Esposizione dei Salmi

Indice

Salmo 104 (103)

Discorso

1 - Mirabili le opere di Dio nel mondo fisico e in quello spirituale

Due giorni fa, se ben ricordate, siete stati abbondantemente nutriti.

Ma poiché ci avete lasciato conservando, pur dopo il lungo sermone, un gran desiderio di ascoltare, non abbiamo ritenuto conveniente privarvi di quanto vi dobbiamo nella giornata di oggi.

Questo sermone risponde quindi ad un debito, e l'altro vi servirà di guadagno.

Il salmo, che ora è stato letto, appare quasi interamente intessuto di misteri e di simboli, ed esige non solo da parte nostra, ma anche da parte vostra non poca attenzione, sebbene tutte le cose che dice possano anche essere intese spiritualmente alla lettera.

Vi sono infatti enumerate, se proprio non tutte, certo molte delle opere di Dio, che sono note a tutti quelli che le contemplano, i quali appunto, attraverso le cose che sono state fatte e si vedono, sanno scorgere con la mente gli attributi invisibili di lui. ( Rm 1,20 )

Noi infatti vediamo l'immensa costruzione del mondo, formata dal cielo e dalla terra, e tutte le altre cose, che sono in esse comprese; e partendo dalla grandezza e bellezza di tale costruzione, siamo già spinti ad amare - pur non vedendole ancora - l'inestimabile grandezza e bellezza dello stesso costruttore.

Se questi non può essere ancora contemplato dalla purezza del nostro cuore, non ha cessato però di mettere sotto i nostri occhi le sue opere sicché, vedendo le cose che possiamo vedere, impariamo ad amare colui che non possiamo vedere e quindi, grazie a questo amore, possiamo un giorno vederlo.

Tuttavia in tutte le cose, dette dal salmo, bisogna altresì ricercare un significato spirituale, e per riuscire a scoprirlo ci aiuteranno, nel nome di Cristo, i vostri ardenti desideri, che ci sembrano delle mani invisibili, con le quali bussate ad una porta invisibile, perché invisibilmente vi si apra e invisibilmente possiate entrare e invisibilmente ottenere la salute.

2 - [v 1.] I doni di Dio, grandi e molteplici, esigono gratitudine

Diciamo dunque tutti: Benedici, anima mia, il Signore.

Dobbiamo tutti parlare alla nostra anima, perché l'anima che è in tutti noi, in base all'unità della fede, è un'anima sola, e tutti quanti noi che crediamo in Cristo, a motivo dell'unità del suo corpo, siamo un sol uomo.

Benedica l'anima nostra il Signore per i tanti suoi benefici, per i doni tanto numerosi e grandi della sua grazia.

Tali doni noi, li troviamo in questo Salmo se facciamo attenzione e scuotiamo la nebbia dei pensieri carnali, con lo spirito - in quanto possibile - desto, con lo sguardo - in quanto possibile - diretto, con l'occhio puro - in quanto possibile - del nostro cuore, in quanto non ci faccia da ostacolo la vita presente né ci tenga occupati il desiderio delle cose presenti né ci renda ciechi la cupidigia del mondo.

Se saremo dunque ben desti, potremo ascoltare i grandi, magnifici e bei doni di Dio, tanto appetibili quanto fecondi di letizia e di gioia: tutte cose che già intravedeva nel suo spirito chi aveva concepito questo Salmo, quando, esaltandosi a tale visione, prorompeva nel grido: Benedici, anima mia, il Signore.

3 - La magnificenza di Dio viene partecipata all'uomo

O Signore, Dio mio, ti sei fatto sommamente grande.

Sta' attento alle cose grandiose che sta per narrare, per le quali merita unicamente di essere lodato solo chi è l'autore di tutte le cose grandiose.

Di maestà e di splendore ti sei rivestito.

O Signore, Dio mio, che ti sei fatto sommamente grande, come ti sei fatto sommamente grande?

Non sei forse sempre grande e sempre magnifico? Sei forse imperfetto per crescere in perfezione?

Puoi forse venir meno per farti più piccolo? Ma poiché sei quel che sei e lo sei veramente, hai voluto rivelare il tuo nome al tuo servo Mosè: Io sono colui che sono: ( Es 3,14 ) sì che sei grande, e la tua grandezza è di eterna durata, non conoscendo né principio né termine.

Essa non comincia con l'inizio del tempo, né trascorre fino alla fine del tempo, né subisce trasformazioni nel mezzo: la tua grandezza è intrinsecamente immutabile.

Ma allora in che senso ti sei fatto sommamente grande?

C'è un altro Salmo a spiegarcelo, nel punto in cui dice: si è fatta meravigliosa la tua scienza per me. ( Sal 139,6 )

Se è esatta l'espressione: si è fatta meravigliosa la tua scienza per me, altrettanto esatta è l'altra: ti sei fatto sommamente grande, o Signore Dio mio, per me.

Ma anche questo concetto va approfondito. Il mio Dio si fa grande per me? Dunque diventa grande per me.

Al riguardo anche l'orazione quotidiana, fonte della nostra salvezza, ci insegna qualcosa.

Sia santificato il tuo nome: ( Mt 6,9 ) questo chiediamo ogni giorno; questo ogni giorno preghiamo che avvenga.

Che risponderemmo se uno ci domandasse: " Ma come mai chiedete che sia santificato il nome di Dio?

Forse non è sempre santo perché ora sia santificato? ".

Eppure non lo chiederemmo, se non volessimo che ciò avvenisse!

Un conto infatti è la congratulazione, un conto è l'orazione: ci rallegriamo di qualcosa che già c'è, mentre preghiamo perché ci sia qualcosa che ancora non c'è.

Che significa dunque: sia santificato il tuo nome?

Se lo sappiamo, comprendiamo anche ciò che è detto qui: o Signore, Dio mio, ti sci fatto sommamente grande.

Dire: sia santificato il tuo nome equivale a dire: sia santo il tuo nome dinanzi agli uomini.

In realtà sempre santo è il tuo nome, ma per alcuni uomini impuri ancora non è santo il tuo nome.

L'Apostolo infatti dice: Tutte le cose sono pure per i puri, ma per gli impuri e gli infedeli niente è puro. ( Tt 1,15 )

Se per gli impuri e gli infedeli niente è puro, ne domando il motivo, e l'Apostolo mi risponde: ma perché sono macchiate la loro mente e la loro coscienza.

Se niente è puro per essi, non lo è neppure Dio, a meno che non pensiate che Dio possa sembrare puro a coloro che ogni giorno lo bestemmiano.

Se è puro, deve piacere, e se piace, dev'essere lodato; al contrario, se è bestemmiato, certo non piace, e se non piace, come potrebbe esser puro per te chi non ti piace?

Dunque che cosa chiediamo dicendo: Sia santificato il tuo nome?

Chiediamo che sia santo il nome di Dio per quegli uomini che, a motivo della loro infedeltà, ancora non lo conoscono, per i quali ancora non è santo colui che, per sé e in sé e nei suoi santi, è santo.

Noi pieghiamo per il genere umano, preghiamo per il mondo intero, per tutte le genti, per quanti ogni giorno si mettono a sostenere che Dio non è retto e che non giudica rettamente: lo facciamo perché una buona volta si correggano e, divenuti retti nel cuore, si volgano alla sua rettitudine, e aderendo a lui, cioè indirizzati verso chi è retto, più non l'offendano, ma piaccia essendo retto agli uomini retti, poiché sta scritto: Quanto è buono il Dio d'Israele, ma per coloro che sono retti di cuore. ( Sal 73,1 )

Orbene questo salmista che canta - egli rappresenta noi stessi, cioè il corpo di Cristo, le membra di Cristo - al vedere che grandi doni Dio ha fatto al genere umano, al quale magari Dio prima sembrava o inesistente o falso o non così grande, scorgendolo appunto nelle sue opere, esclama: O Signore, Dio mio, ti sei fatto sommamente grande, cioè, mentre finora non ti comprendevo, ora comprendo quanto sei grande.

Sei sempre grande, anche se resti nascosto, ma sei grande per me dal momento che mi ti sei rivelato.

Sei divenuto grande per me, allo stesso modo che si è fatta meravigliosa la tua scienza per me, perché è divenuta tale per me.

Io tale scienza l'ammiro, se ad essa mi volgo; ma essa rimane perfettamente integra, anche se non la considero o se, dopo averla considerata, me ne distolgo.

