Discorsi sui Santi

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Discorso del beato Agostino Vescovo su un martire

1 - Nei martiri la gloria era custodita in cielo e la pazienza era provata sulla terra
2 - L'amore del male si chiama cupidigia, l'amore del bene carità
4 - Anche la carità è intrepida nell'amore ad essa proprio
5 - Non è la pena ma la causa che fa il martire
6 - Fondamento del martirio è l'amore di Dio
7 - Accumulare dove indicò la Sapienza, non dove dimora l'avarizia
8 - Il Signore ha dato un buon consiglio riguardo al denaro
10 - Dio ci ha donato ogni cosa donandoci il Figlio
11 - Nessuna gloria terrena è pari a quella dei martiri
12 - Scegliere per noi la causa dei martiri. Tre croci sul Calvario: al centro il Salvatore, ai lati i malfattori
13 - Si ama solo ciò che è bello. Ci sia ordine nell'amore

1 - Nei martiri la gloria era custodita in cielo e la pazienza era provata sulla terra

Poiché è sorto il giorno natalizio del beato martire e lo celebriamo con voi per volere del Signore, contando sull'aiuto di lui, eccoci ad esporre qualcosa della gloria e della perseveranza dei martiri.

In verità, la gloria venne disprezzata e la perseveranza passò attraverso la prova.

Così, la gloria era custodita nel segreto dei cieli e la pazienza era messa alla prova sulla terra.

E può avere come meta la gloria chi non indietreggia fremendo davanti alla loro pazienza.

Infatti, avere nella carne l'esperienza di dure ed aspre tribolazioni è ritenuta un'infelicità, poiché è veramente una costrizione nel dolore.

Se non fosse tormento per gli uomini, non sarebbe gloria per i martiri.

2 - L'amore del male si chiama cupidigia, l'amore del bene carità

Fate conto di avere sotto gli occhi due personificazioni: la cupidigia e la carità.

Dico "cupidigia" nel senso di amore al peccato, dato che a volte si dice cupidigia l'amore ad un bene.

Ugualmente, dico "carità" l'amore del vivere secondo giustizia, perché talora si dice carità trattandosi di male: è il motivo per il quale ho voluto precisare quanto ho detto.

Quanto ai fedeli, essi ambiscono il regno dei cieli.

Anche i ladri si danno reciprocamente l'appellativo di "caro".

Ma in loro, associati da una cattiva coscienza, non c'è affatto carità, che però è presente in coloro che si compiacciono in comune della sapienza.

3 - Pertanto riflettete - e vedete di distinguere - al gran numero di mali che soffrono molti uomini mossi da vivo interesse per le cose che vogliono possedere, a quali penosi travagli si sottopongono, intollerabili in altri uomini che non ambiscono ad esse.

Ma è l'amore che rende intrepidi quelli.

L'amore del male, però, si chiama cupidigia, l'amore del bene carità.

Molte sono le cose di cui gli uomini sono appassionati, talora così differenti da rivelarsi inconciliabili fra loro.

L'avarizia accumula denaro, la lussuria lo sperpera.

L'una si tiene nell'indigenza, l'altra dissipa e non c'è contrasto più netto che tra il raggranellare e il disperdere ad un tempo.

Tuttavia è l'avarizia ad imporre, e quante cose si fanno, quante di dure e moleste si affrontano pazienti sotto il dolore … il piacere che ami.

Nondimeno, nella folle dissipazione dell'amore, anche il piacere è talora amato con vergognosa disonestà ed in vista di esso si tollerano con ardore molti mali.

4 - Anche la carità è intrepida nell'amore ad essa proprio

Non c'è da meravigliarsi, carissimi, se anche la carità è intrepida nell'amore ad essa proprio.

L'hanno avuta i martiri, e, in forza di essa, riuscirono a reggere sotto ogni genere di prove.

Il loro amore era rivolto alle cose che non si vedono, ma ne avevano certezza di fede e vedevano con gli occhi del cuore, recettivi per quanto è possibile all'uomo aggravato dall'opacità della carne.

E questa carne non ha, in realtà, una sua bellezza?

E la sapienza eterna non ha la sua propria bellezza?

Ma i perversi sono colpiti dalla bellezza della sapienza e una buona volta ne subiscono il fascino.

