Padri/Agostino/DisSan/301.txt Nella solennità dei santi Maccabei 1.1 - Quale la forza della madre dei Maccabei nella passione dei figli Agli occhi della nostra fede si è offerto un sublime spettacolo. Si è fatta sentire ai nostri orecchi, si è mostrata agli occhi del cuore una madre che compie decisa la scelta di veder morire i propri figli: un desiderio che va molto al di là delle consuete relazioni umane. Dovendo lasciare questa vita, tutti gli uomini vogliono precedere i propri figli, non seguirli: quella, al contrario, desiderò morire dopo di loro. Infatti non perdeva i figli, ma li mandava innanzi. Né era interessata all'esistenza cui si sottraevano, ma a quella alla quale davano inizio. Lasciavano così di vivere dove e quando stavano per morire e cominciavano a vivere per essere vincitori per sempre. Dire che sia stata presente è poco, piuttosto l'abbiamo ammirata partecipare con l'esortazione. Più feconda in virtù che in figliolanza: stava a guardare i figli nella lotta e in tutti loro ella stessa lottava; lei pure vinceva in tutti loro che riuscivano vittoriosi. Quella sola donna, quella sola madre come non ci ha posto davanti agli occhi l'unica Madre, la santa Chiesa, che in ogni luogo incoraggia i propri figli a morire per il nome di colui per opera del quale li concepì e li generò? Reso fecondo il mondo dal sangue dei martiri, per i semi già sparsi, si propagò così la messe della Chiesa. Donde questo all'uomo se non perché la salvezza dei giusti viene dal Signore, nel tempo dell'angoscia è loro difesa? ( Sal 37,39 ) 1.2 - Dio si fece vicino ai "tre fanciulli" come pure ai Maccabei. Perché i primi sottratti alle fiamme e i Maccabei consumati Abbiamo visto, abbiamo saputo come il Signore abbia protetto in tempo di tribolazione quei tre uomini che si muovevano tra fiamme innocue e, illesi, lodavano il Signore. Dove l'uomo si faceva crudele, la fiamma si faceva pietosa. 2.2 - Abbiamo visto, abbiamo saputo come venne dal Signore la salvezza di quei giusti, in quanto, sopravvivendo dopo essere stati gettati nel fuoco, cambiarono i sentimenti di quel re inesorabile che avevano irritato con le loro parole. Credette davvero nel loro Dio e pubblicò un editto per il quale chiunque avesse offeso il Dio di Sadrac, Mesach e Abdenego dovesse perire e la sua casa ridotta in rovina. ( Dn 3,96 ) Quanto diverso ordine dalla prima imposizione! Quale ordine era stato dato prima? Muoia chi non avrà adorato la statua d'oro. Quale il secondo? Muoia chi avrà offeso il vero Dio. Rimanendo fermi, quegli uomini di fede fecero pentire l'uomo senza fede. In quanto da parte loro furono perseveranti nella fede, evitarono che il re restasse nell'errore. Dunque, la loro salvezza venne da Dio in modo evidente. Quando essi non erano tocchi dalle fiamme e lodavano, era presente il Signore. Quando costoro erano in preda alle fiamme, rendevano testimonianza e tuttavia morivano, dov'era il Signore? Quelli forse erano giusti e questi peccatori? Mentre si dava lettura del loro martirio, abbiamo ascoltato che costoro avevano riconosciuto poco prima i loro peccati e affermavano di patire tutti quei tormenti perché Dio era adirato con loro, ma anche per le colpe dei padri. ( 2 Mac 7 ) Perché quelli? Leggete e troverete che anch'essi confessavano i propri peccati e riconoscevano di subire un giusto castigo. Tanto giusti, quanto confessori dei peccati: e per questo giusti, perché ugualmente confessori dei peccati. Perciò veritieri, perché non bugiardi. Se infatti avremo detto - dice Giovanni - che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Ma se avremo riconosciuto i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. ( 1 Gv 1,8-9 ) È proprio dei giusti riconoscere i peccati: riguarda i superbi la difesa dei meriti. Allora i giusti, come sono per il riconoscimento dei peccati, così sono altrettanto impegnati a dar gloria a Dio, altrettanto pronti a morire per le sue leggi. 