Esposizione dei Salmi

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Salmo 19 (18)

Esposizione 1

1 - [v 1.] Per la fine, salmo di David.

È noto questo titolo: non è il Signore Gesù Cristo che dice queste cose, ma è di lui che si dicono.

2 - [v 2.] I cieli narrano la gloria di Dio: i giusti Evangelisti, nei quali Dio abita come nei cieli, raccontano la gloria del Signore nostro Gesù Cristo o la gloria con la quale il Figlio ha glorificato il Padre sulla terra.

E il firmamento annunzia le opere delle sue mani: annunzia le opere prodigiose del Signore quel firmamento che ora, in virtù dello Spirito Santo, è divenuto cielo, mentre prima era terra per timore.

3 - [v 3.] Il giorno passa la parola al giorno: lo Spirito rivela agli uomini spirituali la pienezza dell'immutabile Sapienza di Dio, e cioè che il Verbo era nel principio Dio presso Dio. ( Gv 1,1 )

E la notte alla notte annunzia la scienza: la mortalità della carne, suggerendo la fede, annunzia la scienza futura a quegli uomini carnali che si trovano lontani.

4 - [v 4.] Non vi sono parole né discorsi dei quali non si oda la loro voce, per mezzo di tali discorsi si sono senz'altro udite le voci degli Evangelisti, dato che essi hanno annunziato il Vangelo in ogni lingua.

5 - [v 5.] In tutta la terra si è diffusa la loro voce, e le loro parole sino ai confini della terra.

6 - [v 6.] Cristo nel tempo e nell'eternità

Nel sole ha posto il suo tabernacolo: il Signore, che doveva inviare non la pace ma la spada sulla terra, ( Mt 10,34 ) per combattere contro i regni degli errori temporali, ha posto nel tempo, ovvero nel suo manifestarsi, come una sua tenda militare, cioè il dono della sua Incarnazione.

Ed egli stesso come sposo che esce dal suo talamo: egli stesso cioè esce dal seno verginale in cui Dio si è unito alla natura umana, come uno sposo alla sposa.

È balzato esultante come un gigante per correre la via.

È balzato esultante come il più forte di tutti, che per la sua incomparabile forza vince ogni altro uomo, non per fermarsi lungo la via, ma per correrla.

Non si è infatti fermato sulla via dei peccatori. ( Sal 1,1 )

7 - [v 7.] Da una estremità del cielo la sua levata: è la sua processione dal Padre non nel tempo ma nell'eternità, per la quale è nato dal Padre.

E la sua corsa fino all'altra estremità del cielo.

E ha corso con la pienezza della divinità fino ad essere uguale al Padre.

E non v'è chi si nasconda al suo calore.

Quando poi il Verbo si è fatto anche carne ed ha abitato in noi ( Gv 1,14 ) assumendo la nostra mortalità, non ha consentito che alcun mortale si sottraesse all'ombra della morte; infatti anch'essa è stata penetrata dal calore del Verbo.

8 - [v 8.] Manifestazione del Cristo

Immacolata è la Legge del Signore, converte le anime.

Egli stesso è la Legge del Signore, perché è venuto ad adempiere la Legge, non ad abrogarla ( Mt 5,17 ); e Legge immacolata poiché non ha commesso peccato, né è stato trovato inganno nella sua bocca, ( 1 Pt 2,22 ) e non schiaccia le anime sotto il giogo della servitù, ma le converte in libertà all'imitazione di se stesso.

Fedele è la testimonianza del Signore che porge la sapienza ai fanciulli.

Fedele è la testimonianza del Signore, perché nessuno ha conosciuto il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio ha voluto rivelarlo; ( Mt 11,27 ) cose queste che sono nascoste ai sapienti e rivelate ai fanciulli, poiché Dio resiste ai superbi mentre dona la grazia agli umili. ( Gc 4,6 )

9 - [v 9.] Le giustizie del Signore sono rette, allietano il cuore.

Tutte le giustizie del Signore sono rette in Lui, che non ha insegnato niente che non abbia fatto egli stesso, di modo che quanti lo imiteranno possano gioire nel loro cuore di quelle cose che fanno liberamente per amore e non servilmente per timore.

Il comandamento del Signore è nitido, illumina gli occhi: è limpido il comandamento del Signore che senza il velo delle osservanze carnali illumina il volto dell'uomo interiore.

10 - [v 10.] Il timore del Signore è puro e rimane eternamente: il timore del Signore, non quello che è posto sotto la legge della pena e che ha terrore che gli siano sottratti i beni temporali, nell'amore dei quali fornica l'anima; ma quello puro con il quale la Chiesa quanto più ardentemente ama il suo sposo, tanto più diligentemente teme di offenderlo; e perciò l'amore perfetto non scaccia via questo timore ( 1 Gv 4,18 ) che invece rimane eternamente.