Ma io, divenuto grande per essa e ritornato integro da meschino che ero, mi meraviglio che prima non la conoscevo: non che sia divenuta grande la scienza da quando l'ho appresa, ma perché sono io divenuto grande da quando l'ho appresa.

Ma è ora che ascolti, e vedrai che ti apparirà come si è fatto sommamente grande quel Dio che sempre è grande.

Egli certo si è fatto sommamente grande nelle sue opere rispetto a noi.

4 - Per piacere a Dio occorre detestare il peccato

Di maestà e di splendore ti sei rivestito.

La confessione della maestà è messa prima dello splendore, e questo consiste nella bellezza.

Se cerchi, la bellezza, cerchi una buona cosa. Ma perché tu la cerchi, o anima?

Per essere amata dal tuo sposo, al quale certo non piaceresti, se fossi brutta.

E lui, lo sposo, com'è? Magnifico di aspetto tra i figli degli uomini.

E se è bello, tu che sei brutta vorresti baciarlo, ma non badi al fatto che tu sei piena di iniquità.

Sparsa invece è la grazia sulle tue labbra, perché proprio di lui fu scritto così: Sei magnifico di aspetto tra i figli degli uomini, sparsa è la grazia sulle tue labbra; perciò le fanciulle ti amarono. ( Sal 45,3 )

C'è dunque uno che è splendido e che è bello tra i figli degli uomini e, pur essendo figlio dell'uomo, lo è di più dei figli degli uomini.

E tu vuoi piacergli, o anima umana che sei sola tra tanti?

Ascoltiamo la Chiesa, poiché tra i suoi figli c'era un'anima sola ed un cuor solo, ( At 4,32 ) ed è alla Chiesa che parla il salmo.

Vuoi davvero piacergli? Non puoi riuscirci finché sei deforme, ed allora che farai per essere bella?

Anzitutto deve dispiacerti la tua deformità, perché solo così meriterai di ottenere la bellezza da colui al quale vuoi appunto piacere, facendoti bella.

A trasformarti sarà infatti quegli stesso che già ti ha formato.

Perciò devi prima considerare come sei, per sfuggire al rischio di cercare, se sei brutta, i baci del tuo bello.

Ma per vedermi - tu dici - a che cosa dovrò guardare?

Come specchio egli ti ha messo davanti la sua Scrittura, dove puoi leggere: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio. ( Mt 5,8 )

Uno specchio ti è stato posto davanti proprio in questo testo: vedi se sei come egli ha detto e, se non lo sei, piangi per esserlo.

Sarà lo specchio a rivelarti il vero tuo volto, e come lo specchio non ti farà da adulatore, così neanche tu dovrai lusingarti.

Sarà la sua lucentezza a mostrarti quello che sei: vedi quello che sei e, se questa immagine non ti piace, procura di non essere così.

Se infatti, per essere brutta, non piaci ancora a te stessa, già piaci al tuo bello.

E perché? Per il fatto che non ti piace la tua bruttezza, cominci a piacergli con tale confessione, come si dice in un altro passo: Cominciate a lodare il Signore con la confessione. ( Sal 147,7 )

Prima di tutto accusa come colpa la tua bruttezza, ché la bruttezza dell'anima deriva dai peccati e dalle iniquità.

Accusando la tua bruttezza, cominci a confessare e, con la confessione, cominci a farti più bella.

E chi ti fa più bella se non colui che è magnifico di aspetto tra i figli degli uomini?

5 - Per abbellirci dinanzi a Dio Cristo divenne deforme

Ma egli per renderla bella, oso aggiungere, l'ha amata anche brutta.

Che significa che l'ha amata anche brutta? Cristo infatti è morto per gli empi. ( Rm 5,6 )

Quale vita egli riserva per te, già giustificato, se anche all'empio ha fatto dono della sua morte?

Ecco come il bello, colui che è magnifico di aspetto tra i figli degli uomini, in quanto è il più giusto e santo tra i figli degli uomini, nel venire verso la brutta ( non esito a dirlo, perché lo trovo scritto nella Scrittura ), si è fatto brutto per renderla bella.

Non pensate, ascoltandomi, che io sia caduto temerariamente in tale affermazione.

Prima infatti avevo detto che " l'ha amata anche brutta ", e ciò poteva sembrare sconveniente per alcuni che lo amano, se non mi avesse preceduto nel dirlo un testimonio; io non ho fatto che ripetere quello che ha detto l'Apostolo: vuoi sapere come l'ha amata anche brutta?

Cristo è morto per gli empi. Così è anche per quanto ho detto ora: egli per venire verso la brutta, si è fatto brutto, si è fatto deforme; e come potrò dimostrarlo, se la divina parola mi ha già preannunciato che egli è magnifico di aspetto tra i figli degli uomini?

Ma nella stessa parola divina trovo anche scritto: Noi l'abbiamo visto, e non aveva né bellezza né splendore.

Colui che è magnifico di aspetto tra i figli degli uomini, noi l'abbiamo visto, e non aveva né bellezza né splendore! ( Is 53,2 )

Non ha detto: " Non l'abbiamo visto, e quindi non potevamo sapere se avesse bellezza o splendore "; ecco, noi l'abbiamo visto, e non aveva né bellezza né splendore.

Ma allora dove l'ha visto colui che ha detto: Magnifico di aspetto tra i figli degli uomini?

E dove l'ha visto colui che ha detto: Non aveva né bellezza né splendore?

Sta' a sentire dove l'ha visto colui che l'ha detto magnifico di aspetto tra i figli degli uomini: Sussistendo nella natura di Dio, egli non ritenne come preda gelosa l'essere uguale a Dio. ( Fil 2,6-8 )

Giustamente dunque è il più bello tra i figli degli uomini, perché è uguale a Dio; ho dunque appreso e compreso dove l'abbia visto colui che l'ha detto magnifico di aspetto tra i figli degli uomini.

Alla domanda dove l'abbia visto, egli ci ha risposto: nella natura di Dio.

E per quale motivo, in che modo l'hai visto nella natura di Dio?

Perché gli attributi invisibili di lui sono scorti dal pensiero attraverso le cose che sono state fatte. ( Rm 1,20 )

Bene, benissimo: ho appreso, ho compreso chi e come e dove e perché tu l'abbia visto.

Chi è che hai visto? Il nostro sposo. E come l'hai visto? Magnifico di aspetto tra i figli degli uomini.

E dove l'hai visto? Sussistendo egli nella natura di Dio.

E perché l'hai visto? Perché i suoi attributi sono scorti dal pensiero attraverso le cose che sono state fatte.

Vediamo anche quello che di lui ci dice un altro Profeta, non già un altro spirito, perché non sono in contraddizione tra loro.

Quello ce l'ha presentato magnifico ai aspetto tra i figli degli uomini, ed ora ce lo presenti anche quest'altro che ha detto: Noi l'abbiamo visto, e non aveva né bellezza né splendore.

L'apostolo Paolo da solo collega entrambi i Profeti, perché uno stesso testo di Paolo costituisce una testimonianza per l'uno e l'altro di loro.

Lì trovo che è magnifico di aspetto tra i figli degli uomini: Egli, sussistendo nella natura di Dio, non ritenne come preda gelosa l'essere uguale a Dio.

Lì ci sta scritto quanto vide anche l'altro, che egli cioè non aveva né bellezza né splendore, perché annientò se stesso, assumendo la natura di schiavo, rendendosi simile agli uomini ed all'aspetto ritrovato come uomo; egli umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.

Con ragione dunque l'hanno visto, e non aveva né bellezza né splendore.

Con ragione dinanzi alla croce scuotevano il capo esclamando: Ma è tutto qui il Figlio di Dio?

Se davvero è il Figlio di Dio, discenda dalla croce! ( Mt 27,40 )

Ma non aveva né bellezza né splendore.

È ancora così per voi, cui egli non piace perché non aveva né bellezza né splendore!

O voi che scuotete il capo dinanzi alla croce e non volete rivolgerlo a quel capo che pendeva dalla croce!

Con ragione vacilla il capo a quanti l'insultano, finché non diventi loro capo quegli stesso che veniva insultato.

Ecco che egli riacquista tutto il suo splendore, ed è un grande splendore.

Ecco che quanto tu dici è di meno di quanto egli ha fatto.

Tu dici: Se davvero è il Figlio di Dio, discenda dalla croce, mentre egli non dalla croce è disceso, ma dal sepolcro è risorto!

