Padri/Agostino/DisTL/223j.txt Nella veglia di Pasqua 1 - Vegliamo nella carne e preghiamo per pervenire lā dove anche nella carne saremo svegli eternamente Il beato Apostolo, nell'avvertirci del bisogno di pregare, ci avverte anche del bisogno di vegliare, e dice: Perseverate nella preghiera e vegliate in essa. ( Col 4,2 ) Anche un amore immondo, fratelli, costringe a vegliare coloro che ne sono avvinti. Veglia l'impudico per corrompere, il malfattore per nuocere, l'ubriacone per bere, il brigante per uccidere, il dissoluto per scialacquare, l'avaro per ammucchiare, il ladro per rubare, il rapinatore per strappare. E allora quanto maggiormente per i santi e gli innocenti sarā motivo di veglia la caritā, se per i facinorosi e gli scellerati ne č motivo la malvagitā? Certo quelli, per esser costretti a vegliare nella carne, devono essere oppressi da un ben pesante sonno del cuore. Ed č contro questo sonno l'ammonimento: Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti, e Cristo ti illuminerā. ( Ef 5,14 ) In quanto a noi questo ammonimento ha rotto il sonno temporale se l'abbiamo ascoltato e se siamo risorti dai morti, da quelli dei quali č detto: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. ( Mt 8,22 ) Con la veglia della carne quindi partecipiamo a questa solennitā; ma la veglia del cuore conserviamola per sempre, illuminati da Cristo. Stiamo svegli nella carne, per quanto ci č possibile, per pregare; e preghiamo di poter arrivare lā dove anche nella carne saremo svegli senza fine. Gli angeli infatti non dormono, e con essi ci č stata promessa nel giorno della risurrezione la paritā, se frattanto in noi starā sveglia la caritā.