solennità, quanto alla "passione" di Stefano, essa è descritta in un libro canonico: Atti degli Apostoli, libro compreso nel Canone delle Scritture.

Si dà inizio alla lettura di questo libro la Domenica di Pasqua, secondo la consuetudine della Chiesa.

Dunque, da questo libro, che ha per titolo Atti degli Apostoli, avete ascoltato come siano stati scelti e ordinati dagli Apostoli sette Diaconi, tra i quali era santo Stefano.

Primi gli Apostoli, dopo di loro, i Diaconi.

Ma il primo Martire tra i Diaconi ha preceduto il primo martire tra gli Apostoli; dagli "agnelli" la prima vittima, invece che dagli "arieti".

1.2 - La "Passione" di Santo Stefano simile alla passione di Cristo. Falsi testimoni per entrambi. La grande forza della verità

Quanta, d'altra parte, la somiglianza della "passione" di Stefano con quella del suo Signore e suo Salvatore.

Falsi testimoni contro costui così come contro di lui: proprio sullo stesso argomento.

Sapete infatti e ricordate che dissero i falsi testimoni contro Cristo Signore: Noi lo abbiamo udito dire: distruggo questo tempio e in tre giorni ne edifico un altro nuovo. ( Mc 14,58 )

Non aveva detto esattamente così il Signore: ma la falsità volle essere vicina alla verità.

Com'è che sono testimoni falsi?

Ascoltarono dire: Distruggete questo tempio, e dopo tre giorni lo susciterò di nuovo. ( Gv 2,19 )

E l'evangelista dice: Ma egli parlava del tempio del suo Corpo. ( Gv 2,21 )

Testimoni falsi: in luogo di quel che fu detto: Distruggete, dissero: Distruggo.

Poco cambiarono nelle sillabe, ma i testimoni falsi furono tanto più cattivi per quanto vollero avvicinarsi alla verità con la calunnia.

Ed a costui che cosa venne opposto?

Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà la tradizione della Legge. ( At 6,14 )

Davano una falsa testimonianza e una profezia verace.

Allo stesso modo quell'empio Caifa, loro maestro, principe dei sacerdoti, consigliando i Giudei a dare la morte a Cristo, questo disse: È meglio che muoia un solo uomo e non perisca la nazione intera. ( Gv 11,50 )

E l'Evangelista commentò: Non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote in quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione. ( Gv 11,51 )

Che vuol dire questo, fratelli? Grande è la forza della verità.

Gli uomini hanno in odio la verità, ma inconsciamente profetizzano la verità.

Non sono essi ad operare, ma si opera per loro mezzo.

Dunque, questi testimoni falsi si fecero avanti simili a quei testimoni falsi per i quali il Cristo fu ucciso.

2.3 - Perché Santo Stefano non tace davanti al Sinedrio. Predicare dai tetti

Quelli lo condussero davanti al Sinedrio per dare maggiore importanza al giudizio.

Ma l'amico di Cristo, esposta la propria causa, annunziò la verità del suo Signore.

Era vicino a morire: perché quella lingua pia doveva tacere davanti agli empi?

Perché non doveva morire per la verità?

Quanto alla somiglianza della passione, è dissimile dal suo Signore solo perché in Cristo comporta un mistero.

Infatti egli è Dio per l'eccellenza della maestà.

Il Signore, quando fu condotto alla passione, interrogato, preferì tacere; costui non tacque.

Perché il Signore preferì tacere?

Perché di lui era stato predetto: Come pecora fu condotto per essere immolato, e come agnello muto davanti al suo tosatore, così non aprì la sua bocca. ( Is 53,7 )

Ma costui perché non volle tacere?

Perché proprio dal Signore era stato detto: Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e quello che ascoltate all'orecchio, ditelo sui tetti. ( Mt 10,27 )

Come predicò sui tetti santo Stefano? Calpestando la casa di fango, la carne.

Infatti, chi non teme la morte, calpesta la carne.