Anch'essi infatti vorrebbero essere sapienti se fosse loro possibile e possedere ciò che amano e appropriarsi della sapienza.

Indubbiamente vorrebbero entrambe le cose, non hanno respinto la sapienza.

Trovi che vuol essere anche sapiente uno che è preso dal piacere della carne.

Trovi, invece, un sapiente per il quale nulla conta il piacere della carne.

È caso rarissimo rinvenire qualcuno irretito nei richiami della carne che disprezzi la sapienza.

Se potesse, farebbe sue l'una e l'altra cosa ma antepone all'altra il piacere e inganna se stesso.

Fa torto a se stesso chi perde beni migliori assecondando una propensione affettiva verso beni inferiori, ma chi trova le sue compiacenze in cose turpi, è ottuso nei riguardi delle realtà del cielo.

5 - Non è la pena ma la causa che fa il martire

Nominami dunque uno che abbia trasporto per il bene, di cui parla l'Apostolo: E chi vi potrà fare del male se sarete ferventi nel bene? ( 1 Pt 3,13 )

In ciò che ami non ti troverai danneggiato.

Qualunque cosa ti potrà strappare chi ti perseguita, colui che ti ha creato non renderà infelice te che lo ami.

E di quanto ti viene sottratto in beni terreni, saranno in aumento i beni celesti, a condizione che sia l'amore di questi a perdere quelli terreni.

È importante infatti la ragione per cui tu arrivi a perdere qualcosa.

Ecco perché non è la pena ma la causa che fa il martire.

Pertanto, questi martiri che subirono molti mali noi li riteniamo giusti solo se possiamo intendere la motivazione del loro patire.

Per causa tua, dice - è la voce dei martiri - per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno. ( Sal 44,22 )

Elimina il per causa tua; che vale il siamo messi a morte tutto il giorno?

Aggiungi il per causa tua; a che può nuocere l'essere messi a morte tutto il giorno?

L'essere messi a morte tutto il giorno per causa tua non solo non comporta nulla di nocivo, ma ancora è vantaggioso al massimo.

La "causa" è in quel che si dice per causa tua; il "patire" è in quel che si dice siamo messi a morte tutto il giorno.

Tu porti avanti bene l'opera che è il tuo patire se non sottrai ad essa il fondamento che è l'amore di Dio.

6 - Fondamento del martirio è l'amore di Dio

Che tu possa dire per causa tua, questo conta.

Infatti, pure quell'amante lascivo che si è gettato sulla bellezza della carne e si è unito ad essa, così se ne vanta con la sua amata: "Per causa tua, per causa tua - dice - ho subito le conseguenze dell'ira paterna, per causa tua sono stato bastonato da un padre severissimo e da maestri estremamente spietati.

Per causa tua ho speso, di quello che avevo, proprio tutto, per causa tua mi trovo nell'indigenza".

Di quanti mali dici "per causa tua"! E nulla per il tuo bene?

No certo, e non solo nulla per il tuo bene, ma addirittura tutto "per causa tua".

7 - Accumulare dove indicò la Sapienza, non dove dimora l'avarizia

Se il denaro avesse facoltà di udire i suoi amanti, in gran numero sarebbero a dirgli: "Per causa tua ho trascorso in mare un duro inverno, per causa tua sono stato vittima di tanti naufragi, per causa tua, trovandomi in pericolo, della merce ho fatto getto nei flutti, per causa tua ho perduto anche te; in realtà, preso da interesse per tutto ciò che desideravo avere ancora, ho perduto anche quanto avevo".

Quanti mali "per causa tua".

Ma il denaro non ha udito e non ti ascolta neppure se per esso tu giunga a perdere anche te.

E quale il guadagno quando sarai perito a causa del denaro?

E perdi te stesso e il denaro non procuri.

Anzi, se ne hai, morendo è quaggiù che lo lasci.

Tu te ne vai; subentra allora un altro suo amante.

Quanti amanti lo lasciarono e, amando e passando oltre, scomparvero.

Infatti sebbene sia un'immagine l'uomo che passa, tuttavia si agita invano. ( Sal 39,7 )

È da compiangersi perché passando quale immagine, quella di Dio certamente, tuttavia si agita invano: accumula ricchezze e non sa per chi le raccolga. ( Sal 39,7 )

A che dunque si agita se non per accumulare?

