Discorsi sui tempi Liturgici

Indice

Nei giorni di Pasqua

Tenuto in un giovedì dopo Pasqua

1 - Racconti evangelici della risurrezione di Cristo
2 - I discepoli persuasi che il corpo di Cristo fosse stato rapito
3 - Se Cristo non fosse risorto, la sua morte a nulla ci avrebbe giovato
4 - Toccare Cristo è avere fede in Cristo
5 - Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro

1 - Racconti evangelici della risurrezione di Cristo

Dopo la resurrezione il Signore Gesù apparve ai suoi discepoli in diversi modi, sicché tutti gli Evangelisti ebbero di che scriverne, e lo fecero come suggeriva ad essi lo Spirito facendo loro ricordare le cose da mettere in iscritto.

Uno parlò di una cosa, un altro di un'altra; e se l'uno o l'altro poté omettere qualcosa di vero, non poté tuttavia dire falsità.

Nell'insieme poi ritenete che chi disse tutte queste cose fu uno solo, poiché in realtà fu uno solo in quanto in tutti loro chi parlava era l'unico Spirito.

Oggi cosa abbiamo udito? Che i discepoli si rifiutavano di credere alla resurrezione di Gesù.

Non gli credevano sebbene l'avesse preannunziato molto tempo prima.

È una cosa incontestabile, e per questo fu scritta: perché noi, che abbiamo fede in colui che non abbiamo visto qui in terra, ne ringraziamo vivamente Iddio.

Crediamo infatti in cose che essi stentarono ad ammettere, pur avendole viste con gli occhi e toccate con le mani.

2 - I discepoli persuasi che il corpo di Cristo fosse stato rapito

Avete ascoltato come un discepolo di lui entrò nel sepolcro e vide le bende posate in terra e credette; poiché non aveva ancora compreso le Scritture, secondo cui egli sarebbe dovuto risorgere dai morti. ( Gv 20,8-9 )

Così avete ascoltato e così è scritto: Vide e credette, poiché non aveva ancora compreso le Scritture.

A rigore di termini si sarebbe dovuto dire: Vide ma non credette, poiché non aveva compreso le Scritture.

Cosa vuol dire pertanto: Vide le bende e credette? Cosa credette?

Credette alle parole della donna: Hanno asportato dal sepolcro il mio Signore. ( Gv 20,2 )

Se infatti avete inteso - anzi proprio perché così avete inteso - la donna aveva detto precisamente questo: Hanno asportato il mio Signore dal sepolcro e non so dove l'abbiano posto.

Fu per aver udito queste parole che i due corsero al sepolcro e, quando il primo vi entrò, vide le bende e credette a quanto aveva detto la donna, che cioè Cristo era stato portato via dal sepolcro.

Perché credette che Cristo era stato portato via dal sepolcro e rubato? perché?

Perché non aveva ancora compreso le Scritture, secondo cui egli sarebbe dovuto risorgere dai morti.

Era entrato e non l'aveva trovato.

Avrebbe dovuto credere che era risorto, non che era stato rubato.

3 - Se Cristo non fosse risorto, la sua morte a nulla ci avrebbe giovato

Cosa vuol dunque indicare?

Ogni anno siamo soliti parlarvene; e, come la lettura si effettua in forma solenne, così sia solenne il tono del discorso che ne ricaviamo.

È da indagarsi perché mai Cristo Signore abbia rivolto parole come queste a una donna che già l'aveva riconosciuto.

Prima infatti le aveva detto: Chi cerchi? perché piangi ( Gv 20,15 )

Essa però credeva che fosse il custode dell'orto.

E in effetti, se si pensa che siamo erbe di sua coltura, Cristo è un custode di orti.

Non è infatti un lavoratore di orti colui che sparse il granello di senapa? quel granello cioè così piccolo ma insieme così rigoglioso che crebbe e si innalzò e divenne una pianta talmente grande che persino gli uccelli del cielo poterono fermarsi sui suoi rami.

E lo stesso Signore diceva: Se avrete la fede come un granello di senapa. ( Mt 17,20 )

Il granello di senapa si presenta minuscolo: a guardarlo, non c'è cosa più insignificante, ma, se lo assaggi, non c'è nulla di più piccante.

E questo, cosa rappresenta se non l'ardore della fede, portata al sommo grado nella Chiesa, e la forza che in tal fede è insita?

