Lettera ai cattolici sulla setta dei Donatisti

Indice

19.50 - Le Scritture sono l'unico sicuro e principale nostro argomento

Che nessuno, perciò, preparato a rispondermi, mi opponga questi argomenti, poiché io neanche dico che mi si deve credere, quando affermo che la comunione di Donato non è la Chiesa di Cristo, perché alcuni, che furono vescovi presso di loro, vengono convinti dagli Atti ecclesiastici, municipali e giudiziari, di avere consegnato alle fiamme i Libri divini;

o perché non hanno vinto la causa nel tribunale dei vescovi, da essi richiesti all'imperatore;

o perché, appellandosi direttamente all'imperatore, anche da lui hanno ottenuto una sentenza avversa;

o perché tra loro si trovano i ben noti capi dei circoncellioni;

o perché i circoncellioni commettono tanti delitti; o perché tra loro vi sono di quelli che si gettano giù dai precipizi o si lanciano nei fuochi, accesi da loro stessi, per bruciare;

o perché convincono, con minacce, persone riluttanti ad ucciderli e vanno incontro a tante morti spontanee e violente, solo per essere venerati dagli uomini;

o perché, presso i sepolcri dei loro, si incontrano bande ubriache di vagabondi e di vagabonde che, mettendo in comune la loro malizia, si affogano giorno e notte nel vino e si corrompono nelle turpitudini.

Sia tutta questa gente la loro paglia e non danneggi il frumento, se la Chiesa l'hanno i Donatisti.

Ma severamente l'hanno loro, lo mostrino solo attraverso i Libri canonici delle divine Scritture, giacché noi neppure pretendiamo di essere creduti quando affermiamo di stare nella Chiesa di Cristo, solo perché quella che abbiamo noi, l'hanno avvalorata Ottato di Milevi, Ambrogio di Milano, o altri innumerevoli vescovi della nostra comunione;

o perché essa è stata proclamata nei Concili dei nostri colleghi;

o perché nel mondo, nei luoghi santi, frequentati dalla nostra comunione, avvengono tanti miracoli, grazie e guarigioni, al punto che dei corpi rimasti nascosti per molti anni, sono stati rivelati ad Ambrogio - lo possono chiedere a molti testimoni - e che, toccando questi corpi, un cieco da molti anni, assai noto alla città di Milano, ha recuperato la vista e la luce;

o perché un tale ha avuto in sogno una visione e un tal altro, caduto in estasi, ha sentito dire di non andare al partito di Donato o di andarsene dal partito di Donato.

Tutti questi fatti accadono nella Chiesa cattolica e quindi sono da approvarsi.

Ma per il fatto che accadono nella Chiesa cattolica, non per questo si manifesta cattolica, perché vi accadono questi fatti.

Del resto, il Signore stesso Gesù, dopo essere risorto dai morti e offerto il suo corpo ai discepoli per essere veduto e toccato, per timore che i discepoli credessero di essere vittime di qualche inganno, ritenne di doverli confermare meglio con le testimonianze della Legge, dei Profeti e dei Salmi, mostrando che in lui si erano adempiute le antiche profezie.

Ecco come egli ha accreditato la sua Chiesa: E sarà predicata nel suo nome la conversione e la remissione dei peccati a tutte le nazioni, incominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,27 )

Questo sta scritto nella Legge, nei Profeti e nei Salmi, come attesta lui stesso. ( Lc 24,44 )

Questo è stato raccomandato dalla sua bocca, e noi lo crediamo.

Queste sono le prove della nostra causa, questi i fondamenti, gli argomenti.

19.51 - Portare testi che non richiedono interpreti

Leggiamo negli Atti degli Apostoli che alcuni credenti esaminavano ogni giorno le Scritture ( At 17,11 ) per vedere se le cose stessero proprio così.

Quali Scritture, se non le canoniche, cioè la Legge e i Profeti?

A queste si aggiunsero i Vangeli, le Lettere degli Apostoli, gli Atti degli Apostoli e l'Apocalisse di Giovanni.

