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Lettera 93

Scritta tra il 407 e il 408.

Agostino confuta la lettera del vescovo scismatico Vincenzo dimostrando l'utilità delle leggi imperiali contro gli eccessi donatisti e per la difesa dei Cattolici ( n. 1-16 ).

Esposta la sua passata opinione che bisognasse agire non con la forza ma con la convinzione, confessa di essere stato costretto a cambiar parere: ma lo scopo rimane quello di correggere e non di vendicarsi ( n. 17-18 ).

Trattati alcuni punti sulla unità della Chiesa ( n. 19-34 ), si sofferma ancora sull'ostinatezza dei Donatisti e sulla ripetizione del battesimo ( n. 35-53 ).

Agostino al carissimo fratello Vincenzo

1.1 - Dei mezzi legali per ricondurre alla fede i Donatisti

Ho ricevuto una lettera che m'è parso fosse indubbiamente tua.

Me l'ha infatti recapitata uno che, a quanto mi risulta, è cristiano cattolico, incapace, a mio parere, d'ingannarmi.

Ma anche se la lettera non è tua, ho creduto mio dovere di rispondere a chi l'ha scritta.

Sappi che adesso vado in cerca di pace con maggior desiderio di quando mi hai conosciuto giovanetto a Cartagine, quand'era ancora vivo Rogato, al quale sei succeduto nella cattedra.

I Donatisti, al contrario, sono molto irrequieti, ma ciò nonostante non mi pare inutile che siano frenati ed emendati per mezzo delle autorità stabilite da Dio.

Già godiamo del ravvedimento di molti di essi; costoro professano e difendono l'unità cattolica con tanta sincerità e sono tanto contenti d'essersi liberati dell'antico loro errore, che non solo ce ne rallegriamo assai ma ce ne meravigliamo.

Per causa di non so quale abitudine, in nessun modo avrebbero pensato di cambiarsi in meglio, se non fossero stati scossi dalla paura e non si fossero preoccupati di riflettere sulla verità: avevano cioè paura che, se avessero sofferto con infruttuosa e inutile rassegnazione le stesse molestie temporali, non per la giustizia ma per la falsa dottrina e per i pregiudizi umani, non avrebbero poi trovato, da parte di Dio, altro che il castigo dovuto agli empi che avranno disprezzato la sua dolce ammonizione e i suoi paterni castighi.

Dopo che sono diventati docili in virtù di questa riflessione, hanno scoperto la Chiesa Cattolica quale si presenta ora ai loro occhi; non già nelle calunnie e nelle fandonie messe in giro dagli uomini, ma quale è veramente, ossia diffusa tra tutte le nazioni, come è stata preannunciata nelle Scritture, in base alle quali non dubitavano affatto che Cristo, anche senza esser visto, si trova al di sopra dei cieli come le medesime lo hanno preannunciato.

E io avrei forse dovuto vedere di malocchio l'opera esplicata per la salvezza di costoro, e dissuadere i miei colleghi dal mettere in atto la loro paterna premura, grazie alla quale vediamo oggi tante persone detestare la loro passata cecità?

Tali persone, mentre, pur senza vederlo, credevano Cristo esaltato al disopra dei cieli, negavano poi, sebbene l'avessero davanti agli occhi, la gloria di Lui diffusa su tutta la terra nonostante che il Profeta riunisse molto chiaramente le due realtà sotto l'unica predizione che dice: La tua gloria sia innalzata al disopra dei cieli e sopra la terra. ( Sal 108,6 )

1.2 - Utilità dei mezzi legali per il ravvedimento degli eretici

Costoro erano una volta nostri implacabili nemici e molestavano con ogni sorta di violenti e insidiosi attacchi la nostra pace e la nostra quiete.

Orbene, se li avessimo trascurati e tollerati senza pensare assolutamente alcun espediente per incutere ad essi paura ed indurli ad emendarsi senza denunciarli come delinquenti, allora sì che avremmo davvero reso loro male per male.

Faccio un esempio: se uno vedesse un suo nemico, divenuto furioso in seguito a febbri maligne, correre verso un precipizio, non gli renderebbe forse male per male, se lo lasciasse correre alla propria rovina, invece di afferrarlo e legarlo?

Eppure non gli apparirebbe forse assai molesto e nemico, proprio quando gli è stato utilissimo e gli ha usato la più grande compassione?

Ma una volta ricuperata la salute, il furioso gli si mostrerebbe senza dubbio tanto più riconoscente quanto meno riguardi avesse trovato da parte di quello.

Oh, se potessi mostrarti quanti, perfino dei Circoncellioni, abbiamo adesso tra i Cattolici convinti!

Costoro adesso condannano la loro condotta precedente e il proprio miserando errore, per cui credevano di compiere per il bene della Chiesa di Dio tutte le ribalderie che commettevano nella loro inquieta temerarietà!

Orbene, non sarebbero mai stati avviati alla guarigione, se al pari dei furiosi, non fossero stati legati coi vincoli delle leggi, che a voi dispiacciono tanto.

Che dire poi di un'altra specie di malattia non meno grave?

Ne erano vittime individui i quali, pur non essendo animati da audacia sovversiva, rimanevano come oppressi sotto il peso di una inveterata apatia.

Essi ci dicevano: " Sì, quello che voi dite è vero: non si può obiettare nulla in contrario, ma a noi riesce duro abbandonare la tradizione dei nostri padri".

Non si sarebbe forse dovuto applicare nei riguardi di costoro il sistema più adatto, di scuoterli cioè con le molestie temporali perché si destassero come da un sonno letargico e si alzassero per entrare nell'unità cattolica, unica fonte di salvezza?

Sapessi quanti anche tra essi si rallegrano adesso con noi, accusano la pesante responsabilità della dannosa loro passata attività e riconoscono quanto era doveroso che noi arrecassimo loro molestia, perché non morissero a causa della snervante consuetudine, come colpiti da letargo micidiale.

1.3 - La medicina del castigo dev'essere unita con l'istruzione

" Ma - si dirà - ad alcuni questo sistema non giova ".

Si dovrà forse allora trascurare la medicina per il fatto che la malattia infettiva di alcuni è incurabile?

Tu tieni presenti solo coloro i quali si mostrano così insensibili, che sono refrattari perfino a tali sistemi di punizione.

Di essi però sta pure scritto: Invano ho castigato i vostri figli: essi non hanno accolto la correzione. ( Ger 2,30 )

Ma io penso che sono stati castigati per amore e non per odio.

Tu però devi considerare tante persone, il cui ravvedimento ci procura ora tanta gioia.

Se infatti ci limitassimo a spaventarli senza ammaestrarli, ciò avrebbe l'apparenza d'uno spietato dispotismo.

D'altra parte, se ci limitassimo ad ammaestrarli senza spaventarli, incalliti come sono nella loro inveterata abitudine, comincerebbero ad incamminarsi troppo pigramente sulla via della guarigione, dal momento che molti, come ben sappiamo, anche dopo fornita loro la spiegazione razionale e chiaramente mostrata la verità mediante le prove della sacra Scrittura, ci rispondevano che desideravano bensì di passare alla comunione della Chiesa Cattolica, ma che temevano le violente reazioni del risentimento da parte di individui facinorosi.

Certo, avrebbero dovuto disprezzare tali reazioni per amore della giustizia e della vita eterna, ma si deve sopportare la debolezza di siffatte persone, finché non diventino coraggiose, e non si deve disperare che lo diventino.

Non si deve neppure dimenticare quello che disse il Signore a Pietro ancora debole: Per ora non puoi seguirmi, ma più tardi mi seguirai. ( Gv 13,36 )

Quando però ad un utile spavento si unisce un salutare insegnamento, in modo che non solo la luce della verità scacci le tenebre dell'errore, ma che anche la forza del timore spezzi i lacci di una cattiva abitudine, allora ci rallegriamo - come ho detto - della guarigione di molti.

Costoro allora benedicono con noi Dio e lo ringraziano che mediante l'adempimento della sua promessa, che i re della terra sarebbero diventati servi di Cristo, ( Dn 7,27 ) ha curato in un modo i deboli e in un altro i malati.

2.4 - Dio ci consola e ci scuote perché ci ama

Non chiunque ci usa riguardi, ci è per questo amico, né chiunque ci percuote, è per ciò stesso un nemico.

Sono più utili le ferite fatte da un amico che i baci dati con intenzione da un nemico. ( Pr 27,6 )

È meglio amare con severità che ingannare con soavità.

È più utile sottrarre il pane all'affamato quando, ormai sicuro del cibo, potrebbe trascurare la giustizia, che dare il pane all'affamato, cosicché, sedotto in questo modo, acconsenta alla ingiustizia.

Tanto chi lega un furioso, quanto chi scuote un letargico, sono molesti all'uno e all'altro: eppure vogliono bene all'uno e all'altro.

Chi ci può amare più di Dio? Eppure non solo non cessa di ammaestrarci con dolcezza, ma anche di spaventarci per la nostra salvezza: così spesse volte ai blandi calmanti con cui arreca sollievo, fa seguire l'amarissima medicina della tribolazione e sottopone alla prova della fame perfino i Patriarchi buoni e religiosi; tormenta con pene più gravi il popolo a Lui ribelle; ( Gen 12,10; Gen 26,1; Gen 41,54-42,1; Gen 43,1 ) sebbene pregato per ben tre volte non libera l'Apostolo dalla " spina " della carne, per perfezionarne la virtù con l'infermità. ( 2 Cor 12,7-9 )

Amiamo altresì i nostri nemici, perché è giusto e Dio ci comanda di farlo per essere figli del Padre che è nei cieli, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e manda la sua pioggia sopra i giusti e gli ingiusti. ( Mt 5,45 )

Come però lodiamo questi suoi doni, così meditiamo pure sui flagelli con cui punisce coloro che ama.

2.5 - Testimonianze bibliche a conferma

Tu pensi che nessuno deve essere costretto alla virtù, sebbene tu legga che il padre di famiglia disse ai servi: Costringete ad entrare tutti quelli che troverete. ( Lc 14,23 )

Pensi così, sebbene tu legga come Saulo, che poi divenne Paolo, fu spinto a conoscere ed abbracciare la verità con un atto di forza compiuto da Cristo, che ve lo costrinse, ( At 9,3-7 ) salvo che tu non pensi che agli uomini stia più a cuore il denaro o qualsiasi altro possesso piuttosto che questa luce che percepiamo con gli occhi.

Paolo non recuperò questa luce che aveva perduta improvvisamente dopo essere stato gettato a terra, se non quando si unì al corpo mistico della Chiesa.

E tu pensi che non si devono usare i mezzi coercitivi con le persone, perché si liberino dalla calamità dell'errore, mentre, dagli esempi incontestabili surriferiti, vedi che agisce in questo modo proprio Dio, di cui nessuno ci ama in modo più vantaggioso per noi.

Tu pensi così, sebbene ascolti Cristo che dice: Nessuno viene a me se non lo attirerà il Padre. ( Gv 6,44 )

Ora tale attrazione si opera nel cuore di tutti quelli che si convertono a Lui per il timore dell'ira divina.

Tu pensi così, pur sapendo che talora il ladro getta qua e là dell'erba alle pecore per sviarle, mentre talvolta il pastore si serve della verga per ricondurre al gregge le pecore traviate.

2.6 - La madre Chiesa elimina il male non per odio ma per amore

Non è forse vero che Sara tormentava l'ancella ribelle, dopo averne avuto il permesso da Abramo? ( Gen 16,16 )

Eppure non incrudeliva contro di lei per odio, dal momento che prima era stata lei ad intercedere per essa e farla diventare madre; voleva solamente reprimere l'alterigia per farle del bene.

Tu non ignori inoltre che queste due donne, Sara ed Agar, e i loro figli prefiguravano simbolicamente le persone spirituali e quelle carnali.

E sebbene leggiamo che l'ancella e il figlio soffrirono gravi molestie da parte di Sara, tuttavia l'apostolo Paolo dice che fu Isacco a subire la persecuzione da parte di Ismaele: Come allora colui, che era nato secondo le leggi della carne, perseguitava colui che era nato secondo la grazia dello Spirito, così avviene pure adesso. ( Gal 4,29 )

Di qui, coloro che ne sono capaci, dovrebbero capire come e perché sia la Chiesa Cattolica a subire maggiormente la persecuzione da parte della superbia e dell'empietà degli uomini carnali, che essa si sforza di ricondurre sul retto sentiero anche per mezzo di molestie e di terrori temporali.

Tutto quello quindi che fa la madre vera e legittima, anche se ciò riesca doloroso ed amaro alla nostra sensibilità, non è fatto per rendere male per male; essa non è spinta a nuocere per odio, ma a guarire per amore ed elimina il male del peccato applicando le giuste sanzioni disciplinari.

Quando i buoni ed i cattivi compiono le stesse azioni e subiscono le stesse pene, si deve far distinzione tra loro non in base alle azioni e alle pene, ma in base al motivo per cui compiono le prime e subiscono le seconde.

