Discorsi sul Vecchio Testamento

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Discorso tenuto a Biserta nella Basilica Margarita

Giovedì 22 settembre

Sul responsorio del salmo 33: "Esultate, o giusti, nel Signore; ai retti si addice la lode"

1 - Ai retti si addice lodare Dio; ai perversi non si addice
2 - Retti di cuore sono quelli per i quali Dio è buono sia nelle sofferenze dei buoni sia nella prosperità dei cattivi
3 - Quel che ti sembra un male è invece un bene, se pensi che chi ti prova è un padre
4 - I retti di cuore lodano Dio con coerenza e perseveranza
5 - Giobbe lodò Dio con le sue ricchezze, usandone bene
6 - Giobbe loda Dio anche con la povertà che accetta dalle mani del Signore
7 - Tentato dalla moglie, Giobbe benedice Dio anche nell'estrema infermità
8 - Dio può agire contro la tua volontà, ma non contro la tua utilità
9 - Però nelle afflizioni bisogna pregar Dio perché ci soccorra

1 - Ai retti si addice lodare Dio; ai perversi non si addice

Quanto abbiamo or ora cantato: Esultate, o giusti, nel Signore; ai retti si addice la lode ( Sal 33,1 ) ci stimola a gioire nella lode di Dio e ad accordare la nostra vita alla lode di Dio.

Se dunque si addice ai retti, ai perversi non si addice.

E i retti sono anche i giusti, e ad essi è detto di esultare nel Signore, perché ad essi si addice la lode.

E chi sono i perversi se non i peccatori e gli iniqui, i quali non possono esultare nel Signore, poiché ad essi la lode non si addice?

Giustamente in un altro salmo è detto: Al peccatore Dio dice: Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza? ( Sal 50,16 )

E siccome ai retti si addice la lode, e siccome i decreti del Signore e l'alleanza del Signore sono là dove è la lode del Signore, giustamente è detto altrove: Non è bella la sua lode nella bocca del peccatore. ( Sir 16,9 )

Dove infatti non si addice, non è bella; e dove è bella, ivi anche si addice.

2 - Retti di cuore sono quelli per i quali Dio è buono sia nelle sofferenze dei buoni sia nella prosperità dei cattivi

E quali siano propriamente gli uomini retti, sicché ognuno possa capire se nella sua bocca la lode di Dio è bella, sulle tracce della Scrittura lo scopriremo così.

C'è un salmo che dice: Quanto è buono il Dio di Israele per i retti di cuore.

Poi prosegue: Però a me per poco non mi si inciampavano i piedi, perché ho provato invidia per i peccatori, nel vedere la prosperità dei peccatori. ( Sal 73,1-3 )

Qui dunque costui confessa, se non proprio una sua deviazione e una caduta, certo un bel pericolo.

Non dice infatti di esser caduto, però che i suoi piedi hanno barcollato, sul punto di cadere.

Proprio così dice: Quanto è buono il Dio di Israele per i retti di cuore!

Però a me per poco non mi si inciampavano i piedi. ( Sal 73,1-2 )

Con questo però egli rileva la sua diversità da coloro che sono retti di cuore e confessa che un tempo non fu retto di cuore e per questo i piedi quasi gli si inciampavano.

È buono, dice perciò, il Dio di Israele per i retti di cuore.

Però a me un tempo egli non sembrò buono, perché non ero retto di cuore.

Veramente non ha il coraggio di dire: "A me Iddio non sembrò buono", ma in realtà è proprio questo che dice.

Difatti dicendo: Buono è il Dio di Israele per i retti di cuore, però a me per poco non mi si inciampavano i piedi, fa vedere che proprio per questo gli si inciampavano i piedi, perché a lui egli non sembrava buono.

E perché Dio non gli era sembrato buono? Per un nulla vacillavano i miei passi. ( Sal 73,2 )

Per un nulla… cioè? Quasi quasi vacillavano.

E come mai? Perché ho provato invidia per i peccatori nel vedere la prosperità dei peccatori. ( Sal 73,3 )

In altre parole: "Ho osservato i peccatori che non rispettano Dio, che bestemmiano Dio, che irritano Dio; e ho costatato che sono beati e tranquilli e ricolmi di felicità.

