Esposizione dei Salmi

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Salmo 119 (118)

Discorso 21

1 - [v 89.] La persona che parla in questo salmo appare angosciata per la mutabilità umana, che rende la vita presente piena di tentazioni.

Immerso nelle afflizioni che poc'anzi lo avevano costretto a dire: Gli iniqui mi hanno perseguitato, e ancora: Per poco non mi hanno finito [ qui ] sulla terra, ( Sal 119 ) eccolo ora infiammato di desiderio per la Gerusalemme celeste.

Dice: O Signore, la tua parola perdura in eterno nel cielo, cioè negli angeli che son rimasti nel loro rango in cielo senza disertare.

2 - [v 90.] Cristo fondamento dell'edificio di Dio

Il verso seguente, posto dopo menzionato il cielo, logicamente si riferisce alla terra.

È un verso che fa parte degli otto elencati sotto l'identica lettera.

Sotto ogni lettera ebraica infatti si succedono otto versi, sino alla conclusione del salmo veramente lungo.

La tua verità di generazione in generazione; hai fondato la terra e sta salda.

Egli ha mirato il cielo: dopo di che, guardando alla terra con l'occhio della mente illuminato dalla fede, trova in essa delle generazioni che non erano in cielo.

E dice: La tua verità di generazione in generazione.

Con tale ripetizione vuol significare tutte le generazioni, durante le quali mai è venuta meno la verità di Dio nei suoi santi, fioriti in numero ora più ora meno elevato, quanti ne ha dati o ne darà il succedersi dei vari tempi [ della Chiesa ].

O forse ha voluto significare due tipi di generazione: una svoltasi al tempo della Legge e dei Profeti, l'altra al tempo del Vangelo.

Per indicare in certo qual modo la causa per cui mai in queste generazioni manchi la verità, dice: Tu hai fondato la terra e sta salda, chiamando " terra " coloro ché popolano la terra.

Ebbene, riguardo al fondamento ( di questa " terra " ] nessuno può porne altro al di fuori di quello che è stato posto, e cioè Cristo Gesù. ( 1 Cor 3,11 )

Difatti anche per la generazione vissuta al tempo della Legge e dei Profeti il fondamento era Cristo, che dalla Legge e dai Profeti riceve testimonianza. ( Rm 3,21 )

Oppure dovremmo per caso dire che Mosè e i Profeti sono da considerarsi figli della schiava che genera per la servitù, e non figli della donna libera, qual è la nostra madre, ( Gal 4,24 ) alla quale l'uomo dice: Madre Sion; e l'uomo è nato in essa, ed egli stesso, l'Altissimo, l'ha fondata? ( Sal 87,5 )

Egli infatti è allo stesso tempo e l'altissimo che sta presso il Padre e l'umilissimo che s'è reso tale per noi [ rientrando come noi ] nell'ambito di questa madre.

Difatti colui che era Dio, e quindi al di sopra di lei, si è fatto uomo in lei.

Su questo fondamento, Signore, tu hai fondato la terra che rimane salda poiché poggiando su tale fondamento non si inclinerà mai in eterno: ( Sal 104,5 ) rimarrà cioè ferma in coloro che da te avranno la vita eterna.

Gli altri invece, cioè i nati dalla serva, gli eredi del Vecchio Testamento ( nelle figure del quale tuttavia era nascosto il Nuovo ), non seppero gustare altro se non le promesse terrene, e quindi non rimarranno per sempre.

Il servo infatti non rimane eternamente nella casa, mentre il figlio vi rimane in eterno. ( Gv 8,35 )

3 - [v 91.] Per tuo ordine dura il giorno.

Tutte queste cose sono il giorno: il giorno che il Signore ha fatto.

Esultiamo e rallegriamoci finché dura, ( Sal 118,24 ) e camminiamo nell'onestà, come chi è nel giorno. ( Rm 13,13 )

Tutte le cose infatti sono al tuo servizio.

Tutte le cose, cioè le cose di cui ha parlato, tutte queste cose, riferentisi al giorno, sono al tuo servizio.

Non ti servono invece gli empi, di cui è detto: Ho paragonato la vostra madre alla notte. ( Os 4,5 sec LXX )

4 - [v 92.] La legge della fede

Guarda poi al modo come viene liberata questa " terra " e dove poggia il fondamento che la rende stabile, e soggiunge: Se la tua legge non fosse la mia meditazione, già forse sarei perito nella mia miseria.

È questa la legge della fede: non della fede vuota ma operante per mezzo della carità. ( Gal 5,6 )

Per essa si impetra la grazia che rende forti nella tribolazione temporale e impedisce di soccombere nella miseria della mortalità.

5 - [v 93.] Dice: In eterno non mi dimenticherò delle vie della tua giustizia, perché per esse mi hai rimesso in vita.