Il Faraone opprimeva il popolo di Dio con pesanti fatiche; ( Es 5,6-18 ) Mosè tormentava lo stesso popolo con pesanti castighi quando si comportava empiamente; ( Es 32,25-28 ) l'uno e l'altro agivano in modo simile, ma non intendevano giovare in modo consimile, perché il Faraone era gonfiato dall'orgoglio del potere, Mosè era invece infiammato dall'amore.

Gezabele fece uccidere i profeti ed Elia i falsi profeti, ( 1 Re 18,4.40 ) ma penso che siano ben diversi i meriti dei persecutori e diversi quelli dei perseguitati.

2.7 - La condotta di Dio e dei Santi nel punire il peccato

Getta uno sguardo anche ai tempi del Nuovo Testamento, quando la stessa mansuetudine della carità cristiana doveva non solo serbarsi nel cuore, ma anche mostrarsi alla luce.

La spada di Pietro venne fatta rinfoderare da Cristo, al fine di farci capire che non avrebbe dovuto essere sguainata neppure per difendere Cristo. ( Mt 26,52 )

Leggiamo tuttavia non solo che i Giudei percossero con le verghe l'apostolo Paolo, ( At 16,22s ) ma pure che i Greci accorsi in difesa di Paolo percossero duramente il giudeo Sòstene. ( At 18,17 )

Gli uni e gli altri non sono forse in un certo senso accomunati dalla rassomiglianza del fatto?

Eppure sono ben diversi gli uni dagli altri, per la dissimiglianza del motivo.

Infatti: Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato alla morte per noi tutti; ( Rm 8,32 ) e dello stesso Figlio di Dio è detto: Egli mi ha amato e ha dato se stesso per me. ( Gal 2,20 )

D'altra parte, anche di Giuda si legge che fu invasato da Satana, perché consegnasse Cristo. ( Gv 13,2 )

Se dunque il Padre consegnò alla morte il proprio Figlio, e lo stesso Cristo consegnò il proprio corpo alla morte, e Giuda consegnò il suo Signore, come mai, in questo medesimo gesto, Dio è buono e l'uomo è colpevole, se non perché nel compiere la stessa azione non fu identico il motivo per cui la compirono?

Nello stesso luogo erano tre croci: sopra una di esse era confitto l'assassino che sarebbe stato salvato, sopra un'altra l'assassino che sarebbe stato condannato, e in quella di mezzo Cristo, che avrebbe salvato il primo e condannato il secondo. ( Lc 23,33; Gv 19,18 )

Che cosa di più rassomigliante di queste croci tra loro? Che cosa di più diverso di quei crocifissi?

Paolo fu consegnato per essere gettato in carcere e messo in ceppi, ( At 16,23s ) ma peggiore di qualunque carceriere è certamente Satana; eppure lo stesso Paolo gli consegnò l'incestuoso per la rovina del corpo, affinché il suo spirito fosse salvo nel giorno del Signore Gesù. ( 1 Cor 5,5 )

Orbene, che dire a questo punto? Ecco: un individuo crudele consegnò Paolo a uno più mite, mentre una persona compassionevole come Paolo consegnò un peccatore ad un tiranno più crudele!

Impariamo, o fratello, a distinguere nel caso di azioni somiglianti la diversa intenzione di chi le compie, per non calunniare ad occhi chiusi e accusare i benevoli invece dei colpevoli!

Allo stesso modo quanto Paolo dice di aver consegnato alcuni a Satana, perché imparassero a non bestemmiare, ( 1 Tm 1,20 ) rese forse male per male?

O non giudicò piuttosto opera buona emendare i cattivi anche mediante castighi?

2.8 - Persecuzioni giuste e ingiuste

Se il subire la persecuzione fosse sempre lodevole, sarebbe stato sufficiente che il Signore dicesse: Beati i perseguitati, senza aggiungere per la giustizia. ( Mt 5,10 )

Così pure, se fosse sempre peccato perseguitare, non sarebbe scritto nei Libri santi: Perseguitavo chi in segreto sparlava del prossimo. ( Sal 101,5 )

Si dà dunque il caso in cui chi è perseguitato è ingiusto e chi perseguita è giusto.

È comunque certo che i cattivi hanno sempre perseguitato i buoni, ed i buoni i cattivi, gli uni nocendo con l'ingiustizia, gli altri giovando con le sanzioni disciplinari; agendo gli uni inumanamente, gli altri moderatamente; servendo gli uni alla cupidigia, gli altri all'amore.

Voglio dire: il carnefice non bada al modo con cui strazia, il medico invece bada al modo con cui taglia: questi infatti cerca di ottenere la sanità, quello invece la cancrena.

Gli empi uccisero i Profeti, ma pure i Profeti uccisero degli empi.

I Giudei flagellarono Cristo, ( Mt 27,26; Mc 15,15; Gv 19,1 ) ma anche Cristo flagellò i Giudei. ( Gv 2,15 )

Gli Apostoli furono consegnati dagli uomini alla potestà umana, ma anche gli Apostoli consegnarono gli uomini al potere di Satana.

In questi casi, che cosa si deve considerare, se non chi ha agito per la verità e chi per l'iniquità, chi per nuocere e chi per correggere?

3.9 - Il ricorso alle autorità civili per la Chiesa, nella sacra Scrittura

Sia nel Vangelo, sia negli scritti degli Apostoli, non si riscontra alcun caso in cui ai re della terra sia stato chiesto l'intervento a difesa della Chiesa contro i suoi nemici.

Chi lo nega? Bisogna però tener presente che ancora non si era avverata la profezia che dice: E adesso, o re, fate giudizio; ravvedetevi, o giudici della terra; servite il Signore con timore! ( Sal 2,10 )

Ancora infatti si avverava quanto si legge poco prima nel medesimo salmo: Perché mai le genti si sono agitate e i popoli hanno meditato vani disegni?

Sono insorti i re della terra, i principi hanno cospirato contro il Signore e contro il suo Cristo. ( Sal 2,1s )

D'altra parte però, se i fatti narrati dai Libri profetici erano figure di quelli che sarebbero accaduti in futuro, nel monarca chiamato Nabucodonosor erano pure raffigurati due periodi della storia: il periodo cioè trascorso dalla Chiesa sotto gli Apostoli e quello prefigurato nel periodo in cui il summenzionato re costringeva i buoni e i giusti ad adorare la propria statua e faceva gettare nel fuoco quelli che vi si rifiutavano.

Adesso invece si avvera quello che accadde nel periodo successivo, prefigurato nel medesimo re, quando cioè egli, convertitosi al culto del vero Dio, decretò che se uno nel suo regno avesse bestemmiato il Dio di Sidrac, Midrac e Abdenago, venisse punito coi meritati castighi. ( Dn 3,1-21.91-96 )

Il primo periodo di quel re indica perciò il primo atteggiamento dei re pagani, in cui i Cristiani furono perseguitati invece degli infedeli; il periodo successivo di quel re, invece, prefigurò i tempi dei re posteriori, già fedeli, nei quali, invece dei Cristiani, vengono perseguitati gli infedeli.

3.10 - Mansuetudine verso gli erranti

Ma senza dubbio verso quei Cristiani che errano perché sono stati sedotti dagli eretici, si usa una severità temperata, e di preferenza la mansuetudine, per evitare che le pecorelle di Cristo si sbandino e debbano poi essere ricondotte al gregge con tali mezzi coercitivi: mediante le pene dell'esilio e di multe cerchiamo di richiamarli a considerare che cosa e per qual causa essi le subiscono, in modo che imparino a preferire alle chiacchiere e alle calunnie umane le Sacre Scritture da essi lette.

In effetti chi di noi, chi di voi non loda le leggi emanate dagli imperatori contro i sacrifici dei pagani?

Senza dubbio una pena molto più severa fu stabilita a questo riguardo, poiché tale empietà è punita con la pena di morte.

Nel punire invece e nel correggere voi si è tenuto presente lo scopo di indurvi ad abbandonare l'errore piuttosto che punirvi in proporzione delle colpe.

Di voi infatti si può forse dire ciò che l'Apostolo dice dei Giudei: Rendo loro testimonianza che hanno bensì zelo per Iddio, ma non secondo una retta conoscenza.

Ignorando infatti la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non sono sottomessi alla giustizia di Dio. ( Rm 10,2s )

Sicuro! Che altro volete voi stabilire, se non la vostra giustizia, quando affermate che non possono essere giustificati se non quelli che hanno potuto ricevere il battesimo da voi?

Rispetto quindi a questa affermazione fatta dall'Apostolo a proposito dei Giudei, voi differite da essi solo in quanto voi possedete i Sacramenti cristiani, mentre essi ne sono ancora privi.

Quanto però all'affermazione: Ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, e all'altra: Hanno bensì lo zelo di Dio, ma non secondo una retta coscienza voi siete in tutto uguali ad essi, eccettuati tutti quelli tra voi che conoscono bensì la verità, ma a causa della cieca infatuazione per la loro eresia combattono contro la virtù, per quanto molto ben conosciuta da loro!

Orbene, l'empietà di costoro è forse peggiore perfino dell'idolatria.

Siccome però la loro colpa non può essere dimostrata irrefutabilmente ( poiché il loro male è nascosto in fondo all'animo ), voi tutti venite da noi castigati con minore severità, perché vi consideriamo come meno estranei a noi.

E ciò vorrei dire in particolare a tutti gli eretici che, pur istruiti nei misteri cristiani, dissentono dalla verità e dall'unità cristiana, e in particolare a tutti i Donatisti.

3.11 - I Rogatisti moderati per virtù o per impotenza?

Quanto poi a voi che non solo vi chiamate genericamente Donatisti da Donato, ma specificatamente Rogatisti da Rogato, sembrate più umani perché non vi abbandonate alla ferocia, con cui agiscono le bande di quelle belve di Circoncellioni.

Nessuna belva però, anche se non azzanna alcuno, può dirsi mansueta per il solo fatto che non ha zanne o artigli.

Voi affermate di non volervi abbandonare ad azioni disumane, ma io penso piuttosto che non lo potete!

Voi infatti siete così pochi di numero, che non osate assalire, per quanto lo desideriate, le masse degli avversari.

Ma supponiamo pure che realmente non vogliate quel che non potreste fare!

Nel Vangelo leggiamo scritta la seguente esortazione: A chi ti vuole chiamare in giudizio per toglierti la tunica, cedigli pure il mantello. ( Mt 5,40 )

Supponiamo che voi la prendiate e la mettiate in pratica nel senso di non opporre resistenza a chi vi perseguita, senza ricorrere nemmeno alle vie legali! Bene!

Ma il vostro fondatore, Rogato, non la intese né la mise in pratica in tal modo.

Per non so quali " vostre " questioni, come voi dite, egli combatté con accanita testardaggine fino a battersi in tribunale.

Nella tua lettera ti esprimi così: " Chi mai degli Apostoli si appropriò dei beni altrui per una questione di fede? ".

Orbene, supponiamo che a Rogato fosse stata rivolta la stessa obiezione: " Chi mai degli Apostoli in una questione di fede sostenne la difesa dei suoi interessi in un pubblico tribunale? ".

Rogato non avrebbe trovato nella sacra Scrittura alcun esempio d'un simile fatto; avrebbe però potuto trovare, forse, qualche argomento valido, se fosse rimasto unito alla vera Chiesa e non avesse sfacciatamente continuato a restare in possesso di qualcosa in nome della vera Chiesa!

4.12 - Ricorso dei Donatisti all'imperatore Giuliano

Quanto poi al fatto di ottenere o fare eseguire ordinanze da parte delle autorità terrene contro gli scismatici e gli eretici, i Donatisti, dai quali vi siete separati, furono implacabili - a quanto abbiamo potuto sapere - non solo contro di voi, ma anche contro i Massimianisti.

Possiamo comprovarlo pure con documenti sicuri registrati negli Atti pubblici.

Voi però non v'eravate ancora separati da loro, quando nel reclamo presentato all'imperatore Giuliano, affermavano che: " solo presso di lui aveva luogo la giustizia ".

Eppure sapevano bene i Donatisti che l'imperatore era apostata e talmente fanatico delle cerimonie idolatriche, che i Donatisti o identificavano la giustizia con l'idolatria o non potevano negare di aver mentito in modo infame, dicendo che la giustizia aveva luogo solo presso di lui, mentre vedevano chiaramente ch'egli dava grande importanza all'idolatria.

Ammettiamo pure che l'espressione non fosse esatta, ma che ne dici del fatto in se stesso?

Se all'imperatore non si deve chiedere alcun intervento per la giustizia, perché mai allora fu da voi presentato un reclamo a Giuliano per tornare in possesso di ciò che credevate giusto?

4.13 - I Donatisti provocano l'intervento imperiale e ne rifiutano la sentenza

Si dovrebbe dunque chiedere l'intervento dell'imperatore solo perché uno possa ricuperare i propri beni e non per accusare un altro allo scopo di far applicare nei suoi confronti i mezzi coercitivi dall'imperatore?

Lasciamo stare per ora che, nel reclamare il recupero dei propri beni, ci si allontana dagli esempi degli Apostoli, in quanto non si trova che nessuno di essi abbia fatto una simile cosa!

