Discorsi sui Santi

Indice

Nel natale dei martiri

1.1 - Cristo, forza dei martiri, per aver patito per primo
1.2 - Come veraci i martiri se ogni uomo è inganno? Martire in greco, Testimone in latino
3.3 - Veraci i martiri, parlando in essi lo Spirito di Dio
4.4 - Patire per la verità: è proprio dei martiri; patire per la menzogna: è proprio degli empi. Va scelta la causa giusta del patire
5.5 - Certezza del futuro giudizio. Alla risurrezione: ciascuno risorge con la propria causa. Più acerbe le pene dei dannati dopo la risurrezione
7.6 - Dopo la risurrezione: più grande la felicità e la gloria dei martiri

1.1 - Cristo, forza dei martiri, per aver patito per primo

Nel Salmo abbiamo detto al Signore Dio nostro: Preziosa davanti al Signore è la morte dei suoi santi. ( Sal 116,15 )

È preziosa la morte dei santi martiri, perché il sangue del loro Signore è il loro stesso prezzo.

Egli soffrì infatti la sua passione in vista di coloro che l'avrebbero subita dopo di lui.

Egli andò avanti e molti lo seguirono.

In realtà, la via era assai impervia, ma la rese praticabile quando egli stesso passò per primo, gli altri non ebbero timore di percorrerla.

Morì, infatti, e i suoi discepoli ne furono terrorizzati.

Risuscitò, e in loro fece sparire il timore e infuse l'amore.

Veramente, quando Cristo morì, i discepoli furono sgomenti, ritennero addirittura che fosse definitivamente scomparso.

Vedeteci la grazia di Dio quando lo seguirono.

Allora che il ladro credette, ecco che i discepoli vacillarono.

Infatti, uno dei ladri, con lui crocifisso, ebbe fede in lui al punto da chiedere: Signore, ricordati di me quando sarai giunto nel tuo regno. ( Lc 23,42 )

Chi lo istruiva, se non colui che gli pendeva accanto?

Era appunto crocifisso al suo fianco, ma gli dimorava nel cuore.

1.2 - Come veraci i martiri se ogni uomo è inganno? Martire in greco, Testimone in latino

Ma dove in questo Salmo abbiamo detto: Preziosa davanti al Signore è la morte dei suoi santi, là è stato scritto anche quel che avete ascoltato: Ho detto nel mio sgomento, ogni uomo è inganno. ( Sal 116,11.15 )

2.2 - Che diciamo, fratelli? Ogni uomo è inganno.

Dunque anche i martiri non furono nel vero?

Ma se i martiri furono nel vero, come può essere secondo verità che ogni uomo è inganno?

La Scrittura dice: Ogni uomo è inganno.

Col dire: I martiri erano nel vero, rendiamo non verace la Scrittura.

D'altra parte, se la Scrittura ha detto il vero in quanto ogni uomo è inganno, allora la falsità si trovò nei martiri.

In che modo ci tocca dimostrare veracità sia nella Scrittura sia nei martiri?

Forse che i martiri non furono degli uomini?

Ma se erano uomini, come risulta vero che ogni uomo è inganno? Che faremo allora?

Ci impegneremo a dimostrarvi verace sia la Scrittura, sia l'ogni uomo è inganno.

E che, non furono veraci i martiri che subirono la "passione" per la verità?

Proprio perché patirono per la verità sono martiri.

"Martire" infatti è un termine della lingua greca e, in latino, corrisponde a "testimone".

Di conseguenza, se furono testimoni veraci affermarono il vero; e, affermando il vero, ricevettero le corone.

Ma se furono testimoni falsi - non sia mai ad ammetterlo - non raggiunsero le corone, ma le condanne, perché è stato scritto: Il falso testimone non resterà impunito. ( Pr 19,5 )

Dimostriamo, quindi, che sono veraci.

Già rivelarono la loro identità per il fatto che vollero persino morire per la verità.

Com'è allora verace la Scrittura che afferma: Ogni uomo è inganno?

Imploriamo il Signore nostro Gesù, ed egli ci risolverà tale questione.