3.2 - Perché quelli vengono sottratti alle fiamme e costoro sono arsi dal fuoco? Dio era dunque vicino a quelli e aveva abbandonato questi? Lungi da noi! Anzi, fu presso gli uni e presso gli altri: a quelli in modo evidente, a questi in occulto. Visibilmente liberava quelli, in segreto coronava questi. È vero che quelli vennero liberati dalla morte, ma restarono esposti alla tentazione di questa vita: liberati dal fuoco, riservati ai pericoli, sul punto di combattere con il diavolo dopo aver vinto un solo nemico. Fratelli miei, intendete da cristiani. I Maccabei ottennero una migliore e più sicura libertà. Da quei tre uomini venne superata una sola tentazione, mentre rimanevano le altre: da parte di costoro fu conclusa questa vita che è interamente tentazione. Inoltre, per giudizio divino, indubbiamente occulto e nondimeno giusto, Nabucodonosor ottenne di convertirsi, Antioco di essere intransigente. Quello trovò misericordia, questo crebbe in superbia. 4.3 - Per quanti ritengono che in questa vita c'è felicità e dubitano dell'altra vita Ma quanto e fino a che punto crebbe in superbia? Ho visto l'empio esaltarsi al di sopra dei cedri del Libano. ( Sal 37,35 ) Fin dove? fin quando? Sono passato e più non c'era: l'ho cercato e non si è trovato. ( Sal 37,36 ) Bene, hai cercato e non hai trovato, perché sei passato. Vuoi vedere che l'empio non c'è più? Vuoi cercarlo e non trovarlo? Passa. Che voglio dire con "passa"? Non spaventarti: non ho detto: Muori. Hai creduto infatti che io abbia detto: Passa da questa vita, e perciò hai avuto paura, perché non sei passato. Che vuol dire "non sei passato"? Portando in alto il cuore, non sei andato oltre le attrattive della felicità terrena; non sei andato oltre le lusinghe della carne, non sei andato oltre le insinuazioni mondane che seducono il cuore e infondono timore delle sventure umane. In tal modo tu credi che in questo mondo c'è la felicità e non c'è la sventura. La felicità del regno dei cieli non tocca il tuo cuore, non promana di lì a espandersi sui tuoi bollori la brezza del refrigerio. Quando ti si dice: "La felicità del mondo è falsa", benché tu non osi esprimerti, vedo tuttavia nel tuo cuore che forse torci il muso, beffeggi, deridi e dici a te stesso: Magari vada bene per me qui! che sarà dopo non so. E non è poco che tu dici almeno di non sapere, per non dir forse anche questo: La nostra vita è breve e triste, non c'è rimedio quando l'uomo muore e non c'è nessuno che sia ritornato dagli inferi. ( Sap 2,1 ) Di', almeno: Non so. Riconoscere di ignorare è un passo verso il sapere. Così, dunque, mi rivolgerò a te come se tu mi dica: Non so che possa esserci dopo la morte: ignoro del tutto se i giusti saranno beati e i peccatori infelici, oppure se non esisteranno più gli uni e gli altri. Per quanto tu non ne sappia, non avrai tuttavia l'audacia di dire che dopo morte i peccatori saranno beati e i giusti infelici. Non puoi dire - sebbene tu supponga che parimenti non esisteranno più - che dopo morte gli empi godranno di uno stato migliore e che i giusti soffriranno. Neppure la tua ignoranza