Esaminatele tutte ed estraetene un testo chiaro, col quale dimostrare che la Chiesa è sopravvissuta solo in Africa e che, partendo dall'Africa, si realizzerà la parola del Signore: Si predicherà questo Vangelo in tutto il mondo come testimonianza a tutte le genti, e allora sarà la fine. ( Mt 24,14 )

Ma portate un testo chiaro, che non richieda un interprete e dal quale non vi si possa dimostrare che parla d'altro, ma che voi cercate di piegarlo al vostro significato.

Vedete, infatti, l'unico testo, che voi siete soliti citare: Dove vai a pascolare, dove vai a riposare nel mezzogiorno; ( Ct 1,6 ) esaminiamo tutte le sue parole e capiamo che esso ha un senso diverso da quello che voi pensate; e se poi significasse ciò che voi volete, su questo i Massimianisti la spunterebbero.

Stanno infatti più a mezzogiorno la Proconsolare, Bisanzio e Tripoli, dove si sono concentrati tutti loro, che la Numidia, dove, invece, prevalete voi.

E quindi essi si possono vantare, con più verità e precisione, d'essere mezzogiorno; sicché voi non potete escluderli dal significato di questa frase, se non accettando il senso vero e cattolico di questo testo, e mostrando loro che, secondo i quattro punti cardinali della terra, il mezzogiorno è più verso l'Austro che verso l'Africo, mentre, secondo le allegorie delle Scritture, si chiama mezzogiorno la perfetta illuminazione dello spirito e il massimo ardore della carità, per cui sta scritto: E le tue tenebre saranno come il mezzogiorno. ( Is 58,10 )

Portate, dunque, un testo, la cui interpretazione più vera non sia contro di voi, e che non richieda affatto un interprete, come non lo richiede questo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti: ( Gen 22,18 ) che infatti la discendenza di Abramo sia Cristo, non lo interpreto io, ma l'Apostolo; ( Gal 3,16 ) come non lo richiede: Tu sarai chiamata mio compiacimento, e la tua terra mondo: ( Is 62,4 ) nessun cristiano, infatti, crede che qui non si parli della Chiesa.

Come non lo richiede: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore, tutti i confini della terra, e si prostreranno davanti a lui tutti i popoli della terra, poiché è suo il regno ed egli dominerà sulle nazioni. ( Sal 22,28-29 )

Sono infatti parole di un salmo che, come testimonia anche il Vangelo, ( Mt 27,35; Gv 19,23 ) annuncia la passione del Signore.

Come non lo richiede: Era necessario che il Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno, e che nel suo nome fosse predicata la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, incominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,46-47 )

Come non lo richiede: Mi sarete testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea, nella Samaria, e in tutta la terra ( At 1,8 ) - che infatti la Chiesa abbia avuto inizio da Gerusalemme e da qui si sia incamminata per la Giudea, la Samaria e le altre nazioni, lo testimoniano gli avvenimenti successivi, confermati dai Testi canonici -.

Come non lo richiede: Si predicherà questo Vangelo come testimonianza a tutte le genti, e allora sarà la fine: ( Mt 24,14 ) interrogato, infatti, sulla fine del mondo, il Signore, dopo aver parlato dei sintomi del parto, ( Mt 24,8 ) aggiunse: Ma non è ancora la fine. ( Mt 24,6 )

Comunque predisse che la fine sarebbe avvenuta dopo la predicazione del Vangelo nel mondo a tutte le genti.

Come non richiede un interprete: Lasciate crescere l'uno e l'altra, fino alla mietitura: ( Mt 13,30 ) visto infatti che di interprete ce n'era bisogno, l'ha interpretato personalmente il Signore, dandone una spiegazione che nessuno può contestare, soprattutto in una parabola uscita dalla sua bocca, in cui egli dice che il buon seme sono i figli del regno, il campo è il mondo, e la mietitura la fine del mondo. ( Mt 13,38-39 )

Di questi testi citatene almeno uno: uno che dichiari, molto esplicitamente, che l'Africa è restata sola tra le altre nazioni del mondo e che essa sola è stata risparmiata per essere l'inizio di rinnovamento e di pienezza nel mondo intero.