Di che dispone a risolverla? Del Vangelo, lo dicevamo ora che vi veniva letto.

3.3 - Veraci i martiri, parlando in essi lo Spirito di Dio

Alla lettura del Vangelo avete ascoltato che il Signore Gesù si rivolgeva ai martiri: E quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento che cosa dovrete dire.

Non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. ( Mt 10,19-20 )

Se infatti a parlare siete voi, dite il falso, in quanto ogni uomo è inganno.

Agli occhi del Signore stesso ogni uomo è inganno; ai martiri dette il suo Spirito: perché non fossero essi a parlare ma il suo Spirito, proprio perché non ingannassero, ma perché fossero veraci.

Ecco per quale ragione furono veraci: non furono essi a parlare, ma lo Spirito di lui.

E adesso che vi parliamo, se diciamo del nostro, inganniamo.

Ma se le cose che vi diciamo sono proprie dello Spirito di Dio, appunto per questo, sono vere.

E, quanto a voi, fatene profitto: se volete essere veritieri, non dite del vostro, per non risultare uomini falsi, ma siate veraci figli di Dio.

4.4 - Patire per la verità: è proprio dei martiri; patire per la menzogna: è proprio degli empi. Va scelta la causa giusta del patire

Anche tutti gli eretici incontrano il patire, ma per la menzogna, non per la verità: perché mentiscono contro Cristo stesso.

Qualunque sia il loro patire, tutti i Pagani, gli empi soffrono per la menzogna.

Perciò, nessuno monti in superbia e si vanti del suo patire, ma dia prova, prima, della veracità del suo dire.

Tu fai conoscere la pena, io te ne chiedo la causa.

Tu affermi: ho subito una pena; ed io te ne chiedo la ragione.

Infatti, se stiamo a guardare alle sofferenze, c'è una corona anche per i ladri.

C'è uno che osi dire: Ho subìto tanti e tanti mali? Per quale motivo?

Gli si dice infatti: A causa dei tuoi delitti; hai avuto una penosa condanna appunto perché all'origine c'è stata, da parte tua, una causa cattiva.

Se è lecito gloriarsi della tribolazione, può menarne vanto il diavolo stesso.

Osservate quante cose subisce: dovunque gli vengono diroccati i templi, dovunque gli idoli sono ridotti in frantumi, gli si mettono a morte sacerdoti e ossessi.

Non può certo dire: Anch'io, che ho tante sofferenze, sono martire!

L'uomo di Dio, perciò, faccia anzitutto la scelta della causa, vada quindi sicuro alla pena.

Evidentemente, se va alla pena in conseguenza di una causa giusta, dopo la pena riceverà pure la corona.

5.5 - Certezza del futuro giudizio. Alla risurrezione: ciascuno risorge con la propria causa. Più acerbe le pene dei dannati dopo la risurrezione

Perciò, il giusto sarà sempre ricordato.

Non temerà annunzio di sventura. ( Sal 112,7 )

Come leggiamo nel Vangelo, viene il Giudice di tutti, i vivi e i morti.

È una certezza, dal momento che queste realtà che sono ora sotto i nostri occhi, non esistevano quando si dicevano future.

Il fatto che, al presente, notate che il nome di Cristo è annunziato presso tutti i popoli, che gli uomini si convertono all'unico Dio, che si abbandonano gli idoli, si evitano i demoni, si abbattono i templi, si mandano in pezzi i simulacri, tutto ciò non era ancora realtà, eppure se ne parlava ed ora è visibile.

Queste cose, che sono ormai sotto i nostri occhi, furono riportate in quelle Lettere ( invece vennero scritte allora che non erano visibili, ma erano promesse future ), proprio in quelle Lettere leggiamo quello che non è ancora venuto.

Non è ancora venuto infatti il giorno del giudizio, non si è ancora avverata la risurrezione dei morti, colui che una prima volta era venuto per essere giudicato, non è ancora venuto a giudicare.

Giudicato ingiustamente, giudicherà con giustizia.