Egli cominciò con l'esporre dall'inizio la Legge di Dio, da Abramo fino a Mosè, fino alla promulgazione della Legge, fino all'ingresso nella Terra Promessa, per dimostrare la non veracità della testimonianza di cui si servivano per calunniarlo.

Quindi, in Mosè presentò loro un'espressiva figura di Cristo.

Quel Mosè da essi respinto, divenne il loro liberatore; respinto, si fece liberatore.

Non rese male per male; anzi, ricambiò con il bene il male.

Così pure Cristo Signore: ripudiato dai Giudei, in seguito egli è colui che li renderà liberi.

3.4 - Il popolo dei Giudei liberato da Cristo in alcuni di loro

Ma chi ora muore, è morto.

I Giudei che vedi avranno l'ora della loro liberazione per mezzo di lui che respinsero, ma non lo sanno.

Quelli che al presente bestemmiano, si perdono: saranno altri allora, non costoro.

Nell'esporre queste cose, non ad altri, ma ad essi stessi promettiamo la salvezza.

Il popolo sarà liberato, non costoro.

Comprendete e date credito alla similitudine.

Forse che ora Dio non libera i pagani?

Tutti i pagani credono in Cristo e da figli del diavolo, diventano figli di Dio.

Tuttavia, quei nostri antenati, dai quali siamo nati noi, che ebbero il culto degli idoli, si perdettero con gli idoli.

3.5 - Santo Stefano verso i Giudei: duro nelle parole, indulgente nel cuore

Avete ascoltato e avete seguito visioni impresse nella mente.

La parola giungeva all'udito, la visione era per la mente.

Avete contemplato l'intrepida lotta di santo Stefano, che nel corso di essa veniva lapidato.

Chi è? Colui che poco avanti spiegava la Legge.

Quale Legge insegnava? Quella che essi ricevettero in tavole di pietra.

Diventati a ragione di pietra, lapidarono l'amico di Cristo.

Gente testarda ( dopo aver spiegato, cominciò a rimproverare ) e pagana nel cuore e nelle orecchie.

Quale dei profeti non uccisero i vostri padri? ( At 7,51-52 )

Sembra inesorabile: duro nelle parole, indulgente nel cuore.

Rimproverava con forza e amava.

Era spietato e li voleva salvi.

Chi non lo avrebbe creduto adirato, chi non lo avrebbe creduto acceso dalle fiamme dell'odio quando diceva: Gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie?

Frattanto il Signore guardò dal cielo e Stefano lo vide.

Il cielo si aprì; vide Gesù in atto di incoraggiare il suo campione.

Non tacque Stefano su ciò che vide: Ecco io contemplo - disse - i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio. ( At 7,56 )

Quelli, udito questo, quasi fosse stata una bestemmia quello che costui aveva detto, si turarono le orecchie, diedero di piglio alle pietre.

Nel Salmo era stato detto: Come vipera sorda che si tura le orecchie. ( Sal 58,5 )

Fecero chiaramente conoscere che questo era stato predetto di loro.

Cominciarono a lapidarlo.

Osservatelo ora il crudele, ricordatene le dure parole: Gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie. ( At 7,51 )

Pareva un nemico. Come se, potendolo, avesse desiderato di uccidere tutti.

Tanto può dire chi non vede nel cuore.

Il suo cuore era occulto; però, mentre veniva lapidato, furono udite le sue ultime parole e diventò palese quanto di recondito era in lui.

Disse: Signore Gesù, ricevi il mio spirito. ( At 7,58 )

Per te ho parlato, per te muoio. Signore Gesù, ricevi il mio spirito.

Poiché lo hai aiutato, è vittorioso chi tu sostieni.

Ricevi il mio spirito dalle mani di costoro che hanno odiato il tuo. Santo Stefano disse questo stando in piedi.

4.5 - Si pose quindi in ginocchio e disse: Signore, non imputar loro questo peccato. ( At 7,59 )

Dov'è quel: Gente testarda? È tutta qui la tua protesta?