Ma che fecero i vostri padri allorché, per tramite del proconsole Anulino, accusarono al tribunale dell'imperatore Costantino lo stesso Ceciliano, allora vescovo della Chiesa di Cartagine, col quale non volevano rimanere in comunione, perché lo ritenevano colpevole?

Allora non agirono per reclamare i propri possedimenti, ma per calunniare un innocente, quale noi lo consideriamo e quale lo rivelò chiaramente l'esito dei processi.

Orbene, quale scelleraggine peggiore di questa avrebbero potuto commettere?

Se invece, come falsamente credete, i vostri antenati, consegnarono alle autorità terrene una persona davvero colpevole, per farla giudicare, perché mai rimproverate noi di quel che fin dal principio dello scisma fece l'arroganza dei vostri?

Noi poi non rinfacceremmo loro di averlo fatto, se l'avessero fatto non già per malanimo e col proposito di fare del male, ma di emendare e correggere.

Noi invece lo rinfacciamo a voi, poiché vi sembra un delitto che noi ci lamentiamo con un imperatore cristiano di qualche torto fattoci dai nemici della nostra comunione, mentre proprio dai vostri fu presentata al proconsole Anulino una denuncia da inviare all'imperatore Costantino, intitolata appunto così: Denuncia della Chiesa Cattolica, contro le colpe di Ceciliano, presentata dal partito di Maggiorino.

Tanto più quindi li incolpiamo, non solo perché accusarono di propria iniziativa Ceciliano, che avrebbero prima dovuto dimostrare colpevole presso il tribunale dei loro colleghi vescovi d'oltremare, ma anche perché non vollero mantenere l'unità coi loro fratelli neppure dopo aver perduto la causa.

Assai più ordinatamente agì invece l'imperatore, rinviando ai vescovi la causa dei vescovi a lui deferita.

I Donatisti invece si appellarono di nuovo allo stesso imperatore e accusarono di nuovo presso un monarca terreno non solamente Ceciliano, ma anche i vescovi designati da lui come giudici; poi si appellarono ancora un'altra volta al medesimo imperatore contro la sentenza dei vescovi.

Ma neppure dopo che l'imperatore in persona ebbe istruito il processo ed emessa la sentenza, giudicarono doveroso sottomettersi alla verità e all'unità.

4.14 - Perfidia dei Donatisti

Se invece Ceciliano e i suoi colleghi fossero stati condannati, allorché vennero accusati dai vostri padri, qual decreto avrebbe emesso contro di loro Costantino, se non quello emanato dallo stesso imperatore contro i vostri antenati?

Ma, pur avendo essi accusato Ceciliano di propria iniziativa, non erano riusciti a provare le accuse che cercavano di dimostrare e non vollero riconoscere la verità neppure dopo essere stati sconfitti!

Di fatto l'imperatore fu il primo a stabilire in questa causa la confisca dei beni di coloro i quali, perduta la causa, si fossero testardamente ostinati contro l'unità.

Se invece i vostri antenati, che avevano intentato l'accusa, avessero vinto la causa e l'imperatore avesse decretato una simile sanzione contro la comunione di Ceciliano, avreste naturalmente preteso d'essere proclamati provvidi protettori della Chiesa, difensori della pace e dell'unità!

I Donatisti, al contrario, dopo aver intentato l'accusa e non essere riusciti a provarla, non vollero tornare in armonia con la madre Chiesa e nel suo grembo, dove potevano rifugiarsi dopo essersi emendati!

Ebbene, quando contro di essi vengono prese dagli imperatori simili disposizioni, non si fa che gridare: " È un'infamia! ", e si sostiene con tutte le forze che nessuno deve essere costretto a tornare all'unità, a nessuno deve rendersi male per male!

Cos'altro vuol significare questa vostra protesta, se non ciò che è indicato nel motto che si legge scritto sul vostro conto: " Quel che noi vogliamo, è solo la santità! ".

Orbene, non sarebbe stato tanto arduo e difficile considerare attentamente come conservava tutta la sua forza contro di voi il provvedimento adottato da Costantino e la sentenza relativa promulgata contro di voi, sentenza provocata proprio dai vostri antenati con le loro accuse contro Ceciliano, sostenuta davanti all'imperatore e da essi perduta.

Era quindi inevitabile che si attenessero a tale sentenza anche i successivi imperatori, soprattutto quelli cristiani cattolici, ogni qual volta la vostra ostinazione li avesse costretti a prendere provvedimenti contro di voi.

4.15 - Nessuna colpa di alcuno giustifica lo scisma

Sarebbe stato assai facile riflettere a ciò e arrivare una buona volta a dire a voi stessi: " Se Ceciliano fu riconosciuto innocente, o non si poté provare che fosse colpevole, qual peccato può aver commesso la Chiesa cristiana diffusa in tutto il mondo?

E perché mai al mondo cristiano non era lecito ignorare la colpa che gli accusatori non erano riusciti a provare?

E perché mai si afferma che non sono Cristiani quelli che Cristo ha seminati nel suo campo, cioè in questo mondo, e comandato di lasciar crescere tra la zizzania fino alla mietitura? ( Mt 13,24-30 )

Perché mai si afferma che non sono Cristiani tante migliaia di fedeli sparsi fra tutte le nazioni, la cui moltitudine il Signore ha paragonato alle stelle del cielo e ai granelli della sabbia del mare, e che ha promesso di benedire nel " Discendente " di Abramo, ( Gen 22,17s ) come infatti ha mantenuto?

Si dice che non sono Cristiani, perché in questa causa alla cui discussione non parteciparono, preferirono credere a giudici che giudicavano in un processo di loro specifica competenza, anziché ad attaccabrighe che avevano perduta la causa!

Ma non v'è alcuno - chi ne dubita? - la cui colpa possa, macchiare chi ne è all'oscuro.

Orbene, come avrebbero potuto, i fedeli sparsi per tutto il mondo, essere al corrente della colpa di coloro che avevano consegnato [ le Scritture ], colpa che neppure gli accusatori sarebbero riusciti a provare a quelli, anche se l'avessero conosciuta?

Il fatto stesso che ne erano all'oscuro dimostra senz'altro che quei fedeli sono innocenti di una simile colpa!

Perché dunque degli innocenti vengono accusati di colpe false solo per il fatto che sono all'oscuro di colpe false o vere di altri?

Quale possibilità rimane insomma di essere innocenti, se essere all'oscuro di colpe altrui è una colpa personale?

Inoltre, se il fatto stesso che popoli di tante nazioni erano all'oscuro di quella colpa solo ipotetica dimostra che sono innocenti - lo abbiamo già detto - quanto grave è invece la colpa di rimanere separati dalla comunione di questi innocenti!

Il fatto sta che le cattive azioni dei malviventi, che non possono essere dimostrate agli innocenti o da questi non possono essere credute, non macchiano alcuno, se vengono sopportate, anche se fossero note, per amore della convivenza con i buoni.

Sicuro: non si debbono abbandonare i buoni per causa dei cattivi, ma si devono invece tollerare i cattivi a causa dei buoni.

Così fecero i Profeti: tollerando coloro, contro i quali facevano tornare tanti rimproveri, ma senza abbandonare la comunione dei riti religiosi di quel popolo.

Così pure il Signore stesso tollerò lo scellerato Giuda, fino alla fine di lui, ben meritata, e gli permise di partecipare con gli innocenti alla sacra Cena.

Così gli Apostoli tollerarono coloro che predicavano Cristo per invidia, vizio proprio del diavolo. ( Fil 1,15-18 )

Così Cipriano1 tollerò nei colleghi l'avarizia che, seguendo l'Apostolo, chiamava idolatria. ( Col 3,5; Ef 5,5 )

Infine tutto quello che si svolse allora tra quei vescovi, anche se per caso alcuni ne erano al corrente, ora però, salvo che ci si lasci trascinare da riguardi personali ( Sir 20,22; Ef 6,9; Rm 2,11; Col 3,25 ) è ignorato da tutti.

Perché dunque la pace non è amata da tutti?

Ecco che cosa dovreste piuttosto pensare e forse già lo pensate.

Ma avreste fatto meglio ad amare i beni terreni e, per paura di perderli, acconsentire alla verità conosciuta, anziché amare la gloria umana assolutamente vana, che pensate di perdere acconsentendo alla verità conosciuta!

5.16 - La costrizione legale per indurre al bene

Già comprendi dunque - se non mi inganno - che non deve considerarsi il fatto che uno venga costretto, ma se ciò a cui viene costretto sia bene o male.

Non dico che uno possa essere buono per forza!

Voglio dire che uno, per paura di un castigo che non è disposto a subire, o abbandona l'animosità che lo tiene lontano dalla verità conosciuta, o è costretto a conoscere la verità ignorata: la paura cioè lo potrebbe spingere a ripudiare la falsità per la quale lottava, o a ricercare la verità che ignorava, e infine a sostenere volentieri come vero ciò che prima non voleva.

Parrebbe superfluo ripetere queste cose con tante parole, se non le vedessimo dimostrate da tanti esempi.

Si tratta non già di singoli individui, ma di molte città che ora vediamo diventate cattoliche, che aborriscono cordialmente lo scisma istigato dal demonio e amano ardentemente l'unità.

Esse hanno approfittato - diciamo così - del timore delle sanzioni che a te dispiacciono, e sono diventate cattoliche proprio grazie alle leggi degli imperatori: il primo di essi fu Costantino, al quale i vostri padri presentarono per primi l'accusa contro Ceciliano, e poi giù giù, fino agli imperatori attuali: questi ultimi decretano con pieno diritto che deve osservarsi la sentenza di Costantino, l'imperatore scelto proprio dai vostri, dai vostri preferito agli stessi vescovi.

5.17 - Opinione precedente di Agostino riguardo alle sanzioni legali

In ciò mi sono dovuto arrendere agli esempi messi sotto i miei occhi dai miei colleghi.

Dapprima ero del parere che nessuno dovesse essere condotto per forza all'unità di Cristo, ma si dovesse agire solo con la parola, combattere con la discussione, convincere con la ragione, per evitare d'avere tra noi come finti cattolici coloro che avevamo già conosciuti tra noi come critici dichiarati.

Questa mia opinione però dovette cedere di fronte a quella di coloro che mi contraddicevano non già a parole, ma che mi portavano le prove dei fatti.

Mi si adduceva innanzitutto in contrario l'esempio della mia città natale che, mentre prima apparteneva interamente al partito donatista, s'era poi convertita alla Chiesa cattolica per paura delle sanzioni imperiali.

Adesso noi vediamo ch'essa detesta tanto la micidiale animosità della vostra setta, da sembrare non esserle mai appartenuta.

Così pure era avvenuto di molte altre città, di cui mi si citava il nome affinché, alla luce dei fatti, mi convincessi che pure a questo proposito si poteva applicare il detto della sacra Scrittura: Porgi al saggio l'occasione e crescerà in sapienza. ( Pr 9,9 )

In realtà - lo sappiamo con certezza - innumerevoli fedeli avrebbero voluto essere cattolici già da tempo, spinti dall'evidenza della verità, ma per paura dei loro consorti rimandavano di farlo di giorno in giorno!

Moltissimi invece rimanevano legati alla vostra setta non dalla forza della verità, nella quale non avete mai avuto fiducia, ma dal forte legame della consuetudine!

Riguardo a costoro, si avverava in tal modo l'affermazione divina: Il servo non può venire corretto a parole, perché, anche se capisce, non ubbidirà. ( Pr 29,19 )

Quanti perciò credevano in buona fede che la vera Chiesa fosse la setta di Donato, essendo divenuti apatici e ritrosi per pigrizia mentale a conoscere la verità cattolica, a causa d'una cieca sicurezza!

E quanti erano anche coloro, ai quali sbarravano il passo dall'entrare nell'unità le ciarle dei calunniatori; questi tali andavano blaterando che noi ponessimo non so che altro sull'altare di Dio!

Quanti inoltre, persuasi che non importasse nulla se un Cristiano sia da una parte o dall'altra, restavano in quella di Donato solo perché vi erano nati, e nessuno li spingeva a separarsene e passare al Cattolicesimo!

5.18 - Dichiarazioni di convertiti

Orbene, a tutti costoro giovò assai lo stato d'ansia suscitato da quelle leggi, nel promulgare le quali i principi servono a Dio col timore; ( Sal 2,11 ) giovò talmente, che oggi alcuni esclamano: " Già da tempo volevamo fare ciò; sia quindi ringraziato Dio che ci ha offerto l'occasione di fare finalmente ora questo passo, troncando dilazioni e ritardi ".

Altri esclamano: " Già da tempo sapevamo che questa è la verità, ma eravamo trattenuti da non so quale assuefazione; sia quindi ringraziato Dio, che ha spezzato i nostri imbarazzi e ci ha trasportati nell'unione della pace ".

Altri esclamano: " Non sapevamo che la verità fosse da questa parte e non desiderevamo neppure conoscerla; fu il timore a farci rivolgere il pensiero e gli sforzi a conoscerla.

Abbiamo cioè temuto che, senza guadagnare i premi eterni, saremmo stati colpiti pure con la perdita dei beni temporali.

Sia dunque ringraziato il Signore, che ha scosso la nostra indolenza col pungolo della paura, affinché almeno l'apprensione per i castighi c'inducesse una buona volta ad esaminare ciò di cui non ci eravamo preoccupati mai, quando eravamo lasciati tranquilli".