Non è infatti pensabile che si accreditasse con tante testimonianze una realtà destinata a scomparire ben presto e si passasse sotto silenzio un'altra che o doveva rimanere sola o che da essa doveva derivare la restaurazione e la pienezza di tutto il resto.

Se poi voi non potete mostrarci quanto giustamente vi chiediamo, arrendetevi alla verità, state zitti, addormentatevi e svegliatevi passando dalla vostra rabbia alla salvezza.

19.52 - Cerchiamo i Donatisti come il pastore la pecora smarrita

Oppure voi dite ancora: " Se la Chiesa è presso di voi, perché ci costringete, perseguitandoci, ad entrare nella sua pace?

E se siamo cattivi, perché ci cercate? Se siamo zizzania, lasciateci crescere fino alla mietitura "?

Come se noi non ci preoccupassimo, con tutti i mezzi possibili, che non venga sradicato il frumento, separando, anzitempo, la zizzania. ( Mt 13,29 )

In effetti, tutti coloro che nell'eternità saranno buoni, anche se nel frattempo sono cattivi, nella prescienza di Dio non sono zizzania, ma grano.

Ma voi ci accusate di cercarvi, se siete cattivi, come se voi non foste perduti proprio perché siete cattivi, e quindi siate da cercare, perché siete perduti; così che perduti siate cercati, cercati siate ritrovati, ritrovati siate richiamati; come la pecora dal pastore, come la dramma dalla donna, e come quel figlio che era morto e tornò vivo, era perduto e fu ritrovato. ( Lc 15 )

Vi cerca infatti colui che abita nei santi e ci ordina di cercarvi. ( Sal 22,4 )

20.53 - La persecuzione non è sempre riprovevole

Quanto poi alla persecuzione, le vostre lagnanze si calmeranno, se prima di tutto pensate e capite che non ogni persecuzione è riprovevole: diversamente non sarebbe stato lodevole dire: Chi calunnia il suo prossimo in segreto, io lo perseguiterò. ( Sal 101,5 )

Ogni giorno, infatti, vediamo un figlio lamentarsi del padre come di un suo persecutore, una moglie del marito, un servo del padrone, un colono del proprietario, un reo del giudice, un soldato o un governatore del capo o del re, quando questi spesso, usando del loro potere legittimo, cercano di impedire e distogliere i loro sudditi da mali più gravi infliggendo pene leggere, e spesso, invece, con minacce e sevizie, cercano di distoglierli dalla retta vita e dalle buone opere.

Ora, quando li distolgono da ciò che è male e illecito, sono censori e consultori, quando invece li distolgono dal compiere ciò che è bene e onesto, sono persecutori e oppressori.

Certo, sono colpevoli anche coloro che li trattengono dal male, se la misura della punizione eccede la gravità del peccato.

Analogamente, è giusto dichiarare colpevoli quanti, in modo disordinato e illegale, si accaniscono nel reprimere quelli che non sono sottomessi a loro in forza di nessuna legge.

20.54 - Va sempre riprovata una persecuzione illecita, anche dei cattivi

Noi quindi condanniamo, e giustamente, le sfrenate licenze e le folli prepotenze dei vostri Circoncellioni, anche quando sono violenti nei riguardi di alcuni pessimi criminali, poiché non è una buona cosa punire atti illeciti con mezzi illeciti e dissuadere da atti illeciti con mezzi illeciti.

Quando poi essi perseguitano perfino degli innocenti, o per un motivo sconosciuto o per le più inique ostilità, chi non inorridisce della loro scelleratissima violenza?

Ora, che voi avete ritenuto di reprimere la follia dei Massimianisti con le leggi dello Stato, per costringerli a riflettere sul loro crimine, una volta cacciati dalle basiliche che occupavano, con le ordinanze dei giudici, l'intervento dei funzionari e il sostegno della gente, noi non lo condanniamo, se non perché voi avete perseguitato in loro ciò che voi stessi avete fatto; anzi, essi lo hanno fatto con più moderazione di voi.