È tutta qui la tua minaccia? All'esterno contestavi, nell'intimo pregavi.

4.6 - Santo Stefano, pregando per sé, esige il dovuto. L'uomo, cattivo per sé, è buono per dono di Dio

Signore Gesù, ricevi il mio spirito: ( At 7,58 ) così, stando in piedi.

Esigeva infatti il dovuto, dicendo: Signore Gesù, ricevi il mio spirito.

Esigeva il dovuto, poiché era stato promesso ai martiri; quella ricompensa di cui parla l'Apostolo: Io infatti sto per essere immolato, è imminente l'ora della mia liberazione.

Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.

Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno. ( 2 Tm 4,6-8 )

Renderà, renderà ciò che deve.

A chi in precedenza si dovevano severi castighi, in un secondo tempo fu dato di avere in Dio il datore di premi.

Perché all'apostolo Paolo si dovevano severi castighi?

Perché nemico della Chiesa, perché persecutore.

Ascolta lui stesso: Non sono degno di esser chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. ( 1 Cor 15,9 )

Non sono degno, dice colui che era degno.

Perché non sei degno?

Quanto ai miei meriti, ero degno di questo: di esser punito, di finire nell'inferno, di soffrire tormenti; di essere apostolo non ero degno.

Com'è allora che ti è dato di essere quello di cui non eri degno?

Proseguì: Ma per grazia di Dio sono quello che sono. ( 1 Cor 15,10 )

Per mio male sono stato quello che sono stato: per dono di Dio sono quello che sono.

Perciò, dovendo poi esigere il dovuto, ricevette prima ciò che non gli era dovuto.

Che gli era dovuto, poi? Mi resta la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno. ( 2 Tm 4,8 )

Mi renderà, mi è dovuta, sebbene prima non dovuta.

Perché? Non sono degno di esser chiamato apostolo: ma per grazia di Dio sono quello che sono.

Così anche Stefano: Signore Gesù, eretto e fiduciosamente proteso perché era stato un bravo soldato, aveva combattuto bene, non aveva ceduto di fronte al nemico, aveva represso il timore, aveva conculcato la carne, vinto il mondo e il diavolo: pertanto, stava in piedi a dire: Signore Gesù, ricevi il mio spirito. ( At 7,58 )

4.7 - Saulo: il più fiero persecutore di Santo Stefano. Stefano prega in ginocchio per i nemici

Quando Stefano esigeva il dovuto, Paolo apostolo si rendeva ancor più debitore.

Quello chiedeva il bene che gli era dovuto, questi si addebitava altro male.

Ad ogni modo, che ne pensate, fratelli?

Quando veniva lapidato Stefano - l'avete ascoltato, ma forse non vi avete fatto caso - i falsi testimoni, in procinto di lapidarlo, posero le loro vesti ai piedi di un adolescente di nome Saulo.

5.7 - Saulo costui e, in seguito, Paolo: persecutore Saulo, evangelizzatore Paolo.

Il nome "Saulo" deriva da "Saul".

Saul era il persecutore del re Davide.

Quale era stato Saul per Davide, tale Saulo per Stefano.

Quindi, tuttavia, essendo stato chiamato dal cielo, e ad un tempo chiamato, atterrato, convertito, cominciò allora, da apostolo, a predicare la parola di Dio; si cambiò il nome e si disse Paolo.

E perché scelse questo nome? Perché Paolo sta per "poco", Paolo sta per "piccolo".

Noi siamo soliti dire così: Ti vedrò dopo un po', cioè, fra poco.

Perché, dunque, Paolo? Io sono il più piccolo degli Apostoli. ( 1 Cor 15,9 )

Visione magnifica, divina!

Colui che alla morte di Stefano era persecutore, divenne, poi, l'evangelizzatore del Regno dei cieli.

Volete sapere quanto era stato crudele in quella morte?

