La fede e le opere

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14.21 - Questione terza: la fede senza le opere non è di alcun giovamento

Ora dunque esaminiamo ciò che si deve sradicare dai cuori timorati di Dio perché non perdano la loro salvezza a causa di una perversa sicurezza.

Questo avverrebbe qualora ritenessero che per ottenerla sia sufficiente la fede, e perciò trascurassero di vivere bene e di seguire la via di Dio con le opere buone.

Invero, anche al tempo degli Apostoli certuni, per non aver compreso alcuni passi piuttosto oscuri dell'Apostolo Paolo, credettero che egli dicesse: Facciamo il male, affinché ne venga il bene, ( Rm 3,8 ) perché aveva detto: È intervenuta la legge, affinché l'errore fosse abbondante; ma dove abbondò l'errore, sovrabbondò la grazia. ( Rm 5,20 )

Il che è vero, nel senso che, ricevendo la legge ma non chiedendo con retta fede l'aiuto divino per vincere le perverse concupiscenze, uomini che presumevano molto superbamente delle loro forze, si sono caricati di più numerosi e più gravi delitti, poiché vi aggiunsero anche la trasgressione della legge.

Ma così, sotto la spinta di una colpa tanto grande, si rifugiarono nella fede, per mezzo della quale potessero meritare dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra, ( Sal 121,2 ) la misericordia della sua indulgenza e del suo aiuto, in modo che, diffusasi nei loro cuori la carità attraverso lo Spirito Santo, ( Rm 5,5 ) potessero compiere con amore ciò che era loro prescritto contro le concupiscenze di questo generazione, secondo quanto era stato predetto nel Salmo: I loro mali si sono moltiplicati, allora si sono affrettati. ( Sal 16,4 )

Quando dunque l'Apostolo dice che, a suo avviso, l'uomo è giustificato per mezzo della fede senza le opere della legge, ( Rm 3,28; Gal 2,16 ) non lo sostiene perché, una volta accolta e professata la fede, le opere della giustizia siano trascurate, ma perché ciascuno sappia che può essere giustificato per mezzo della fede, anche senza aver prima compiuto le opere della legge.

Queste infatti seguono la giustificazione, non la precedono.

Di questo argomento, però, non è necessario che ne discuta più a lungo in questa opera, soprattutto perché su di esso ho di recente pubblicato un libro assai esteso che si intitola Lo Spirito e la lettera.

Poiché dunque questa convinzione aveva visto la luce in quei tempi, altre lettere, quelle degli apostoli Pietro, Giovanni, Giacomo e Giuda, si rivolgono principalmente contro di essa, per sostenere con energia che la fede senza le opere non è di alcun giovamento.

Anche Paolo, del resto, definì salvifica e veramente evangelica non una fede qualunque con la quale si crede in Dio, ma quella le cui opere procedono dalla carità: La fede, così dice, che opera per mezzo della carità. ( Gal 5,6 )

Da qui l'affermazione che quella fede che ad alcuni sembra sufficiente per la salvezza, non giova a nulla, di modo che dice: Se possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, io sono un niente. ( 1 Cor 13,2 )

Invece là dove opera una carità ispirata dalla fede, senza dubbio si vive bene, perché Il compimento della legge è la carità. ( Rm 13,10 )

14.22 - Paolo, come pure tutti gli altri apostoli, è dell'opinione che la salvezza eterna è data solo a coloro che vivono bene

Per questo evidentemente nella sua seconda lettera Pietro esorta alla santità della condotta di vita e preannunzia che questo mondo passerà, ma si attendono cieli nuovi e una terra nuova, che sarà data ai giusti da abitare: si facciano perciò attenti a come devono vivere, per diventare degni di quella dimora.

Inoltre, sapendo che alcuni cattivi cristiani avevano preso occasione da certi passi assai oscuri dell'apostolo Paolo per non curarsi di vivere bene, presumendosi sicuri della salvezza che risiede nella fede, ricorda che nelle sue lettere ci sono passi difficili a capirsi, dei quali - come avviene anche per il resto delle Scritture - gli uomini, a loro propria rovina, stravolgono il senso: anche Paolo, però come pure tutti gli altri apostoli, è dell'opinione che la salvezza eterna è data solo a coloro che vivono bene.