Ecco, accumula pure, ma dove indicò la Sapienza, non dove ha dimora l'avarizia.

8 - Il Signore ha dato un buon consiglio riguardo al denaro

Quanto al denaro, il Signore ha consigliato come evitare che vada perduto quello che è stato guadagnato.

Ha detto: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza perché anch'essi vi accolgano nelle dimore eterne. ( Lc 16,9 )

I martiri, che per la loro causa giusta e per l'amore verso Dio sono riusciti ad essere più forti dei molti mali subiti, sono stati accolti da alcuni quando erano affamati, provvisti se non avevano di che coprirsi, ospitati se in esilio.

È infatti l'esercizio di un ministero tra coloro che si trovano in penose difficoltà.

Si sono fatti degli amici con le ricchezze disoneste.

Perciò, anche riguardo al denaro, il Signore ha dato un buon consiglio se qualcuno vuole ascoltarlo.

In ogni caso, è evidente che, se ami il tuo denaro, devi preoccuparti di non perderlo.

Se per loro è andato veramente perduto, è perduto per te.

Infatti viene meno a te e passa ad un altro.

Investilo in qualcosa per cui tu non debba perderlo.

E, potendo venire a mancare prima, fanne tesoro in cielo, dove il ladro non arriva e la tignuola non consuma. ( Lc 12,33 )

Il luogo è ben sicuro, perché esiti a trasferire?

Invia avanti a te quel che possiedi, in modo che tu possa giungere là dove hai inviato.

Impiegalo acquistando qualcosa che non possa andare a male.

Voi sapete, carissimi, da quale calcolo siano mossi gli uomini avidi di denaro quando si rendono conto di avere un certo capitale in contanti.

Che dicono? "La moneta ha forma circolare, rotola via, va perduta, bisogna vincolarla con l'acquisto di un qualche immobile".

E vogliono assicurare il loro denaro in una villa.

Ed ecco comprarono la villa, possederanno la villa.

Forse che la villa sarà sempre abitata da loro?

Neppure essi, però, avranno sempre la villa: da essa, dopo non molto, saranno in partenza e impediti a differirla.

Non è là dove hai vincolato il tuo denaro che puoi vincolare la tua vita.

Verrà infatti il momento in cui la tua vita ti sarà richiesta.

Di chi sarà quel che hai acquistato?

Di conseguenza, tu non avrai la villa e la villa non avrà te, salvo il caso, quanto al corpo, che in essa sia sepolto quando sarai morto.

Nell'eventualità, si verifica infatti qualcosa di strano: essa avrà te e tu non avrai la villa.

9 - A chi viene detto: "Trasferisci ove non perdi" si dà perciò un consiglio buono del Signore, anzi un consiglio d'oro.

"Quale consiglio viene dato! Ma lo perderò di vista", tu dici.

Sarai in grado di vederlo più tardi, ma non vedrai ciò che hai trasferito.

Infatti, tu hai messo a frutto.

Altro hai depositato, altro ti verrà restituito.

È l'Onnipotente colui al quale lo hai dato a frutto.

Riceve poco, ma rende molto.

Ricambierà in larghissima misura il poco che prende.

A questo si conforma la terra che egli creò per te: seminerai pochi granelli per riempire granai.

Se ha dato questa facoltà alla terra creata per te, che riserva, egli che ha creato il cielo e la terra, a te che vai seminando opere buone?

10 - Dio ci ha donato ogni cosa donandoci il Figlio

Ma stiamo parlando a uomini condizionati dalla cupidigia, sordi, siano essi amanti lascivi della bellezza fisica, siano avari intenti ad accumulare e a mettere a frutto sulla terra.

Parliamo a sordi, non ci odono.

Signore, perché ascoltino, siano risanati.

A te nulla è impossibile.

Nessuna malattia per te è insanabile, poiché tu sei il medico potente, soprattutto perché hai dimostrato verso di noi per primo il tuo amore, perché non hai risparmiato il tuo proprio Figlio, ma lo hai dato per tutti noi.

Come non ci hai donato ogni cosa insieme con lui!

Spalanca le fauci, avaro, disprezza ora il poco, avrai molto.

Colui che diceva: Come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto ( 2 Cor 6,10 ) aveva vinto, aveva stritolato, aveva schiacciato la cupidigia.

