Padri/Agostino/EspSalmi/082.txt Salmo 82 (81) 1 - [v 1.] Chiesa e sinagoga Salmo per Asaf stesso. A questo salmo, come agli altri che si aprono con la stessa intestazione, ha fornito il titolo o la persona da cui fu scritto o la realtà designata con tale nome: per cui, se lo si vuol comprendere, ha da riferirsi alla sinagoga, poiché tale è il significato di Asaf. E questo, tanto più che della sinagoga parla già il suo primo versetto. Comincia infatti: Dio è stato nella sinagoga degli dei. Quando dice " dei " non dobbiamo evidentemente pensare né agli dei delle genti, ossia agli idoli, né a qualsiasi creatura celeste o terrena, ma a degli uomini. Difatti il salmo, precisando questo versetto, un po' più avanti assai chiaramente indica chi siano quegli dei tra i quali Dio si è intrattenuto. Dice: Io ho detto: Voi siete dèi, e figli dell'Altissimo voi tutti; ma voi morirete come uomini e cadrete come uno dei principi. ( Sal 82,6 ) Dio, dunque, è stato nella sinagoga dei figli dell'Altissimo, dei quali lo stesso Altissimo dice per bocca di Isaia: Io ho generato figli e li ho innalzati; ma essi mi hanno disprezzato. ( Is 1,2 ) Per " sinagoga " intendiamo, poi, il popolo d'Israele: poiché propriamente erano le adunanze degli ebrei che si solevano chiamare sinagoga, per quanto fossero chiamate anche chiesa. Gli Apostoli, invece, mai chiamarono sinagoga l'accolta del popolo cristiano, ma sempre Chiesa: sia per distinguerla dai gruppi giudaici, sia perché tra " riunione " ( donde deriva sinagoga ) e " convocazione " ( donde ha preso nome la Chiesa ) vi è una certa differenza. Infatti, anche gli animali sono soliti riunirsi e le riunioni degli animali propriamente noi le chiamiamo greggi; mentre l'essere convocati è proprio degli esseri ragionevoli come appunto gli uomini. Per questo, con la voce dello stesso Asaf, in un altro salmo si canta: Io sono divenuto come animale presso di te, eppure io sono sempre con te. ( Sal 73,23 ) E ciò avveniva quando Asaf ( la sinagoga ) sembrava, sì, devota all'unico vero Dio, tuttavia ne attendeva, come beni supremi, le cose carnali terrene temporali. Troviamo comunque che anche gli ebrei spesso sono chiamati figli: non per la grazia propria del Nuovo Testamento ma per quella che accordava il Vecchio. Fu, infatti, la grazia a scegliere Abramo e a far nascere dalla sua carne un popolo molto grande, come fu per la grazia che, prima ancora di venire al mondo, Giacobbe fu amato ed Esaù odiato. ( Ml 1,2.3; Rm 9,13 ) E fu la stessa grazia che liberò il popolo dall'Egitto e le introdusse nella terra promessa, dopo averne scacciate le genti. Se infatti non si trattasse della stessa grazia, nel Vangelo non si direbbe certamente di noi ( ai quali è stata data la potestà di diventare figli di Dio e d'essere ordinati alla conquista d'un regno non terreno ma celeste ) che abbiamo ricevuto grazia al posto della grazia, ( Gv 1,12.16 ) cioè, al posto delle promesse del Vecchio Testamento, abbiamo ricevuto le promesse del Nuovo Testamento. È chiaro dunque, a quanto credo, in quale sinagoga degli dei è stato Dio. 2 - La presenza di Dio nel creato e nell'uomo È nostro compito, ora, indagare se il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo, oppure la Trinità tutta intera sia stata nella sinagoga degli dèi e in mezzo a loro abbia giudicato. Difatti ognuna delle persone divine è Dio, e la Trinità stessa è un unico Dio. Non è facile spiegare questo: poiché Dio si rende presente con una presenza non corporale ma spirituale, come conviene alla sua essenza, e non si può negare che questa sua presenza nelle cose create è mirabile e che pochissimi riescono sì e no a comprenderla. A lui infatti dice [ il salmo ]: Se salirò in cielo, tu vi sei; se discenderò all'inferno, tu sei là. ( Sal 139,8 ) Ne segue