E mi è sembrato che Dio, che dona la felicità a chi lo bestemmia, non agisce con giustizia".

Osservando perciò questo, cioè la felicità dei cattivi, dice che i suoi piedi hanno barcollato, perché Dio non gli era sembrato buono; ma che poi ha compreso, come dice nel medesimo salmo: Riflettevo per comprendere ( e aggiunge: ma fu cosa ardua per me ) come mai i malvagi siano felici; fu cosa ardua per me, dice, finché non entrai nel santuario di Dio e non compresi qual è la loro fine; ( Sal 73,16-17 ) perché a quei malvagi ai quali viene data la felicità ora, nel tempo presente, alla fine viene riservata una pena sempiterna.

Avendo compreso questo, divenne retto di cuore e cominciò a lodare Dio di tutto, delle tribolazioni dei buoni come anche della prosperità dei cattivi, considerando che Dio paga con giustizia alla fine, ma che ora a taluni, ai quali è riservata in fine la pena eterna, concede un po' di felicità temporale, mentre i buoni li esercita con la tribolazione temporale, riservando ad essi la felicità eterna; e [ considerando anche ] che poi si dovrà rovesciare la situazione, come avvenne per quel ricco che faceva ogni giorno splendidi banchetti, e per quel povero cancrenoso abbandonato alla porta del ricco e bramoso di placar la fame con le briciole che cadevano dalla mensa del ricco.

Infatti dopo la loro morte quello cominciò a penare nell'inferno e questi trovò riposo nel seno di Abramo.

La cosa al ricco sembrò assurda, e avrebbe voluto che, dalla punta del dito di Lazzaro, gli venisse stillata una goccia d'acqua; proprio, una goccia anelava da quel dito, come quello aveva anelato una briciola dalla sua mensa; e da Abramo ascoltò la sentenza della giustizia di Dio: Figlio, gli disse, ricordati che tu hai ricevuto i tuoi beni durante la vita, e Lazzaro invece i suoi mali; ora invece lui è consolato, tu invece tormentato. ( Lc 16,19-25 )

È a queste conclusioni che, penetrato nel santuario di Dio, pose l'attenzione colui al quale Dio non era sembrato buono quando aveva provato invidia per i peccatori nel vedere, dei peccatori, la prosperità.

E riconoscendo vero e giusto il giudizio di Dio ( giudizio che ora si svolge nel mistero, ma che alla fine si rivelerà manifestamente ) e col cuore guarito dalla sua deviazione, e accettando la giustizia di Dio come modello per raddrizzare il cuore distorto, proruppe in questo grido: Quanto è buono il Dio d'Israele per i retti di cuore! ( Sal 73,1 )

Si, ora comprendo che è buono, perché i miei piedi barcollano; perché ho provato invidia per i peccatori nel vedere la prosperità dei peccatori. ( Sal 73,3 )

3 - Quel che ti sembra un male è invece un bene, se pensi che chi ti prova è un padre

Se dunque ormai Dio ti sembra buono anche quando elargisce la felicità ai cattivi ( cosa di cui eri solito lamentarti contro Dio ) vuol dire che sei diventato retto di cuore, e a te si addice la lode, perché ai retti si addice la lode. ( Sal 33,1 )

Se invece non sei retto, la lode non ti si addice.

E perché non ti si addice? Perché la lode con cui lodi Dio non è continua.

Tu lodi Dio, infatti, quando ti va bene; quando ti va male, lo bestemmi.

Cioè egli ti piace quando ti concede la felicità; non ti piace quando ti sottopone alla prova.

Non sei retto di cuore; non può esser tuo quel canto dell'altro salmo: Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. ( Sal 34,2 )

Come puoi dire sempre, se lo lodi quando ti va bene, ma non quando ti va male?

Perché ciò che tu consideri un male in realtà è un bene, se ti rendi conto che chi ti sottopone alla prova è un padre.

È il fanciullo insensato che in genere ama il maestro che lo lusinga e odia quello che lo batte.