Altri esclamano: " Noi avevamo paura d'entrare nella Chiesa cattolica a causa delle false chiacchiere, né avremmo potuto costatarne la falsità se non vi fossimo entrati: e non vi saremmo entrati, se non vi fossimo stati costretti.

Ringraziamo dunque il Signore, che, mediante la sferza, ha eliminato i motivi della nostra esitazione, e con prove di fatto ci ha mostrato quanto menzognere ed infondate fossero le fandonie sparse dalle false dicerie contro la Chiesa.

Ora siamo convinti della falsità delle accuse lanciate dagli autori di questa eresia, dal momento che i loro posteri ne hanno inventate tante altre, ugualmente false ed anche peggiori".

Altri infine esclamano: " Pensavamo che non avesse alcuna importanza professare la fede di Cristo in una parte o in un'altra: ringraziamo quindi il Signore che ci ha ricongiunti alla Chiesa strappandoci allo scisma, mostrandoci che al solo unico Dio si conviene perfettamente l'obbligo di adorarlo nell'unità ".

5.19 - Gli interessi eterni prevalgono su quelli terreni

E come avrei potuto io contraddire e oppormi ai miei colleghi ed impedire le conversioni al Signore, impedendo cioè che le pecore sbandate sui vostri monti e colline, voglio dire sui tumori della vostra superbia, tornassero a riunirsi nell'ovile della pace, dov'è un solo gregge e un solo pastore? ( Gv 10,16 )

Avrei forse potuto oppormi a tale precauzione, per non farvi perdere i beni che affermate essere vostri e poi, senza essere molestati, farvi proscrivere Cristo?

O affinché voi stipulaste i vostri testamenti conformi alla legge romana e poi, con le vostre calunniose accuse, annullaste il testamento stipulato coi patriarchi conforme alla legge divina, nel quale sta scritto: Nel tuo Discendente saranno benedette tutte le nazioni? ( Gen 26,4 )

O affinché nelle vostre compre e vendite aveste piena libertà di contrattazione, e poi non vi pentiste di dividere ciò che Cristo comprò col suo sangue, vendendo se stesso come prezzo del nostro riscatto?

O affinché fossero valide le donazioni che ciascuno di voi può fare a chiunque egli voglia e poi non valesse il dono fatto dal sommo Dio ai suoi figli, chiamati dall'oriente all'occidente? ( Sal 50,1 )

O affinché voi non foste mandati in esilio fuori dal vostro paese natale, e poi vi sforzaste di esiliare Cristo nel regno del suo Sangue, esteso da un mare all'altro, e dal fiume sino agli estremi confini della terra? ( Sal 72,8 )

No certo; al contrario i re della terra servono a Cristo anche facendo leggi in suo favore.

I vostri padri denunciarono Ceciliano e i suoi colleghi ai re della terra perché fossero puniti di false colpe: ebbene, si volgano i leoni a stritolare le ossa dei calunniatori e non vi sia a intercedere per loro Daniele, di cui fu provata l'innocenza e fu liberato dalla fossa dei leoni, nella quale perirono proprio essi. ( Dn 6,13-24; Dn 14,39-42 )

Chi infatti prepara la fossa al vicino, vi cadrà più giustamente lui stesso. ( Pr 26,27 )

6.20 - Si oppone alla volontà di Dio chi si separa dalla Chiesa

Cerca, caro fratello, finché ancora vivi in questa carne, di sottrarti all'ira che piomberà sugli ostinati e sui superbi.

Quando l'autorità temporale con le sue minacce combatte la verità, è una prova gloriosa per i giusti coraggiosi, mentre è una tentazione pericolosa per i pusillanimi; quando invece proclama la verità, per gli erranti assennati è un'utile ammonizione, mentre per gli insensati è un'inutile afflizione.

Senza dubbio non c'è autorità se non da Dio; chi perciò si oppone all'autorità, si ribella all'ordine stabilito da Dio: infatti i magistrati non fanno paura a chi fa il bene, ma a chi fa il male.

Vuoi non aver paura dell'autorità? Fa il bene e da essa avrai lode. ( Rm 13,1-3 )

Quando perciò l'autorità favorevole alla verità corregge qualcuno, se questo si lascia correggere riceve lode; quando invece essa, combattendo la verità, infierisce contro qualcuno, questo ne riceve lode, se uscirà coronato di vittoria.

Tu invece non fai il bene nella misura da non dover temere l'autorità.

A meno che non debba dirsi che sia un bene starsene senza far nulla e sparlare, non contro un tuo singolo fratello, ( Sal 50,20 ) ma contro tutti i fratelli sparsi fra tutti i popoli, ai quali rendono testimonianza i Profeti, Cristo e gli Apostoli nel passo ove si legge: E nel tuo Discendente saranno benedette tutte le nazioni ( Gen 26,4 ) e: Dall'Oriente all'Occidente si offre al mio nome un sacrificio puro, perché grande è il mio nome tra le nazioni, dice il Signore. ( Ml 1,11 )

Sta' attento: lo dice il Signore, e non: lo dice Rogato o Donato o Vincenzo o Ilario o Ambrogio o Agostino, ma: lo dice il Signore, quando si legge: In lui saranno benedette tutte le tribù della terra, tutte le genti lo glorificheranno.

Benedetto il Signore, Dio d'Israele, il solo che fa i prodigi.

E benedetto il suo nome glorioso in eterno, sia ripiena della sua gloria tutta la terra. Così sia, così sia. ( Sal 72,17-19 )

Tu invece che risiedi a Cartenna con gli altri unici dieci Rogatisti rimasti, tu dici: " Non sia, non sia ".

6.21 - L'esigua schiera dei Rogatisti e la Chiesa universale

Tu ascolti l'espressione del Vangelo: Bisognava che si adempisse tutto quello che di me sta scritto nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi.

Allora aprì la loro mente, affinché comprendessero le Scritture e disse loro: Sta scritto che Cristo doveva patire e risorgere da morte il terzo giorno e doveva predicarsi la penitenza ed il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,44-47 )

Così pure leggi negli Atti degli Apostoli che la predicazione del Vangelo cominciò da Gerusalemme, dove lo Spirito Santo riempì dapprima centoventi fratelli, ( At 1,15 ) quindi si estese alla Giudea, alla Samaria e a tutti i popoli, come aveva predetto il Signore sul punto di salire al cielo, quando disse: Voi mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, nella Samaria e fino all'estremità della terra, ( At 1,8 ) perché per tutta la terra si diffuse la loro voce e le loro parole giunsero fino ai confini del mondo. ( Sal 19,5; Rm 10,8 )

Tu invece dici il contrario di tutte queste dichiarazioni divine, così saldamente enunciate e rese lampanti da una luce così potente, e tenti di condurre l'eredità di Cristo a rinnegarle.

E benché, secondo la sua asserzione, la penitenza venga predicata nel suo nome a tutte le genti, tuttavia chi si sentirà scosso da questa predicazione, in qualsiasi parte del mondo egli si trovi, non potrà, secondo la tua asserzione, avere il perdono dei peccati se non tenterà di trovare un Vincenzo di Cartenna, nascosto in un angolo della Mauritania Cesariense, oppure qualcun altro dei nove o dieci suoi consorti!

Ma che cosa non oserebbe la superbia della nostra povera umanità, dove non si precipiterebbe la presunzione della fragile natura umana?

E sarebbe questa per caso la tua buona azione per cui non temi l'autorità? Come!

Osi tendere una tale insidia al figlio della tua madre, ( Sal 50,20 ) piccolo e debole, per il quale è morto Cristo, ( 1 Cor 8,11 ) un bimbo ancora incapace di nutrirsi come il padre, ma bisognoso di essere ancora nutrito col latte materno! ( 1 Cor 3,2 )

E allo scopo di negare la diffusione della Chiesa fra tutte le genti, sino alla fine di questo mondo, come ha promesso Dio con giuramento, tu mi porti, come argomento contrario, i libri di Ilario!

E mentre sareste stati già disgraziatissimi se vi foste opposti alla promessa, quando veniva formulata, figuriamoci come siete adesso che la contraddite anche quando si sta avverando!

7.22 - La fede cristiana è predicata fino agli Indiani

Ma tu, da quel dotto storico che sei, sei riuscito a trovare un documento così importante, da pensare di poterlo opporre ai documenti di Dio!

Dici proprio così: " Rispetto a tutte le parti del mondo, quella in cui la fede cristiana è conosciuta è ben piccola in confronto a tutto il mondo ".

Tu non vuoi tener conto o fingi di ignorare che già a molti popoli barbari è arrivato in così breve tempo il Vangelo!

Di conseguenza neppure i nemici di Cristo possono mettere in dubbio che in breve si avvererà quanto disse il Signore rispondendo ai discepoli che lo interrogavano intorno alla fine del mondo: E questo Vangelo del Regno sarà predicato in tutto il mondo, per essere testimonianza a tutte le nazioni e allora verrà la fine. ( Mt 24,14 )

Va' ora e grida con tutte le tue forze che per quanto il Vangelo venga predicato ai Persiani e perfino agli Indiani, dove in realtà è predicato già da tempo, se uno non sentirà la tua opinione, se non si recherà a Cartenna o nei dintorni, non potrà assolutamente essere assolto dalle sue colpe.

Temi forse di essere beffato, se ti astieni dal parlare così?

E dato che non ti astieni, non vuoi essere compianto?

7.23 - Stoltezza dei Rogatisti nel ritenersi i soli veri cattolici

Tu poi hai l'impressione di fare un ragionamento sottile quando spieghi che la denominazione di " Cattolica " è stata data alla Chiesa non per il fatto che la comunione di tutti i Cristiani è sparsa in tutto il mondo, ma dal fatto che osserva tutti i Comandamenti di Dio e tutti i Sacramenti!

Ma, anche ammesso che la Chiesa venga denominata " Cattolica " forse perché conserva realmente intatto l'intero patrimonio della verità rivelata ( sebbene alcune particelle di essa si trovino pure nelle diverse eresie ), noi, come argomento per dimostrare che la vera Chiesa è quella diffusa tra tutti i popoli, non ci serviamo di tale denominazione, ma delle promesse di Dio, come pure delle numerose e chiare profezie della sacra Scrittura!

Insomma tu ti sforzi di persuaderci che, a meritare il nome di " Cattolici ", siete rimasti solo voi Rogatisti, in quanto sareste osservanti di tutti i Comandamenti di Dio e di tutti i Sacramenti!

Vorreste persuaderci che siete voi soli coloro tra i quali il Figlio dell'Uomo troverà la fede quando tornerà sulla terra. ( Lc 18,8 )

Scusaci, ma noi non lo crediamo affatto.

Tu forse oseresti perfino affermare che bisogna considerarvi abitanti del cielo e non della terra, per far capire che tra voi potrà trovarsi la fede che il Signore disse non avrebbe trovata sulla terra!

L'Apostolo però ci ha resi talmente cauti, da comandarci di scomunicare perfino un Angelo che venisse ad annunziarci un Vangelo diverso da quello che abbiamo ricevuto. ( Gal 1,8 )

E poi, come potremmo aver la ferma convinzione che la nostra fede in Cristo è basata sulla Scrittura che ce lo mostra in tutta la sua luce, se non basiamo la nostra dottrina riguardante la Chiesa sulla medesima sacra Scrittura che ce lo mostra in modo altrettanto chiaro?

Quali quindi che possano essere i tranelli e gli argomenti capziosi che si possono tramare contro una verità così semplice; quali che possano essere le nebbie della scaltra falsità che si possono gettare sulla verità, verrà scomunicato chiunque annunzierà che Cristo non ha patito e non è risuscitato il terzo giorno, secondo quanto sappiamo dal veritiero racconto evangelico: Cristo doveva patire e risorgere da morte il terzo giorno; ( Lc 24,46 ) ma sarà pure scomunicato chiunque annunzierà una Chiesa separata dalla comunione di tutte le genti, poiché da ciò che è detto nella sacra Scrittura sappiamo che: dovrà predicarsi nel nome di Lui la penitenza ed il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme; ( Lc 24,47 ) dobbiamo inoltre credere fermamente che: chiunque vi annunzierà verità diverse da quelle che avete ricevute, sia scomunicato. ( Gal 1,9 )

8.24 - Come può costituire la Chiesa la piccolissima setta dei Rogatisti?

Ora, se non diamo ascolto a nessun Donatista, quando sostituisce se stesso alla Chiesa, poiché non porta alcuna testimonianza della sacra Scrittura a conferma della sua tesi, tanto meno - scusami - dovremo dare ascolto ai Rogatisti, i quali non cercheranno certamente di spiegare in loro favore l'espressione della Scrittura: Dove pascoli il gregge, dove ti riposi verso il mezzogiorno. ( Ct 1,6 )

Se infatti il " mezzogiorno " di questo passo delle Scritture si dovesse intendere per il mezzogiorno dell'Africa, abitata dalla setta di Donato, per il fatto che si trova nella zona climatica più calda, sareste vinti tutti dai Massimianisti, il cui scisma è divampato a Bizacio e a Tripoli.