Ecco appunto Pietro: Poiché dunque tutte queste cose si devono dissolvere così, quali non dovete essere voi, nella santità della vostra condotta e nella pietà, attendendo e, anzi, affrettando la venuta del giorno del Signore, nel quale i cieli infuocati si dissolveranno e gli elementi si disintegreranno consumati dal calore?

Ma, secondo la sua promessa, noi attendiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia.

Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace.

Giudicatela come salvezza la magnanimità del Signore nostro, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; così fa in tutte le lettere in cui tratta di queste cose.

In esse ci sono alcuni punti difficili da comprendere, che gli ignoranti e gli instabili travisano, come fanno anche con il resto delle Scritture, per loro propria rovina.

Voi dunque, carissimi, che ne siete stati preavvisati, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti dall'errore degli empi.

Crescete piuttosto nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e Salvatore Gesù Cristo.

A lui sia gloria ora e nel giorno dell'eternità. ( 2 Pt 3,11-18 )

14.23 - La fede senza le opere non giova alla salvezza

Giacomo poi è così avverso nei confronti di quanti presumono che la fede senza le opere valga per ottenere la salvezza da paragonarli addirittura ai demoni.

Dice infatti: Tu credi che c'è un solo Dio?

Fai bene; anche i demoni lo credono, e tremano. ( Gc 2,19 )

Che cosa si sarebbe potuto dire di più vero e in modo più breve ed incisivo?

Anche nel Vangelo infatti leggiamo di questa confessione dei demoni quando proclamarono Cristo Figlio di Dio e da lui furono rimproverati, ( Mc 1,24-25 ) cosa che fu lodata da Pietro nella sua professione di fede.

Fratelli miei, domanda Giacomo, che giova ad uno dire di aver la fede, se non ha le opere?

Forse che quella fede potrà salvarlo? ( Gc 2,14 ) e ancora: Perché la fede senza le opere è morta. ( Gc 2,20 )

Ecco fino a qual punto dunque s'ingannano quelli che si ripromettono la vita eterna sul fondamento di una fede morta!

15.24 - Un passo dell'Apostolo veramente difficile da comprendere

Perciò bisogna esaminare con diligenza come interpretare quel passo, veramente difficile da comprendere, dove l'apostolo Paolo dice: Nessuno infatti può porre altro fondamento oltre quello già posto, cioè Gesù Cristo.

Ora, se uno costruisce sopra a questo fondamento con oro, argento e pietre preziose, oppure con legno, fieno e paglia, l'opera di ciascuno si renderà manifesta qual è; infatti il giorno del Signore la farà conoscere, poiché si rivelerà nel fuoco e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno.

Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà la ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, ma come attraverso il fuoco. ( 1 Cor 3,11-15 )

Secondo alcuni questo passo deve essere interpretato come se quelli che sembrano edificare sopra questo fondamento con oro, argento e pietre preziose sono coloro che, alla fede che riposa sul Cristo, aggiungono le opere buone; quelli invece che sembrano edificare con fieno, legno e paglia, sono coloro che, pur avendo la medesima fede, agiscono male.

E ne concludono che anche questi ultimi possono essere purificati come per mezzo delle pene del fuoco, in modo da ottenere la salvezza, per merito del fondamento.

15.25 - È respinta l'opinione di chi ritiene che la fede senza le opere giova alla salvezza

Se è così, riconosciamo che costoro si adoperano con encomiabile carità per far ammettere tutti, senza distinzione alcuna, al battesimo: e non solo gli adùlteri e le adùltere, che portano a pretesto false nozze contro il giudizio del Signore, ma anche le pubbliche meretrici, che perseverano in una così turpe professione, quelle che di certo neppure la più trascurata delle Chiese ha la consuetudine di ammettere, a meno che non si fossero liberate previamente da quel vizio.