Ma il fanciullo intelligente capisce che il maestro è buono sia quando lusinga che quando batte.

Giacché se lusinga, è perché il fanciullo non si scoraggi; se batte, è perché non finisca male.

Quando dunque uno ha un cuore così fatto, cioè retto, e Iddio non gli dispiace neanche quando fa cose che a lui sembrano temporaneamente avverse, lodi pure Dio tranquillamente, perché ininterrottamente lo loda; e veramente a lui si addice la lode, e con vera coerenza canta: Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. ( Sal 34,2 )

Egli infatti sferza chiunque riconosce come figlio. ( Eb 12,6 )

E allora che cosa preferisci? Essere sferzato e riconosciuto, oppure non essere toccato e non esser riconosciuto?

Considera di chi sei figlio. Se aspiri all'eredità paterna, non respingere la sferza.

Ma se respingi la sferza, bisognerà che rinunci all'eredità.

Per che altro infatti ti vuole educare, se non per darti l'eredità?

Per diventare erede di tuo padre, questi non ti rimproverò, non ti strapazzò, non ti castigò, non ti picchiò?

E tutto questo perché? Perché tu succedessi a lui in una casa che prima o poi dovrà crollare, in un fondo che prima o poi dovrà passare, in un tesoro che non ti resterà in questo mondo più a lungo di te stesso che lo possiedi.

Perché o ancor da vivo lascerai quel che possiedi, oppure lo perderai morendo.

Per questa eredità temporale hai sopportato la sferza di tuo padre, e ti lamenti di Dio che ti tratta severamente per darti il regno dei cieli?

4 - I retti di cuore lodano Dio con coerenza e perseveranza

Se dunque tu sei tale che Dio ti piace, e ti piace anche se ti prova ( o che ci sia in te qualcosa che debba esser corretto con la sferza, o che la tua stessa rettitudine debba esser saggiata con la sferza ), se dunque sei tale, loda.

La tua lode è sincera. Perché la tua lode è sincera? Perché lodi come conviene, perché lodi con perseveranza.

In effetti non ho più paura che un momento lodi e dopo poco bestemmierai.

Non ho più paura che da sano lodi e da malato bestemmi.

Non ho più paura che dalla bocca del sano esca la lode di Dio e dalla lingua del malato si vada in cerca del negromante o del fattucchiere, si cerchi lo stregone o lo spacciatore di rimedi diabolici.

Non ho più paura perché ormai hai capito che Dio è buono anche quando castiga e sai che colui che colpisce il figlio sa anche quando averne pietà.

A te si addice la lode, ( Sal 33,1 ) perché loderai sempre, con perseveranza, e sulla tua bocca sarà sempre la sua lode. ( Sal 34,2 )

Volentieri accetti il padre che lusinga, volentieri accetti anche il padre che sferza.

Non corri a lui quando lusinga e te ne discosti quando sferza.

Se così facessi, somiglieresti a quel ragazzo che, per fuggire la sferza del padre incappa nelle lusinghe del falsario e crede che questi sia buono, suo padre invece cattivo, e preferisce gli inganni delle lusinghe alla genuinità della sferza; ma con questa scelta perde l'eredità e incorre nelle restrizioni.

Muta tu il giudizio e rendi retto il tuo cuore.

Dio, che ti sferza, non è mutato; sei tu che devi mutare.

Egli agisce sulla tua mutabilità perché tu, mutato in meglio, possa conseguire l'eredità.

Perché se ti abbandonasse e non si curasse di te, per quanto a te sembri buono, significherebbe invece che è molto irritato.

Badi bene la vostra Carità a quel che dice la Scrittura divina in un altro salmo: L'empio ha irritato il Signore. ( Sal 10,3 )

E perché lo ha irritato? Notate come si pone l'accento sull'irritazione di Dio.

Si, il peccatore ha suscitato in Dio un'irritazione veramente grande.