Infatti, essi hanno eretto l'altare dello scisma sacrilego contro il partito di Donato, mentre voi lo avete eretto contro tutto il mondo e contro le parole di colui che ha assicurato che la sua Chiesa si sarebbe sparsa in tutte le genti, incominciando da Gerusalemme.

Ora, se i Massimianisti, alle ingiunzioni dei giudici, sollecitate da voi contro di loro, si fossero duramente opposti con mezzi illegali, non sarebbero forse incorsi in quel giudizio dell'Apostolo, che dice: Chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio.

E quelli che si oppongono a lui, si attirano addosso la condanna, poiché i capi non sono temibili quando si fa il bene, ma quando si fa il male? ( Rm 13,2-3 )

Di fronte quindi ad una loro cattiva azione, che voi cercavate di reprimere per mezzo delle autorità legittime, se i Massimianisti per questa cattiva azione avessero voluto resistere alle leggi, commettendone una più grave, per colpa di chi avrebbero sofferto possibili punizioni, vostra o non piuttosto loro?

Analogamente, se uno avesse bestemmiato il Dio di Sidrac, di Misac e di Abdenago e, in conformità all'editto del re, fosse stato trucidato con i suoi familiari, ( Dn 3,29 ) per colpa di chi avrebbe ricevuto questo eventuale danno: dei tre giovani scampati dal fuoco, la cui liberazione aveva stupito il re che aveva emanato quell'editto, del re stesso, o non piuttosto per colpa propria?

Infine, se quei quaranta Giudei che avevano ordito una congiura per uccidere Paolo, avessero assalito i soldati che lo conducevano sotto regolare scorta, ( At 23,12-33 ) per colpa di chi sarebbero stati annientati?

Dell'Apostolo, o non piuttosto per colpa loro che si erano opposti all'autorità?

20.55 - I Donatisti giudicano la persecuzione secondo la loro convenienza

Anche voi, perciò, senza turbamento, senza sediziose contese e senza aspro odio, esaminate con attenzione le decisioni che gli imperatori della nostra comunione prendono contro di voi; vedete per quale motivo soffrite e se scoprirete di stare nella Chiesa di Cristo, rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. ( Mt 5,12 )

Voi infatti sarete incoronati come martiri, mentre essi saranno giudicati persecutori dei martiri.

Se invece voi avete eretto un altare contro la Chiesa di Cristo e, con uno scisma sacrilego, vi siete separati dall'unità cristiana diffusa in tutto il mondo e, per quanto potete, ribattezzando, calunniando e combattendo con ogni mezzo, vi siete messi contro il corpo di Cristo, che è la Chiesa diffusa in tutto il mondo, e la Scrittura santa e canonica ve lo dimostra, allora voi siete considerati empi e sacrileghi e quelli, invece, che per un crimine così grande decidono di dissuadervi e di reprimervi con pene molto lievi, cioè con la privazione delle abitazioni, degli onori, e del denaro, affinché, riflettendo sui motivi di queste punizioni e, riconosciuto il vostro sacrilegio, possiate fuggirlo e liberarvi dalla dannazione eterna, sono considerati governatori molto diligenti e consultori molto pii.

È tale l'amore che vi debbono gli imperatori cristiani cattolici che, per la loro mitezza cristiana, decidono di punire i vostri sacrilegi non come meritate; per la loro sollecitudine cristiana non li lasciano del tutto impuniti.

E questo lo opera in essi Dio, la cui misericordia voi non volete riconoscere anche in quei fastidi di cui vi lagnate.

Noi, poi, per quanto è in noi, e per quanto il Signore ci concede e ci permette, non invochiamo contro di voi, neppure le leggi coercitive più miti, tranne che per difendere la libertà della Chiesa dalle vostre violenze, e la fragilità dei deboli, in modo che possano scegliere di seguire senza timore la loro fede.

Così, se i vostri hanno compiuto qualche violenza contro i nostri, allora voi, che noi teniamo come ostaggi nelle campagne e nelle città, non subirete castighi come quelli che infliggono i vostri; ma come uomini soggetti alle leggi, sarete puniti, dopo un regolare giudizio, con una pena pecuniaria.

Ma se questa vi sembra pesante, allora i vostri vi risparmino e si calmino.