6 - La Chiesa illuminata e purificata dalla grazia

Pertanto, o anima, non puoi essere bella, se rifiuti di confessare la tua bruttezza a colui che è sempre bello e che solo per te ha cessato temporaneamente di esserlo; ma se temporaneamente non fu bello nella natura di schiavo, lo fu in modo da non perdere mai quella bellezza che gli è propria nella natura di Dio.

Pertanto tu, o Chiesa, hai il tuo splendore, perché è a te che si dice nel Cantico dei Cantici: O splendida tra le donne! ( Ct 5,9 )

È di te che si dice: Chi è costei che sale tutta candida? ( Ct 8,5 sec. LXX )

E che significa tutta candida? Significa illuminata.

Non dunque candida, nel senso di imbellettata come sono le donne che si truccano per apparire quel che non sono; non candida come una parete imbiancata, perché sarà distrutta - come dice l'Apostolo - ogni parete imbiancata, ( At 23,3 ) cioè l'ipocrisia e la simulazione.

Una parete imbiancata, anche se fuori ha l'intonaco, dentro non contiene che fango!

Dunque la Chiesa non è candida in questo modo, ma è candida, cioè illuminata, non essendo bianca di per se stessa.

Prima - dice sempre l'Apostolo io sono stato bestemmiatore; ( 1 Tm 1,13 ) ed ancora: difatti un tempo anche noi siamo stati per natura figli dell'ira, al pari degli altri. ( Ef 2,3 )

Ma poi è sopravvenuta la grazia che illumina e dona il candore: prima sei stata nera, ma poi sei diventata bianca per la grazia di Cristo: Difatti un tempo voi siete stati tenebra, ma ora siete luce nel Signore. ( Ef 5,8 )

Dunque anche di te si dice: Chi è costei che sale tutta candida?

Sei ormai tanto meravigliosa che quasi non ti si può contemplare.

Sono infatti segno di ammirazione le parole: Chi è costei che sale tutta candida, così bella, così luminosa, priva di ogni macchia e di ruga?

Non è costei quella che prima giaceva nella melma delle sue iniquità?

Non è costei quella che un tempo giaceva nella fornicazione dell'idolatria?

Non è costei quella che era tutta immonda per le sue passioni e inclinazioni carnali?

Chi è dunque costei che sale tutta candida? Considera chi sia colui che è divenuto per essa privo di ogni bellezza e splendore; comprenderai così la grandezza di questo luminoso candore.

Se ti appare meravigliosa la sua umiliazione per lei, non deve più meravigliarti l'altezza da questa raggiunta per lui.

Quanta felicità traspare nel candore di costei se, pur quando era nera, fece scendere fino a sé colui che era bello perché morisse per gli empi?

Dunque il Signore Dio nostro si è rivestito di confessione e di splendore; si è rivestito della Chiesa: la Chiesa stessa, sì, è confessione e splendore.

Prima la confessione poi lo splendore; confessione dei peccati, splendore delle buone azioni.

Di maestà e di splendore ti sei rivestito.

7 - [v 2.] Con estrema facilità Dio creò l'universo

Circonfuso di luce, come di un vestito.

Tale è la veste di colei della quale ho già detto che non ha né macchia né ruga. ( Ef 5,27 )

Si chiama luce, ed anche questo ho già detto: Un tempo voi siete stati tenebra, ma ora siete luce nel Signore.

Non lo siete dunque in voi, perché in voi siete tenebra, mentre nel Signore siete luce.

Dunque, circonfuso di luce, come di un vestito, egli ha disteso il cielo come pelle.

Ora ci si vuole esporre, mediante alcune figure misteriose, come ha fatto questo, come cioè si è rivestito della Chiesa come di un manto di luce.

Ascoltiamo quindi come la Chiesa si è fatta luce, divenendo senza macchia e senza ruga, divenendo tutta candida e pura, tutta splendente nel vestito dello sposo e mantenendosi unita a lui.

Egli ha disteso il cielo come pelle. Non c'è dubbio che questo lo vedo.

Difatti chi altri se non Dio ha disteso questo cielo, che vediamo con i nostri occhi carnali?

Ma quel distendere il cielo come pelle, se lo prendi alla lettera, sta lì ad indicare la facilità del suo operare.

Infitti tu vedi questa immensa costruzione e sai bene che un qualsiasi uomo, se può distendere una sia pur piccola volta, lo fa con notevole sforzo, con grande e difficile lavoro, impegnandosi a lungo.

Ma perché per la tua debolezza di uomo non abbia a immaginare che le opere di Dio siano frutto di un simile e difficile lavoro, è qui presentata l'immagine della facilità proprio in rapporto alla tua capacità; così puoi in qualche modo cominciare a credere che Dio opera facilmente, senza pensare che abbia disteso il cielo nel modo in cui tu hai costruito il tetto della tua casa.

Devi invece pensare che, come ti riesce facile distendere una pelle, altrettanto facile è stato per Dio distendere l'immensità del cielo. Si tratta di facilità meravigliosa, eppure mentre lo Spirito ti parla, tu tardi ancora a capire.

Tu - dico - tardi ancora a capire, mentre ti parla lo Spirito!

Non penserai mica che Dio ha disteso il cielo, come tu distendi una pelle.

Se pensi che l'ha disteso così, eccoti davanti una pelle raggrinzita e piegata: prova a dirle di distendersi, prova a distendere quella pelle con la tua parola.

Dirai che non ti è possibile. Resta dunque dimostrato che anche nel distendere una pelle sei molto lontano dalla facilità operativa di Dio.

Egli, infatti, disse e furono fatte le cose. ( Sal 148,5 )

Egli disse: Sia fatto il firmamento tra l'acqua e l'acqua, e così esso fu, fatto. ( Gen 1,6 )

Comunque, per indicare tale facilità, secondo il tuo modo di intendere puoi prendere intanto la cosa alla lettera.

8 - Collaborazione divino umana all'origine della S. Scrittura

Se però vogliamo scoprirvi qualcosa che sta nascosto sotto il senso figurato, e battere a questa porta chiusa, noi troviamo che Dio ha disteso il cielo come una pelle, intendendo nell'immagine del cielo la Sacra Scrittura.

Una tale autorità Dio l'ha posta prima di tutto nella sua Chiesa, e da qui ha cominciato a svolgere le altre cose: egli ha fatto il cielo che ha disteso come una pelle, e non invano come una pelle.

Prima di tutto egli ha disteso come una pelle il nome e la fama dei predicatori, e la pelle simboleggia la mortalità. ( Gen 3 )

È per questo che i due primi uomini, nostri progenitori ed autori del peccato del genere umano, Adamo ed Eva, quando nel paradiso, disprezzando il precetto di Dio e cedendo alla suggestione insinuante del serpente, trasgredirono quel che Dio aveva loro comandato, divennero mortali e furono espulsi dal paradiso: per simboleggiare questa loro mortalità, essi rivestirono delle tuniche di pelle.

Si presero infatti tuniche fatte di pelle, ma le pelli non si tolgono di solito se non agli animali morti; dunque con il nome di pelle fu significata tale loro mortalità.

Ma allora, se in questo passo con il nome di pelle è simboleggiata la divina Scrittura, in che modo Dio ha fatto con la pelle il cielo ed ha disteso il cielo come pelle?

Perché quelli per mezzo dei quali ci è stata predicata la Scrittura furono mortali.

Soltanto il Verbo di Dio rimane sempre lo stesso, sempre immutabile ed intramontabile.

Ascolta: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )

Forse era ed ora non è più? No: egli è e sempre sarà.

Se dunque è il Verbo di Dio, Dio presso Dio, devi leggerlo se puoi.

Ma cosa dici? Dici che sta lassù, e quindi non puoi leggerlo?

Il Verbo di Dio sta dappertutto perché si estende potentemente da un confine all'altro e raggiunge nella sua purezza tutte quante le cose. ( Sap 8,1; Sap 7,24 )

Egli era in questo mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui; ( Gv 1,10 ) e quando venne, era proprio qui.

Venne infatti nella carne, senza mai staccarsi dalla divinità.