Egli dice: Per quanto grande è la sua ira, non ne terrà conto 19. ( Sal 10,13 )

5 - Giobbe lodò Dio con le sue ricchezze, usandone bene

Al contrario il santo Giobbe, che benediceva il Signore in ogni tempo e che sempre nella bocca aveva la sua lode, ( Sal 34,2 ) essendo ricco, benedisse il Signore con le sue ricchezze, facendo con esse tutte quelle opere buone che vengono menzionate nel libro omonimo: spezzava il pane all'affamato, vestiva l'ignudo, accoglieva il pellegrino, eccetera; e questi sono gli unici vantaggi che i ricchi possono trarre dalle loro ricchezze, i soli guadagni che ci possono realizzare.

Nulla infatti guadagnano o possono avere in anticipo con le sostanze che lasciano ai loro figli.

Perché non sanno chi, dopo la loro morte, entrerà in possesso delle loro fatiche.

E questo la Scrittura lo considera una vanità: È veramente tutta vanità ogni uomo che vive; egli accumula tesori e non sa per chi li raccoglie. ( Sal 39,6-7 )

Perciò tutto il vantaggio che si può trarre dalle ricchezze è di tesaurizzarle per il regno dei cieli, ( Mt 6,19-20; Mt 19,21 ) e per questo il Signore consigliò non di disperdere, ma di cambiar posto al proprio tesoro.

Egli non ti dice: "Distribuisci per non più avere" ma: "Sulla terra non puoi conservarlo bene; te lo conserverò io per il cielo.

Che paura hai di perderlo? Tu metti da parte per il cielo ed è Cristo che te lo custodisce.

Se sei in pensiero per il posto, esso è il cielo; se per il custode, esso è Cristo.

Che paura hai di perderlo?".

E allora Giobbe, comportandosi così con le sue ricchezze, faceva certo buone operazioni, e con queste operazioni veniva lodato Dio ed egli benediceva il Signore per mezzo di quanto aveva ricevuto.

Perché non è vero, o fratelli, che le ricchezze siano poste sotto accusa.

Voi credete, quando vedete dei ricchi cattivi, che cattive siano le ricchezze.

Non le ricchezze sono cattive, ma loro: le ricchezze anzi sono un dono di Dio.

Mettile in mano al giusto e vedrai quanto bene ci farà.

Si può dir forse che il vino è cattivo per il fatto che qualcuno ci si ubriaca?

Mettilo in mano al sobrio che se ne sa servir bene e ti accorgerai che è un dono di Dio.

E così se l'oro lo metti in mano a un avaro; per accrescere quanto già possiede, non esiterà a compiere qualunque scelleratezza.

Metti l'oro in mano al giusto e vedrai come lo distribuirà, come lo spartirà, come ci alleggerirà le sofferenze di quanti potrà.

Perciò non le ricchezze, ma chi usa male le ricchezze è cattivo.

E così Giobbe, avendone usato bene, come bene ne aveva usato Abramo …

Ma pensate un po', fratelli, quel mendico tutto cancrene, tutto abbandonato davanti alla porta del ricco, era talmente disgraziato che i cani venivano a leccare le sue piaghe.

È proprio così che leggiamo, è scritto proprio così.

Ebbene, dove fu innalzato? Nel seno di Abramo. ( Lc 16,22 )

Ripensa alla Scrittura: ( Gen 13,2 ) vedi un po' se quest'Abramo fu un povero.

[ Al contrario ] troverai che egli quaggiù possedette molto oro, molto argento, molti greggi, molti servi e terre.

Ecco dunque che il povero viene innalzato nel seno del ricco.

Se il suo solo merito fosse stata la miseria, non Abramo l'avrebbe preceduto nel riposo, e non lui l'avrebbe accolto al suo arrivo.

Ma poiché in Lazzaro povero c'era quel che c'era in Abramo ricco, cioè l'umiltà, la pietà, il culto di Dio, la fedeltà, ecco che all'uno non furono di inciampo le ricchezze né all'altro la povertà; il merito di ambedue fu la pietà.

Per questo in quell'altro ricco, per il quale malamente si rovesciò la situazione, non le ricchezze vengono condannate, ma la durezza dell'animo.

Egli si vestiva di porpora e di bisso e ogni giorno faceva splendidi banchetti, ( Lc 16,19 ) e mal sopportava che il mendico, con tutte quelle piaghe, giacesse abbandonato davanti alla sua porta e, sprezzandolo dall'alto della sua superbia, non si prendeva cura della sua miseria.