11 - [vv 10.11.] I giudizi del Signore sono veraci, giusti in se stessi: i giudizi di colui che non giudica nessuno ma ha dato al Figlio ogni potere di giudicare, ( Gv 5,22 ) sono senz'altro immutabilmente giusti.

Perché né Dio ha ingannato qualcuno nel minacciare o nel promettere, né alcuno può togliere agli empi il supplizio, o ai pii il premio che egli dà.

Più desiderabili dell'oro e di molte pietre preziose: sia pur molto lo stesso oro e le pietre, e molto preziosi e molto desiderabili, tuttavia i giudizi di Dio sono più desiderabili delle pompe di questo secolo, il cui desiderio fa sì che i giudizi di Dio non siano desiderati, ma temuti o disprezzati o non creduti.

E se qualcuno è egli stesso oro o pietra preziosa, tanto da non essere consumato dal fuoco ma da essere assunto nel tesoro di Dio, ebbene costui desidera più di se stesso i giudizi di Dio, la cui volontà antepone alla sua.

E dolci più del miele e del favo: e sia uno già miele, in quanto, sciolto già dai vincoli di questa vita, attenda il giorno in cui possa giungere al banchetto di Dio; oppure sia ancora favo, cioè avvolto da questa vita come da cera, non mescolato ad essa ma riempiendola, ed abbia bisogno di una certa pressione della mano di Dio, che non opprime ma trae fuori, per poter passare purificato dalla vita temporale a quella eterna; ebbene per lui sono più dolci i giudizi di Dio che se stesso, perché per lui essi sono più dolci del miele e del favo.

12 - [v 12.] Perciò il tuo servo li custodisce: perché è amaro il giorno del Signore per chi non li custodisce.

Molta è la ricompensa nel custodirli: molta è la ricompensa, ma non in qualche bene esteriore, bensì proprio nel fatto stesso di custodire i giudizi di Dio, ed è molta poiché si gioisce in essi.

13 - [v 13.] I delitti chi li comprende?

Quale mai dolcezza può esservi nei delitti, in cui non c'è conoscenza?

Invero chi può comprendere i delitti, i quali chiudono quel medesimo occhio cui soave è la verità, per cui sono dolci e desiderabili i giudizi di Dio; e, come le tenebre, gli occhi, così i delitti chiudono la mente, e non lasciano scorgere né la luce né se stesso?

14 - [vv 13.14.] L'apostasia

Dai miei [ peccati ] occulti purificami, o Signore!

Dalle passioni celate in me purificami, o Signore.

E da quelli degli altri guarda il tuo servo: perché io non sia sedotto dagli altri; non diviene infatti prigioniero degli altrui peccati chi è libero dai suoi.

Libera dunque dalle cupidigie altrui non il superbo e chi desidera esser indipendente, ma il tuo servo.

Se non mi avranno dominato, allora sarò immacolato: se non mi avranno dominato i miei peccati occulti e quelli altrui, allora sarò senza macchia.

Non c'è infatti una terza origine del peccato, oltre quello proprio e occulto, in cui cadde il diavolo, e quello altrui da cui fu sedotto l'uomo tanto che col suo consenso lo fece suo.

E sarò purificato dal grande delitto: da quale altro delitto se non da quello della superbia?

Non c'è infatti delitto maggiore del disertare da Dio, in cui sta l'inizio della superbia umana. ( Sir 10,14 )

E davvero è senza macchia chi è privo anche di questo peccato; perché esso è l'ultimo [ a scomparire ] in coloro che ritornano a Dio, come fu il primo [ ad apparire ] in coloro che si allontanarono [ da lui ].

15 - [v 15.] E incontreranno favore le parole della mia bocca, e la meditazione del mio cuore sarà sempre al tuo cospetto: la meditazione del mio cuore non ha per scopo di piacere agli uomini, perché è già annientata la superbia; ma è sempre al tuo cospetto, perché tu scruti la coscienza pura.

Signore mio aiuto e mio redentore: Signore, tu aiuti me che tendo a te; poiché mi hai redento affinché io tenda a te; nessuno attribuisca alla sua sapienza il convertirsi a te o alle sue forze il giungere a te, se non vuole essere respinto ancora di più da te, che resisti ai superbi; costui infatti non si è purificato dal grande peccato né incontra favore innanzi a te, che ci redimi perché ci convertiamo, e ci aiuti perché giungiamo a te.

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