11 - Nessuna gloria terrena è pari a quella dei martiri

A molti licenziosi ed agli avari sembrò quindi che i santi martiri fossero in preda alla follia quando, per il nome di Cristo, perseveravano fedelmente nella confessione di lui mentre erano straziati da tanti dolori.

Non si dava loro tregua perché finissero per rinnegare; i martiri confessarono, furono uccisi, arsi vivi, dati in pasto alle belve; all'esterno i loro patimenti erano orribili; in occulto erano coronati in modo ineffabile.

Se il desiderio li avesse portati a cercare beni terreni, che si potrebbe aggiungere a questa gloria per la quale celebrano il giorno della loro nascita al cielo?

Per la gloria, molti uomini valorosi si lasciarono andare ad eccessi e sostennero che bisogna versare il sangue per la patria e non esitarono a farlo, consapevoli che questa vita è sì transitoria, ma che almeno si erano assicurati una gloria immortale.

Quale gloria loro propria regge al confronto con la gloria dei martiri?

Ciò che ha potuto raggiungere un pescatore, quale altro uomo è riuscito a conseguirlo nella gloria di questa terra, chi ha potuto ottenerlo nella gloria delle umane vicende, chi, da dittatore, ha potuto procurarselo?

In Roma sono eretti sepolcri di uomini valorosi che morirono per la patria.

Nel sepolcro di quale di loro si è degnato di entrare l'imperatore?

Ecco, se pure valeva la pena di aspirare alla gloria terrena, neanche di questa sono stati defraudati coloro che ricercarono l'onore solo in mezzo agli Angeli.

Noi vediamo le onoranze che ricevono nei vari luoghi e ne restiamo stupiti.

A quale meraviglia saremmo esposti se ci fossero visibili quelle nel cielo?

Quanto ammirato senso di sorpresa si impadronirebbe di noi se vedessimo i martiri, di cui notiamo che i popoli celebrano il giorno natalizio, gloriarsi fra gli Angeli?

12 - Scegliere per noi la causa dei martiri. Tre croci sul Calvario: al centro il Salvatore, ai lati i malfattori

Davvero, fratelli miei, aspirate ai beni invisibili dei martiri.

Amate quello che amarono.

Sebbene da parte vostra non siano da sostenere quelle prove che subirono, disponete gli animi ad affrontarle.

Per quanto sta a voi, scegliete anzitutto la causa.

A prescindere dalla scelta della causa, non soffrono infatti i martiri proprio quei mali che spesso subiscono i ladri, quali subiscono gli adulteri, quali i malfattori e i sacrileghi?

Se badi alle pene, sono alla pari, se tieni conto delle molteplici motivazioni, sono assai ben diversi gli uni dagli altri.

Che possiede tanta somiglianza e uniformità - e tuttavia niente affatto di analogo - delle tre croci: quella del Signore e le due dei ladri?

Erano tre, tutt'e tre erano croci, situate tutte in uno stesso luogo, quei corpi pendevano tutti dal legno; la causa, però distingueva nettamente tutti.

Al centro, il Salvatore, da entrambi i lati i malfattori.

Quella croce fu un tribunale: Egli vi era appeso e sanciva la distinzione; perché giudicato, pendeva dalla croce, ed era giudice di chi pendeva dalle croci.

Di quei due colpevoli, uno fu reo di condanna, l'altro meritò il premio.

Perché l'altro meritò il premio?

Perché sulla croce convertì la causa.

Dalla croce ebbe fede nelle parole che lasciavano intravedere realtà lontane; quando il Signore sarebbe giunto nel suo regno, per allora volle essere presente nel ricordo di lui.

Ma quale fu l'affermazione del Signore quando ebbe a dirgli: Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno? ( Lc 23,42 )

Da parte di quello era come dire: "Conosco la mia causa, sono cosciente di quel che ho meritato, di subire quindi tormenti per quanto ho commesso, però, abbi pietà almeno quando sarai giunto".

Costui differiva, il Signore offriva: "In verità, in verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso. ( Lc 23,43 )

Perché ti rimandi a più tardi, quando io vengo? oggi sarai con me in paradiso; non sono mai assente io, che speri che venga, e sono ovunque presente e là vado; ma oggi sarai con me in paradiso perché dove vivrai nella felicità, senza di me non potrai essere felice".

Pertanto, tutte le anime dei beati, non ancora ricongiunte ai corpi, sono felici con Cristo, sono felici soltanto di Cristo.