Finché si vuol mostrare longanime, va ritardando a intervenire in potenza.

Verrà dunque e, come promise che sarebbe venuto in compagnia degli Angeli, così verrà e si manifesterà in piena luce a tutti, anche ai risorti.

6.5 - Ciascuno infatti dovrà risorgere con la causa che gli è propria.

Quando muore, compare davanti al Giudice a quel modo che un reo, al presente, è fatto entrare nel carcere.

È necessario che ora aggiusti la sua causa; da recluso, non lo può fare.

Di conseguenza, coloro che hanno cause giuste sono ammessi al riposo, ma quanti hanno cause ingiuste sono fatti entrare nelle pene.

Ma, dopo la risurrezione, patiranno tormenti assai più gravi: nel confronto con essi, tali sono queste pene che soffrono dopo morte gli uomini malvagi, quali i sogni da cui gli uomini sono travagliati durante il sonno.

Infatti a soffrire sono le loro anime, il corpo ne resta immune.

Se il tormento si fa sentire una volta desti, diventa invece più grave.

7.5 - Perciò, quando saranno risuscitati tutti, e si saranno trovati alla presenza del Giudice giusto, come egli predisse, li separerà come il pastore separa le pecore dai capri: disporrà i capri a sinistra, le pecore, invece, alla destra.

E a coloro che si trovano alla destra dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. ( Mt 25,34 )

A questo dire si rallegrano quelli che si trovano alla destra, si rallegrano i giusti.

Ma, a coloro che si trovano alla sinistra dirà: Andate nel fuoco eterno insieme al diavolo e ai suoi angeli. ( Mt 25,41 )

Il giusto non avrà timore all'ascolto infausto.

7.6 - Dopo la risurrezione: più grande la felicità e la gloria dei martiri

Ora i santi martiri sono felici, anche se non hanno ancora ricevuto i loro frutti, poiché le loro anime sono unite a Cristo.

Ma chi è capace di rendere a parole che cosa si prepari per loro alla risurrezione?

Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. ( 1 Cor 2,9 )

Se nessuno rende a parole i grandi beni che riceveranno i fedeli giusti, non senza la causa si dispongono tali ricompense per coloro che lottarono per la verità fino al sangue.

Il mondo non li adescò, non li abbatté il terrore, i tormenti non li fiaccarono, le lusinghe non valsero a sedurli.

Persino i loro corpi, nei quali patirono immani sofferenze, avranno splendidi onori.

8.6 - Non è la pena a fare il martire, ma la causa. Intelligente il ladro crocifisso vicino a Cristo

Da parte nostra, però, se ci sono cari, vediamo di imitarli in modo da premettere la scelta della causa giusta e, quindi, per la causa giusta, sostenere con pazienza tutto ciò che in questo mondo potrà essere motivo di sofferenza.

Molti, in realtà, non fecero la scelta della causa e morirono da perversi per una causa ingiusta.

Si perdettero di coraggio nella prova perché si fecero sfuggire un accorgimento sapiente.

Non è infatti la pena a fare il martire, ma la causa.

Ammettendo che a fare il martire sia la pena, anche il ladro, per il fatto che è condannato a morte, è un martire.

Volete rendervi conto che non è la pena, ma la causa a fare il martire?

Fate attenzione a quelle tre croci, là dove il Signore fu crocifisso in mezzo a due ladri.

La pena era identica, ma erano separati dalla causa coloro che accomunava la pena.

Proprio uno dei ladri, mentre era in croce, diventò credente nel Signore Gesù Cristo.

E per prima cosa si rivolse al suo pari - infatti l'altro ladro suo pari insultò il Signore Gesù Cristo dicendogli: Se sei il Figlio di Dio, salva te stesso ( Lc 23,39 ) - ma quell'altro ladro: Tu non temi Dio - disse al suo pari -; noi soffriamo questi tormenti a causa dei nostri delitti, costui invece è il Santo di Dio. ( Lc 23,40-41 )

Quale confessione! Se confessava, non era certo in croce senza causa.