Perché dunque non potevi leggerlo? Poiché nella sapienza di Dio il mondo non conobbe mediante la sapienza Dio, lì stabilito nella sapienza di Dio, nella quale sono comprese tutte le cose e senza la quale più non sussistono: se dunque, essendo lì stabilito, tu non potevi conoscere mediante la sapienza Dio, era davvero necessario quel che è detto nel seguito: piacque a Dio salvare i credenti mediante la stoltezza della predicazione. ( 1 Cor 1,21 )

Se i credenti dovevano essere salvati mediante la stoltezza della predicazione, Dio scelse alcuni elementi mortali, scelse degli uomini mortali e destinati a morire: servendosi di una lingua mortale, fece risuonare delle voci mortali; servendosi del ministero di persone mortali, adoperò degli strumenti mortali, ed in tal modo si fece cielo per te, onde nell'elemento mortale riconoscessi il Verbo immortale e divenissi tu stesso immortale partecipando al medesimo Verbo.

Mosè visse e morì, poiché Dio gli disse: Sali sul monte e muori. ( Dt 32,49 )

Morì Geremia e, come lui, morirono tanti altri Profeti; eppure le parole di questi morti, non essendo proprie di loro, ma per loro tramite di colui che ha disteso il cielo come pelle, rimangono fino a noi che siamo la loro posterità.

Ecco l'Apostolo svincolato da questa vita - egli aveva detto che il partirsene e lo stare con Cristo ( Fil 1,23 ) era cosa di gran lunga migliore - vive adesso con Cristo, come con lui vivono tutti quei Profeti.

Ma con qual mezzo Dio ci ha somministrato ciò che leggiamo?

Con quell'elemento che era destinato a morire, cioè con la loro bocca, lingua, denti, mani.

Tutti questi mezzi, con i quali l'Apostolo ha potuto eseguire tutto quanto leggiamo, sono funzioni del corpo, ma operavano su comando dell'anima, alla quale comandava Dio: in questo senso si dice che il cielo è stato disteso come una pelle.

E noi ora, mentre essa si stende, leggiamo sotto il cielo come sotto la pelle delle divine Scritture.

Più tardi infatti il cielo si ripiegherà come un libro. ( Is 34,4 )

Non invano, fratelli, il cielo è qui presentato come una pelle e là come un libro: sono immagini in cui viene prefigurato qualcosa per noi.

È in riferimento alla divina Scrittura che si estende la parola dei morti: in questo senso essa si distende come una pelle, anzi molto più che una pelle dal momento che quegli autori sono morti.

Difatti dopo la morte divennero ben più noti i Profeti e gli Apostoli, che non erano altrettanto noti quando erano in vita.

I Profeti da vivi appartenevano alla sola Giudea, mentre da morti appartengono a tutte le genti.

Infatti, quando erano in vita, non era ancora distesa la pelle né ancora disteso era il cielo sì da coprire tutta quanta la terra.

Per questo si dice: Ha disteso il cielo come pelle.

9 - [v 3.] Il culmine della rivelazione si ha nella carità. Solo nella comunione della Chiesa cattolica si ha la carità

Egli copre con le acque le parti superiori di esso.

Anche questo leggiamo e ben può essere inteso nel suo senso letterale.

Quando Dio comandò che ci fosse il firmamento a dividere le acque dalle acque, si ebbero da una parte le acque qui in basso che bagnano la terra e dall'altra le acque su in alto che, se sfuggono alla vista degli occhi, sono tuttavia attestate dalla fede.

E le acque - si dice - che sono al di sopra dei cieli, lodino il nome del Signore, perché egli disse e furono fatte, egli comandò e furono create. ( Sal 148,4-5 )

Resta dunque spiegato in senso letterale il fatto che Dio copre con le acque le parti superiori di esso.

Ma in senso figurato che significa questo? Dato che in senso figurato abbiamo inteso come pelle la Sacra Scrittura, nonché l'autorità della parola divina, che ci viene amministrata per mezzo di uomini mortali, morti i quali si estende la fama di questa stessa opera, è secondo tale punto di vista che ci domandiamo: in che modo copre con le acque le parti superiori di esso?

Le parti superiori di che? Del cielo. E il cielo che cos'è? La Sacra Scrittura.

Quali sono le parti superiori della Sacra Scrittura? Che troviamo di superiore nelle Sacre Scritture?

Prova a chiederlo a Paolo, che ti risponde: Voglio mostrarvi una via più sublime. ( 1 Cor 12,31 )

Qual è la via che dichiara più sublime? Se parlassi le lingue degli uomini e degli Angeli, ma non avessi la carità, diverrei come un bronzo risonante o un cembalo squillante. ( 1 Cor 13,1 )

Se dunque nella Sacra Scrittura non si può trovar nulla che sia più sublime della carità, come sarebbero coperte con le acque le parti superiori del cielo, essendo parte superiore della Scrittura il comandamento della carità?

Senti come: La carità di Dio, dice l'Apostolo, è stata diffusa nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo, che ci è stato dato. ( Rm 5,5 )

Già sentendo parlare di diffusione tu intendi le acque nella carità dello Spirito Santo.

Sono queste le acque, di cui si parla in un altro passo della Scrittura: E scorreranno nelle tue piazze le tue acque; nessun estraneo ne partecipi con te. ( Pr 5,16-17 )

Difatti quanti sono estranei e lontani dalla via della verità, siano pagani o giudei o eretici ed anche tutti i cattivi cristiani, possono avere tanti doni, ma non quello della carità.

Che cos'è questo dono della carità? Non vogliamo parlare degli altri doni esterni che tutti gli uomini ricevono, poiché Dio fa sorgere il suo sole sopra i buoni ed i cattivi. ( Mt 5,45 )

Si tratta di doni divini, comuni non soltanto ai buoni ed ai cattivi, ma anche alle bestie ed alle fiere.

Il fatto stesso di esistere, il vivere, il vedere, il sentire, l'udire, l'esercizio delle altre funzioni sensoriali sono doni di Dio; ma osservate con quali e quanti esseri li abbiamo in comune, pur con quelli che non si vuole imitare.

L'ingegno acuto, ad esempio, l'hanno anche degli uomini pessimi, la destrezza e l'abilità artistica l'hanno anche gli istrioni più immorali, le ricchezze le hanno anche i furfanti, buone famiglie e figli li hanno tanti cattivi.

Nessuno può negare che tutti questi siano magnifici doni di Dio; ma osserva con chi li hai in comune.

Guarda poi alle grazie che ti dona la Chiesa.

La grazia dei Sacramenti, che si riceve nel Battesimo, nell'Eucaristia e negli altri Sacramenti, quale dono rappresenta?

Un tal dono l'ottenne anche Simon Mago. ( At 8,13 )

La profezia quale dono rappresenta? Profetò anche Saul, che era un re cattivo, e ciò fece proprio quando perseguitava il santo David.

Notate bene: io non ho detto che profetò dopo averlo perseguitato.

Può darsi infatti che, dopo averlo perseguitato, egli facesse penitenza, divenendo così meritevole dello spirito profetico.

No: profetò non dopo averlo perseguitato né sul punto di perseguitarlo, ma nell'atto stesso di perseguitarlo.

Mandò infatti i suoi servi a catturare David, e mentre David in quella circostanza si trovava in mezzo ai Profeti, tra cui era anche il santo Samuele, quegli emissari furono penetrati di spirito profetico e profetarono.

Si può peraltro supporre che essi erano venuti con buone intenzioni, o perché tale era la natura del loro incarico o perché non volevano eseguire ciò che era stato loro comandato.

Il re mandò allora altri servi, ed anche in essi si verificò il medesimo fenomeno, il che ci porta a interpretare allo stesso modo le loro intenzioni.

E poiché essi tardavano, venne il re in persona tutto infuriato, anelando alla strage ed assetato del sangue di un giusto innocente, verso il quale si mostrava anche ingrato: allora fu anch'egli penetrato di spirito profetico e profetò. ( 1 Sam 19,18-24 )

Perciò non devono vantarsi quanti possono aver ottenuto questo gran dono di Dio o anche il santo Battesimo, pur essendo forse privi della carità: considerino piuttosto quale disposizione vogliono avere verso Dio coloro che non usano santamente delle cose sante.

Di questo numero saranno coloro che sono pronti a dire: Abbiamo profetato nel tuo nome.

E non sarà loro risposto: "Voi mentite", ma: Non vi conosco, andate via da me, voi operatori d'iniquità. ( Mt 7,22-23 )

La ragione è che se avessi ogni genere di profezia, ma non avessi la carità, sarei un niente. ( 1 Cor 13,12 )

Profetò anche Saul, ma era operatore d'iniquità.

Ora chi è operatore di iniquità? Appunto colui che non ha la carità.

Difatti la carità è pieno adempimento della Legge. ( Rm 13,10 )

Dunque egli copre con le acque le parti superiori di esso.