Contro i Massimianisti però potrebbero opporsi gli Arzugi e pretendere che quel passo si riferisca piuttosto ad essi.

Ad ogni modo la Mauritania Cesariense, dal momento che è più vicina alla parte occidentale che a quella meridionale e non vuole neppure essere chiamata Africa, come potrebbe vantarsi di essere indicata nel termine " mezzogiorno ", non dico nei confronti di tutto il mondo, ma perfino della stessa setta di Donato, della quale quella di Rogato non è che un minuscolo frammento, tagliato da un altro frammento più grande?

Non sarebbe poi la più insolente delle pretese, quella di spiegare in proprio favore un'espressione allegorica, non avendo prove ben chiare per lumeggiarne altre più oscure?

8.25 - La vera Chiesa non può essere rappresentata da una setta

Quel che poi siamo soliti rispondere ai Donatisti in genere, lo diciamo con maggior energia a voi: " Ammettiamo pure, per ipotesi, cosa del resto assolutamente impossibile, che alcuni abbiano avuto un giusto motivo per separare la loro comunione da quella del restante mondo cristiano, e l'abbiamo chiamata Chiesa di Cristo, per il solo fatto d'essersi staccata per giusti motivi dalla comunione di tutti gli altri popoli!

Ammettiamolo pure: ma come sapete se nella società cristiana, tanto diffusa per lungo e per largo nel mondo, non vi siano stati, nelle terre più lontane, altri a separarsene prima di voi per un motivo plausibile, di cui a voi non sia potuto giungere notizia?

In qual maniera, dunque, la Chiesa potrebbe essere formata da voi anziché da essi, che se ne separarono forse anche prima?

Ignorando una tale evenienza, è naturale che la vostra posizione è problematica per voi stessi, e lo stesso accade inevitabilmente a tutti coloro i quali per dimostrare la legittimità della loro comunione, si basano non sull'affermazione di Dio, ma sulla propria.

Non potete neppure dire: " Se un simile fatto fosse accaduto, ne saremmo certamente venuti a conoscenza ".

Poiché, se foste interrogati, non sapreste rispondere in quante altre sette, nell'ambito della sola Africa, si sia frazionata la setta di Donato.

Quale ne è la ragione principale? È che quelli, i quali fanno un nuovo scisma, si ritengono tanto più giusti, ossia tanto più in diritto di averlo fatto, quanto meno sono numerosi, e per conseguenza meno conosciuti!

Ecco perché non potete sapere se per caso un gruppetto di giusti, e perciò meno conosciuti, non si sia separato fin dall'inizio per un motivo assai plausibile nella zona settentrionale, opposta e lontana dal mezzogiorno dell'Africa, prima che la setta di Donato separasse la propria santità dall'iniquità degli altri uomini, e sia esso piuttosto a formare la Chiesa di Dio, cioè una specie di Gerusalemme spirituale, che si è separata prima di tutti gli altri e perciò con molto maggior ragione potrebbe applicare a se stesso l'espressione della sacra Scrittura: Il monte di Sion, nella parte settentrionale, è la città del gran Re; ( Sal 48,3 ) potrebbe applicarla con molta più fondata sicurezza di quella con cui la setta di Donato spiega come detta in proprio favore l'espressione: Dove pascoli il gregge, dove ti riposi nel mezzogiorno. ( Ct 1,7 )

8.26 - La Chiesa non può essere un gruppetto esiguo di dissidenti

Nonostante tutte queste considerazioni tu temi che, venendo voi costretti all'unità dalle leggi imperiali, il nome di Dio venga bestemmiato ancor più dai Giudei e dai pagani, come se i Giudei non sapessero che l'antico popolo d'Israele era disposto perfino a distruggere con la guerra le due tribù e la metà di un'altra, che avevano ricevuto terre al di là del Giordano, avendo creduto che si fossero separate dall'unità del loro popolo. ( Gs 22,9-12 )

I pagani invece potrebbero bestemmiare ancor più a causa delle leggi promulgate dagli imperatori cristiani contro gli adoratori degli idoli.

D'altronde Giudei e pagani non si degnerebbero di bestemmiare contro di noi, ma non cesserebbero mai dal riderne se pensassero che i Cristiani fossero tanto pochi, quanti siete voi che vi proclamate essere gli unici Cristiani!

Se la Chiesa di Cristo si riducesse al vostro gruppettino, non avreste invece paura che i Giudei vi dicessero: " E dove mai si trova la Chiesa che Paolo, per dimostrare la superiorità del numero dei Cristiani rispetto a quello dei Giudei, pretende di vedere indicata nelle parole: Rallegrati o sterile, che non partorisci, prorompi in grida di gioia, tu che non hai doglie, poiché molti sono i figli della donna rimasta sola, più numerosi di quelli della sposata? ( Gal 4,27 )

" Sareste forse capaci di rispondere loro: " Sì, noi siamo più giusti, proprio perché siamo poco numerosi "?

E non pensate che essi vi potrebbero rispondere: " Qualunque sia il vostro numero, non siete mai quelli dei quali è scritto: Molti sono i figli della donna rimasta sola, dal momento che siete rimasti in numero così esiguo "?

8.27 - Continua lo stesso ragionamento

Ma a questo punto cercherai di controbbattermi adducendo in contrario l'esempio di quel giusto che fu trovato l'unico degno di essere salvato con la sua casa dal diluvio. ( Gen 7,1-23 )

Lo vedi quanto sei ancora lontano dalla giustizia?

Finché rimani ad essere l'ottavo, coi tuoi sette seguaci, non possiamo affatto, chiamarti giusto; tanto più che - come dicevo più sopra - codesta giustizia potrebbe essersela portata via qualcuno prima della setta di Donato e per un plausibile motivo coi suoi sette essersi allontanato chissà in quale altra parte: in tal modo sarebbe riuscito a salvarsi dal diluvio di questo mondo.

Voi non sapete se questa ipotesi si è avverata, o non ve n'è giunta notizia, come non è stato mai udito il nome di Donato da tanti popoli cristiani stanziati in terre lontane: non potete quindi sapere con certezza dove si trovi la Chiesa.

Essa si troverà dove per la prima volta è avvenuto ciò che voi avete fatto in seguito, se pure vi poté essere alcun giusto motivo che vi abbia indotto a separarvi dalla comunione di tutti i popoli Cristiani!

9.28 - Le prove della sacra Scrittura a favore della Chiesa

Noi, al contrario, siamo certi che nessuno si è potuto separare per un giusto motivo dalla comunione di tutti i popoli Cristiani, per il fatto che ognuno di noi non vede la Chiesa avverata nella propria giustizia personale, ma la cerca nelle Scritture e la vede realmente esistere come era stata da esse vaticinata.

Di essa infatti si legge: Come il giglio tra le spine, così è la mia amata tra le figlie. ( Ct 2,2 )

Orbene, non si potrebbero chiamare spine se non per il pervertimento dei costumi, né figlie se non in quanto partecipano dei medesimi Sacramenti.

In un altro salmo infatti è sempre la Chiesa che dice: Dalle estremità della terra a te grido tra gli affanni del mio cuore. ( Sal 61,3 )

E in un altro salmo dice pure: Mi prese l'affanno per causa dei peccatori che abbandonano la tua legge e nel vedere gli apostati, mi struggevo dal dolore. ( Sal 119,53-158 )

Così pure è la stessa Chiesa che dice al suo sposo: Dove pascoli il gregge, dove ti riposi sul mezzogiorno, affinché io non rimanga come velata, dietro il gregge dei tuoi compagni. ( Ct 1,6 )

A ciò corrisponde quanto si legge in un altro passo: Fammi conoscere la tua destra e i saggi di mente per la sapienza; ( Sal 90,12 ) ossia coloro nei quali, splendenti di luce e ferventi di carità, ti riposi come nel mezzogiorno; non vorrei per caso rimanere velata, cioè nascosta e sconosciuta, e mescolarmi alle greggi dei tuoi compagni, cioè degli eretici, anziché rimanere unita al tuo gregge.

Li chiama compagni, come chiama spine le figlie, in quanto partecipano dei medesimi Sacramenti.

A proposito di questi tali, si legge in un altro passo: Ma tu che formi come un'anima sola con me, mia guida e mio familiare, che insieme con me prendevi i dolci pasti: camminavamo d'accordo nella casa del Signore.

Venga su loro la morte e scendano vivi agl'inferi ( Sal 55,14-16 ) come Datan e Abiron, autori dell'empio scisma. ( Nm 1,7 )

9.29 - Altre allegoriche prefigurazioni bibliche della Chiesa

È la Chiesa colei alla quale viene data subito dopo questa risposta: Se non conoscerai te stessa, o bellissima tra le donne, esci fuori, dietro le orme dei greggi, e pasci i tuoi capretti presso le tende dei pastori; ( Ct 1,7 ) oh, risposta dell'amabilissimo sposo!

Se non conoscerai te stessa, Egli dice; perché non può certamente rimanere nascosta una città situata su un monte ( Mt 5,14 ) e perciò tu non sei come velata né puoi correre il rischio di mescolarti alle greggi dei tuoi compagni.

Sono io infatti il monte preparato sulla vetta dei monti, al quale accorreranno tutte le genti. ( Is 2,2 )

Ti dico dunque: Se non conoscerai te stessa, non già nelle ciance dei calunniatori, ma nelle affermazioni solenni della mia Scrittura: se non conoscerai te stessa, ti ripeto, perché di te è stato detto: Allunga le funi delle tende, rafforza i robusti pioli; estenditi a destra e a sinistra.

I tuoi discendenti erediteranno le nazioni e tu abiterai le città già deserte.

Non hai nulla da temere, perché tu prevarrai, né da arrossire per essere stata biasimevole.

Poiché dimenticherai per sempre la vergogna, come non serberai memoria dell'onta della tua vedovanza, poiché io sono il Signore che ti crea; e Signore è il suo nome.

E chi ti salva è il Dio d'Israele, Dio di tutta la terra. ( Is 54,2-5 )

Se non conoscerai te stessa, o bellissima fra le donne, ( Ct 1,7 ) ti ripeto, perché di te è detto: Il re si è innamorato della tua bellezza; perché di te è detto poco dopo: In luogo dei tuoi padri ti sono nati dei figli, li costituirai principi su tutta la terra. ( Sal 45,12-17 )

Se, dunque, non conoscerai te stessa, esci fuori; ( Ct 1,7 ) non sono io a scacciarti, ma esci da te, affinché di te possa dirsi: Sono usciti dalle nostre file, ma non erano dei nostri. ( 1 Gv 2,19 )

Esci sulle orme delle greggi, non già sulle mie orme, ma sulle orme delle greggi, e non già di un sol gregge, ma delle greggi divise e sbandate.

E pasci i tuoi capretti, non già come Pietro, al quale è detto: Pasci le mie pecore, ( Gv 21,17 ) ma: Pasci i tuoi capretti nelle tende dei pastori e non già nella tenda del pastore, dove uno solo è il gregge e uno solo il pastore. ( Gv 10,16 )

Ma la sposa già conosce se stessa e perciò non può capitarle quanto accadde a coloro, che non si sono riconosciuti in essa.

9.30 - Cattivi e buoni nella Chiesa

L'espressione: Angusta e stretta è la via, che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la percorrono, ( Mt 7,14 ) è quanto mai appropriata alla Chiesa, il numero dei cui membri è piccolo in confronto dei cattivi.

Viceversa, del gran numero dei suoi membri si legge: La tua discendenza sarà come le stelle del cielo e come l'arena del mare. ( Gen 22,17; Dn 3,36 )

In realtà gli stessi fedeli santi e buoni sono bensì pochi a paragone di tanti cattivi di cui abbonda la terra, ma per se stessi sono molti, perché molti sono i figli della donna rimasta sola, più numerosi di quelli della maritata, e molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e si assideranno con Abramo, Isacco e Giacobbe, nel regno dei cieli. ( Mt 8,11 )

Così pure Dio si è formato un popolo numeroso e zelante per le opere buone. ( Tt 2,14 )

Nell'Apocalisse inoltre appaiono tante migliaia di anime, che nessuno riesce a contare, di ogni tribù e lingua, in bianche vesti, con in mano le palme della vittoria. ( Ap 7,9 )

È poi ancora la Chiesa che talvolta si oscura e si offusca per la gran quantità di scandali, quando i peccatori tendono l'arco, nell'oscurità della notte, per saettare i retti di cuore. ( Sal 11,3 )

Anche allora però la Chiesa risplende per la saldissima fede di alcuni suoi membri.

Caso mai fosse possibile una distinzione nelle affermazioni divine, forse non senza motivo, a proposito della discendenza di Abramo, è detto che sarebbe stata paragonabile alle stelle del cielo e all'arena del mare: ( Gen 22,17 ) forse si può intendere che nelle stelle del cielo sono designati quelli che formano il gruppo meno numeroso dei fedeli, e cioè i più saldi e i più illustri; nell'arena del mare invece il gran numero dei deboli e dei carnali, che talvolta appare quieto e sereno nei periodi di tranquillità, talvolta invece è oppresso e sconvolto dai flutti della tribolazione e della tentazione.