Se poi quelli che sono sotto di voi o sono con voi, invece di calmarsi, infieriscono contro di voi, non potete lamentarvi di noi che abbiamo dato a voi e ai vostri la possibilità di non subire nessun danno, anche restando nella vostra eresia, purché né voi e né i vostri procuriate violenze alla Cattolica.

Se poi voi ne avete fatte subire alcune contro la vostra volontà, e senza che abbiate potuto impedirle, i castighi subiti vi insegnano, con misericordia e giustizia, che razza di peccatori avete, e credete che non vi contaminano.

Tutto questo vi obbliga a capire quanto siano inconsistenti le accuse che voi fate alla Chiesa di Cristo, diffusa in tutto il mondo, e quindi a non accusare più noi di perseguitarvi, ma ad accusare i vostri, visto che questi preferiscono colpire noi con le loro violenze e abbattere voi, con le leggi dello Stato, piuttosto che placarsi dal loro persistente furore.

Se poi è vero che da parte dei nostri, che non osservano la misura e il precetto della carità cristiana, voi subite punizioni odiose e dannose, dico subito che essi non sono nostri ma, o lo saranno, se si correggono, o dovranno essere separati alla fine, se perseverano nella loro malizia.

Noi tuttavia non rompiamo le reti per colpa dei pesci cattivi ( Mt 13,47 ) e né, per colpa dei vasi destinati ad usi ignobili, abbandoniamo la grande Casa. ( 2 Tm 2,20 )

Ma se voi, usando lo stesso criterio, dite che non sono vostri quelli che infliggono alla Chiesa tali punizioni, allora purificate il vostro cuore, emendatevi dall'errore, abbracciate l'unità dello spirito nel vincolo della pace. ( Ef 4,3 )

In effetti, se i nostri non contaminano noi e i vostri non contaminano voi, non rinfacciamoci reciprocamente i delitti altrui: cresciamo come frumento nell'unica carità e sopportiamo insieme la paglia fino alla vagliatura.

20.56 - I Donatisti non hanno diritto a lamentarsi delle persecuzioni subite

Perciò, se non necessitano di interprete quei testi delle Scritture canoniche i quali dimostrano che la Chiesa consiste nella comunione universale; e se voi, a sostegno del vostro scisma creato in Africa, non riuscite a trovare, negli stessi Libri, nessuno di questi testi, non è giusto lamentarvi delle persecuzioni, poiché la Chiesa stessa ne subisce di più gravi, quanto più si estende, ma le sopporta tutte con fede, speranza e carità, ( 1 Cor 13,7.13 ) e non solo quelle che i vostri Circoncellioni e i loro simili, infliggono, come possono, ai suoi membri, ma tutti gli scandali delle diverse ingiustizie, che si scatenano nel mondo e dei quali il Signore gridò: Guai al mondo per gli scandali! ( Mt 18,7 )

È più grave, infatti, che un figlio faccia soffrire il padre, vivendo male, che il padre il figlio, castigandolo; fu più grave che la serva fece soffrire Sara, con la sua alterigia, che Sara, lei, con il meritato castigo; ( Gen 16 ) e fu più grave l'offesa che fecero al Signore, coloro, per i quali egli disse: Lo zelo della tua casa mi consuma, ( Gv 2,17; Sal 69,10 ) che non quella che egli fece a loro, quando rovesciò i loro tavoli e li scacciò dal tempio con i flagelli. ( Gv 2,15 )

21.57 - Come devono essere accolti nella Chiesa gli eretici

Che cosa avete da dire ancora? Volete forse che tiriamo in ballo l'ultima vostra obiezione?

Eccola: " Sì, voi possedete la Chiesa, ma come ci accogliete se volessimo passare a voi? ".

Rispondo brevemente: " Vi accogliamo come accoglie quella Chiesa che noi ritroviamo nei santi Libri canonici ".

Deposto, quindi, lo spirito di contraddizione, di cui sono gonfi tutti quelli che non vogliono lasciarsi vincere dalla verità di Dio, ma si lasciano vincere dalla loro perversità, potete facilmente capire che i sacramenti divini sono nei buoni e nei cattivi: ma nei primi per la salvezza, nei secondi per la dannazione.