Che cosa ha detto? In tutta la Sacra Scrittura la carità rappresenta la via più sublime, occupa il posto più sublime: ad essa non aspirano se non gli uomini buoni né possono con noi comparteciparne i cattivi.

Questi possono avere in comune il Battesimo ed anche gli altri Sacramenti, partecipare con noi alle orazioni, trovarsi insieme con noi entro queste pareti ed in questa stessa congregazione, ma non hanno in comune con noi la carità.

È essa infatti la fonte genuina dei veri buoni e dei veri santi, della quale si dice: Nessun estraneo ne partecipi con te.

E chi sono gli estranei? Tutti quelli che si sentono dire: Non vi conosco.

E poiché non sono riconosciuti, evidentemente sono degli estranei quelli a cui viene detto: Non vi conosco.

Pertanto la via sublime della carità comprende coloro che appartengono in senso vero e proprio al regno dei cieli.

Dunque il precetto della carità sta al di sopra dei cieli, al di sopra di tutti i libri: ad esso, in effetti, sono subordinati gli scritti, ad esso servono tutte le parole dei santi ed ogni movimento, sia spirituale che materiale, dei dispensatori di Dio.

Si tratta dunque di una via veramente sublime ed a buon diritto copre con le acque le parti superiori del cielo, perché è impossibile trovare qualcosa di più eccellente della carità nei Libri divini.

10 - Lo Spirito Santo diffonde nei redenti la carità

Ma sta' a sentire, in maniera ancor più chiara, che cosa sia quest'acqua.

Abbiamo già detto come la carità di Dio sia stata diffusa nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato.

Abbiamo anche detto: Scorreranno nelle piazze le tue acque. ( Pr 5,16 )

Uno potrebbe obiettarmi: "Ma qui non è detto espressamente se con le acque si debba intendere la carità.

E se un altro ci intendesse qualche altra cosa? ".

Rispondo di ricordare soltanto quello che dice l'Apostolo: La carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori.

In che modo? Mediante lo Spirito Santo, che ci è stato dato. ( Rm 5,5 )

Ed ora senti il Signore, che è il maestro degli Apostoli: Se qualcuno ha sete, venga a me e beva.

Dica egli ancora: Dal seno di chi crede in me, scaturiranno fiumi di acqua viva.

E tutto questo che significa? Ce lo spieghi l'Evangelista: Ma questo diceva, afferma, riguardo allo Spirito che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui.

Difatti ancora non era stato dato loro lo Spirito, non essendo ancora Gesù glorificato. ( Gv 7,37-39 )

Dunque, o fratelli, se lo Spirito non era stato dato perché Gesù non era ancora glorificato, evidentemente quando egli fu glorificato ed ascese al cielo, fu mandato lo Spirito Santo e gli Apostoli furono riempiti di carità, diffusa nei loro cuori mediante lo Spirito Santo, che ad essi fu dato, ché le parti superiori del cielo sono coperte di acque.

E questo ben si comprende, in quanto il Signore ascese nei cieli per restare al di sopra dei cieli e di lì mandare la carità.

Infatti Dio non copre nel senso quasi che sia sorretto da colui che copre: egli nel coprirlo lo solleva, non già l'aggrava.

Se dunque copre il cielo con le acque, lo fa in modo che esso sia ancor meglio sollevato dallo Spirito divino.

L'elemento elevante sta sopra, l'elemento elevato sta sotto; quello serve a sostenere, questo è appeso.

Perciò, se tale è il rapporto tra i due elementi, devi intendere che questo cielo della Scrittura è appeso, cioè dipende dalla carità.

Si tratta evidentemente dei due notissimi precetti dell'amore: Da questi due precetti dipendono tutta la Legge e i Profeti. ( Mt 22,40 )

Egli copre con le acque le parti superiori di esso.

11 - Nubi divine gli evangelizzatori; la Chiesa vigna di Dio

Egli fa delle nubi il suo mezzo di ascesa.

Anche questa espressione si interpreta bene in senso letterale, perché il Signore ascese visibilmente al cielo.

Ma in che modo le nubi divennero mezzo di ascesa al cielo?

Dopo aver detto queste cose, una nube lo avvolse. ( At 1,9 )

Qualcosa di simile lo trovi predetto della nostra risurrezione: E quelli che sono morti in Cristo - sta scritto - risorgeranno per primi; poi anche noi che viviamo saremo insieme con loro rapiti tra le nubi, incontro al Cristo nell'aria: e così saremo sempre con il Signore. ( 1 Ts 4,15-16 )

Eccoti le nubi che servono per l'ascesa al cielo; ma io ti indicherò anche le nubi fatte per ascendere su quest'altro cielo, quello delle divine Scritture.

Che significa questo, o fratelli? Oh, voglia il Signore mio Dio degnarsi di annoverarmi tra quelle nubi, quali che siano.

Giudichi lui che oscura nube io sia, ma voi dovete considerare come nubi tutti i predicatori della parola della verità.

Quanti dunque, a motivo della loro debolezza, non sono in grado di ascendere su questo cielo, di elevarsi cioè alla conoscenza delle Scritture, cerchino di ascendere attraverso le nubi.

È questo forse che sta ora accadendo tra voi: se riusciamo a qualcosa di buono, se le nostre fatiche e sudori non sono infruttuosi, voi ascendete nel cielo delle divine Scritture, e cioè vi elevate alla loro conoscenza grazie alla nostra predicazione.

Oh quanto era alto il cielo in questo Salmo!

Difatti nessuno di voi prima capiva quale fosse il senso figurato delle parole: Ha disteso il cielo come pelle, e copre con le acque le parti superiori di esso. ( Sal 104,2-3 )

Ed ecco che anche quel che ha detto con le parole: Fa delle nubi il suo mezzo di ascesa, voi ormai l'avete compreso grazie a noi che, secondo l'aiuto ricevuto da Dio, ve l'abbiamo predicato; chè le nubi non piovono per loro propria virtù!

È vostro dovere ascendere attraverso il comprendere e, nell'atto stesso di questo sforzo, dar frutto; non siate come quella vigna di cui si dice per bocca del Profeta: Comanderò alle mie nubi di non piovere sopra di essa. ( Is 5,6 )

Era una certa vigna che veniva accusata perché aveva prodotto invece dell'uva le spine, non dimostrando la dovuta riconoscenza verso la pioggia feconda.

In verità chi ascolta cose buone e compie azioni cattive, s'imbeve di pioggia feconda, ma finisce col generare le spine.

E non c'è motivo di supporre, o fratelli, che in quel passo il Signore abbia parlato di una vigna materiale e visibile.

Lì infatti, perché l'iniquità non trovasse scusa per nascondersi sotto il velo di un oscuro discorso, il Signore stesso ha voluto spiegarci per mezzo del Profeta a quale vigna parlava e per quale vigna diceva quella parola: La vigna del Signore degli eserciti - si afferma - è la casa di Israele. ( Is 5,7 )

Perché allora, o malvagi, i vostri cuori vanno errando su per i monti ed i colli dei vignaioli?

So bene - si dice - di quale vigna io parli, so dove dovevo cercare l'uva ed ho trovato le spine; ma voi, senza un vero motivo, badate a congetturare e supporre tutt'altra cosa, non volendo intendere per operare bene.

Anche questo infatti sta scritto: Non ha voluto intendere per operare bene. ( Sal 36,4 )

Togliete di mezzo tutte le vostre supposizioni: La vigna del Signore degli eserciti è la casa di Israele, e l'uomo di Giuda è l'amato rampollo.

Fu amato, allorché fu piantato, ma fu condannato, quando produsse le spine.

Forse dunque, o fratelli, questa vigna fu la casa d'Israele, e non lo siamo anche noi?

Dobbiamo ascoltare con un senso di timore quel che troviamo detto ai Giudei.

Osservate come l'Apostolo incuta paura ai rami innestati servendosi dei rami troncati, e come con i rami troncati ricordi la severità che dev'essere temuta e con i rami innestati raccomandi quella bontà che dev'essere amata. ( Rm 11,20-22 )

Non essere infruttuoso nella tua bontà per non esporti, rimanendo sterile, alla severità.

" Ma io non sono una vite ", mi dici. Dov'è quella parola del Signore: Io sono la vite, voi siete i tralci; il Padre mio è l'agricoltore? ( Gv 15,1-5 )

E l'altra parola dell'Apostolo: Chi pianta una vigna, e non ne raccoglie il frutto? ( 1 Cor 9,7 )

Sei dunque tu, o Chiesa, la vigna ed è Dio il tuo agricoltore! Nessun agricoltore umano può piovere sulla sua vigna.