Cosa pensate possa aver detto il ricco, scocciato del mendico? "Ma cosa sta a fare qui costui?".

E fu giusto che quella lingua che aveva disprezzato il povero anelasse poi una goccia d'acqua dalla punta del suo dito.

6 - Giobbe loda Dio anche con la povertà che accetta dalle mani del Signore

Perciò il santo Giobbe, come ho detto, avendo molte ricchezze, lodò Dio, tentato per esser messo alla prova, provato per esser nostro modello.

Prima infatti era nascosto non solo agli uomini, ma persino al diavolo che pure scruta con più diligenza di qualsiasi uomo.

Egli dunque non sapeva chi fosse Giobbe, ma il Signore lo sapeva.

E diede il permesso al tentatore perché lo provasse; per provarlo non per se stesso, ma per noi, per far vedere a noi che cosa dobbiamo imitare.

Non fu neanche per far vedere chi era Giobbe al diavolo stesso ma, per mezzo del diavolo, a noi, affinché, vinto il diavolo, noi avessimo un esempio da imitare.

Ordunque Giobbe, perduto tutto non gradatamente ma all'improvviso, esclamò: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto.

Come è piaciuto al Signore, così è avvenuto. Sia benedetto il nome del Signore. ( Gb 1,21 )

Come è piaciuto al Signore, così è avvenuto.

Non può essere ingiusto quel che è piaciuto a colui che è il giusto.

Non può esser cattivo quel che è piaciuto a colui che è il buono.

Buono infatti è il Dio d'Israele per i retti di cuore. ( Sal 73,1 )

E retto di cuore era Giobbe e quindi a lui si addiceva la lode. ( Gb 1,21 )

Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come è piaciuto al Signore, così è avvenuto.

Ed esclamò lodando: Sia benedetto il nome del Signore. ( Gb 1,21 )

Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Prima la ricchezza, ora la miseria.

Attorno a me tutto è cambiato, ma lui non è cambiato.

Ero ricco, ora sono povero: ma lui sempre ricco, sempre retto, sempre Padre.

Sia benedetto il nome del Signore!

Non benedetto il nome del Signore nella mia abbondanza e ora maledetto nella mia miseria.

Lungi questo da me. Così diceva Giobbe, ricco di ricchezze interiori.

Aveva perduto la casa intera, ma il petto era pieno.

Aveva perduto la casa, l'oro, ma aveva ripieno il petto.

Dio stesso vi era presente, in luogo di tutto ciò che prima gli aveva concesso.

Il Signore ha dato, il Signore ha tolto.

Osservate come egli riconosca solo in Dio la potenza suprema.

Ecco pienamente davanti a lui la sola e suprema potenza, perché tu, o cristiano, non ti inchini davanti a Dio in vista del regno dei cieli e abbia paura del diavolo in vista dei beni della terra.

A lui il diavolo cercò soltanto di nuocere; ma lo poté solo perché autorizzato.

Ma la potenza è solo presso Dio. Che se al diavolo fosse lecito tutto quello che vorrebbe, chi si salverebbe dei cristiani?

Quale cultore di Dio sarebbe lasciato in terra?

Non vedete come cadono i suoi templi, come ne sono infranti i simulacri, come i suoi sacerdoti si convertono a Dio?

Credete che il diavolo non se ne arrovelli, non se ne contorca?

Se dunque egli avesse un potere pari al suo rovello, quale chiesa rimarrebbe sulla terra?

Ordunque quando il santo Giobbe, per le insidie del diavolo, tutto ebbe perduto, non attribuì a lui nessun potere.

Nel lodare Dio non dice: "Il Signore ha dato, il diavolo ha tolto", ma: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. ( Gb 1,21 )

Nulla si può arrogare il diavolo. Che ero ricco proveniva da Dio; che sono povero proviene da Dio.

E se gli è stato consentito di tentare, non gli è consentito di strangolare: lo avrebbe strangolato, non prendendolo per la gola e stringendola, ma soffocando lo spirito.

