Esposizione dei Salmi

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Salmo 119 (118)

Discorso 16

1 - [v 57.] Dio eredità dei buoni

A Dio piacendo, iniziamo la esposizione di quei versi del presente lungo salmo che cominciano con le parole: Mia parte è il Signore, o, come recano certi codici: Mia porzione sei tu, Signore.

Ciò si afferma in quanto chiunque è unito a Dio ne diviene partecipe, come sta scritto: Cosa buona è per me l'essere unito a Dio. ( Sal 73,28 )

Non è infatti in virtù della loro natura che gli uomini sono dèi ma divengono tali partecipando alla natura dell'unico vero Dio.

La cosa potrebbe spiegarsi anche pensando ai diversi traguardi che gli uomini si prefiggono di raggiungere in questo mondo o a quanto loro tocca in sorte.

Siccome per vivere chi si sceglie un'attività e chi un'altra, si può ragionevolmente affermare che la porzione dei buoni è Dio stesso, da cui conseguono la vita immortale.

Nessuno dei due sensi è da ritenersi assurdo.

Ma ascoltiamo il seguito: Io ho detto: voglio osservare la tua legge.

Che significano le parole: O Signore, mia porzione, io ho detto: voglio osservare la tua legge?

Non forse che il Signore sarà nostra porzione quando si sarà osservata la sua legge?

2 - [vv 58.59.] La riuscita nel bene è dono di Dio

Ma come sarà possibile osservarla se non ce lo dona lo Spirito della vita aiutandoci a ben riuscire?

Altrimenti rimarremmo con la lettera che uccide, ( 2 Cor 3,6 ) e il peccato, approfittando dell'occasione [ che gli offre il precetto ], mediante il precetto produrrebbe in noi ogni sorta di concupiscenza. ( Rm 7,8 )

Occorre quindi invocare il Signore, perché in tale maniera la fede ottiene quel che la legge può solo ordinare.

Infatti sta scritto al riguardo: Chi invocherà il nome del Signore sarà salvo. ( Gl 3,5; Rm 10,13 )

Nota pertanto cosa aggiunga: Ho scongiurato il tuo volto con tutto il mio cuore.

E specificando in che modo abbia supplicato il Signore, continua: Abbi pietà di me secondo la tua parola.

E poi, come per sottolineare che è stato esaudito e aiutato da colui che aveva supplicato, prosegue: Ho pensato alle mie vie e ho distolto i miei piedi [ per indirizzarli ] verso le tue testimonianze.

Li ho distolti, ovviamente dalle mie vie di cui ho provato dispiacere, per indirizzarli verso le tue testimonianze dove avrebbero trovato la via.

Parecchi codici non leggono: Perché ho pensato ( lezione contenuta solo in alcuni ) ma solamente: Ho pensato.

E anche riguardo all'altra espressione, cioè: E io ho distolto i miei piedi, ci sono codici che leggono: Perché io ho pensato e tu hai distolto i miei piedi.

In tal modo quanto qui si afferma viene attribuito direttamente alla grazia divina, secondo le parole dell'Apostolo: È infatti Dio colui che opera in voi, ( Fil 2,13 ) e le altre nelle quali si dice a Dio: Distogli i miei occhi perché non vedano la vanità. ( Sal 119,37 )

Se è lui che distoglie gli occhi perché non vedano la vanità, come non sarà anche lui a distogliere i piedi perché non seguano l'errore?

Non per nulla infatti sta anche scritto: I miei occhi sono sempre [ rivolti ] al Signore, perché egli districherà dal laccio i miei piedi. ( Sal 25,15 )

Ma sia che si legga: Tu hai distolto i miei piedi, sia che si preferisca: Io ho distolto, in ogni caso la riuscita viene sempre da colui del quale il salmista nel suo cuore ha scongiurato il volto e al quale ha detto: Abbi pietà di me secondo la tua parola, cioè in conformità della tua promessa.

In effetti [ soltanto ] i figli della promessa sono considerati discendenza di Abramo. ( Rm 9,8-9 )

3 - [v 60.] Ottenuto questo dono di grazia, dice: Sono pronto ( e non turbato ) ad osservare i tuoi comandamenti.

Il testo greco, che reca τούφιλάξασθαι, è stato reso da alcuni con: Per osservare i tuoi comandamenti; da altri con: Affinché osservassi; e da altri ancora con: Osservare.

4 - [v 61.] Insidie dei nemici e doverosa resistenza dei Santi

Descrivendo quanta prontezza abbia conseguita in ordine all'osservanza dei comandamenti di Dio, così si esprime: Le funi dei peccatori mi hanno stretto all'intorno, ma non ho dimenticato la tua legge.