Ma, in base a tale criterio, non vedo proprio perché non dovrebbero essere ammesse senza alcuna riserva: chi, infatti, non preferisce che anche esse in virtù del fondamento posto, per quanto vi abbiano ammucchiato sopra legno, fieno e paglia, siano purificate, magari con un fuoco parecchio più lungo, piuttosto che vadano perdute in eterno?

In tal caso però saranno falsi i testi, esenti da oscurità e ambiguità, come: Se possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, io sono un niente, ( 1 Cor 13,2 ) e: Fratelli miei, che giova ad uno dire di avere la fede se non ha le opere? Forse che quella fede potrà salvarlo? ( Gc 2,14 )

E falso sarà anche quello che dichiara: Non fatevi illusioni: né i fornicatori, né gli adoratori di idoli, né i ladri, né gli avari, né gli adùlteri, né gli effeminati, né i pederasti, né gli ubriaconi, né i maldicenti, né gli avidi possederanno il regno di Dio. ( 1 Cor 6,9-10 )

E anche quello che dice: Le opere della carne sono ben note: fornicazioni, impurità, libertinaggi, piaceri, idolatria, stregonerie, inimicizie, contese, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come ho già detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. ( Gal 5,19-21 )

Questi testi dunque saranno falsi, se è sufficiente che credano e che siano battezzati, perché essi, per quanto perseverino in simili peccati, siano salvati per mezzo del fuoco.

Coloro che sono battezzati in Cristo perciò, anche se commettono tali colpe, possederanno il regno di Dio.

Quindi è detto senza senso: E tali eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati, ( 1 Cor 6,11 ) dal momento che, anche lavati, restano tali.

Sembrerà detto invano anche ciò che è affermato da Pietro: Figura, questa, del battesimo, che ora fa salvi anche voi, non lavando le sozzure del corpo, ma domandando una buona coscienza, ( 1 Pt 3,21 ) se è vero che il battesimo fa salvi anche coloro che hanno una coscienza pessima, piena di tutte le colpe più riprovevoli, e non cambiata dal pentimento per esse; grazie al fondamento che è posto proprio nel battesimo, essi infatti saranno salvi, benché attraverso il fuoco.

E non vedo neppure perché il Signore abbia detto: Se vuoi aver la vita, osserva i comandamenti - e ricordò quelli che concernono i buoni costumi -, ( Mt 19,17-19 ) se è possibile avere la vita eterna anche senza osservarli, per mezzo della sola fede, la quale senza le opere è morta.

Inoltre, come potrà essere vero ciò che dirà a coloro che collocherà alla propria sinistra: Andate al fuoco eterno, che è preparato per il diavolo e per i suoi angeli?

Costoro non li rimprovera perché non hanno creduto in lui, ma perché non hanno compiuto opere buone.

Evidentemente, proprio perché nessuno si ripromettesse la vita eterna sul fondamento della fede che, senza le opere, è morta, per questo annunziò la separazione di tutte le genti che, mescolate, godevano dei medesimi pascoli, perché apparisse chiaro che a dirgli Signore, quando mai ti abbiamo visto patire questo e quello e non ti abbiamo soccorso? saranno quelli che avranno creduto in lui, senza curarsi però di fare opere buone, come se dalla stessa fede morta si potesse avere la vita eterna.

O forse andranno nel fuoco eterno coloro che non hanno compiuto opere di misericordia, mentre non ci andranno coloro che rubarono i beni altrui o non ebbero misericordia verso se stessi, profanando in se stessi il tempio di Dio?

Quasi che le opere di misericordia giovino a qualcosa senza l'amore, quando invece l'Apostolo dice: E se anche distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, ( tutto questo ) non mi giova a nulla. ( 1 Cor 13,3 )

Oppure quasi che chi non ama se stesso possa amare il prossimo come se stesso, quando invece: Chi ama l'iniquità, odia l'anima sua. ( Sal 11,6 )

E a questo punto non si potrà dire ciò che alcuni pur dicono, fuorviando se stessi, cioè che si tratta di un fuoco eterno, ma non già di una pena eterna; per cui pensano che per il fuoco, che sarà eterno, passeranno coloro ai quali promettono la salvezza attraverso il fuoco, a causa della loro fede morta.