ti può spingere a parlare in tal modo. Puoi dire allora: Non so se dopo morte vada bene per i giusti e male per gli empi, oppure se tanto gli uni che gli altri esisteranno senza sensibilità. Magari vada bene per me qui, mentre vivo, mentre ho coscienza! Tu stai a guardare perché non sei ancora andato oltre. Dico che non sei andato oltre tali pensieri terreni, come polvere, fumo, vapore, che sono carnali, mortali. Per questo ti sembra che l'empio si esalti al di sopra dei cedri del Libano; perciò lo cerchi e lo trovi, perché non sei andato oltre. 5.4 - I cattivi hanno quaggiù il loro posto a vantaggio dei buoni Tu lo cerchi e lo trovi, ma quaggiù. Ha il suo posto in questa vita. Non senza ragione infatti sarebbe stato creato da Dio preveggente, o inutilmente nutrito, o invano sarebbe sorto il sole su di lui e caduta la pioggia, non sarebbe stato risparmiato senza effetto da tanta divina pazienza costui, malvagio e intento a vita dissoluta. Non manca la ragione di questo: ha qui il suo posto. E se da parte nostra non possiamo renderci conto di tutte le cose, Dio però sa tutto, egli che sa regolare ogni cosa. Ecco, per non parlare degli altri: quale posto ha avuto quaggiù questo infelice Antioco? Per suo mezzo il popolo di Dio subì flagelli e prove: per lui ottennero la corona questi santi giovani. Dunque, il suo posto lo ebbe qui. Era malvagio, ma chi malvagio non può essere, trasse vantaggio da lui. Come infatti gli uomini cattivi usano male delle cose create buone, così il Creatore buono sa ben servirsi degli uomini cattivi. Colui che ha creato l'intero genere umano sa che ne debba fare. L'orafo trasporta, l'orafo pesa, l'orafo riduce in lamine. Il pittore sa dove applicare il colore scuro per dare risalto al dipinto, e Dio non sa dove destinare il peccatore perché la creatura abbia il posto dovuto? 6.4 - Se Dio nei secoli precedenti, per la sua pazienza, non avesse temporeggiato con i peccatori, oggi come sarebbero in vita tanti fedeli? Altri cattivi sono conservati in vita, perché da essi nascano i buoni. Buoni per la grazia di Dio: infatti è tutta condannata la massa del peccato. Che cosa peggiore del diavolo? Eppure dalla sua malizia quanti beni Dio non ha ricavato? Non sarebbe stato sparso il sangue del Redentore per la nostra salvezza senza la perversità del traditore. Leggi il Vangelo e fa' attenzione a quel che vi è scritto: Il diavolo mise in cuore a Giuda di tradire il Cristo. ( Gv 13,2 ) Perfido il diavolo, perfido Giuda: quale l'organista, tale l'organo. Di conseguenza, il diavolo usò a fin di male il suo strumento: il Signore si è servito a fin di bene dell'uno e dell'altro. Fecero dunque ogni sforzo per procurare la nostra rovina: Dio si è degnato di farlo ridondare a nostra salvezza. 6.5 - Cristo consegnato e da Giuda e da Dio Giuda consegnò Cristo e fu condannato. Giuda consegnò e viene condannato: il Padre consegnò il Figlio e viene glorificato. Giuda, ripeto, consegnò il Maestro e viene condannato: il Figlio stesso si consegnò e viene lodato. Tutti sappiamo come Giuda consegnò il Cristo: voi forse vi attendete come il Padre consegnò il Figlio. Anche questo sapete; ma lo rievocherò perché lo ricordiate. Ascolta l'Apostolo dire di Dio Padre: Egli non risparmiò suo Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi. ( Rm 8,32 ) Ascolta anche del Figlio: Colui che mi ha amato - dice - e ha consegnato se stesso per me. ( Gal 2,20 ) Considera ora due che consegnano: Il Padre che consegna il Figlio, il Figlio che consegna se stesso, ma