Se per caso Giobbe, per le angustie della tribolazione, avesse tirato fuori dalla bocca una sola parola di bestemmia, allora sarebbe rimasto soffocato, avrebbe perduto lo spirito della vita.

Ma così non fece né in quella improvvisa povertà e neanche nelle piaghe che la seguirono.

7 - Tentato dalla moglie, Giobbe benedice Dio anche nell'estrema infermità

Infatti al diavolo non bastò avergli tolto tutto quanto possedeva, ma gli portò via anche i figli, ai quali era destinato quanto possedeva, e gli lasciò solo la moglie.

Quella soltanto non gli portò via, e sapeva quel che faceva.

Sapeva che per mezzo di Eva era stato sedotto Adamo.

E gliela lasciò più come propria collaboratrice che come consolatrice del marito.

Toltogli quindi tutto e lasciatagli solo colei per mezzo della quale poterlo tentare ancora, non gli bastò neanche questo.

Chiese di togliergli anche la salute del corpo.

E anche quella gli fu consentito di togliergli affinché, pur in mezzo a tutte quelle piaghe, Giobbe, retto di cuore, per niente cambiato, seguitasse a lodar Dio, perché a lui si addiceva la lode. ( Sal 33,1 )

E allora lei, che proprio per questo gli era stata lasciata, gli si avvicinò e lo persuase, o meglio gli suggerì, la bestemmia.

Così gli disse: "Quanti mali stiamo soffrendo. Sfogati contro Dio e muori". ( Gb 2,9 )

Già Eva era stata sedotta con un invito del diavolo che le prometteva la vita e così incontrò la morte.

Il diavolo le aveva detto: Certamente non morrai. ( Gen 3,4 )

E lei, credendo che avrebbe trovato la vita, incontrò la morte, perché contro l'ordine di Dio agì e contro l'ordine di Dio indusse suo marito.

Qui invece: Sfogati contro Dio e muori. ( Gb 2,9 )

Ma basti quella [ prima ] Eva che indusse ad agire contro l'ordine di Dio.

Questa è ancora Eva, ma lui non è più Adamo.

Questa è [ ancora ] istigata dal diavolo, ma lui è [ ormai ] preparato dall'esperienza.

Meglio Giobbe nello sterco che Adamo nel paradiso.

Perché possiate comprendere qual grande cosa sia avere il cuore retto, ecco come Giobbe superò il diavolo in quella miseria, tra tutte quelle piaghe.

Così egli rispose alla moglie: Come parlerebbe un'insensata hai parlato tu.

Se dalle mani di Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male? ( Gb 2,10 )

Benedisse il Signore in ogni tempo, sulla sua bocca sempre la sua lode. ( Sal 34,2 )

Era infatti retto di cuore, ( Sal 73,1 ) perciò a lui si addiceva la lode. ( Sal 33,1 )

E allora se volete che anche a voi si addica la lode, siate retti di cuore.

Se volete essere retti di cuore, in nessuna cosa Dio vi dispiaccia.

O infatti tu intravedi la ragione per cui fa quello che fa e, intuendo la ragione, non lo disapprovi; oppure la ragione ti è ignota, e allora sappi che è lui che fa, lui che in nessuna cosa può dispiacere.

8 - Dio può agire contro la tua volontà, ma non contro la tua utilità

Uno butta giù la propria casa, e viene criticato.

Se ne conoscessi la ragione, forse non criticheresti chi fa ciò.

E già, adesso siamo in questa basilica: essa è angusta, ci si sente un senso di ristrettezza.

E il vescovo ha deciso di farne un'altra, e questa dovrà essere abbattuta.

Forse qualcuno, vedendo gli operai quando cominceranno a buttarla giù, dirà: "Ma come? Ma qui non si è pregato?

Non è stato qui invocato il nome di Dio? Perché si permette che costoro la buttino giù?".

Non piace la cosa perché non si sa quello che si vuol fare.

E così anche Dio fa qualche cosa.

La ragione per cui opera o la conosci e la lodi, oppure non la conosci e ti fidi, se sei retto di cuore.