9.31 - Buoni e cattivi nella Chiesa fino alla fine del mondo

Tale era il periodo burrascoso al quale si riferiva la frase di Ilario, con la quale hai pensato di farci cadere in trappola contro tante affermazioni divine, come la Chiesa fosse scomparsa dalla faccia della terra.

Con tale sistema potresti pure affermare che non c'erano più Chiese nella Galazia, quando l'Apostolo esclamava: O stolti Galati, chi vi ha ammaliati fino al punto che, dopo aver cominciato con lo spirito, ora volete farvi condurre alla perfezione con la carne? ( Gal 3,1 )

In quel modo infatti tu attribuisci una falsa opinione a quel dotto, che rimproverava apertamente i tardi di mente e i paurosi, che egli cercava di dare nuovamente alla luce, fino a che si formasse in loro Cristo. ( Gal 4,19 )

Chi: non sa, infatti, come in quel tempo molte persone di scarso giudizio si erano lasciate ingannare da certe espressioni oscure, fino a pensare che la fede degli Ariani non era affatto diversa dalla loro?

Altri invece avevano ceduto per paura e avevano finto di approvare la dottrina degli Ariani non camminando rettamente secondo la verità del Vangelo. ( Gal 2,14 )

Costoro, che poi si corressero, tu non li vorresti perdonare solo perché non ti è nota la loro conversione?

Vuol proprio dire che non conosci la Scrittura! Leggi allora che cosa ha scritto Paolo a proposito di Pietro e che cosa ne ha pensato pure Cipriano.2

Non ti dispiaccia poi la mitezza della Chiesa, che cerca di riunire le membra disperse di Cristo, ma non le disperde quando sono unite.

E sebbene anche quelli che si mantennero in quel tempo saldissimi nella fede e poterono capire i tranelli degli eretici fossero ben pochi a paragone degli altri, tuttavia anche alcuni di essi soffrirono da forti l'esilio per la fede, altri rimasero nascosti nelle varie parti del mondo.

Per tal motivo la Chiesa, che cresce tra tutti i popoli, s'è conservata nel buon grano del Signore e si conserverà sino alla fine, sino a quando cioè essa abbraccerà tutti i popoli, inclusi i barbari.

La Chiesa infatti si trova nel buon seme, seminato dal Figlio dell'Uomo; seme che, secondo la sua predizione, crescerà sino alla mietitura in mezzo alla zizzania.

Il campo infatti è il mondo, la mietitura la fine del mondo. ( Mt 13,24-30.38s )

9.32 - Spiega un passo di S. Ilario citato a sproposito

Ilario dunque biasimava la zizzania e non il grano delle dieci provincie dell'Asia, oppure si credeva in dovere di biasimare con maggiore energia, e perciò con maggiore vantaggio, il grano che per qualche difetto si trovava esposto al pericolo.

È tanto vero, che pure nelle Scritture canoniche si riscontra questo modo di rimproverare, quasi rivolgendo la parola a tutti, per farla arrivare a determinate persone.

Così quando l'Apostolo dice ai Corinti: Come mai alcuni, di voi affermano che non c'è la risurrezione dei morti? ( 1 Cor 15,12 ) fa capire chiaramente che non tutti la pensavano allo stesso modo, e d'altra parte attesta che quei tali non erano degli estranei, ma erano in mezzo ad essi.

E affinché non fossero ingannati da quei tali coloro che la pensavano diversamente, poco dopo li ammonisce dicendo: Non lasciatevi ingannare: le cattive conversazioni corrompono i buoni costumi.

Siate sobri e giusti e non peccate, perché vi sono alcuni che ignorano Dio: lo dico a vostra vergogna. ( 1 Cor 3,4 )

Dice inoltre: Siccome sono tra voi gelosie e litigi, non siete forse carnali e non camminate forse alla maniera umana? ( 1 Cor 3,3 )

Lo dice come se rivolgesse il rimprovero a tutti.

E tu vedi bene quanto sia grave il rimprovero che egli fa.

Se perciò nella medesima sua lettera non leggessimo le seguenti parole: Io ringrazio continuamente il mio Dio per voi a motivo della grazia di Dio a voi concessa in Gesù Cristo, perché siete divenuti ricchi di tutte le cose in lui, in ogni discorso e in ogni scienza, secondo che la parola di Cristo si è fermata in mezzo a voi, di modo che non vi manchi più alcun dono di grazia, ( 1 Cor 1,4-7 ) penseremmo che tutti i Corinti fossero carnali ed animali, incapaci di comprendere le cose dello Spirito di Dio, ( 1 Cor 2,14; 1 Cor 3,3 ) litigiosi e invidiosi, che vegetassero soltanto!

È vero pure che tutto il mondo è in potere del maligno ( Gv 5,19 ) proprio a causa della zizzania sparsa in tutto il mondo, ma è pur vero che Cristo è propiziatore dei nostri peccati e non dei nostri soltanto, ma anche di quelli di tutto il mondo, ( 1 Gv 2,2 ) grazie al grano che si trova in tutto il mondo.

9.33 - I cattivi non nuocciono ai buoni

Si raffredda poi la carità di molti, ( Mt 24,12s ) per il dilagare degli scandali, e quanto maggiore è il numero dei fedeli che, dopo la glorificazione del nome di Cristo, sono riuniti nella comunione dei suoi sacramenti, tanto maggiore è pure il numero dei malvagi davvero perversi per la loro ostinazione.

Costoro sono come la paglia nell'aia del Signore, che sarà separata solo nell'ultima vagliatura. ( Mt 3,12; Mt 13,30 )

Essi peraltro non soffocano il frumento del Signore, il quale se pure è poco abbondante a paragone di quella, è però abbondante per se stesso: né i cattivi soffocano gli eletti di Dio, destinati ad essere adunati alla fine del mondo dai quattro venti, da un'estremità all'altra dei cieli, come dice il Vangelo. ( Mt 24,31 )

Sono essi che gridano: Salvami, o Signore, perché non vi è più alcun santo e la verità è venuta meno tra i figli degli uomini. ( Sal 12,2 )

Proprio di essi, nel dilagare dell'iniquità, il Signore dice pure: Chi persevererà fino alla fine, sarà salvo. ( Mt 24,12 )

Finalmente l'espressione seguente dello stesso salmo ci fa capire che non si riferisce ad una sola persona, ma a molte, dicendo: Tu ci salverai, o Signore, e ci difenderai da tale genia in eterno. ( Sal 12,8 )

A proposito sempre del dilagare dell'iniquità, che il Signore predisse si sarebbe verificata, è anche scritto: Pensi forse che, quando tornerà il Figlio dell'Uomo, troverà fede sulla terra? ( Lc 18,8 )

Tale dubbio dell'Onnisciente prefigurava il dubbio nella sua promessa, che ci assalirà quando la Chiesa resterà delusa da tanti, nei quali aveva riposto grandi speranze, per averli trovati diversi da quanto si aspettava ne resterà talmente turbata, da non voler credere facilmente alcun bene nei confronti di alcuno di loro.

Non è tuttavia lecito dubitare che gli stessi eletti, in cui il Signore troverà fede al suo ritorno sulla terra, cresceranno in tutto il campo con la zizzania.

9.34 - La Chiesa è simile alla rete piena di pesci di ogni genere

La Chiesa dunque è la stessa che, nella rete del Signore, nuota insieme coi pesci cattivi, ( Mt 13,47 ) dai quali però rimane separata per i sentimenti e per i costumi e si distacca per presentarsi al suo sposo tutta splendente, senza macchia o ruga. ( Ef 5,27 )

Essa intanto, in attesa della separazione materiale, che avverrà sulla riva del mare, ( Mt 13,47-49 ) cioè alla fine del mondo, corregge quelli che può e tollera quelli che non riesce a correggere, senza però abbandonare l'unità dei buoni per causa di quelli di cui non riesce a correggere l'iniquità.

10.35 - Autorità degli scrittori ecclesiastici inferiore a quella della sacra Scrittura

Di fronte a così numerose, a così chiare e incontrovertibili testimonianze divine, non volere, o fratello, raccogliere e distorcere contro la verità frasi tratte dagli scritti di vescovi nostri come Ilario, o di quelli anteriori allo scisma di Donato, come Cipriano e Agrippino.

Anzitutto perché l'autorità di un tal genere di scritti deve essere considerata di grado ben diverso da quella dei Libri canonici.

Pertanto non vanno letti per desumerne delle affermazioni che non ammettono un'opinione diversa, qualora gli autori la pensassero in maniera non del tutto ortodossa.

Nel numero di tali autori sono evidentemente anch'io e non disdegno di accogliere come diretto a me quanto dice l'Apostolo: Se poi in qualche cosa la pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su ciò.

Sennonché al punto in cui siamo giunti, cerchiamo di procedere nella stessa fila, ( Fil 3,15 ) cioè nella via che è Cristo. ( Gv 14,6 )

Di tal via così dice il salmo: Dio abbia pietà di noi e ci benedica; faccia risplendere su di noi la luce del suo volto ed abbia pietà di noi, affinché conosciamo sulla terra la tua via e la tua salvezza fra tutte le genti. ( Sal 67,2-3 )

10.36 - La dottrina di S. Cipriano sui buoni e cattivi nella Chiesa

Se poi ti piace l'autorità del santo Cipriano, vescovo e martire glorioso, la quale però - come ti dicevo - deve considerarsi di grado ben diverso da quella dei Libri canonici delle Scritture, perché mai non ti piace il fatto che egli conservò con sentimenti d'amore e difese con argomenti nei suoi scritti l'unità universale di tutte le genti?

Perché non ti piace che giudicò assai arroganti e superbi coloro che volevano separarsene, giudicando giusti se stessi, e schernisce coloro che volevano arrogarsi il diritto, non concesso dal Signore neppure agli Apostoli, di raccogliere la zizzania prima del tempo, sforzandosi di separare la paglia dal grano, ( Mt 13,28-30 ) come se a loro fosse stato conferito l'incarico di portare via la paglia e di pulire l'aia?

Perché non ti piace la dimostrazione data da lui del fatto che nessuno può venire macchiato da peccati altrui, mentre ciò costituisce l'unico pretesto con cui gli autori dello scisma giustificano la loro empia separazione?

Perché non ti piace che Cipriano non si risolse né a giudicare né ad allontanare dal diritto della comunione i colleghi, che avevano un'opinione diversa e opposta proprio alla tesi da lui difesa?

Perché non ti piace ciò che dice nella stessa lettera a Giubaiano,3 letta prima di ogni altro argomento nel Concilio, di cui dite di seguire l'autorità per ribattezzare?

In essa infatti, mentre ammette che nel passato erano tollerati nella Chiesa, senz'essere ribattezzati, fedeli battezzati altrove, per cui pensa fossero senza battesimo, ciononostante reputa la pace della Chiesa un mezzo tanto utile e apportatore di salvezza, che per amore di essa crede che i colleghi non debbano essere esclusi dalle cariche ecclesiastiche.

10.37 - Conseguenze dell'opinione di S. Cipriano

Su questo punto tu vedi facilmente, data la tua intelligenza che riconosco, come la vostra argomentazione resti completamente confutata e annientata.

Secondo voi la Chiesa, già diffusa in tutto il mondo, sarebbe andata in rovina per aver ammesso anche i peccatori a partecipare ai Sacramenti; se ciò fosse vero, essa dovrebbe essere già morta interamente quando, come dice Cipriano, in essa i fedeli venivano ammessi senza battesimo.

In tal caso neppure Cipriano avrebbe avuto una Chiesa in cui nascere e tanto meno poteva averla Donato, il vostro fondatore e padre!

Ora, se in quel tempo, in cui i fedeli venivano ammessi nella Chiesa senza battesimo, esisteva tuttavia la Chiesa capace di dare alla luce un Cipriano e di dare alla luce un Donato, ciò non dimostra forse chiaramente che i giusti non restano contaminati dai peccati altrui, allorché partecipano con essi ai Sacramenti?

Voi quindi non avete alcuna scusa per giustificare lo scisma col quale siete staccati dall'unità, e nei vostri confronti si avvera la parola della sacra Scrittura: Il figlio cattivo si dichiara giusto da se stesso, ma con ciò non giustifica la sua uscita. ( Pr 24,34 sec. LXX )4

10.38 - L'opinione di Cipriano sul battesimo non ha l'autorità della sacra Scrittura

Non si uguaglia comunque ai meriti di Cipriano chi, a causa dell'uguale valore che hanno i Sacramenti da chiunque siano amministrati, non osa ribattezzare gli stessi eretici, come non eguaglia Pietro chi non obbliga i pagani a seguire i riti giudaici.

Poiché nelle Sacre Scritture non è registrato soltanto quell'errore di Pietro, ma anche la sua conversione.

Ma che Cipriano avesse avuto del battesimo un'opinione contraria alla norma e alla pratica della Chiesa, si riscontra non già nelle Scritture canoniche, ma nelle opere scritte da lui e in una sua lettera indirizzata ad un concilio.

Non si trova invece che egli correggesse quella sua opinione, quantunque non sia illogico pensare, dato il personaggio che egli era, che la correggesse e che in seguito la sua correzione fosse soppressa da quelli che erano troppo fanatici di quell'errore e non volessero perdere un sì illustre avvocato, che in certo modo poteva garantirli.

