Discorsi sui Santi

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Nel natale dei martiri

1.1 - Amare la vita e perderla s'intende in due modi
2.2 - La causa non la pena fa il martire. Morendo per Cristo, previdente per sé non per Cristo
4.3 - Comuni ai giusti ed ingiusti i doni di Dio. Il bene esclusivo dei giusti
5.4 - Dio stesso sarà ricompensa dei giusti
6.5 - Gli avari sono i martiri dell'oro

1.1 - Amare la vita e perderla s'intende in due modi

Con lo squillo di tromba trasmesso dal Vangelo, quando il Signore parlò: Chi ama la sua vita la perderà e chi l'avrà perduta per causa mia, la troverà, ( Mt 10,39; Gv 12,25 ) i martiri si sentivano infiammare al combattimento; e vinsero, non contando nelle proprie forze, ma nel Signore.

Chi ama la sua vita la perderà.

In due modi si può intendere la frase: Chi ama la sua vita la perderà. Se l'ami, la perdi.

E in altro modo: Non amarla per non perderla.

Il primo detto ha questo significato: Se ami, perdila.

Dunque, se tu l'ami, se ami, perdila.

Quaggiù la devi seminare per mieterla in cielo.

Se non si priva del frumento per la semina, all'agricoltore non importa di riaverlo nella messe.

L'altro detto suona così: Per non perderla, non devi amarla.

Pare che quanti temono di morire abbiano assai a cuore la loro vita.

Se in tal modo i martiri avessero amato la loro vita, l'avrebbero senz'altro perduta.

Che vantaggio sarebbe stato, infatti, conservare la vita del tempo e perdere quella futura?

Che avrebbe giovato conservare la propria vita sulla terra e perderla in cielo?

E che valore ha conservarla? E fino a quando possederla?

Quel che possiedi ti lascia: se a lasciare sei tu, lo ritrovi in te.

Ecco, i martiri hanno conservato la loro vita.

E come sarebbero martiri se l'avessero conservata sempre?

Ammesso pure che l'avessero conservata, sarebbero forse vissuti fino ad oggi?

Se, per aver negato Cristo, avessero conservato l'esistenza in questo mondo, una volta conclusa questa, non avrebbero indubbiamente perduta la vita?

2.1 - Ma, a causa della loro fedeltà a Cristo, passarono da questo mondo al Padre.

Cercarono Cristo confessandolo, lo raggiunsero morendo.

Evidentemente perdettero la vita con immenso guadagno; perdettero del fieno, si acquistarono una corona; con il possesso della vita eterna si procurarono, ripeto, una corona.

2.2 - La causa non la pena fa il martire. Morendo per Cristo, previdente per sé non per Cristo

Infine si verifica, anzi si verificò in loro, ciò che il Signore ebbe poi a dire: E chi avrà perduto la propria vita a causa mia, la troverà. ( Mt 10,39; Gv 12,25 )

Chi avrà perduto, dice, a causa mia. Ecco la motivazione piena.

Chi avrà perduto, non in qualsiasi modo, non per una ragione qualunque, ma per causa mia.

Infatti i martiri gli avevano attestato in profezia: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno. ( Sal 44,22 )

Appunto per questo, non la pena ma la causa fa il martire.

3.2 - Quando il Signore si trovò nella passione, a differenziare le tre croci fu la causa.

Il Crocifisso era in mezzo a due ladri.

Egli al centro, da un lato e dall'altro erano crocifissi due malfattori.

E, come se quel legno fosse stato un tribunale, egli condannò quello che ingiuriava e salvò l'altro che confessava.

Quando si farà presente a giudicare, come affermerà la sua autorità, se ebbe un tale potere quando fu giudicato?

Quanto alle croci, era dunque già discriminante il suo giudizio.

Se infatti si interpella la condanna, Cristo era simile ai ladri, ma se qualcuno vuole interpellare la croce per quale causa Cristo venne crocifisso, ci risponde: A causa vostra.

Pertanto, a loro volta i martiri dicano a lui: Anche noi siamo morti a causa tua.

Egli per noi, altrettanto noi per lui.

Egli per noi, ma al fine di apportarci un beneficio; noi per lui, ma, al contrario, senza partecipargli però beneficio alcuno.

Di conseguenza, in entrambi i casi, è stata presa una determinazione favorevole a noi: è rivolto a noi il bene che ci deriva direttamente da lui e ritorna a noi quel che di bene si fa per lui.

Egli è infatti colui del quale parla l'anima che si allieta nel Signore: Ho detto al mio Signore: il mio Dio sei tu che non hai bisogno dei miei beni. ( Sal 16,2 )

Che s'intende infatti per dei miei beni, se non "dei tuoi doni"?