Di modo che il fuoco in se stesso sarebbe eterno e non il loro bruciare; ossia l'azione del fuoco su di loro non sarebbe eterna.

Ma il Signore, proprio in quanto tale, prevedendo ciò, ha concluso le sue parole dicendo: E se ne andavano, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna. ( Mt 25, 32-33.41-46 )

Il bruciare, dunque, sarà eterno, come il fuoco, e la Verità ha detto che vi andranno, come ha dichiarato, coloro ai quali non è mancata la fede ma le opere buone.

15.26 - Confrontare il passo dell'Apostolo con i testi delle Scritture

Se, dunque, tutte queste affermazioni ed altre ancora che si possono trovare in quantità per tutte le Scritture formulate senza ambiguità, saranno false, allora potrà essere vera quella interpretazione che danno della legna, del fieno e della paglia, secondo la quale saranno salvi attraverso il fuoco quelli che si sono limitati a serbare la fede in Cristo e hanno trascurato le opere buone.

Se invece le affermazioni riportate sono vere oltre che chiare, allora non c'è alcun dubbio che quel passo dell'Apostolo va interpretato in un altro modo e deve essere posto tra quelli a proposito dei quali Pietro dice che nei suoi scritti vi sono alcune cose difficili da comprendere, ma che gli uomini si devono guardare bene dallo stravolgerne il senso a loro propria rovina, fino al punto di assicurare, in contrasto con evidentissimi testi delle Scritture, a individui completamente pervertiti e ostinatamente attaccati alla loro perversione che otterranno la salvezza, pur restando gli stessi, cioè senza correggersi e senza fare penitenza.

16.27 - Su questo punto preferirei ascoltare esegeti migliori di me

A questo punto qualcuno potrebbe chiedermi quale è la mia opinione sul passo richiamato dell'apostolo Paolo e come ritenga che debba essere interpretato.

Confesso che sull'argomento preferirei ascoltare esegeti più penetranti e competenti, capaci di spiegarlo in modo che conservino tutta la loro verità e incontrovertibilità sia i testi sopra richiamati sia tutti gli altri non richiamati, con i quali la Scrittura attesta in modo assolutamente inequivocabile che la fede non giova a niente, se non si tratta di quella che, come l'ha definita l'Apostolo, opera per mezzo della carità; ( Gal 5,6 ) invece la fede senza le opere non può salvare né senza il fuoco né per mezzo del fuoco, perché, se salva attraverso il fuoco, in ogni caso è ancora essa che salva, mentre è detto in modo assolutamente chiaro: Che giova ad uno dire di avere la fede, se non ha le opere? Forse che quella fede potrà salvarlo?. ( Gc 2,14 )

Dirò tuttavia, nella forma più breve possibile, anche quale è la mia opinione su quel passo dell'Apostolo Paolo difficile da intendersi; però, a proposito della mia dichiarazione, si tenga conto soprattutto di quello che ho già detto, cioè che su questo punto preferirei ascoltare esegeti migliori di me.

Che Cristo sia fondamento rientra nel piano del sapiente Architetto, e questo non ha bisogno di spiegazione perché è detto chiaramente: Nessuno infatti può porre altro fondamento oltre quello già posto, cioè Gesù Cristo. ( 1 Cor 3,11 )

Ma se Cristo, senza dubbio la fede in Cristo: per mezzo della fede, infatti, Cristo abita nei nostri cuori, come dice lo stesso Apostolo. ( Ef 3,17 )

Inoltre, se la fede in Cristo non può essere che quella che, come l'ha definita l'Apostolo, opera per mezzo della carità; infatti non può essere presa come fondamento la fede dei demoni, benché anche essi credano e, tremanti, ( Gc 2,19 ) confessino che Gesù è il Figlio di Dio. ( Mt 8,29 )

E per quale ragione, se non perché non è fede che opera per mezzo dell'amore, ma fede che si manifesta sotto la pressione del timore?

È dunque la fede in Cristo, la fede della grazia cristiana, cioè la fede che opera per mezzo dell'amore e che, posta nel fondamento, non permette a nessuno di perdersi.