Non mancano del resto persone le quali sostengono che Cipriano non professasse affatto una simile opinione, ma questa fosse stata inventata da temerari e falsi interpolatori, che l'avrebbero spacciata per sua.

D'altra parte l'integrità e la trasmissione degli scritti di un sol vescovo, per quanto si voglia illustre, non poterono certo essere salvaguardate come la sacra Scrittura, trasmessa in traduzioni in tante lingue diverse e nell'ordinato avvicendarsi delle celebrazioni liturgiche della Chiesa.

Ciononostante non mancarono coloro che manipolarono diversi apocrifi contrari alla sacra Scrittura, spacciandoli come opera degli Apostoli; non riuscirono però nell'intento poiché la sacra Scrittura è troppo venerata, troppo usata nelle celebrazioni liturgiche, troppo nota ai fedeli.

Comunque sia, il tentativo della temerarietà eretica dimostra a che cosa essa possa giungere contro scritti non garantiti dall'autorità canonica, dal momento che osò erigersi perfino contro le Sacre Scritture così saldamente fondate su una base granitica di testimonianze.

10.39 - L'opinione di Cipriano contraria al pretesto dello scisma donatista

Con tutto ciò non nego che quella fosse davvero l'opinione di Cipriano, e ciò per due ragioni.

Anzitutto perché il suo stile ha una caratteristica sua propria per cui lo si riconosce facilmente.

In secondo luogo perché anche da essa la nostra tesi risulta ancor più inconcussa di fronte ai vostri attacchi.

Anzi, il pregiudizio per cui avete fatto lo scisma, quello cioè di non rimanere macchiati da peccati altrui, viene distrutto con la massima facilità, perché da questa lettera di Cipriano appare chiaro che ci fu comunione di Sacramenti coi peccatori, allorché furono ammessi nella Chiesa quelli che, secondo la vostra opinione e secondo quella attribuita da voi a Cipriano, non avevano ricevuto il battesimo; eppure la Chiesa non andò in rovina, anzi il grano del Signore mantenne la dignità della propria natura!

Se voi perciò confusi cercate rifugio nell'autorità di Cipriano, come in un porto sicuro, vedete contro quale scoglio va ad urtare il vostro errore.

Se invece non ardite cercare rifugio neppure in lui e rinunciate ad ogni tentativo per salvarvi, finite per naufragare.

10.40 - L'ardente zelo di Cipriano per l'unità

D'altra parte però, o Cipriano non ebbe affatto l'opinione che leggete nelle sue opere, o la corresse in seguito, oppure coprì questo - per così dire - neo della sua purissima anima, con l'abbondanza della sua carità, difendendo con grande eloquenza l'unità della Chiesa, che allora si diffondeva in tutto il mondo, e mantenne con somma perseveranza il vincolo della pace; poiché sta scritto: La carità copre la moltitudine dei peccati. ( 1 Pt 4,8 )

A ciò si aggiunga il fatto che se vi era qualche difetto da amputare in quel tralcio incredibilmente fecondo, il Padre lo potò col falcetto del martirio: Ogni tralcio - dice il Signore - che in me porta frutto, il Padre lo pota, affinché ne porti ancora di più. ( Gv 15,2 )

E come fu ciò possibile se non perché, rimasto egli attaccato al tralcio della vite, non abbandonò la radice dell'unità?

Se infatti non avesse avuto la carità, anche se avesse dato il suo corpo alle fiamme, non gli avrebbe giovato a nulla. ( 1 Cor 13,3 )

10.41 - Prove dell'ortodossia di Cipriano dalle sue lettere

Considera ancora un po' le lettere del santo Cipriano per osservare come egli dimostra quanto sia inescusabile chi si è voluto separare, per una propria giustizia, dall'unità della Chiesa che Dio promise e ha realizzato fra tutti gli uomini: così capirai meglio quanto è vera la frase da me ricordata più sopra: Il figlio cattivo si proclama giusto da se stesso, ma con ciò non giustifica la sua uscita. ( Pr 24,34 sec. LXX )

In una lettera, diretta ad Antoniano, fa un'osservazione assai stringente rispetto alla questione che adesso trattiamo.

Ma è meglio citare le sue parole: " Certi vescovi, nostri predecessori in questa stessa provincia, credettero che si dovesse negare l'assoluzione ai fornicatori, anzi esclusero affatto ogni possibilità di penitenza agli adulteri; tali vescovi però non si separarono dalla comunione dei loro colleghi vescovi, né ruppero l'unità della Chiesa cattolica per voler rimanere rigidi ed ostinati nella loro severità, né credettero che si dovesse separare dalla Chiesa chi non concedeva l'assoluzione agli adulteri per il fatto che alcuni la concedevano.

Rimanendo saldo il vincolo della concordia e perseverando il legame sacro della Chiesa cattolica, ciascun vescovo dispone e regola le proprie azioni, pronto a dar conto della propria condotta al Signore ".5

Che cosa puoi obiettare a ciò, o fratello Vincenzo?

Poiché tu vedi come la più viva preoccupazione di questo grande uomo, di questo vescovo amante della pace, di questo martire fortissimo, fu quella di non rompere il vincolo dell'unità.

Vedi quanto soffre non solo perché nascano i piccini concepiti in Cristo, ma anche perché i già nati non muoiano, una volta strappati dal seno della madre!

10.42 - Nessuno resta macchiato dai peccati altrui

Considera inoltre attentamente il fatto stesso ricordato da Cipriano contro gli autori di scismi.

Se coloro, i quali davano l'assoluzione agli adulteri che si pentivano, comunicavano con gli stessi adulteri, forse che coloro, i quali non facevano altrettanto, rimanevano contaminati dalla compagnia di quegli altri?

Se invece, come risponde a verità e come giustamente chiede la Chiesa, era bene concedere l'assoluzione agli adulteri che si pentivano, coloro i quali escludevano assolutamente la possibilità di penitenza per gli adulteri, agivano certo da empi, negando la possibilità di salvarsi alle membra di Cristo, e rifiutavano l'uso delle chiavi della Chiesa a quelli che bussavano alla porta: con spietata crudeltà si opponevano alla infinita misericordia e pazienza di Dio, che li lasciava ancora in vita perché pentendosi trovassero la salvezza, offrendo il sacrificio del loro spirito compunto e del loro cuore contrito. ( Sal 51,19 )

Comunque, il loro mostruoso errore e la loro empietà non macchiava quegli uomini misericordiosi e amanti della pace mentre partecipavano con essi ai Sacramenti cristiani, e li tolleravano entro le reti dell'unità, fino a quando non fossero giunti alla riva e lì non fossero separati.

Se poi li macchiava, già fin d'allora la Chiesa sarebbe rimasta distrutta per la comunione con i malvagi; in tal caso non ci sarebbe stata una Chiesa capace di dare alla luce lo stesso Cipriano!

Se invece, come è certo, la Chiesa restò intatta, è altrettanto certo che nell'unità cristiana nessuno può rimanere contaminato dai peccati altrui purché non acconsenta alle azioni dei malvagi, eviti cioè di macchiarsi col partecipare ai peccati; ma per rimanere in comunione coi buoni tolleri i malvagi, raffigurati dalla paglia, nell'aia del Signore fino all'ultima vagliatura.

Stando così le cose, dove va a finire il pregiudizio per cui vi siete separati?

Non siete piuttosto voi i figli cattivi, in quanto vi proclamate giusti da voi stessi, senza giustificare la vostra separazione?

10.43 - Il donatista Ticonio contro i Donatisti

Potrei ora ricordare i fatti riportati nei suoi scritti da Ticonio, un autore della vostra comunione, il quale ha scritto piuttosto contro di voi in favore della Chiesa cattolica.

Egli si separò inutilmente dagli Africani, come se fossero " traditori ", ossia colpevoli della consegna di oggetti sacri.

Questa è l'unica accusa con cui Parmeniano lo può mettere, a tacere.

Se dunque riferissi quei fatti, che cosa potreste rispondere, se non ripetendo l'aforisma attribuitovi dallo stesso Ticonio e da me ricordato più sopra: " Quel che noi vogliamo è [ solo ] la santità "?

Orbene Ticonio, un autore - ripeto - della vostra comunione, scrive che fu celebrato da duecentosettanta vostri vescovi un concilio a Cartagine, nel quale per ben settantacinque giorni, lasciando da parte tutte le precedenti norme, si elaborò accuratamente e si prese la decisione di comunicare coi " traditori ", come se fossero innocenti, benché macchiati da una mostruosa colpa, anche se rifiutavano di farsi [ ri ] battezzare.

Ticonio dice altresì che Deuterio, vescovo di Macrina, anch'egli seguace della vostra comunione, mescolò una massa di " traditori " alla Chiesa, e che secondo la costituzione di quel concilio, celebrato da duecentosettanta vostri vescovi, effettuò l'unione coi " traditori "; dice anzi che Donato, dopo questo fatto, comunicò sempre non solo con Deuterio, ma pure con tutti i vescovi della Mauritania per quaranta anni; dice infine che costoro, a loro volta, comunicarono con i " traditori " non [ ri ] battezzati, fino alla persecuzione sferrata da Macanio.

10.44 - Ticonio minacciato da Parmeniano ma non confutato

Ma tu dirai: " E chi è mai per me questo Ticonio? ".

È quel Ticonio al quale Parmeniano, nella lettera che gli scrive in risposta, cerca di imporre silenzio e sconsiglia di scrivere tali cose, ma non può confutare quello che scrive, sebbene lo metta alle strette riguardo ad un solo punto, come ho detto innanzi; poiché, pur affermando tali verità sull'universalità della Chiesa, e pur sostenendo che i peccati altrui non possono macchiare alcuno appartenente all'unità ecclesiale, si era poi separato dall'unità degli Africani col pretesto che fossero " traditori " ed era passato alla setta di Donato.

Orbene, Parmeniano avrebbe potuto smascherare Ticonio, dicendo che aveva inventato tutti quei fatti, ma - come ricorda lo stesso Ticonio - erano ancor vivi molti che potevano dimostrarne la verità in quanto erano fatti certissimi e notissimi.

10.45 - Si torna alla questione pregiudiziale

Non voglio comunque parlare di tali fatti: sostieni pure che Ticonio abbia mentito; ma io ti riconduco a Cipriano, che tu stesso hai citato.

Dagli scritti di Cipriano risulta assolutamente ineccepibile che, se nell'unità ecclesiale si rimanesse macchiati dei peccati altrui, la Chiesa sarebbe morta prima ancora di Cipriano, né sarebbe stato possibile che fosse Cristiano lui stesso.

Se invece una tale opinione è sacrilega, ed è certo che la Chiesa sussiste, nessuno, nell'unità della Chiesa, può rimanere macchiato dai peccati altrui; invano voi, figli cattivi, vi proclamate giusti, perché non giustificate né cancellate la colpa di essere usciti dalla Chiesa.

11.46 - Perché i Cattolici desiderano la riunione con i Donatisti

" E perché - ribatti - venite in cerca di noi?

E perché volete accogliere tra le vostre file quelli che voi chiamate eretici? ".

Guarda come è facile e breve la mia risposta.

Noi andiamo in cerca di voi perché, essendo voi perduti, facciamo festa nel ritrovarvi, allo stesso modo che soffriamo della vostra perdita.

Vi chiamiamo bensì eretici, ma solo prima che vi convertiate all'unità cattolica, prima che vi liberiate dall'errore in cui siete irretiti.

Quando poi passate dalla nostra parte, prima lasciate senza dubbio di essere ciò che eravate e che v'impediva di passare dalla nostra parte.

" Battezzami dunque ", tu dirai. Lo farei, se tu non fossi già battezzato o ti fosse stato conferito il battesimo di Rogato o di Donato, e non quello di Cristo.

Non sono i Sacramenti cristiani ma l'incredibile scisma a renderti eretico.

Non si deve, per causa del male derivante da te, negare il bene che rimane in te.

Tale bene tu lo hai per tuo danno, se non lo hai nella radice da cui proviene.

Poiché tutti i Sacramenti del Signore provengono dalla Chiesa cattolica: voi li possedete e li conferite, come erano posseduti e conferiti anche prima che vi separaste da essa.

Non è vero, viceversa, che abbiate cessato di possederli per il fatto d'essere usciti dalla Chiesa, dalla quale derivano quelli che possedete.

Noi non cambiamo in voi le cose che avete in comune con noi, poiché anche di esse è detto: Perché in molte cose erano con me; ( Sal 55,19 ) ma correggiamo ciò in cui non concordiamo con voi e desideriamo che riceviate i beni che non avete nella vostra setta.

Avete in comune con noi il battesimo e il simbolo e tutti gli altri Sacramenti del Signore.

Ma non siete d'accordo con noi riguardo allo spirito dell'unità, al vincolo della pace e infine riguardo alla Chiesa cattolica.

Se abbracciate queste verità, le cose che già possedete non solo vi rimarranno, ma vi gioveranno.