Perciò, o fratelli carissimi, che siete membra intime della Chiesa e pegni d'amore della Chiesa e figli della madre celeste, ascoltate finché siete in tempo.

Contro quella vigna Dio ha lanciato una minaccia terribile: Comanderò alle mie nubi - ha detto - di non piovere sopra di essa.

E questo è accaduto: vennero gli Apostoli ai Giudei e furono respinti, ed allora dissero a loro: Eravamo stati mandati a voi, ma poiché avete respinto la parola di Dio, noi andiamo alle genti. ( At 13,46 )

Potete vedere come per impulso dello Spirito di Dio, in forza di un'interna disposizione di colui che abita nel cuore dei suoi figli, fu comandato alle nubi di non piovere su quella vigna, la quale, anziché dare l'uva sperata, non produsse che spine.

Dio per tanto fece delle nubi il suo mezzo di ascesa e distese il cielo come una pelle.

Non c'è ragione di lamentarvi: l'autorità delle Scritture si è estesa sopra la faccia della terra, ci sono le nubi, la parola della verità viene predicata, e sono anche spiegati tutti i punti oscuri, onde i vostri cuori possano salire su in alto mediante le nubi.

Badate dunque a come credete, badate a quello che state ricevendo: dopo il predicatore verrà il giudice, dopo il donatore verrà l'esattore a riscuotere.

Egli fa delle nubi il suo mezzo di ascesa.

12 - Il vento, velocissimo fra tutti gli elementi

Egli cammina sopra le penne dei venti.

Sarebbe arrischiato prendere questa frase alla lettera.

Quali sono infatti le penne dei venti? O forse, come avviene nella pittura, dovremmo immaginarci i venti che volano con tanto di ali?

Il vento, fratelli, quello che sensibilmente avvertiamo, non è altro che un movimento e, per così dire, una corrente dell'aria che sospinge quel che incontra secondo la sua forza.

Quali sono le penne dei venti? E quali sarebbero le ali di Dio?

Eppure di queste è detto: Spereranno sotto l'ombra delle tue ali. ( Sal 36,8 )

Proviamo dunque a prendere anche questo alla lettera, nel senso che si sia verificato realmente in codesta creatura materiale.

È possibile che la Scrittura voglia mettere in rilievo la velocità della parola; di tale velocità abbiamo parlato tempo fa in un altro salmo, dove sta scritto: La sua parola corre in gran velocità. ( Sal 147,15 )

Difatti gli uomini non conoscono altra cosa più veloce dei venti.

Come prima era la facilità che veniva messa in rilievo con l'idea della pelle, perché l'uomo non distende altra cosa più facilmente della pelle, così anche qui, alludendo al fatto che Dio o il suo Verbo, dappertutto presente, nulla trascurano con la velocità del movimento, dato che non conosci alcuna cosa più veloce del vento, si dice: Egli cammina sopra le penne dei venti, cioè la sua velocità supera la velocità dei venti.

Quindi nelle penne dei venti devi vedere la velocità dei venti, intendendo che la parola di Dio è più veloce di tutti i venti.

Questo il significato del testo, quale risulta da una prima e superficiale considerazione: ma dobbiamo cercarvi qualcosa di più intimo, e codesto passo ci indicherà qualcosa in senso figurato.

13 - Il vento figura dell'anima; ali dell'anima le virtù. Linguaggio biblico e linguaggio profano

Orbene non è del tutto improprio che, da questo punto di vista, intendiamo con i venti le anime, non perché il vento sia anima, ma perché esso è invisibile e, pur essendo un elemento corporeo, atto a trascinare altri corpi, sfugge all'occhio umano più acuto.

Ora anche l'anima è invisibile, e quindi è giusto intendere con i venti le anime.

Questo è il motivo per cui si dice che Dio, quando ebbe plasmato l'uomo, gli soffiò dentro lo spirito di vita, e così l'uomo divenne anima vivente. ( Gen 2,7 )

Perciò non è improprio nel linguaggio allegorico interpretare i venti come anime.

Ma non dovete pensare che io, parlando di allegoria, abbia detto qualcosa che sa di teatro.

Ci sono intatti certe parole che, proprio perché sono parole ed emanano dalla lingua, noi le abbiamo in comune anche con chi si occupa di materie divertenti e disoneste.

Ciononostante tali parole hanno un loro impiego nella Chiesa, come lo hanno sulla scena.

Io non ho fatto che ripetere quel che ha detto l'Apostolo, il quale, parlando dei due figli di Abramo, afferma: Queste cose valgono come allegoria. ( Gal 4,24 )

Si ha l'allegoria quando altro è quello che risulta dal suono delle parole, altro è quello che viene significato e dev'essere inteso.

In questo senso Cristo è detto agnello: ( Gv 1,29 ) è forse un animale?

Cristo è detto leone: ( Ap 5,5 ) è forse una bestia?

Cristo è detto pietra: ( 1 Cor 10,4 ) si intende forse la durezza?

Cristo è detto monte: ( Dn 2,35 ) si intende forse un rialzo di terra?

Così è di molte altre parole che suonano in un modo e significano tutt'altra cosa: un tale linguaggio è chiamato allegoria.

Ed allora chi pensa che io ho usato la parola allegoria prendendola dal teatro, può anche pensare che il Signore ha usato la parola parabola prendendola dall'anfiteatro.

Avete sotto gli occhi quel che avviene in città, dove abbondano gli spettacoli teatrali; se mi trovassi in campagna, parlerei senza eccessive preoccupazioni, perché là gli uomini non saprebbero forse che cos'è l'allegoria se non per averla letta nelle divine Scritture.

Pertanto, se diciamo che l'allegoria è una figura, vogliamo dire che essa esprime un mistero in forma figurata.

E che cosa dobbiamo intendere nel passo: Egli sale sopra le penne dei venti?

Abbiamo già detto che giustamente con i venti si intendono, in senso figurato, le anime.

E le penne dei venti, cioè le penne delle anime che cosa sono? Sono i mezzi con cui esse si levano in alto.

Perciò le penne delle anime sono le virtù, le opere buone, le azioni oneste.

Tutte queste penne formano in esse due ali, se è vero che tutti i comandamenti si riducono a due comandamenti.

Chiunque vuol bene davvero a Dio ed al prossimo, ha l'anima provvista di penne, capace di volare ad ali spiegate, per impulso di questo amore santo, fino al Signore.

Chi invece si lascia irretire dall'amore carnale, è come se avesse del vischio nelle penne.

Chè se l'anima non avesse le ali e le penne, come potrebbe il salmista esclamare nel gemito delle tribolazioni: Chi mi darà le penne come quelle della colomba?

Egli continua dicendo: E volerò e troverò riposo. ( Sal 55,7 )

Parimenti in altro salmo si legge: Dove andrò per sottrarmi al tuo spirito, e dove fuggirò dalla tua presenza?

Se salirò verso il cielo tu sei là; se scenderò fino all'inferno, sei pure presente; se prenderò le mie penne quale colomba e volerò fino agli estremi del mare …

È come se dicesse: possa io sfuggire alla tua ira incalzante, se prenderò le penne quale colomba e volerò fino agli estremi del mare.

Volare fino agli estremi del mare significa protendere la speranza fino alla fine del mondo, come fa colui che dice: Questo è il duro lavoro che mi sta davanti, finché io non entri nel santuario di Dio e comprenda le ultime cose. ( Sal 73,16.17 )

E come può giungere agli estremi del mare anche se è provvisto di penne?

Perché là pure - dice - mi condurrà la tua mano e mi accompagnerà la tua destra. ( Sal 139,7-10 )

In realtà anche con le mie ali sarei lì per cadere, se tu non mi conducessi.

Hanno dunque le ali efficienti e libere, ali senza alcun legame vischioso, le anime che adempiono santamente i comandamenti di Dio e posseggono la carità di una coscienza pura e di non ipocrita fede. ( 1 Tm 1,5 )

Ma per quanto esse siano ornate della virtù della carità, che cosa rappresenta questo di fronte a quell'amore di Dio con cui sono amate, anche quando sono irretite nel vischio?

Nessun dubbio dunque che l'amore di Dio per noi è ben più grande dell'amore nostro per lui.