Ma che cosa significhi edificare su questo fondamento con oro, argento e pietre preziose, oppure con legno, fieno e paglia, temo che, se cercassi di approfondirlo, la spiegazione stessa sarebbe piuttosto difficile da comprendere.

Tuttavia, con l'aiuto del Signore, mi sforzerò di esporre in breve e, per quanto potrò, in modo chiaro quello che penso.

Ecco: colui che chiese al buon maestro che cosa doveva fare di buono per avere la vita eterna, si sentì rispondere che, se desiderava avere la vita eterna, doveva osservare i comandamenti; e quando poi domandò quali comandamenti, gli fu risposto: Non ucciderai, non commetterai adultèri, non ruberai, non testimonierai il falso; onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso. ( Mt 19,18-19 )

Agendo così nella fede di Cristo, senza dubbio avrebbe posseduto la fede che opera per mezzo della carità: infatti, non avrebbe potuto amare il prossimo come se stesso, se non dopo aver accolto l'amore di Dio, senza il quale non avrebbe potuto amare se stesso.

Ebbene, se avesse fatto anche quello che il Signore aggiunse dicendo: Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi, ( Mt 19,21 ) avrebbe edificato sopra quel fondamento con oro, argento e pietre preziose; infatti, non avrebbe pensato ad altro che alle cose che sono di Dio e a come piacergli, e questi pensieri, a mio avviso, sono oro, argento e pietre preziose.

Se invece, per una sorta di affezione carnale, fosse rimasto attaccato alle sue ricchezze - sebbene ne facesse materia per elemosine senza ricorrere, per aumentarle, a frodi o rapine e senza cadere nel vizio o nella colpa per timore di vederle diminuire o di disperderle ( altrimenti già in questo modo si sarebbe sottratto alla stabilità di quel fondamento ) - e se lo avesse fatto, come ho detto, per una sorta di affezione carnale nei loro confronti, per cui non potesse esser privo di tali beni senza dolore, avrebbe edificato su quel fondamento con legno, fieno e paglia.

E questo sarebbe accaduto soprattutto se avesse avuto una moglie e, per causa sua, avesse pensato alle cose del mondo e a come piacerle.

Poiché dunque queste cose, quando sono amate con attaccamento carnale, non si perdono senza dolore, per questo chi le possiede, benché abbia a fondamento la fede che opera mossa dalla carità, e per nessun motivo o cupidigia preferisca ad essa queste cose, tuttavia soffre un danno allorché le perde e così, attraverso questo dolore che è come un fuoco, perviene alla salvezza.

Dal dolore di così grande danno uno è tanto più al riparo quanto meno le ha amate oppure le ha possedute come se non le possedesse.

Chi invece o per conservarle o per ottenerle, ha commesso omicidio, adulterio, fornicazione, idolatria e cose simili, invece di essere salvato attraverso il fuoco grazie al fondamento, sarà tormentato col fuoco eterno, avendo perduto il fondamento.

16.28 - Altro testo dell'Apostolo addotto da chi insegna che la fede senza le opere salva

Quasi per voler comprovare quanto vale la fede da sola, essi mi propongono quel passo dove l'Apostolo dice: Ma se il non credente vuole separarsi, si separi pure; in tal caso il fratello o la sorella non sono costretti a servitù, ( 1 Cor 7,15 ) cioè che, a causa della fede in Cristo, si può ripudiare senza colpa alcuna la moglie stessa, anche se sposata con legittime nozze, qualora essa non volesse rimanere con il suo sposo cristiano, proprio perché è cristiano.

Essi però non considerano che il ripudio è in tal modo pienamente giustificato, nel caso in cui questa dica a suo marito: " Non sarò tua moglie, se non accumulerai per me ricchezze anche rubando " oppure " se, anche da cristiano, non continuerai ad esercitare le solite ruffianerie, per le quali usavi la nostra casa ", e così di qualunque altro vizio o colpa che conoscesse nel marito, dalla quale era attratta e di cui saziava la sua libidine o ne ricavava abbondante vitto o si mostrava in pubblico con più sfarzo.