Retto di cuore infatti è colui che in quei disegni che conosce loda Dio e in quelli che non conosce non accusa Dio di non saper fare.

Sarebbe ingiusto e stolto, per te che governi la tua propria casa, se tu venissi disapprovato da uno che non conosce le tue ragioni, che è ignaro dei tuoi progetti.

E tu oseresti disapprovare colui che governa tutto il mondo, che ha creato il cielo e la terra, per il fatto che ha soffiato [ un po' di ] vento e si sono seccate le viti, oppure perché si sono gonfiate le nubi ed è caduta la grandine?

Non disapprovarlo. Sa lui come governare e tener conto di tutte le sue opere.

Tu non hai saputo fabbricare il cielo e la terra e pur tuttavia, se ti fosse consentito, diresti a Dio: "Oh! se governassi io, non farei come fai tu".

In realtà, quando a te non piace qualcosa che ha fatto Dio, non è come se volessi esser tu a governare? Vergognati.

Pensa a chi vorresti succedere, tu, mortale, all'immortale, tu, uomo, a Dio.

È meglio che tu pensi a cedergli, anziché a succedergli.

Cedi a Dio perché è Dio. E se anche ha agito contro la tua volontà, non è certo contro la tua utilità.

Quante cose fanno i medici contro la volontà dei malati, ma non contro la loro salute!

E il medico sbaglia qualche volta, ma Dio mai.

Tu, quando ti affidi a un medico che può anche sbagliare, ti affidi alle risorse umane.

E non ti affidi a lui solo per l'uso di un cataplasma, che è cosa da poco, oppure per un empiastro per alleggerire il dolore, ma il più delle volte perché bruci, perché tagli, perché ti asporti un membro che pure era nato con te.

E non dici: "Costui forse si sbaglia e io dopo avrò un dito di meno".

Tu permetti che egli ti tolga un dito, affinché non vada in cancrena tutto il corpo.

E non vuoi permettere a Dio di tagliare e di asportare qualcosa dei tuoi frutti per poter avere, dietro il suo intervento, uno sviluppo più ordinato?

9 - Però nelle afflizioni bisogna pregar Dio perché ci soccorra

Ordunque, fratelli, siate retti di cuore, ossia che in nessuna cosa a voi dispiaccia Dio.

Però con questo non dico che non dovete supplicarlo.

Supplicatelo quanto più potete nell'afflizione. Egli non manda la pioggia? Bisogna supplicarlo.

Però se pioverà, bisogna lodarlo, e se non pioverà, bisogna lodarlo e continuare a supplicarlo.

Non diciamo infatti che non dovete supplicarlo.

Egli alle volte si piega e concede a chi lo supplica, e non vuol concedere se non a chi lo supplica.

È forse arrogante Dio, per non concedere se non a chi lo supplica?

Ma è così che la piccola anima s'innalza verso la grandezza di Dio, perché egli la soccorre nella tribolazione e a noi tribolati e supplicanti ci porta consolazione.

Vuol farci sentire la sua dolcezza per il nostro bene e non per il suo.

Pensate che gran guaio sarebbe se il mondo ti diventasse dolce e ti fosse amaro Dio che ha fatto il mondo.

Non bisogna dunque che tu cambi? Non bisogna che ti corregga per avere il cuore retto?

Al contrario il mondo ti deve essere amaro e Dio dolce.

E allora il Signore Dio nostro mescoli pure le amarezze con [ le dolcezze di ] questo mondo, le mescoli pure.

Quaggiù fa piacere distrarsi, vagabondare, essere in mezzo alle delizie e non pensare a Dio.

Se si ha del denaro in più, ci si vuol divertire, non ci si vuol fare qualcosa di utile, non ci si vuol conquistare qualcosa per il cielo.

E così ci si perde il denaro e se stessi e gli altri per i quali si spende il denaro.

E allora non volete che Dio tagli il superfluo, perché da quella putredine non imputridisca il tutto?

Egli sa quel che fa. Lasciamolo fare.

Semplicemente diamoci a lui per esser curati, e non pretendiamo di dar consigli al medico.

Rivolti al Signore.

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