Giustamente dunque lo chiamò custode dell'orto e, se gli diede il titolo di Signore, fu per un motivo di riguardo: volendo ottenere un favore, lo chiamò Signore.

Gli disse: Se tu l'hai portato via, mostrami dove l'hai messo, in modo che io possa andare a prenderlo. ( Gv 20,15 )

È come se dicesse: Per me si tratta di una persona indispensabile, per te no.

O donna, credi che ti sia indispensabile Cristo morto?

Guarda com'egli è vivo!

Tu cerchi un morto, e il Signore vedeva che lo si cercava morto. ( Lc 24,5 )

Però Cristo non ci avrebbe recato alcun giovamento se fosse restato morto, ma solo in quanto risuscitò da morte. ( 1 Cor 15,14 )

Ecco pertanto che, mentre lo si cercava morto, lui si fece vedere vivo.

In che senso vivo? La chiamò per nome: Maria; e lei, non appena ebbe udito il suo nome, rispose: Rabboni.

Il custode dell'orto poteva, sì, dire: Chi cerchi? perché piangi? ma Maria poteva dirlo solo Cristo.

La chiamò per nome colui che l'aveva chiamata al regno dei cieli: pronunziò infatti quel nome che egli aveva scritto nel suo libro: Maria.

E lei: Rabboni, cioè Maestro.

Aveva riconosciuto colui dal quale aveva ricevuto la luce per conoscerlo.

In colui che prima ella riteneva essere il custode dell'orto ora vedeva Cristo.

Le disse il Signore: Non toccarmi, poiché non sono ancora salito al Padre mio. ( Gv 20,17 )

4 - Toccare Cristo è avere fede in Cristo

Qual è il significato delle parole: Non toccarmi, poiché non sono ancora asceso al Padre mio?

Se non lo poteva toccare mentre stava in terra, l'avrebbe potuto toccare quando si sarebbe seduto in cielo?

Sembra infatti dire: Adesso non toccarmi; mi toccherai quando sarò asceso al Padre.

Voglia qui ricordare la vostra Carità quanto fu letto ieri e cioè l'apparizione del Signore ai discepoli.

Essi credettero di vedere uno spirito, e lui, volendo toglierli da questa falsa supposizione, si presentò a loro e si fece toccare.

E cosa disse? Lo si lesse ieri e sull'argomento ci facemmo anche un discorso.

Disse: Perché siete turbati e pensieri si levano nel vostro cuore?

Ecco le mie mani e i miei piedi; toccatemi e vedete. ( Lc 24,37-39 )

Era forse già asceso al Padre quando diceva: Toccatemi e vedete?

Si lascia toccare dai suoi discepoli - anzi non toccare ma palpeggiare - per offrire un fondamento alla fede nella realtà della sua carne, nella realtà del suo corpo.

La fondatezza della realtà doveva infatti essere resa evidente anche attraverso il contatto umano.

Si lascia quindi toccare con mano dai discepoli.

Alla donna viceversa dice: Non mi toccare, poiché non sono ancora asceso dal Padre mio.

Cos'è questa incongruenza? Gli uomini non potevano toccarlo se non qui in terra; le donne l'avrebbero potuto toccare asceso al cielo?

Non sono infatti ancora asceso al Padre mio.

Ma che significa toccare se non credere?

Cristo infatti lo si tocca con la fede, ed è meglio non toccarlo con le mani ma toccarlo con la fede, anziché palparlo con le mani senza toccarlo con la fede.

Toccare Cristo con le mani non fu una cosa eccezionale: lo toccarono anche i Giudei quando lo catturarono, quando lo legarono, quando lo sollevarono sul patibolo.

Lo toccarono ma, toccandolo con animo perverso, persero ciò che toccavano.

Toccalo con la fede, o Chiesa cattolica, tu, toccalo con la fede.

Se ritieni che Cristo è soltanto un uomo, lo hai toccato in terra; se invece credi che egli è il Signore, uguale al Padre, lo hai toccato quando ascende al Padre, poiché egli ascende con nostro profitto quando noi lo avremo compreso.

Salì al cielo una volta, in quel momento storico, ma sale anche oggi, ogni giorno.

Viceversa per molti non ascende, per molti giace sulla terra.

Quanti dicono: Non fu un uomo! quanti: Egli fu un grand'uomo! quanti: Fu un profeta!

Quanti cristiani sono sorti a dire come Fotino: Egli fu un uomo, nient'altro; superò nella perfezione della sapienza e santità tutti gli altri. uomini, per quanto pii e santi, ma non era Dio.