Il nostro amore rappresenta le nostre penne, ma egli cammina anche sopra le penne dei venti.

14 - Amare Cristo e conoscerlo sempre meglio

Diceva già l'Apostolo ad alcuni fedeli: Piego le mie ginocchia per voi dinanzi al Padre affinché vi conceda secondo l'uomo interiore che il Cristo abiti mediante la fede nei vostri cuori, onde radicati e fondati nella carità …

Ecco che egli dà loro la carità, dà loro ali e penne!

Onde - prosegue - possiate comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità. ( Ef 3,14-19 )

Forse qui allude alla croce del Signore.

Essa aveva infatti larghezza, nella quale furono distese le mani; lunghezza nella parte sporgente da terra, nella quale era inchiodato il corpo; altezza nella parte collocata al di sopra del legno trasversale; profondità nel punto in cui era conficcata la croce, ed era là ogni nostra speranza di vita.

La larghezza sta a designare le opere buone, la lunghezza significa il perseverare sino alla fine, l'altezza è in rapporto all'elevazione del cuore, affinché tutte le opere buone che noi compiamo perseverando sino alla fine, avendo quella larghezza che ci fa operar bene e quella lunghezza che ci fa perseverare sino alla fine, siano fatte unicamente con la speranza di ottenere il premio celeste.

La vera altezza difatti consiste nel ricercare la ricompensa non qui, ma lassù, per evitare di sentirci dire: In verità io vi dico: hanno ricevuto la loro ricompensa. ( Mt 6,2 )

Quanto alla profondità dove - come ho detto - era conficcata una parte della croce e non si vedeva, è proprio da lì che sorgevano le cose che si vedevano.

Qual è quella cosa che è occulta e non è pubblica nella Chiesa?

È il sacramento del Battesimo, è il sacramento dell'Eucaristia.

Infatti le opere buone, che noi compiamo, le vedono anche i pagani, mentre i sacramenti restano loro nascosti: ma proprio da queste cose che non vedono sorgono quelle che vedono, così come dalla profondità della croce, conficcata nella terra, sorge tutto il resto della croce che appare e si scorge.

Che si legge poi? Dopo aver detto questo, l'Apostolo aggiungeva: Possiate anche comprendere la scienza sommamente eccellente della carità di Cristo, quando già aveva detto: radicati e fondati nella carità.

Voi amate Cristo e, di conseguenza, agite sulla croce.

Ma lo amate forse nella stessa misura in cui egli vi ha amato?

Certo però, amandolo nella misura in cui potete amarlo, voi volate fino a lui per conoscere in che modo egli vi ha amato, cioè per comprendere la somma eccellenza della carità di Cristo.

In altre parole, voi amate quanto vi è possibile e volate quanto vi è possibile, ma egli cammina anche sopra le penne dei venti.

Egli cammina sopra le penne dei venti.

15 - [v 4.] Gli angeli e il loro ministero

Egli fa i suoi spiriti angeli, e fuoco ardente i suoi ministri.

In merito a questo, benché noi non vediamo la presenza degli angeli, trattandosi di cosa che sfugge ai nostri occhi ed esiste nel gran regno di Dio imperatore, tuttavia sappiamo per fede che gli angeli esistono, troviamo scritto che sono apparsi a molti e lo crediamo al di fuori di qualsiasi legittimo dubbio.

Ora gli angeli sono spiriti, ma in quanto spiriti non sono angeli: è quando sono inviati che diventano angeli.

La parola angelo infatti designa l'ufficio, non la loro natura.

Se si chiede il nome di questa natura, si risponde che è spirito; se si chiede l'ufficio, si risponde che è angelo: per quello che è, è spirito, mentre per quello che compie è angelo.

Osserva questa distinzione nell'uomo.

Uomo è il nome della natura, soldato è il nome dell'ufficio: essere umano è il nome della natura, banditore è il nome dell'ufficio.

Difatti un uomo può diventare banditore, cioè chi era uomo diventa banditore, e non chi era banditore diventa uomo.

In egual modo dunque, coloro che già erano spiriti, fatti tali da Dio creatore, questi li fa angeli inviandoli ad annunciare i suoi ordini, come fa fuoco ardente i suoi ministri.

Leggiamo ché il fuoco apparve nel roveto, ( Es 3,2 ) leggiamo anche che fu inviato il fuoco dal cielo e compì quanto gli era stato comandato.

Esso dunque servi nel compiere l'incarico: esistendo, restava nella sua natura; eseguendo l'ordine ricevuto, prestò un suo servizio.

Questo è il senso letterale del versetto, riferito alla creatura.

16 - Requisiti del buon ministro di Dio

Ma quale il suo senso figurato nella Chiesa?

Come dobbiamo intendere le parole: Egli fa i suoi spiriti angeli, e fuoco ardente i suoi ministri?

Chiama spiriti gli esseri spirituali, e giustamente questi esseri spirituali li fa suoi angeli, cioè messaggeri della sua parola.

Lo spirituale infatti giudica di tutte le cose, ma non è giudicato da nessuno. ( 1 Cor 2,15 )

Osserva come lo spirituale è divenuto angelo di Dio.

Non ho potuto parlarvi - dice l'Apostolo - come a spirituali, ma come a carnali. ( 1 Cor 3,1 )

Da una certa condizione spirituale egli fu mandato a creature carnali, come un angelo inviato dal cielo sulla terra.

In che senso si dice: e fuoco ardente i suoi ministri?

Nello stesso in cui si dice: ferventi di Spirito. ( Rm 12,11 )

Difatti, se davvero è fervente di Spirito, ogni ministro di Dio è come fuoco ardente.

Non bruciava di ardore Stefano? E di quale fuoco bruciava?

E di che grado era quel fuoco se, mentre veniva lapidato, pregava per quelli stessi che lo stavano lapidando? ( At 7,59 )

Quando senti dire che il fuoco è ministro di Dio, pensi che incendierà qualcosa?

Sì che dovrà incendiare, ma il tuo fieno: ciò vuol dire che il ministro di Dio, predicando la parola di Dio, deve consumare tutti i tuoi desideri carnali.

Ascolta l'Apostolo: Così ci consideri l'uomo, come ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio. ( 1 Cor 4,1 )

E come bruciava d'ardore, quando diceva: La nostra bocca si è aperta verso di voi, o Corinti; il nostro cuore si è dilatato. ( 2 Cor 6,11 )

Egli ardeva e bruciava di carità, ed andava quindi verso di loro per accenderli.

Il Signore stesso promise che avrebbe mandato questo fuoco sulla terra, quando disse: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra. ( Lc 12,49 )

Come portò la spada, così portò il fuoco.

La spada spezza l'affetto carnale, il fuoco lo distrugge. ( Mt 10,34 )

Tutto questo devi individuarlo nella parola di Dio, devi riconoscerlo nello Spirito di Dio.

Comincia ad infervorarti di carità mediante la parola che ascolti, ed osserva quel che in te ha operato il fuoco, che è ministro di Dio.

Egli fa i suoi spiriti angeli, e fuoco ardente i suoi ministri.

17 - [v 5.] La stabilità della Chiesa è in Cristo ed è Cristo

Egli fondò la terra sopra la sua stabilità, ed essa non vacillerà nei secoli dei secoli.

Io non so, se prendendo questo come riferito alla terra materiale, segua come sviluppo logico o si dica rettamente: non vacillerà nei secoli dei secoli, perché sta anche scritto: Il cielo e la terra passeranno. ( Mt 24,35 )

Questo testo è molto difficoltoso, se si vuole prenderlo alla lettera.

Difatti la frase: Egli fondò la terra sopra la sua stabilità, sta forse ad indicare una certa stabilità, a noi sconosciuta, che sostiene la terra, e questo spiegherebbe il fondò.

Sopra che cosa? Sopra la stabilità della terra stessa, che Dio collocò sotto, perché ne fosse sostenuta e che sfugge probabilmente ai nostri occhi.

Ammesso anche che queste cose siano nascoste nella creatura, non rimarrà certo nascosto il Creatore per l'oscurità della creatura; vediamo dunque le cose che ci è possibile vedere e, per le cose che vediamo, pensiamo a lodarlo e ad amarlo.

Volgiamoci a ricercare ciò che qui è espresso in forma figurata.

In quel fondò la terra io intendo la Chiesa.

Del Signore è la terra e quanto essa contiene; ( Sal 24,1 ) con terra io intendo la Chiesa.