l'uno e l'altro Salvatore perché l'uno e l'altro Creatore. Che fece dunque Giuda? Che fece quindi di buono? Da lui si fece derivare il bene, ma non lo fece da sé. E infatti Giuda non disse: Consegnerò Cristo perché sia salvo il genere umano. In Giuda fu l'avarizia a consegnare, in Dio la misericordia. A Giuda venne corrisposto solo quel che fece, non quello che Dio fece di lui. 7.6 - Quaggiù c'è posto per l'empio in mezzo ai giusti, non nell'altra vita Per quale ragione abbiamo detto queste cose? Perché in questa vita c'è posto per l'empio, ma il Signore conosce benissimo i suoi; ( 2 Tm 2,19 ) sa pure che fare per loro di quelli che non sono suoi. Ma se tu sarai andato oltre, se avrai calpestato le cose terrene, se non invano avrai assicurato che tieni il cuore in alto, passando oltre cercherai il posto dell'empio e non lo troverai. Quale infatti il posto dell'empio in quella vita futura? Abbiamo forse ancora bisogno di esservi messi alla prova dai cattivi? È ancora necessario per l'oro esser purificato dalle scorie? Il mondo intero infatti è il crogiuolo dell'orafo. Qui i giusti come oro: qui gli empi come paglia. Qui la tribolazione come fuoco: qui Dio come l'artefice. L'uomo pio loda Dio, l'oro risplende: l'empio bestemmia Dio, la paglia manda fumo. Ad una comune tribolazione, come ad un unico fuoco, quello è purificato, quello è sterminato: ma Dio artefice riceve lode in entrambi. 8.7 - Gli uomini retti non si lascino turbare dalla felicità terrena degli empi Carissimi, parlerò per incoraggiare voi e me stesso. Con l'aiuto del Signore, vediamo di andare oltre i pensieri carnali, manteniamo il cuore in alto, riflettiamo sulla vita futura; non appena vi si troverà il tuo cuore, sei passato. Dov'è l'empio? Non ci sarà. Qui era necessario: lo cercherai di là e non lo troverai. Perciò, fratelli, quando notate, voi, che vivete di fede, che avete il cuore retto, che sperate la futura e, insieme, la vera ed eterna felicità, quando notate uomini che godono e si allietano in questa fittizia e ingannevole felicità, se siete uomini pii, rattristatevi, se siete saggi, piangete. Così infatti anche quello i cui passi vacillarono rimproverò se stesso per aver provato ad accusare Dio, e già vi era, ma fu appena, fu men che poco. Non giunse a negare a Dio la scienza, ma vacillò come se inciampassero i piedi. Che vuol dire "vacillare"? Dubitare. Ma quando si rimproverò per aver mancato di rettitudine di intenzione, che disse? Perché ho il passo incerto? Perché ho invidiato i prepotenti - disse - vedendo la prosperità dei malvagi. ( Sal 73,3 ) Perché ho visto ricchi i malvagi, ho provato invidia: e ho detto di essere stato giusto senza scopo, e invano ho conservato puro il mio cuore e ho lavato nell'innocenza le mie mani. ( Sal 73,13 ) E nel dubbio cominciai a capire. Così - dice - ho cominciato a capire: ma è una fatica ai miei occhi. ( Sal 73,16 ) Grande fatica risolvere tale contraddizione. È veramente una fatica: va bene per uno ed è cattivo; va male per un altro ed è buono e sugli uni e gli altri Dio è giudice. Quindi, il Giudice giusto dà beni ai cattivi e mali ai buoni. È una fatica ai miei occhi. Ma fin quando è fatica? Finché non entrerò nel santuario di Dio e comprenderò le realtà ultime. ( Sal 73,17 ) Perciò, se avrai compreso le realtà ultime, sopraggiungerà il riposo della scoperta e avrà fine la fatica della ricerca. 