E benché sia grande la differenza tra coloro che li praticano degnamente o indegnamente, essi sono sempre gli stessi: per i primi costituiscono un premio, per i secondi un giudizio.

21.58 - Differenza tra il battesimo di Pietro, Giuda e Giovanni Battista

Perciò, quando il Signore battezzava più gente di Giovanni, com'è scritto nel Vangelo, dove però l'evangelista precisa: Benché non fosse proprio lui a battezzare, ma i suoi discepoli, ( Gv 4,2 ) sebbene ci fosse tanta differenza tra Pietro e Giuda, non ve n'era affatto tra il battesimo dato da Pietro e quello dato da Giuda.

Il battesimo che davano era uno solo, anche se essi non erano uno solo; ed era il battesimo di Cristo; di essi invece, uno apparteneva alle membra di Cristo e l'altro al partito del diavolo.

Al contrario, pur essendo Giovanni Battista e l'apostolo Paolo, uno solo, poiché l'uno e l'altro era amico dello Sposo, ( Gv 3,29 ) dato che non era lo stesso il battesimo dato da Giovanni e da Paolo, Paolo ordinò che si facessero ribattezzare col battesimo di Cristo quanti erano stati battezzati con il battesimo di Giovanni.

E così questo si chiama battesimo di Giovanni e quello dato da Paolo, non si chiama battesimo di Paolo, ma: Ordinò - disse - che fossero battezzati in Cristo. ( At 19,4 )

Ecco, Giovanni e Paolo sono una sola cosa, ma non danno un solo battesimo; ecco, non sono una sola cosa Pietro e Giuda, e uno solo è il battesimo che danno; al contrario, Pietro e Paolo sono una sola cosa e danno un solo battesimo.

Abramo e Cornelio, giustificati dalla fede, sono una sola cosa, ( Gal 3,6; At 10 ) ma non hanno ricevuto un unico sacramento; egualmente, Cornelio e Simon Mago non sono una sola cosa, ma hanno ricevuto un unico sacramento.

Al contrario, Cornelio e l'eunuco, che Filippo battezzò lungo il viaggio, sono una sola cosa e hanno ricevuto un unico sacramento. ( At 8 )

Quando dunque il sacramento è unico, né i datori diversi né i recettori diversi fanno sì che non sia unico ciò che è unico.

21.59 - Non ci sono tanti battesimi quanti ne sono i ministri

I Donatisti, invece, volendo che sia degli uomini ciò che è di Cristo, tentano di inculcare i più falsi e più assurdi insegnamenti, e arrivano a dire che vi sarebbero quasi tanti battesimi, quante sono le persone che li amministrano.

Pertanto, quel detto del Signore sull'uomo e l'opera dell'uomo, un albero buono produce frutti buoni e un albero cattivo produce frutti cattivi, ( Mt 7,17 ) essi cercano di stravolgerlo in questo senso: chi è stato battezzato da un ministro buono, è buono, chi è stato battezzato da un ministro cattivo, è cattivo; di modo che, anche se non lo vogliono, secondo loro essere battezzati da un ministro più buono, è essere più buoni, ed essere battezzati da un ministro meno buono, è essere meno buoni. Se ne deduce che quanti, prima della passione del Signore, non li battezzava Gesù, ma i suoi discepoli, sarebbero rinati più santi se fossero stati battezzati da lui stesso.

Chi, infatti, potrebbe anche solo immaginare quanta differenza c'era tra lui e i suoi discepoli che li battezzavano?

Dunque ha privato di una nascita più santa, coloro che ha preferito che fossero battezzati, quando egli era qui in terra, dai suoi discepoli? Chi lo crede è un insensato.

Che cosa, allora, il Signore si è degnato insegnarci con questo fatto, se non che il dono era suo, chiunque ne fosse il donatore, e che a battezzare era lui, del quale l'amico dello Sposo aveva detto: Questi è colui che battezza, ( Gv 1,33 ) di chiunque fosse la mano del ministro che avrebbe battezzato i credenti in lui?