E come manca di qualche bene chi elargisce ogni bene?

4.3 - Comuni ai giusti ed ingiusti i doni di Dio. Il bene esclusivo dei giusti

Ci ha dato una natura perché avessimo esistenza; ci ha dato un'anima perché avessimo vita; ci ha dato una mente perché fossimo capaci di intendere; ci ha dato alimenti a sostentamento della vita mortale; dal cielo ci ha fatto giungere la luce; dalla terra le sorgenti d'acqua.

Ma tutte queste cose sono doni comuni a giusti ed ingiusti.

Se ha dato anche agli ingiusti tutte queste cose, niente di esclusivo riserva ai giusti? Certo che lo riserva.

E cos'è che riserva per i buoni? Quel che occhio non vide, né orecchio udì, né mai salì fino a cuore di uomo. ( 1 Cor 2,9 )

Ciò che infatti salì nel cuore dell'uomo era più in basso del cuore dell'uomo: sale fino al cuore dell'uomo proprio perché il cuore si trova al di sopra di ciò che vi sale.

A quanto riserva ai buoni, là sale il cuore.

Questo, Dio ti riserva: non ciò che sale fino al tuo cuore, ma ciò che si trova dove il tuo cuore sale.

Non sia, il tuo, l'udire del sordo: In alto il cuore.

Dunque, quel che occhio non vide, né orecchio udì, né mai salì fino a cuore di uomo; occhio non vide, perché non è colore; orecchio non udì, perché non è suono; né mai salì fino al cuore, perché non consiste in una raffigurazione terrena.

In tal modo intendete: Quel che occhio non vide, né orecchio udì, né mai salì fino a cuore di uomo, Dio ha preparato per coloro che lo amano. ( 1 Cor 2,9 )

5.4 - Dio stesso sarà ricompensa dei giusti

Forse voi insistete a voler sapere da me di che cosa si tratti.

Chiedetelo a colui che ha già posto in voi la sua dimora.

Da parte mia, esprimo ugualmente il mio pensiero al riguardo.

È questo che volete sapere: che cosa Dio riservi di esclusivo ai giusti, dal momento che tanti beni sono elargiti a giusti e ingiusti, indifferentemente.

E poiché ho detto: Quel che occhio non vide, né orecchio udì, né mai salì in cuore di uomo, non mancano quelli che dicano: Sai tu in che consiste?

Ecco in che consiste quello che Dio riserva per i soli buoni, che però lui ha reso buoni, ecco che cosa è.

Quel che sarà il nostro premio è stato definito in breve dal Profeta: Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. ( Lv 26,12; 2 Cor 6,16 )

Io sarò il loro Dio; ha promesso se stesso quale nostro premio.

Cerca, se troverai altro di meglio.

Se io dicessi: Ha promesso oro, ne saresti pieno di gioia; ha promesso se stesso e sei rattristato?

Se il ricco non possiede Dio, che mai possiede?

Non chiedete a Dio altro che Dio.

Siate umilmente oblativi nell'amore, desiderate da lui solo se stesso.

Non temete povertà; ci dona se stesso ed è tutto per noi.

Ci dia se stesso e siamo soddisfatti.

Dal Vangelo, ascoltate l'apostolo Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci basta. ( Gv 14,8 )

6.5 - Gli avari sono i martiri dell'oro

Perché vi meravigliate, fratelli, se i martiri, quali amanti di Dio, pur di possedere Dio, tollerarono tanti mali?

Considerate quanti ne soffrono quelli che amano l'oro.

Viaggiando per mare, si pongono in balia dei gravi disagi dell'inverno: sono a tal punto infuocati dall'avarizia che non hanno timore di affrontare i geli; vengono sballottati dai venti, sollevati e sommersi dalle onde; indicibili i pericoli che li agitano fino al rischio della morte.

Anch'essi provino a dire all'oro: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno. ( Sal 44,22 )

I martiri possono dire a Cristo: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno.

L'espressione evidentemente è la stessa: la causa, però, è ben altra.

Ecco, sia gli uni che gli altri, questi a Cristo, quelli all'oro dissero: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno.

Cristo può rispondere ai suoi martiri: Se morirete per me, guadagnerete e voi e me.

Al contrario, l'oro può rispondere agli avari: Se, a causa mia, farete naufragio, dovete perdere e voi e me.

Celebriamo, perciò, nell'amore e nell'imitazione, la ricorrenza dei martiri; non per un'affezione superficiale, ma per amore e decisi ad imitarli; e vediamo di stemperare questi nostri fervori con la freschezza della gioia.

Infatti regneremo insieme a loro per l'eternità, se l'affetto che abbiamo per loro non sarà vano, ma impegnativo.

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