O Fotino!, l'hai toccato in terra: ti sei affrettato a toccarlo, hai emesso un giudizio affrettato.

Non sei arrivato alla verità di colui che è uguale al Padre e nemmeno alla patria perché hai sbagliato la via.

5 - Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro

Ci piaccia ascoltare le altre sue parole: Ascendo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro. ( Gv 20,17 )

Perché non dire al Padre nostro e al Dio nostro, ma distinguere: Al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro?

Padre mio, perché io sono il Figlio unigenito; Padre vostro, per grazia, non per natura.

Padre mio, perché da sempre lo è stato, Padre vostro, poiché io vi ho scelti. ( Gv 20,16 )

Dio mio e Dio vostro.

In che senso il Padre è Dio di Cristo? Gli è Padre perché lo ha generato.

E come gli è Dio? Perché lo ha creato.

Lo ha generato in quanto Verbo unigenito; lo ha creato in quanto, secondo la carne, trae origine dalla stirpe di Davide.

Quindi è Padre di Cristo e Dio di Cristo.

Padre di Cristo nella divinità, Dio di Cristo nella debolezza.

Ascolta come sia Dio di Cristo, ricerchiamolo nel Salmo.

Dice lui stesso per mezzo del Profeta: Fin dal seno di mia madre tu sei il mio Dio. ( Sal 22,11 )

Sei mio Padre prima che entrassi nel grembo di mia madre; da quando vi sono entrato sei il mio Dio.

Ma perché anche sotto questo secondo aspetto ha voluto fare una distinzione simile all'altra: Padre mio e Padre vostro?

Là occorreva distinguere perché in un modo è Padre del Figlio unigenito e in un altro è Padre nostro: di lui è Padre per natura, di noi Padre per grazia.

Sarebbe quindi bastato dire: Al Padre mio e al Padre vostro, e al nostro Dio.

Se infatti Dio è Dio nei riguardi degli esseri è Dio anche di Cristo perché anche Cristo è una creatura, se lo si considera nella sua umanità.

Bisognava certo distinguere Padre di Cristo.

Ma in quanto creatore di Cristo, il Dio di Cristo, perché mantenere tale distinzione, se Cristo nella sua umanità è una creatura come anche noi siamo creature?

In effetti, come uomo Cristo è servo, avendo preso - al dire dell'Apostolo - la natura del servo. ( Fil 2,7 )

Perché mai, allora, distinguere: Al Dio mio e al Dio vostro?

Eppure occorreva proprio distinguere.

Noi tutti infatti siamo stati da Dio formati attraverso una generazione inficiata dal peccato, mentre egli, anche come uomo, è stato creato in maniera diversa.

Egli nacque da una vergine, da una donna che lo concepì non per concupiscenza ma per la fede, sicché egli non contrasse da Adamo una natura contagiata dal peccato.

Noi tutti nasciamo come frutto di peccato; lui, venuto a purificarci dal peccato, nacque senza peccato.

È quindi motivata la distinzione: Dio mio e Dio vostro.

Voi infatti siete creati da effusione di seme, dall'uomo e dalla donna, e, nati da concupiscenza carnale, siete venuti da una radice guasta per il peccato.

Infatti chi può dirsi puro dinanzi a te? Nemmeno il bambino che da un giorno solo ha cominciato a vivere sulla terra. ( Gb 14,4 )

E, finalmente, ricordate come siete soliti correre al battesimo portando i vostri bambini perché sia in essi sciolto il laccio di quel male che essi non si sono procurati vivendo ma che hanno contratto nascendo.

Non così deve dirsi di Cristo.

Dunque, Dio mio e Dio vostro: Dio mio per la somiglianza con la carne peccatrice, ( Rm 8,3 ) Dio vostro per la realtà effettiva di una carne peccatrice.

6 - Basti così col discorso sul brano evangelico riguardante la resurrezione del Signore lasciatoci scritto dall'evangelista Giovanni.

Dovremo in seguito leggere altri brani desunti dallo stesso Vangelo di Giovanni e riguardanti sempre la resurrezione del Signore.

Non c'è stato infatti alcun altro che sulla resurrezione abbia scritto con tanta ampiezza quanto san Giovanni.

I suoi racconti non si fa in tempo a leggerli in un giorno solo: li si dovrà leggere in due o tre giorni, per esaurire tutto quello che san Giovanni ha lasciato scritto sulla resurrezione del Signore.

Indice