Si volse quindi proprio a Cristo Signore: Signore, ricordati di me quando sarai giunto nel tuo regno. ( Lc 23,42 )

Quale fede! Sperava che sarebbe giunto a regnare colui che vedeva crocifisso.

Quel ladro non disprezzava in Cristo la pena che avevano in comune.

Lo vedeva morire della sua stessa morte e sperava di vederlo regnare su di sé.

Intelligente questo ladro! Fece violenza e rapì il regno dei cieli.

Quando poté imparare? Egli, in agguato in una gola di monti, condotto dal giudice, ricevette la sentenza: dalla gola al giudice, dal giudice alla croce.

Quando apprese quel che disse, se non allora che il Maestro gli era accanto e lo istruì?

Cristo Signore infatti, il Maestro di tutti, pendeva al suo fianco e lo istruiva interiormente.

Perché ho detto queste cose, fratelli? Perché non la pena ma la causa fa il martire.

Le croci erano tre.

Identica è la pena, però è differente la causa.

Un uomo da condannare, un altro da salvare, nel mezzo colui che condanna e che salva.

Punisce uno, salva l'altro.

Quella croce fu il tribunale.

9.6 - L'amore verso i martiri consiste nell'imitarne la fede ed i costumi. Vinci dentro di te i nemici esterni

Perciò, fratelli, finché viviamo, lottiamo a conservare la vera fede, ad essere nella vera Chiesa di Dio, a condurre una vita retta, se i martiri ci sono cari, per essere in grado di imitarli, avendo una causa giusta.

Nessuno, però, dica: Non posso essere martire perché non è in atto una persecuzione.

Le prove non mancano.

È pronta e la lotta e la corona.

Quando sarà? Ecco, per ricordare qualcosa - si va infatti per le lunghe ad esporre tutte le occasioni di lotta nelle quali l'anima cristiana è messa alla prova, che supera con l'aiuto di Dio, e riporta una grande vittoria fuori degli sguardi altrui, così com'è rinchiusa nel corpo; combatte con il cuore, nel cuore viene coronata da colui che scruta il cuore - ecco, dunque, per dire qualcosa: può darsi che uno di voi si ammali.

A motivo della condizione umana, quanto sono numerosi quelli che si trovano in pericolo!

Così vanno da lui, che giace a letto, e gli parlano o gli fanno amuleti o non so che manchi, e viene tentato dicendogli: "Si deve fare questo e questo".

- Chi fa tutte queste cose va in perdizione con il diavolo, perché tutte queste cose non sono simboli sacri di angeli, ma artifizi diabolici.

Perciò, chiunque abbia disprezzato cose del genere e, sentendosi dire: "Se non fai queste cose morirai", risponda invece: "È meglio per me morire che far questo", è nel letto a giacere e ricevere il martirio.

Nel letto, stanco e sfinito dalle febbri, non si può muovere e intanto combatte.

Non muove le membra e, con i muscoli della fede, soffoca il leone di cui parla l'apostolo Pietro: Voi ignorate che il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare. ( 1 Pt 5,8 )

Descrisse il diavolo quale leone ruggente che va in giro e cerca di rapire dall'ovile e di ferire qualche pecora.

Non la smette.

Sino alla fine non si astiene mai dalle sue insidie.

Quindi, se il nostro nemico non dorme, siamo in lotta tutto il giorno.

Non vediamo questo nostro nemico, eppure lo vinciamo.

Perché non lo vediamo? Perché ce ne accorgiamo e lo superiamo interiormente, là dove ci vuole vincere.

Tu non vedi il tuo nemico, il diavolo, ma avverti in te la tua avarizia.

Non vedi il tuo nemico, il diavolo, ma in te senti la tua libidine.

Non vedi il tuo nemico, il diavolo, ma senti la tua ira.

Vinci quello che avverti interiormente e sono vinti quelli che insidiano all'esterno.

In questo consiste l'amore verso i martiri, questo vuol dire celebrare le feste dei martiri con devota pietà, non riempirsi di vino, ma imitare la loro fede e pazienza.

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