che, come ci viene attestato, Dio sta nell'adunanza degli uomini in modo invisibile; così come egli riempie il cielo e la terra, cosa che egli stesso rivela per mezzo del profeta. ( Ger 23,24 ) Né è solo questione di insegnamento ricevuto, ma le stesse capacità dello spirito umano riconoscono che Dio sta nelle cose che ha create, a condizione però che anche l'uomo gli sia presente e lo ascolti, e gioisca e si rallegri per la sua voce interiore. ( Gv 3,29 ) Tuttavia, a quanto credo, questo salmo tenta di suggerirci qualcos'altro: una cosa cioè accaduta in un determinato momento storico, a cominciare dal quale Dio s'è reso presente nella sinagoga degli dei. Infatti, quella presenza per cui egli riempie il cielo e la terra non ha particolari riferimenti con la sinagoga né si modifica con il tempo. Perciò il Dio che è stato nella sinagoga degli dei è certamente colui che diceva di se medesimo: Io sono stato mandato soltanto per le pecore perdute della casa d'Israele. ( Mt 15,24 ) È detto anche perché egli stia in tale sinagoga: Egli giudica in mezzo agli dei. Riconosco, dunque, che Dio è stato nella sinagoga degli dei, di coloro cioè a cui appartengono i patriarchi e dai quali Cristo è nato secondo la carne. Dio, appunto per stare nella sinagoga di questi dei, è nato da loro secondo la carne. Ma quale Dio? Egli non è certamente un dio come coloro nella cui sinagoga è stato; ma piuttosto è un dio conforme a ciò che dice l'Apostolo: Egli è sopra ogni cosa Dio benedetto nei secoli. ( Rm 9,5 ) Riconosco, ripeto, che Dio è stato in mezzo a loro, riconosco che Dio vi era come uno sposo, del quale un certo suo amico diceva: Sta in mezzo a voi uno che voi non conoscete. ( Gv 1,26 ) Di questi ultimi poco dopo il salmo dice: Non hanno saputo, né hanno capito: camminano nelle tenebre; ( Sal 82,5 ) e l'Apostolo testimonia: È capitata la cecità a una parte d'Israele, affinché entrasse la totalità delle genti. ( Rm 11,25 ) I suoi compatrioti, dunque, lo vedevano stare in mezzo a loro, ma non vedevano che era Dio, come invece lui voleva essere visto quando diceva: Chi vede me, vede anche il Padre. ( Gv 14,9 ) Quanto alla separazione effettuata tra gli déi, essa avviene non per i loro meriti ma per la sua grazia: facendo con la stessa irrorazione, di alcuni, vasi per uso nobile, di altri, vasi per uso vile. ( Rm 9,21 ) Chi infatti ti giudica? Che cosa hai tu che non l'abbia ricevuto? E se lo hai ricevuto perché ti glori come se non lo avessi ricevuto? ( 1 Cor 4,7 ) 3 - [vv 2.3.] Stolta la resistenza dell'uomo all'azione salvifica di Dio Ascolta la voce di Dio che opera la separazione, ascolta la voce del Signore che divide la fiamma del fuoco. ( Sal 29,7 ) Fino a quando giudicherete secondo ingiustizia, e prenderete le parti dei peccatori? Come dice altrove: Fino a quando duri di cuore? ( Sal 4,3 ) Forse fino all'avvento di colui che è la luce del cuore? Io vi ho dato la legge e voi ostinatamente vi siete opposti. Vi ho mandato i profeti e voi li avete offesi o uccisi, oppure avete parteggiato per chi commetteva questi delitti. Ma omettendo di parlare ( tanto è indegno! ) di coloro che uccisero i servi di Dio che erano stati loro inviati, voi che tacevate mentre queste cose accadevano, cioè voi che volete imitare, come se fossero innocenti, coloro che allora tacquero, fino a quando giudicherete secondo ingiustizia e prenderete le parti dei peccatori? Deve forse essere ancora ucciso l'erede che viene? Non ha forse voluto egli stesso essere per voi senza padre come un orfano? Non ha forse sofferto per voi la fame e la sete come un misero? Non ha forse gridato a voi: Imparate da me che sono mite e umile di cuore? ( Mt 11,29 ) Non è divenuto forse povero, mentre era ricco, per arricchirvi con la sua povertà? ( 2 Cor 8,9 ) Orbene rendete giustizia all'orfano e al misero; giustificate l'umile e il povero. Non ritenete giusti quelli che sono superbi e ricchi per se stessi, ma lui che per voi si è reso umile e povero: costui considerate giusto, e giusto proclamate. 