Lui amarono infatti, lui fu il loro diletto, in lui ebbero la giustizia, in lui la sapienza, in lui la scienza, in lui i tesori nascosti della scienza e della sapienza.

Con il martirio, quante cose disprezzarono quaggiù.

Sì, non vollero essere ricchi.

Che manca infatti al povero se possiede Dio?

13 - Si ama solo ciò che è bello. Ci sia ordine nell'amore

Amate ciò che è buono, fratelli miei, niente di più bello, anche se visibile solo agli occhi del cuore.

Parlo a te. Ecco, sono tutte belle le cose che vedi con l'occhio della carne: il cielo, la terra, il mare e tutto quanto esiste, le stelle che risplendono nel cielo, il sole che regola il giorno, la luna che attenua l'oscurità della notte, i volatili, gli animali acquatici e terrestri, gli uomini, i soli di tutta la creazione, fatti a immagine di Dio, essi che lodano la creatura ed amano la creatura, ma a condizione che siano amanti del Creatore.

Non altri che Dio ha fatto tutto ciò che ami fino a trascurare Dio.

Ripeto: non altri che Dio ha fatto tutto ciò che ami fino a trascurare Dio.

Non sarebbe infatti amato da te se non avesse bellezza.

E come potrebbe essere bello se tale non lo facesse colui che è invisibilmente bello?

Ti è caro l'oro? Dio l'ha creato.

Sei conquistato dalla bellezza dei corpi e della carne, Dio l'ha creata.

Ami i campi fertili, Dio li ha creati.

Come un gran bene tu ami questa luce, Dio l'ha creata.

Se, per ciò che Dio ha creato, tu trascuri Dio, ti prego, ama anche Dio stesso.

Quanto è degno infatti di essere amato, quanto è degno di essere amato per aver creato tutto ciò che ami.

Nell'amore, fa' in modo che il tuo amore per lui sia più grande.

Non intendo sostenere che tu niente abbia ad amare, ma che ci sia ordine nell'amore.

Anteponi i beni celesti a quelli terreni, i beni immortali a quelli che hanno fine, i beni eterni a quelli temporali.

Anteponi Dio a tutti i beni, non con la lode, ma con l'amore.

È facile infatti mostrare una preferenza attraverso la lode.

Sopraggiunge la prova: ti domando se preferisci per amore chi hai esaltato con la lode.

Infatti, nel caso ti sia stato richiesto: Qual è il bene migliore il denaro o la sapienza, il denaro o la giustizia, da ultimo: il denaro o Dio?

Tu non esiti a rispondere: la sapienza, la giustizia, Dio.

Proprio come non esiti a rispondere così, non esitare a scegliere.

Qual è il bene migliore: la giustizia o il denaro?

E, come sono soliti i fanciulli quando sono interrogati nelle scuole, gridate forte a gara: la giustizia!

Vi conosco tutti, mi giungono le vostre riflessioni: la giustizia è un bene migliore.

Ma verrà la prova.

Presenta il denaro in altro modo.

E la tentazione ti dice: "È in tuo potere il possesso di questo denaro; se froderai, ecco pronto il denaro".

Ma dirà la giustizia: "Cos'è che scegli? È il momento di verificare come parli".

Già da tempo interpellato, tu preferivi la giustizia al denaro, ma ora, presentate le due cose, da una parte il denaro, dall'altra la giustizia, come uno che ha vergogna, mostri di non vedere la giustizia e allunghi la mano dalla parte del denaro.

Ingrato, stolto; quando in risposta alla mia domanda hai detto di preferire la giustizia al denaro, hai dato testimonianza contro te stesso.

Dio ricerca forse un altro testimone contro di te, perché tu te ne persuada?

Plaudendo a parole, è stata anteposta la giustizia, all'atto della scelta, è stato preferito il denaro.

Non vedi tu dalla parte di che cosa si è mossa la tua volontà?

Dalla parte della finitezza della creatura caduca.

È assolutamente certo che il denaro scomparirà in quanto il mondo passerà con la sua concupiscenza. ( 1 Gv 2,17 )

La tua opzione sia per la giustizia perché chi avrà fatto la volontà di Dio rimane in eterno come egli stesso dura per sempre. ( 1 Gv 2,17; Is 40,8 )

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