Custodiva le vesti dei lapidatori, per lapidare con le mani di tutti.

Dunque, santo Stefano, stando in piedi, dopo aver sollecitato quel che gli era dovuto, dicendo: Signore Gesù, ricevi il mio spirito, ( At 7,58 ) aveva lo sguardo intento ai suoi nemici, i quali, lapidandolo, si addebitavano ancora un crimine.

Essi andavano ingrossando quel cumulo di cui parla l'apostolo Paolo: Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente, accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio. ( Rm 2,5 )

Stefano li guardò ed ebbe compassione di loro e, per loro, si pose in ginocchio.

Per se stesso stava in piedi, per loro piegava le ginocchia.

Distinse il giusto dai peccatori: per il giusto chiedeva stando in piedi, in quanto domandava la mercede; per i peccatori piegò le ginocchia, sapendo quanto fosse difficile poter essere esauditi a favore di uomini tanto perversi.

Sebbene giusto, sebbene si trovasse già con la corona sul capo, non volle presumere, ma piegò le ginocchia, per nulla interessato a quello che sarebbe stato degno di ricevere nella preghiera, ma a ciò che i nemici stessi avrebbero meritato e dai quali voleva stornare orrendi supplizi.

Signore - disse - non imputare loro questo peccato. ( At 7,59 )

5.8 - Cristo, sulla croce, insegna la misura della bontà. Santo Stefano suo discepolo ed imitatore

Il comportamento di Stefano umile ripeté quello di Cristo, l'Altissimo: così Stefano riverso a terra, come Cristo sospeso alla croce.

Ricordate infatti che anch'egli disse: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno. ( Lc 23,34 )

Era sulla cattedra della croce e insegnava a Stefano la misura della bontà.

Maestro buono, hai dato un'indicazione chiara, hai istruito efficacemente!

Ecco che il tuo discepolo prega per i suoi nemici, prega per i suoi lapidatori.

L'umile dette prova di come si debba imitare te, l'Altissimo, come la creatura debba imitare il Creatore, la vittima il Mediatore, l'uomo il Dio e uomo: Dio, ma tuttavia uomo, sulla croce; Dio Cristo, ma sulla croce uomo, quando diceva con voce ben distinta: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno.

6.8 - Uno si può domandare: Egli pregò per i suoi nemici in quanto il Cristo, in quanto Dio, in quanto l'Unico; chi sono io per farlo?

Se troppo intercorre fra il tuo Signore e te, non sai che Stefano è servo come te?

Dio ha dato l'insegnamento per mezzo di Stefano vicino a morire.

Fratelli miei, se notate che nel Vangelo sono poste in evidenza queste cose, nessuno dica in cuor suo: E chi lo fa?

Ecco, lo ha fatto Stefano; da se stesso? con le sue forze?

Ma se lo ha fatto per dono di Dio, è forse entrato chiudendoti la porta in faccia?

O che ha varcato il ponte e poi ha tagliato? È troppo per te? Chiedi anche tu.

La sorgente fluisce, non si è inaridita.

6.9 - Mitezza verso i nemici. L'ira è uno scorpione

E con tutta sincerità, fratelli miei, dico alla Carità vostra: esercitatevi quanto potete a dimostrare mitezza anche verso i vostri nemici.

Frenate l'ira che vi sospinge alla vendetta.

Infatti, l'ira è uno scorpione.

Una volta che ti avrà surriscaldato con le fiamme che contiene, tu riterrai qualcosa di grande l'esserti vendicato di un tuo nemico.

Se vuoi vendicarti di un tuo nemico, volgiti a prendere di mira proprio la tua collera: essa è infatti la tua nemica, quella che uccide la tua anima.

Uomo che sei buono - non voglio infatti dirti cattivo; è meglio che io dica quello che voglio che tu sia, piuttosto che dire quello che sei - che ti farà il tuo nemico?

Che ti farà che possa essere tanto? Ammesso che Dio gli permetta tutto, che vuole? Vuole versare il tuo sangue.