4 - [v 4.] I responsabili della morte di Cristo Ma lo invidieranno e in nessun modo lo risparmieranno. Diranno: Ecco l'erede! Venite, uccidiamolo! e nostra sarà l'eredità. ( Mt 21,38 ) Salvate dunque il misero, e liberate il povero dalle mani del peccatore. Questo è detto affinché ci si renda conto che, di quel popolo nel quale Cristo nacque e fu ucciso, non furono immuni da colpa neppure quei tali che, sebbene fossero così numerosi che, come dice il Vangelo, i giudei ne ebbero timore e per questo non osarono mettere le mani su Cristo, in seguito divenuti accomodanti permisero che Cristo fosse ucciso dai malvagi e invidiosi capi del giudaismo. ( Lc 22,2 ) Essi certamente, se lo avessero voluto, avrebbero potuto incutere sempre timore a questi scellerati; per cui le mani di costoro mai avrebbero prevalso contro Cristo. A proposito di tali giudei altrove è detto: Erano cani muti né sapevano latrare. ( Is 56,10 ) E a costoro si riferiscono anche le parole: Ecco! Il giusto soccombe [ nella morte ] e nessuno se ne accorge. ( Is 57,1 ) Andò in rovina per quanto era in potere di coloro che volevano perderlo. Difatti in qual modo poteva perire, morendo, colui che in tal modo cercava proprio ciò che si era perduto? Evidentemente, se il nostro rimprovero e la nostra accusa sono giusti nei riguardi di coloro che tacendo hanno permesso l'attuazione di un così grande delitto, in qual modo dovranno rimproverarsi ( o, meglio, non rimproverarsi, ma severamente condannarsi ) coloro che idearono l'impresa e con malvagità la portarono a compimento? 5 - [v 5.] La morte di Cristo causa nell'uomo effetti contrastanti A tutti però si adattano, e perfettamente, le parole che seguono: Non hanno saputo né compreso; camminano nelle tenebre. Se infatti gli uni avessero conosciuto il Signore della gloria, mai lo avrebbero crocifisso; ( 1 Cor 2,8 ) e se l'avessero saputo gli altri, mai avrebbero consentito alla liberazione di Barabba e alla crocifissione di Cristo. Ma una volta avvenuta la cecità parziale d'Israele, di cui si parlava sopra ( cecità ordinata a far entrare la totalità delle genti ( Rm 11,25 ) ) e per la quale il Cristo fu crocifisso, si scuoteranno tutte le fondamenta della terra. Si sono scosse e si scuoteranno finché non entrerà la totalità delle genti predestinate. Tanto è vero che anche alla morte del Signore si scosse la terra e le pietre si spezzarono. ( Mt 27,51 ) Se poi per fondamenta della terra intendiamo gli uomini felici nell'abbondanza dei beni terreni, giustamente è predetto che essi saranno scossi, nel senso che essi resteranno stupiti, vedendo amate e lodate l'umiltà, la povertà, la morte, considerate da loro come la grande abiezione di Cristo. Anzi, loro stessi ameranno e abbracceranno una tale abiezione disprezzando la vana felicità di questo mondo. Si scuotono, infatti, tutte le fondamenta della terra quando gente siffatta è colta d'ammirazione ovvero addirittura cambia vita. Noi infatti giustamente chiamiamo fondamenta del cielo quelle su cui si eleva il regno dei cieli, risultante di santi e di fedeli che la Scrittura chiama pietre viventi. ( 1 Pt 2,5 ) Il loro fondamento è, innanzitutto, Cristo stesso, colui che nacque dalla Vergine e del quale l'Apostolo dice: Nessuno può porre altro fondamento al di fuori di quello che è stato posto e che è Cristo Gesù. ( 1 Cor 3,11 ) Ma oltre a Cristo sono fondamento gli stessi Apostoli e i Profeti, per la cui autorità noi si sceglie la patria celeste, e obbedendo ad essa noi diveniamo edificio insieme con loro. Per questo l'Apostolo dice