E Paolo dice: Rendo grazie a Dio, per non aver battezzato nessuno di voi, eccetto Crispo e Gaio, perché non si dica che io ho battezzato nel mio nome. ( 1 Cor 1,14-15 )

Allora si dovrebbe credere che anche lui ha rifiutato alle persone una migliore santificazione se, quanto più era migliore, tanto meglio potevano essere battezzati quelli che fossero stati battezzati da lui?

Ma no, anzi, su questo punto l'attenzione del prudentissimo e fedelissimo dispensatore fu vigile, proprio perché nessuno potesse credere di essere stato battezzato con un battesimo più santo, e attribuisse al servo ciò che era del Signore.

21.60 - Solo i buoni formano la Chiesa

Visto, dunque, che il sacramento del battesimo lo danno e lo ricevono sia i buoni che i cattivi, ma che soltanto i buoni, spiritualmente rigenerati, sono insieme edificati nel corpo e nelle membra di Cristo, ( Ef 2,22 ) è certamente nei buoni quella Chiesa a cui viene detto: Come il giglio tra le spine, così è la mia amica tra le fanciulle. ( Ct 2,2 )

Essa infatti è in quelli che edificano sulla pietra, che ascoltano, cioè, le parole di Cristo e le mettono in pratica; quando infatti Pietro lo confessò Figlio di Dio, disse: E su questa pietra edificherò la mia Chiesa. ( Mt 16,18 )

Dunque non è in coloro che edificano sulla sabbia; in coloro, cioè, che ascoltano le parole di Cristo e non le mettono in pratica.

Cristo, infatti, ha detto: Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica, lo assomiglierò ad un uomo saggio che edifica la sua casa sulla pietra; ( Mt 7,24 ) e in questo stesso passo, subito dopo dice: Chi ascolta queste mie parole e non le pratica, lo assimilerò ad un uomo stolto che edifica la sua casa sulla sabbia. ( Mt 7,26 )

Tutti coloro, perciò, che mediante il vincolo della carità sono incorporati all'edificio fondato sulla pietra e uniti al giglio che biancheggia tra le spine possederanno certamente il regno di Dio.

Coloro invece che edificano sulla sabbia o sono annoverati tra le spine, non possederanno il regno di Dio.

Chi potrà dubitarne? Certo, a costoro non giova affatto il sacramento del battesimo; eppure, l'instabilità del loro fondamento e la loro sterile malvagità, non sono un motivo per ingiuriare anche il sacramento che hanno.

22.61 - Chi è nella Chiesa

Quindi, nel seguente passo dell'Epistola dell'apostolo Paolo ai Galati, dovete rilevare, senza spirito di contesa, come sia giusto che gli eretici, che si correggono dal loro errore, se già hanno il sacramento che hanno dovuto avere, ricevano solo ciò che non c'era e che in essi non si riprovi e offenda ciò che c'era.

Sono ben note - egli dice - le opere della carne: fornicazioni, impurità, lussurie, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordie, gelosie, dissensi, eresie, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già vi ho detto, che quanti le compiono non possederanno il regno di Dio. ( Gal 5,19-21 )

Tutti costoro non sono nel giglio, né sulla pietra; e tra essi si trovano anche gli eretici.

Perché voi, quindi, per non dire altro, non battezzate dopo gli ubriaconi, i lussuriosi e gli invidiosi, che non possederanno il regno dei cieli e non sono sulla pietra e, poiché non sono sulla pietra, senza dubbio non vengono considerati nella Chiesa, dato che il Signore ha detto: Su questa pietra edificherò la mia Chiesa? ( Mt 16,18 )

E perché invece pretendete che noi battezziamo dopo gli eretici, che si trovano anch'essi tra le stesse spine e che non possederanno il regno di Dio.

E che hanno gli stessi sacramenti, quando sono gli stessi ma non giovano, perché, mentre i sacramenti sono retti, essi sono deviati?

22.62 - Se l'eretico viene alla Chiesa si corregge solo nell'errore

Considerando e riflettendo, senza ostinazione, su queste cose, potete facilmente capire che in ciascuno va corretto ciò che è deviato e approvato ciò che è retto; e che gli va dato ciò che manca; ciò che invece c'è gli va riconosciuto.