9.8 - Quale felicità del cielo preparata per chi ha fede. La felicità terrena, per chi ha fede, è un peso non un onore Comprendi le realtà ultime per cui nessun malvagio sarà felice, nessun uomo buono infelice. Che ha detto allora? Che altro avrò per me in cielo? ( Sal 73,25 ) Dopo ho conosciuto che altro avrò per me in cielo, entrando nel santuario di Dio e comprendendo le realtà ultime. Che altro avrò per me in cielo? Incorruttibilità, eternità, immortalità, nessun dolore, nessun timore, nessun termine alla beatitudine. Dunque: Che altro avrò per me in cielo? Che mi è riservato in cielo? E fuori di te che ho voluto sulla terra? ( Sal 73,25 ) Che altro avrò per me in cielo? Che cosa? Potrò dire che cosa? Verrà il momento che potrò chiarire di che si tratti? Perciò ha parlato pieno di stupore, senza precisare. Ha detto: Che altro avrò per me in cielo? Perché non dici di che si tratta? Come parlo di quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo? ( 1 Cor 2,9 ) Calpestate quel che si trova in basso, che è un nulla: sperate quei che si trova in alto, che è ineffabile. E avendo questa fede, non invidiate i prepotenti nel vederli come felici, a torto felici, in realtà infelici. E voi rallegratevi nel Signore ( Sal 32,11 ) e se per caso avete circostanze favorevoli, ricchezze, onori, poteri, non ritenetevi felici per questo. 10.8 - Per chi sa rallegrarsi nel Signore e comprendere le realtà ultime, la felicità terrena non è un onore, ma un peso. L'uomo felice secondo il mondo corre il rischio di essere corrotto non nel corpo, ma nell'anima proprio dalla stessa felicità. Tale felicità è falsa infatti. Questi tali, anche se pare che valgano qualcosa in questo mondo, non si rallegrano, si dilettano dei precetti del Signore. In tal caso quanto Dio comanda è preferito al mondo, anche se alletta, anche se minaccia: viene calpestato tutto ciò che è visibile, viene oltrepassato; con la riflessione si va oltre, non muovendo il passo. Non ho inteso dire che viene oltrepassato tutto ciò che è visibile; è semplice infatti andare oltre quello che si calpesta: ho detto invece che si supera tutto ciò che è mutevole. Giacché tutto ciò che è visibile è mutevole: ma non tutto ciò che è mutevole è visibile; infatti anche lo spirito è mutevole, eppure è invisibile. Oltrepassa tutto quel che si vede; oltrepassa pure tutto quel che non si vede e tuttavia è soggetto a mutamento: lo scopo è di poter giungere a colui che né si vede né muta. Quando sarai giunto a lui, giungerai a Dio. 11.9 - La vita è breve Ma intanto cammina nella fede, fa' che vi corrisponda la condotta di vita. Egli sta molto in alto: abbi cura della crescita delle ali. Credi ciò che non puoi ancora vedere per meritare di vedere ciò che credi. Viviamo da pellegrini, preoccupiamoci di andare avanti; e saranno meno numerosi i nostri peccati. Piuttosto rendiamo grazie al Signore Dio nostro che ha voluto vicino ed incerto l'ultimo giorno della nostra vita. Breve è il tempo che passa dalla prima infanzia alla decrepitezza. Che vantaggio ne avrebbe avuto Adamo, che era vissuto tanto a lungo, se fosse morto oggi? Ha senso un lungo tempo dal momento che ha un termine? Nessuno richiama indietro il giorno di ieri: l'oggi è sollecitato a trascorrere dal domani. Cerchiamo di vivere bene entro questo breve tempo e andiamocene là da dove non ci si allontana. Ed ora, mentre parliamo, sicuramente stiamo andando oltre. Le parole corrono, volano dalla bocca: così le nostre azioni, così i nostri onori, così la nostra miseria, così questa nostra felicità. Tutto passa: ma non ne siamo spaventati; La parola del Signore dura sempre. ( Is 40,8 )