agli Efesini: Voi non siete più esuli né inquilini; ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, mentre l'ultima pietra angolare è Gesù Cristo, nel quale tutta la costruzione cresce solida e forma il tempio santo del Signore. ( Ef 2,19-22 ) Con la stessa analogia giustamente sono detti fondamenta della terra coloro che suscitano negli uomini invidia per la loro abbondante felicità e potenza terrena, e con la loro autorità spingono gli altri a desiderare beni dello stesso genere. In tal modo costoro vengono a costituirsi in un unico edificio ( terra sovrapposta a terra ), come nell'edificio spirituale si eleva cielo sopra cielo. Fu detto infatti all'uomo peccatore: Sei terra e alla terra ritornerai. ( Gen 3,19 ) E ancora: I cieli narrano la gloria di Dio, quando in tutta la terra è giunta la loro voce, e sino ai confini della terra le loro parole. ( Sal 19,2.5 ) 6 - [vv 6.7.] La superbia umana smascherata nell'umiltà di Cristo Ma il regno della felicità terrena è la superbia; e contro tale superbia è venuta l'umiltà di Cristo, la quale leva la voce contro coloro che dallo stato di miseria vuole innalzare alla dignità di figli dell'Altissimo. È questa umiltà che li rimprovera: Io ho detto: Voi siete dèi, e figli dell'Altissimo tutti quanti. Ma voi come uomini morirete, e cadrete come uno dei principi. Si può intendere che abbia detto agli uni: Io ho detto: Voi siete dei e tutti figli dell'Altissimo, rivolgendosi a coloro che sono predestinati alla vita eterna; e che abbia detto agli altri: Voi invece come uomini morirete, e cadrete come uno dei principi, ponendo cioè una distinzione tra gli dei. Oppure si può intendere che rimproveri tutti assieme, mettendo però in rilievo gli obbedienti e coloro che si correggono. Le parole, pertanto, Io ho detto: Voi siete dèi e figli dell'Altissimo tutti quanti, significherebbero: A tutti voi io ho promesso la felicità celeste, ma voi a causa della debolezza della carne come uomini morirete, e per l'orgoglio dello spirito come uno dei principi, cioè come il diavolo, non vi innalzerete ma cadrete. È come se dicesse: pur essendo tanto pochi i giorni della vostra vita e pur dovendo voi come uomini morire tanto rapidamente, non ne profittate per correggervi; ma come il diavolo, i cui giorni in questo secolo sono molti poiché nella carne lui non muore, voi vi innalzate tanto da cadere. È stato infatti a causa della superbia del diavolo che i perversi e ciechi principi dei giudei invidiarono la gloria di Cristo; e, come per il passato, così anche oggi è per questo vizio che l'umiltà di Cristo morto in croce non viene apprezzata da coloro che amano la grandezza di questo secolo. 7 - [v 8.] Cupidigia terrena e carità divina Quindi, affinché questo vizio venga sanato, per bocca dello stesso profeta si dice: Sorgi, o Signore! giudica la terra. La terra si è inorgoglita quando ti crocifiggeva: risorgi dai morti e giudica la terra. Perché, tu disperderai fra tutte le genti. Che cosa disperderai se non la terra, cioè coloro che sono attaccati alle cose terrene? E ciò tu compirai quando distruggerai nei credenti, fin dalla radice, la loro cupidigia terrena e la loro superbia; come pure quando da essi separerai i non credenti, cioè la terra che dev'essere battuta e condannata alla perdizione. In questo modo, attraverso quelle sue membra la cui vita è in cielo, egli giudica la terra e la disperde fra tutte le genti. Non dobbiamo trascurare il fatto che alcuni codici recano: Tu erediterai tra tutte le genti. È anche questa una versione che si può accogliere senza inconvenienti, né vi è contrasto tra l'una e l'altra. L'eredità di Dio si realizza infatti per mezzo della carità, la quale, sostenuta dai comandamenti e favorita misericordiosamente dalla grazia, disperde la cupidigia terrena.