Pertanto, se un eretico viene a farsi cattolico, corregga il suo errore, non profani il sacramento di Cristo, riceva il vincolo della pace, che non aveva e senza il quale non poteva essergli fruttuoso il battesimo che aveva.

Tutt'e due, infatti, sono necessari per conseguire il regno di Dio: il battesimo e la giustizia.

Ora, in chi disprezza il battesimo di Cristo non può esservi la giustizia, mentre il battesimo può trovarsi anche in chi non ha la giustizia: però non può essere fruttuoso.

Come infatti la Verità ha detto: Se qualcuno non rinascerà dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno dei cieli; ( Gv 3,5 ) così la stessa Verità ha anche detto: Se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli; ( Mt 5,20 ) così che non è solo il battesimo a condurre al regno, ma anche la giustizia; e chi è privo di uno o di entrambi, non vi può giungere.

Perciò, quando noi diciamo agli eretici: " È la giustizia che vi manca, e senza la carità e il vincolo della pace nessuno può averla "; e quando essi stessi riconoscono che molti hanno il battesimo senza la giustizia, e se non lo riconoscessero, li convincerebbe la divina Scrittura, mi stupisco poi che il nostro rifiuto di ribattezzare quelli che hanno un battesimo, che non è loro ma di Cristo, essi lo interpretino come se noi ritenessimo, ormai, che a loro non manca niente.

E visto che nella Cattolica non viene loro ridato il battesimo, che essi scoprono di avere, mi stupisco che pensino di non ricevere nulla in essa, dove ricevono ciò senza di cui il battesimo che hanno serve per la loro rovina e non per la salvezza.

Ma se non lo vogliono capire, a noi basta avere quella Chiesa di cui le Scritture sante e canoniche ci offrono chiarissime testimonianze.

22.63 - Come accogliere un eretico che viene nella Chiesa

Mi dica, ora, un eretico: " Come mi accogli? ".

Gli rispondo subito: " Come usa accogliere la Chiesa alla quale Cristo rende testimonianza.

Credi di saperlo meglio tu, come devi essere accolto, del nostro  Salvatore, medico della tua ferita? ".

Ma forse tu mi dirai: " Leggimi, allora, come Cristo ha ordinato di accogliere quelli che dall'eresia intendono passare alla Chiesa ".

Veramente, un ordine chiaro ed esplicito non lo leggo né io né tu.

Se infatti Giovanni fosse stato un eretico ed avesse battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, dato che dopo il suo battesimo Paolo ordinò alle persone di farsi ribattezzare, otterresti la risposta che cerchi, ed io non avrei niente da replicare.

Come pure, se Pietro fosse stato battezzato dagli eretici nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, lui, al quale il Signore disse: Chi si è lavato non ha più bisogno di lavarsi una seconda volta, ( Gv 13,10 ) io otterrei ciò che cerco, e tu non avresti niente da replicare.

Ma ora, dato che nelle Scritture non incontriamo persone che sono passate dall'eresia alla Chiesa e sono state accolte come dico io o come dici tu, allora credo che se esistesse un saggio, al quale il Signore Cristo avesse reso testimonianza, e noi lo consultassimo su questo problema, non dovremmo affatto esitare a fare quanto egli dicesse, per non essere giudicati di opporci, non tanto a lui, quanto al Signore Cristo, della cui testimonianza egli si accredita.

Ora, la testimonianza Cristo la rende alla sua Chiesa.

Prendi il Vangelo; leggi dove dice: Era necessario che il Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno, e nel suo nome fosse predicata la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, incominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,46-47 )

Come dunque questa Chiesa accoglie in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme, senza esitazioni e senza indugi, così devi essere accolto tu.

Se però ti rifiuti, non è né a me, né ad un'altra persona, che così ti accoglie, che tu resisti pericolosamente, ma al tuo stesso Salvatore e contro la tua salvezza, perché non vuoi credere di essere accolto come accoglie quella Chiesa, raccomandata dalla parola di colui, al quale, come tu stesso ammetti, è empio non credere.

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