Di fronte a questa dichiarazione della moglie, il marito, se si è veramente pentito delle opere morte quando si è accostato al battesimo e ha per suo fondamento la fede che opera per mezzo della carità, senza dubbio si sentirà più legato all'amore della grazia divina che a quello del corpo della moglie: per questo amputa coraggiosamente il membro che gli è di scandalo.

Così, il dolore del cuore che sopporterà in questa rottura, a causa dell'attaccamento carnale alla moglie, è il danno che deve subire, il fuoco attraverso il quale, mentre il fieno arde, egli si salverà.

Se invece aveva già la moglie come se non l'avesse, rendendole più che non esigendo il debito coniugale non per passione ma per misericordia, nell'intento di salvare anche lei, di certo non proverà alcun dolore carnale quando tale unione si interromperà: in lei, del resto, non pensava che alle cose di Dio e come potesse piacere a Dio. ( 1 Cor 7,29-32 )

Così, nella misura in cui edificava su quei pensieri con oro, argento e pietre preziose, nella stessa misura non pativa alcun danno e la sua costruzione, che non era fatta con fieno, non bruciava per nessun incendio.

16.29 - L'interpretazione che propongo di questo passo non contrasta con il criterio della verità

Sia dunque che gli uomini patiscano queste pene soltanto in questa vita, sia che anche dopo questa vita seguano giudizi di tal genere, l'interpretazione che propongo di questo passo, per quanto credo, non contrasta con il criterio della verità.

Comunque, se ce n'è un'altra che mi sfugge, va senz'altro preferita; fino a che ci atteniamo a questa, però, non siamo costretti a dire agli iniqui, agli indocili, agli empi, ai viziosi, ai parricidi, ai matricidi, agli omicidi, ai fornicatori, agli invertiti, ai plagiari, agli spergiuri e a quanti altri operino in modo contrario alla sana dottrina, che concorda con l'annuncio della gloria di Dio beato: ( 1 Tm 1,9-11 ) " È sufficiente che crediate in Cristo e che riceviate il sacramento del suo battesimo, e voi sarete salvi, anche se non cambierete questa vostra pessima vita".

16.30 - Nella cananea viene lodata la fede congiunta alle opere

Questo non ce lo impone neppure quella donna cananea, per il fatto che il Signore le concesse ciò che chiedeva, benché prima le avesse detto: Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini; ( Mt 15,26 ) perché egli, che scruta i cuori, la vide cambiata, quando la lodò.

E appunto non disse: " O cane, grande è la tua fede ", ma: O donna, grande è la tua fede. ( Mt 15,28 )

Cambiò vocabolo, perché vide che era mutata la disposizione dell'animo e si rese conto che il rimprovero aveva dato il suo frutto.

Sarebbe invece motivo di sorpresa se avesse lodato in lei una fede senza le opere, cioè una fede che non fosse già in condizione di operare per mezzo dalla carità, una fede morta, che Giacomo, senza il minimo dubbio, ha definito fede propria dei demoni, non dei cristiani.

Da ultimo, se non vogliono intendere che questa cananea abbia mutato i suoi corrotti costumi, quando Cristo la redarguì con un atteggiamento di distacco e quindi di biasimo, tutte le volte che incontreranno persone disposte soltanto a credere, ma non a nascondere la loro vita assolutamente scandalosa, anzi pronte a renderla deliberatamente pubblica e a non volerla mutare, risanino i loro figli, se ne sono capaci, come fu risanata la figlia della donna cananea; si guardino bene tuttavia dal farne membri di Cristo, fino a che non smettano di essere membri di meretrice.

Di certo, essi interpretano in modo sensato quando ritengono che pecca contro lo Spirito Santo ed è colpevole di un peccato imperdonabile per l'eternità, colui che fino alla fine della vita non ha voluto credere in Cristo; ma se interpretassero in modo corretto che cosa significhi credere in Cristo, capirebbero che non vuol dire avere la fede dei demoni, che è giustamente detta fede morta, ma la fede che opera per mezzo della carità.

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