In realtà è difficile, e tali nemici sono rari, che vogliono essere crudeli fino a dare la morte.

Di solito, anche questi stessi nemici mutano l'ira in misericordia quando vedono soffrire i loro perseguitati.

È difficile trovare un nemico che sia crudele fino a dare la morte.

Pure, ammettilo: fino alla morte.

Fa' conto che ti sia nemico uno implacabile fino a dare la morte.

Che ha intenzione di fare? Ciò che fecero nel caso di Stefano i Giudei: la condanna per sé, la corona per lui.

Il tuo nemico ha intenzione di farti morire, quasi da parte tua non debba morire, come se tu debba sempre vivere?

Ti farà il nemico quello che talvolta poteva fare la febbre: se ti ucciderà, sarà simile ad una tua febbre.

Ti porterà allora danno uccidendoti? No; al contrario, se sarai morto bene e lo avrai amato, aggiungerai qualcosa al premio del cielo.

Non sai quanto hanno procurato a Stefano questi lapidatori?

Non sapevano che a lui doveva essere data in cambio la corona e a loro, per la malizia, si doveva la retribuzione del castigo?

Quanti beni non ci ottenne il diavolo? Ci ha procurato tutti i martiri.

O che se ne andrà di qui? Ma, dei suoi benefici, ai quali non era intenzionato, gli si imputerà ciò che personalmente cercava, non quello che Dio ne faceva.

Ne segue che chiunque ti sarà stato nemico fino alla morte, per nulla ti nuocerà.

7.10 - L'ira, nostra dannosa nemica, può essere repressa

Fa' attenzione a quanto possa nuocere l'ira.

Riconosci la tua nemica, riconosci con quale nemico combatti sulla scena del tuo intimo.

La sede dello spettacolo è angusta, ma lo spettatore è Dio: qui devi domare la tua nemica.

Vuoi renderti conto di come sia veramente tua nemica? Lo dimostro subito.

Tu hai intenzione di pregare Dio; è imminente l'ora in cui tu devi dire: Padre nostro che sei nei cieli; ( Mt 6,9 ) stai per giungere a quel versetto: rimetti a noi i nostri debiti.

Che viene dopo? Come noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )

Qui si erge contro di te la tua nemica.

Sbarra il passo alla tua preghiera: innalza un muro e non c'è modo che tu possa proseguire.

Hai detto tutto bene: Padre nostro … è fluito liberamente … rimetti a noi i nostri debiti.

E che poi? Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

Ecco, ti viene contro quella nemica: non davanti a un velario, ma all'interno, proprio nell'intimo del tuo cuore e là grida forte contro di te, ti si oppone.

Quale, fratelli, la nemica che reagisce in contrario? Come noi li rimettiamo.

Non ti è permesso di infierire contro un tuo nemico: è contro di essa che devi essere inesorabile.

Chi domina l'ira vale più di chi conquista una città, ( Pr 16,32 ) dice la Scrittura.

Quanto orà ho detto è stato scritto: Chi domina l'ira vale più di chi conquista una città.

Forse che un imperatore in guerra, quando affronta dei nemici e scopre una città fortificata, munita di uomini armati, di grandissima importanza, che gli è ostile, non pretenderà gli onori del trionfo se sarà riuscito a impadronirsene, se l'avrà vinta, se l'avrà distrutta?

Ma, come riporta la Scrittura, chi domina l'ira vale più di chi conquista una città.

È in mano tua. Non la puoi distruggere, la puoi reprimere.

Se tu sei forte, vinci l'ira e risparmia la città.

Vi osservo attenti e so che avete compreso bene.

Dio è presente alle vostre lotte, perché vi giovi essere stati spettatori del combattimento di un Martire tanto illustre, in modo che, come lo avete visto vincitore, e a lui vincitore avete applaudito, così anche a voi sia possibile riportare vittoria nel vostro cuore.

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