Ecco come è riuscito a non soccombere nella miseria della sua mortalità.

Se infatti Dio non vivificasse, cosa sarebbe dell'uomo? Egli ha potuto darsi la morte, ma non può ridonarsi la vita.

6 - [v 94.] Autosufficienza perniciosa

Continuando dice: Tuo io sono, salvami, perché io ho cercato le vie della tua giustizia.

Non è da sorvolarsi sul significato di quanto qui è affermato, e cioè: lo sono tuo.

Chi infatti non è di Dio? O dovremmo pensare che, per essere Dio ( come si dice ) in cielo, ci sia qualcosa sulla terra che non appartenga a lui?

Ma c'è un salmo che proclama: Del Signore è la terra e quanto la riempie, il mondo e tutti i suoi abitanti. ( Sal 24,1 )

Cosa mai, quindi, avrà voluto inculcare il nostro salmo quando, riferendosi ad una particolare famigliarità con Dio, ha detto: Io sono tuo, salvami?

Non avrà per caso voluto indicarci che fu per sua colpa se ambì d'essere autonomo, cosa che della disobbedienza è il male primo e più radicale?

È come se avesse detto: Volli essere mio e mi rovinai.

Per questo dice ora: Io sono tuo; salvami, perché io ho cercato le vie della tua giustizia. 

Non le mie voglie, con le quali pretesi di essere mio ma le vie della tua giustizia, per essere sempre tuo.

7 - [v 95.] Dice: Mi hanno aspettato i peccatori per rovinarmi; ma io ho compreso le tue testimonianze.

Cosa vorrà dire con quel: Mi hanno aspettato per rovinarmi?

Che gli abbiano forse sbarrato la via tendendogli insidie, aspettando di ucciderlo quando fosse passato?

Temeva quindi di perire ucciso nel corpo? Certo no!

Cosa vuol dire dunque: Mi hanno aspettato, se non che hanno aspettato che io consentissi al male?

Con questo infatti l'avrebbero veramente ucciso.

Come però egli sia sfuggito alla rovina lo manifesta dicendo: Ho compreso le tue testimonianze.

Il testo greco lo esprime con termine più noto alle orecchie della Chiesa, poiché dice: Ho compreso i tuoi μαρύρια.

Io non consentivo loro - dice - anche quando volevano uccidermi; così, confessando i tuoi μαρύρια, io non perivo.

Essi però aspettavano che io finalmente consentissi perché volevano mandarmi in rovina, e per questo mi torturavano quando io confessavo [ la mia fede ].

Nonostante tutto, però, egli si manteneva fedele a quanto aveva compreso; e fissando lo sguardo alla fine che non ha fine, egli perseverava sino alla fine.

8 - [v 96.] Tendere al fine sorretti dalla divina carità

Prosegue e dice: Di tutte le conclusioni ho visto un fine; larghissimo è il tuo comandamento.

Era entrato nel santuario di Dio e aveva compreso gli eventi della fine. ( Sal 73,17 )

Per " tutte le conclusioni " mi sembra che in questo verso si debbano intendere e il combattere fino alla morte in difesa della verità ( Sir 4,28 ) e il sopportare ogni sorta di mali per il bene vero e sommo.

Tratto finale di una tale conclusione è la esaltazione nel regno di Cristo, che sarà senza fine, dove si godrà una vita esente da morte e da dolori, colma anzi dei più grandi onori.

Vie per raggiungere questa vita sono la morte i dolori e le umiliazioni della vita presente.

Quanto alle altre parole: Larghissimo è il tuo comandamento, non vi intendo se non la carità.

 Cosa infatti sarebbe valso aver confessato i μαρύρια del Signore, esponendosi a ogni genere di morte e affrontando qualsiasi tormento, se in tale " confessione " non ci fosse stata la carità?

Ascolta l'Apostolo! Dice: Anche se dessi il mio corpo per essere arso, ma non avessi la carità, non ne avrei alcun giovamento ( 1 Cor 13,3 )

 Ora la carità è diffusa nei nostri cuori ad opera dello Spirito Santo che ci è stato donato. ( Rm 5,5 )

Nell'aver in noi diffuso lo, Spirito è la nostra larghezza: quella larghezza per la quale senza compressioni si cammina per la via stretta, perché questo ci dona esattamente Colui al quale viene detto: Larghi rendesti i miei passi sotto di me, e non vacillarono i miei piedi. ( Sal 18,37 )

Largo è dunque il precetto della carità: quel duplice precetto con cui ci si comanda di amare Dio e il prossimo.

Cosa infatti ci può essere di più ampio, se in esso si contengono tutta la Legge e i Profeti? ( Mt 22,40 )

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