Funi dei peccatori sono gli ostacoli frapposti dai nemici tanto spirituali ( quali il diavolo e i suoi angeli ) quanto carnali, vale a dire i figli dell'incredulità nei quali agisce il diavolo stesso. ( Ef 2,2 )

E certamente il termine peccatorum non è da prendersi come un caso declinato dal nome " peccato " ma lo si deve piuttosto derivare da " peccatore ", come appare con ogni evidenza dal corrispondente greco.

Orbene quando questi peccatori minacciano con dei mali i buoni e li spaventano, facendoli ritrarre dall'affrontare i patimenti per la legge di Dio, in certo qual modo li avviluppano con delle funi.

Sono una corda robusta e resistente quella che tendono.

Trascinano infatti i propri peccati come una lunga corda, ( Is 5,18 ) con la quale si sforzano di avviluppare anche i santi; e a volte questo viene loro accordato.

Se però essi ne legano il corpo, non ne avviluppano l'anima, a meno che non si tratti di uno che abbia dimenticato la legge di Dio.

Infatti la parola di Dio non si lascia legare. ( 1 Tm 2,9 )

5 - [v 62.] Dice: A, mezzanotte mi levavo a lodarti per i giudizi della tua giustizia.

Infatti uno dei giudizi della giustizia di Dio è anche il potere concesso ai peccatori di avviluppare il giusto con le loro funi.

Ne parla l'apostolo Pietro quando dice che è ormai giunto il tempo nel quale il giudizio ha da cominciare dalla casa di Dio.

E prosegue: Che se il principio è da noi, quale ne sarà la fine in coloro che non obbediscono al Vangelo di Dio?

E se il giusto a stento sarà salvato, dove compariranno l'empio e il peccatore? ( 1 Pt 4,17 )

Dice tutte queste cose riguardo alle persecuzioni che subiva la Chiesa quando le funi dei peccatori la avvolgevano.

Per cui l'accenno alla mezzanotte penso doversi intendere dei momenti in cui la tribolazione raggiunse il culmine dell'atrocità.

Che se dice: Allora io mi levavo, indica che la prova non lo tormentava fino a schiacciarlo ma lo allenava a rimettersi in piedi.

Egli, cioè, dalla stessa prova traeva profitto per una confessione più coraggiosa.

6 - [vv 63.64.] Cristo partecipe della nostra mortalità, noi della sua divinità

Tutto questo è frutto della grazia divina per l'azione del nostro Signore Gesù Cristo.

Ecco pertanto che nella profezia di questo salmo il divino Salvatore aggiunge i suoi accenti personali a quelli del suo corpo.

Ritengo infatti che le parole che seguono, e cioè: Io sono partecipe di tutti coloro che ti temono e osservano i tuoi comandamenti, appartengano in proprio al nostro Capo.

Né diversamente si legge nella Lettera intitolata " agli Ebrei": E colui che santifica e coloro che sono santificati [ provengono ] tutti da uno: per questo non si vergogna di chiamarli fratelli. ( Eb 2,11 )

E un po' più avanti: "Siccome i servi partecipano della carne e del sangue, per questo anche lui in qualche modo s'è reso solidale con loro ". ( Eb 2,14 )

Le quali parole cos'altro significano se non che egli si è reso partecipe della loro stessa sorte?

Difatti noi non saremmo mai diventati partecipi della sua divinità se egli non si fosse reso partecipe della nostra mortalità.

In effetti, che noi siamo partecipi della sua divinità è affermato nel Vangelo.

A coloro che credono nel suo nome, dice, diede il potere di diventare figli di Dio: i quali non da sangue né da volontà di carne né da volontà di uomo ma da Dio sono nati. ( Gv 1,12 )

Perché ciò si realizzasse il Verbo si rese partecipe della nostra natura mortale, come è detto: E il Verbo si fece carne ed abitò tra noi. ( Gv 1,14 )

Attraverso questa partecipazione della divinità ci viene conferita la grazia per la quale temi amo castamente Dio e ne osserviamo i comandamenti.

È quindi Gesù colui che parla in questa profezia; ma alcune cose le dice in persona delle sue membra o in unione col suo corpo ( come un unico uomo sparso per tutto il mondo e in continua crescita nel volgere dei secoli ), altre invece le dice il nostro Capo in persona propria.

Così è del nostro verso: lo sono partecipe di tutti coloro che ti temono e osservano i tuoi comandamenti.

Siccome poi egli si è reso partecipe della sorte dei propri fratelli, Dio compartecipe degli uomini, l'immortale dei mortali, per questo poté parlare di quel grano caduto per terra, che messo a morte portò frutto abbondante.

È in riferimento a questo frutto che continuando dice: Della tua misericordia, o Signore, è piena la terra.

E quando avviene questo? Quando l'empio viene giustificato.

Per poter poi progredire nella conoscenza di questa grazia continua: E insegnami le vie della tua giustizia.

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