Proprio essa è la terra assetata, essa è colei che parla nei salmi: sola tra tutti essa dice: La mia anima è come terra senz'acqua dinanzi a te. ( Sal 143,6 )

Che significa senz'acqua? Significa assetata.

La mia anima ha sete di te così come una terra senz'acqua; difatti se non provasse tal sete, non sarebbe opportunamente irrigata.

Per un'anima ricca di acqua la pioggia sarebbe un diluvio.

Essa deve invece provare la sete, perché beati sono coloro che hanno fame e sete di giustizia, ( Mt 5,6 ) e deve dire: La mia anima è come terra senz'acqua dinanzi a te, perché in altro salmo dice: La mia anima ha sete del Dio vivente. ( Sal 42,3 )

Perciò io con terra intendo la Chiesa.

E qual è la stabilità, sopra la quale è stata fondata? È il suo fondamento.

O è forse inesatto se intendiamo che la stabilità, sopra la quale è stata fondata la terra, è il fondamento su cui è stata costruita la Chiesa?

E qual è questo suo fondamento? Nessuno - è detto può porre altro fondamento fuori di quello già posto, che è Gesù Cristo. ( 1 Cor 3,11 )

Su di lui dunque noi siamo stati stabiliti, e giustamente, essendo in lui stabiliti, non vacilleremo nei secoli dei secoli.

Nulla infatti è più stabile di un tal fondamento.

Tu eri debole, ma è stabile il fondamento che ti sostiene.

Tu non potevi da solo essere stabile, ma sarai sempre stabile, se resterai aderente a quello stabile fondamento.

Non vacillerà nei secoli dei secoli. Proprio la Chiesa è predestinata ad essere la colonna ed il sostegno della verità.

18 - [vv 6-17.] Nell'interpretazione biblica necessario, a volte, il ricorso all'allegoria

L'abisso, come vestito, è il suo manto; sopra i monti staranno le acque.

Ad un tuo rimprovero esse fuggiranno, ed alla voce del tuo tuono avranno paura.

Si elevano i monti e discendono i campi verso il luogo che tu loro assegnasti.

Hai fissato un termine che essi non oltrepasseranno, né torneranno indietro a ricoprire la terra.

Tu spingi le sorgenti verso le valli; in mezzo ai monti scorreranno le acque.

Ne berranno tutti gli animali del campo, ne prenderanno gli onagri per la loro sete.

Sopra di essi abiteranno i volatili del cielo, di mezzo alle rocce emetteranno la loro voce.

Egli irriga i monti dalle sue alte stanze; del frutto delle tue opere sarà saziata la terra.

Tu fai crescere il fieno per i giumenti e l'erba per il servizio degli uomini.

Perché dalla terra possa trarre il pane ed il vino che rallegra il cuore dell'uomo; perché abbellisca la faccia con l'olio, ed il pane che conforta il cuore dell'uomo.

Saranno saziati gli alberi del campo, e i cedri del Libano, che egli ha piantato.

Lì faranno i passeri il loro nido; la casa della folaga è guida per essi.

Ecco voi contemplate il cielo disteso, volete salirvi con la vostra intelligenza e me ne accorgo.

Ma penso anche che voi, o miei cari, considerate con me quanto esso sia alto.

Difatti ho voluto recitarvi tutti insieme più versetti, perché possiate avvertire a quale altezza si trovino i misteri di Dio: non dobbiamo provarne fastidio se ci vengono proposti, né averli a vile se ci stanno davanti, ma studiamoli sempre, anche se sono difficoltosi, per poterli scoprire con maggior godimento.

Ora fra gli altri misteri, o fratelli, che possiamo prendere alla lettera, c'è forse compreso anche il passo: Lì faranno i passeri il loro nido; la casa della folaga è guida per essi?

Forse la casa della folaga è guida dei passeri? O la casa della folaga è guida dei cedri?

Perché anche questo c'è scritto: E i cedri del Libano, che egli ha piantato.

Lì faranno i passeri il loro nido; la casa della folaga è guida per essi.

Certamente, secondo la lingua latina, non possiamo intendere per essi come riferito a cedri, perché la parola cedro è di genere femminile.

Ma allora in che senso la casa della folaga sarebbe guida dei passeri?

Questo particolare, nella creazione che sta davanti ai nostri occhi, non può essere assolutamente compreso, ( 1 Tm 3,15 ) perché sappiamo che le folaghe sono uccelli marini o palustri.

Ammettiamo che casa della folaga sia il nido della folaga; in che senso dunque questa sua casa è guida dei passeri?

Per quale ragione lo Spirito Santo mescola in mezzo alle cose visibili certi particolari che sembrano assurdi?

Proprio per spingerci, con i dati che non possiamo prendere alla lettera, a ricercare il loro significato spirituale.

19 - Epilogo del discorso ed esortazioni pratiche

Pertanto se voi volete salire con la vostra intelligenza verso il cielo, verso quello che ho chiamato una pelle distesa, ricordate che come mezzo di ascesa Dio ha fatto le nubi.

Ma questa nube che vi sta parlando, non è oggi in grado di spiegarvi tutti questi particolari.

E voi perdonate non certo la vostra ma la mia debolezza.

Scorgo in voi un desiderio sì intenso che vi rende costantemente disposti ad ascoltare; ci sono però due cose, di cui dobbiamo tener conto.

Da un lato bisogna considerare la debolezza del mio corpo, dall'altro la necessità di tenere a mente le cose che vengono spiegate.

Nel frattempo voi ripensate alle cose che avete ascoltato.

Che dico? Ruminate le cose che avete mangiato.

Solo così sarete animali mondi ed adatti al banchetto di Dio.

I vostri frutti dovete riconoscerli nelle vostre opere.

Digerisce infatti molto male chi ascolta bene e non agisce bene, perché il Signore Dio nostro mai non cessa di pascerlo.

È a tutti noto che dovremo render conto del pane che riceviamo e che distribuiamo.

Lo sapete molto bene, o miei cari, perché non è reticente con noi la divina Scrittura né Dio ci lusinga.

Potete voi stessi avvertire con quanta libertà vi stiamo parlando da questo luogo; chè se per caso io sono meno libero o, comprendendo tutti quelli che vi parlano in questo luogo, siamo meno liberi, è certo comunque che la parola di Dio non ha paura di nessuno.

Quanto a noi, sia che abbiamo paura sia che parliamo in piena libertà, siamo obbligati ad annunciare colui che non ha paura di nessuno: ed è Dio, non gli uomini, che vi ha concesso di poter ascoltare lui che è libero anche attraverso le persone orgogliose.

Ma non ci sarà scusa per voi nel corso del giudizio di Dio, se non vi eserciterete nelle opere buone e non darete dopo le cose ascoltate - come a dire, dopo la pioggia ricevuta - il frutto conveniente.

Il frutto conveniente sono appunto le opere buone; il frutto conveniente è l'amore sincero, non solo verso il fratello, ma anche verso il nemico.

Nessuno che ti prega tu devi disprezzare; e se ad uno non puoi dare quel che ti ha chiesto, non disprezzarlo: se puoi dare dà; se non puoi, dimostrati affabile.

Dio premia l'interna tua volontà, quando non trova in te la capacità di donare.

Nessuno deve dire: " Non ho nulla ". La carità non si esercita mediante la borsa.

Tutte le cose che diciamo, dicemmo e potremo dire, sia noi che gli altri dopo o prima di noi, hanno come unico fine la carità, perché il fine del precetto è la carità derivante da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede non ipocrita. ( 1 Tm 1,5 )

Interrogate i vostri cuori, quando pregate Dio; badate a come gli presentate questa supplica: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )

Non farai vera preghiera, se non reciti questa preghiera; se ne reciti un'altra, egli non ti esaudisce, perché non è quella che ti ha prescritto il Legislatore, da lui mandato.

È perciò necessario che, anche quando diciamo parole nostre nella preghiera, le conformiamo a quella preghiera, e quando ne ripetiamo le stesse parole, intendiamo bene quel che diciamo, perché Dio ha voluto che fosse ben chiara.

Perciò se non pregherete, non avrete speranza; se pregherete in maniera diversa da quella che vi ha insegnato il Maestro, non sarete esauditi; se poi mentirete nella vostra preghiera, non otterrete.

Perciò bisogna pregare e dire la verità e, soprattutto, pregare come egli ha insegnato.

Volere o no, tu dovrai dire ogni giorno: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

Vuoi dirlo in tutta sicurezza? Fa' quel che dici.

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