Noi dunque non accogliamo nelle nostre file i vostri seguaci, come voi pensate, ma accogliendoli rendiamo nostri quelli che si staccano da voi; per cominciare però ad essere dei nostri, debbono prima cessare di appartenere a voi.

Neppure costringiamo ad unirsi a noi gli operai dell'errore, da noi detestato; al contrario noi desideriamo che tali persone siano unite a noi, affinché non siano ciò che noi detestiamo.

11.47 - Differenza tra il battesimo di Giovanni e quello di Cristo

" Ma l'apostolo Paolo - tu obbietti - conferì [ un altro ] battesimo dopo Giovanni! ".

Conferì forse il battesimo dopo un eretico?

Se per caso tu osassi chiamare eretico l'amico dello sposo e negare che egli fosse nell'unità della Chiesa, pretendo che tu metta per iscritto anche questa affermazione.

Ma se dire o pensare una cosa simile è addirittura segno di pazzia, la tua prudenza deve pensare per qual motivo Paolo ha amministrato [ un altro ] battesimo dopo Giovanni.

Perché se lo amministrò dopo uno uguale a lui in autorità, voi dovreste ribattezzare tutti; se invece lo amministrò dopo uno maggiore in autorità, anche tu dovresti ribattezzare dopo Rogato; se dopo uno di autorità minore alla sua, allora Rogato avrebbe dovuto ribattezzare dopo di te, avendo tu battezzato da semplice prete.

Se invece il battesimo conferito adesso ha lo stesso valore e produce lo stesso effetto in coloro cui è conferito, sebbene sia diverso il merito dei ministri, in quanto il battesimo è di Cristo e non dei ministri, penso che avrai già capito come Paolo conferì ad alcuni il battesimo di Cristo, appunto perché il battesimo da essi ricevuto era il battesimo di Giovanni e non quello di Cristo!

Si chiamava infatti battesimo di Giovanni, come in più passi afferma la divina Scrittura e come dice il Signore stesso, quando domandava: D'onde aveva origine il battesimo di Giovanni? dal cielo o dagli uomini? ( Mt 21,25; Lc 20,4 )

Il battesimo invece conferito da Pietro non era già di Pietro, ma di Cristo, come quello conferito da Paolo non era di Paolo, ma di Cristo.

Così purè quello conferito da coloro che al tempo degli Apostoli predicavano Cristo non già con retta intenzione, ma per invidia, ( Fil 1,15-17 ) non era loro, ma di Cristo.

Allo stesso modo il battesimo amministrato al tempi di Cipriano da quelli che rubavano i poderi con astute frodi e accrescevano i loro capitali con usure che si moltiplicavano, non era già loro ma di Cristo.

E siccome era di Cristo, quantunque non amministrato da persone di ugual merito, nondimeno giovava a quelli che lo ricevevano.

Poiché se uno ricevesse un battesimo tanto migliore quanto migliore è stimato il ministro, l'Apostolo non avrebbe ragione di ringraziare Dio di non aver battezzato nessun altro dei Corinti, all'infuori di Crispo, Gaio e della casa di Stefana, ( 1 Cor 1,14 ) in quanto gli altri Corinti avrebbero ricevuto un battesimo tanto migliore, quanto migliore era Paolo, se fossero stati battezzati da lui.

Finalmente quando Paolo dice: Io ho piantato e Apollo ha irrigato, ( 1 Cor 3,6 ) pare voglia dire che egli annunciava il Vangelo e l'altro battezzava.

Ebbene, Apollo era forse per questo migliore di Giovanni?

E per qual motivo Paolo, il quale aveva conferito il battesimo dopo quello amministrato da Giovanni, non ribattezzò dopo Apollo?

Per il motivo che questo battesimo, chiunque ne fosse il ministro, era il battesimo di Cristo, mentre l'altro battesimo, chiunque ne fosse il ministro e benché preparasse la via a Cristo, era semplicemente il battesimo di Giovanni.

11.48 - La validità del battesimo non dipende dalla santità del ministro

Sembra quindi uno sfogo di malanimo dire: " Sì, conferì un altro battesimo dopo quello amministrato da Giovanni, mentre non si ripete il battesimo amministrato dagli eretici! ", ma potrebbe essere ugualmente uno sfogo di malanimo dire: " Sì, amministrò un altro battesimo dopo quello dato da Giovanni, mentre non si ripete quello amministrato da ubriachi ".

Preferisco citare come esempio questo vizio, che non può essere nascosto da coloro che ne sono schiavi; anche un cieco sa quanto costoro sono numerosi dappertutto.

Eppure tra le opere della carne, per causa delle quali coloro che le compiono non possederanno il regno di Dio, l'Apostolo cita espressamente questo vizio nel passo dove elenca pure le eresie: Le opere della carne - gli dice - sono manifeste; esse sono: fornicazione, impurità, lussuria, idolatria, sortilegi, inimicizie, discordie, gelosie, animosità, dissensi, eresie, invidie, ubriachezze, gozzoviglie ed altre simili immoralità, a proposito delle quali vi preannuncio, come vi ho già detto, che quelli i quali le commettono non possederanno il regno di Dio. ( Gal 5,19-21 )

Sebbene dunque sia stato amministrato il battesimo dopo quello di Giovanni, non si ripete quello amministrato da un eretico per lo stesso motivo per cui, sebbene sia stato ripetuto il battesimo dopo quello di Giovanni, non si ripete quello amministrato da un ubriacone, perché le eresie e le ubriachezze sono tra le opere che escludono dal possesso del regno di Dio solo coloro che le compiono.

Non ti sembra forse una cosa indegna e intollerabile che mentre fu conferito un [ altro ] battesimo dopo quello conferito da uno il quale non tanto era sobrio nel bere quanto piuttosto si asteneva completamente dal vino e preparò la via del regno di Dio, non si ripeta invece il battesimo amministrato da un ubriacone che non possiede il regno di Dio?

Che cosa possiamo rispondere a questa obiezione se non che il battesimo, dopo il quale l'Apostolo conferì quello di Cristo, era il battesimo di Giovanni, mentre quello conferito da un ubriacone è il battesimo di Cristo?

Tra la condotta di Giovanni e quella dell'ubriacone c'è una differenza diametralmente opposta, mentre tra il battesimo di Cristo e quello di Giovanni non v'è bensì contrapposizione assoluta, ma c'è sempre molta differenza!

Invece anche se v'è una gran differenza tra l'Apostolo e un ubriacone, non v'è alcuna differenza tra il battesimo di Cristo amministrato dall'Apostolo e il battesimo di Cristo amministrato da un ubriacone!

Così pure tra Giovanni ed un eretico v'è una differenza diametralmente opposta, eppure tra il battesimo di Giovanni e il battesimo di Cristo conferito da un eretico non esiste una differenza diametralmente opposta, anche se c'è molta differenza.

Al contrario, tra il battesimo di Cristo conferito dall'Apostolo e il battesimo di Cristo conferito da un eretico non v'è differenza di sorta poiché, per quanto grande possa essere la differenza di coloro che li amministrano, l'essenza dei Sacramenti è sempre la medesima.

11.49 - Quanto sfacciatamente i Rogatisti si reputano santi

Ma scusami, io mi sono sbagliato quando ho voluto convincerti della validità del battesimo conferito da un beone.

Mi ero dimenticato d'aver a che fare con un Rogatista e non con un Donatista qualunque.

Infatti potrebbe darsi che nell'esiguo numero dei tuoi colleghi e in mezzo a tutti i vostri chierici tu non trovi forse neppure un beone!

Voi infatti professate la fede cattolica, non in base alla estensione della comunione con tutti gli altri Cristiani, ma all'osservanza di tutti i precetti divini e di tutti i Sacramenti: anzi in voi soli il Figlio dell'uomo troverà la fede, quando ritornerà e non la troverà sulla terra.

Infatti voi non siete né creature terrene, né abitate sulla terra, ma essendo creature celesti, abitate in cielo!

Ma non fate alcun caso, non avete paura del fatto che Dio resiste ai superbi, mentre dà la sua grazia agli umili? ( Gc 4,6 )

Voi non provate una forte impressione leggendo quel passo del Vangelo in cui il Signore dice: Pensi forse che quando tornerà il Figlio dell'uomo, troverà fede sulla terra? ( Lc 18,8 )

Subito dopo infatti, come se prevedesse che alcuni si sarebbero arrogati superbamente questa fede, il Signore disse, per certuni che avevano la presunzione di credersi giusti e disprezzavano tutti gli altri, questa parabola: due persone salirono al tempio a pregare; l'una era un fariseo, l'altra un publicano, ( Lc 18,9s ) ecc.

E ora da' pure a te stesso la risposta con le parole che seguono in quel passo.

Osserva però un po' più attentamente, se tra gli stessi pochi vostri seguaci che battezzano non vi sia qualche beone, dato che questo funesto vizio semina la rovina fra tante anime e imperversa tanto sfrenatamente, che mi stupirei non fosse penetrato anche nel vostro minuscolo gregge, sebbene vi vantiate di avere già separato le pecore dai capri prima del ritorno del Figlio dell'uomo, che è l'unico buon pastore!

12.50 - Abusi condannabili

Ma ascolta, per tramite della mia voce, quanto dicono quelli che sono come il buon grano del Signore, travagliati tra la paglia fino all'ultima vagliatura nell'aia del Signore, cioè in tutto il mondo, in quanto il Signore ha convocato la terra dall'Oriente all'Occidente, ( Sal 50,1 ) nella quale si trovano pure fanciulli che lodano il Signore. ( Sal 113,3 )

Orbene, chiunque, approfittando della vigente legge imperiale, vi perseguita spinto non dall'amore per correggervi, ma dall'odio per combattervi, non incontra la nostra approvazione.

Sì, è vero: nessun bene terreno può essere posseduto da nessuno con buone ragioni, se non in base al diritto divino, per cui tutti i beni appartengono ai giusti, o in base al diritto umano che risiede nel potere delle autorità terrene; e perciò avete torto di reclamare come vostri dei beni che voi non possedete neppure come giusti e che dovete perdere in forza della legge del potere terreno, e invano dite: " Ma questi sono beni accumulati con le nostre fatiche! ", mentre leggete che sta scritto: I giusti mangeranno le fatiche degli empi. ( Pr 13,22 )

A parte tutte queste considerazioni, noi non approviamo però chi brama ed agogna i vostri beni, approfittando di questa legge, promulgata dalle autorità della terra, fedeli a Cristo, per reprimere la vostra eresia.

Non approviamo infine chi, non a titolo di giustizia, ma per avidità, possiede gli stessi beni dei poveri e le basiliche delle assemblee cristiane che voi occupavate spacciandovi per la [ vera ] Chiesa, mentre sono dovute a quella che è la vera Chiesa di Cristo.

Non incontra neppure la nostra approvazione chi, espulso dalla vostra setta per qualche scandalo o grave colpa, viene accolto da noi come vengono accolti quelli che sono vissuti presso di voi senza altra colpa che quella d'essersi separati da noi.

Non è facile tuttavia che possiate provare tali abusi, e se pure provate che taluni ne hanno commessi, li tolleriamo, qualora non possiamo emendarli o punirli.

Noi però non abbandoniamo l'aia del Signore per causa della paglia, né rompiamo le reti per causa dei pesci cattivi; non abbandoniamo il gregge del Signore per causa dei capri, che dovranno essere messi da parte alla fine del mondo, come non abbandoniamo la casa del Signore per causa di persone simili a vasi spregevoli.

13.51 - Vincenzo si vergogni di rimanere nell'errore

Io poi, caro fratello, ho l'impressione che tu passerai senza dubbio alla Chiesa, che da quanto capisco giudichi vera, se non guarderai all'umana vanagloria e disprezzerai gli insulti degli insensati che ti diranno: " Perché distruggi ora ciò che prima cercavi di edificare? "

La prova di questa tua opinione non vado a cercarla lontano, poiché al principio della tua stessa lettera, alla quale sto appunto rispondendo, tu scrivi queste parole: " Io ti ho conosciuto assai bene quando eri ancora molto lontano dalla fede cristiana, dedito com'eri già da tempo agli studi letterari ed amante della pace e dell'onestà; ma dopo la conversione alla fede cristiana tu ti occupi, come seppi da molti che me lo riferirono, delle discussioni relative alla legge di Dio, ecc.".

Se sei stato tu a inviarmi la lettera, anche queste parole sono certamente tue.

Tu quindi ammetti che mi sono convertito alla fede cristiana e non ai Donatisti né ai Rogatisti; ciò viene a confermare che la fede cristiana esiste al di fuori dei Rogatisti e dei Donatisti.

È la fede che - noi affermiamo - è diffusa tra tutte le genti che, secondo la promessa di Dio, sono benedette nel Discendente di Abramo. ( Gen 22,18 )

Perché dunque ancora esiti ad abbracciare ciò che credi, se non perché ti vergogni che una volta non credevi ciò che credi adesso, o che hai difeso una opinione diversa?

Mentre però ti vergogni di correggere il tuo errore, non ti vergogni poi di persistere nell'errore?

Ecco di che cosa avresti piuttosto dovuto vergognarti prima.

13.52 - Varie specie di vergogna

Ecco precisamente che cosa la sacra Scrittura ha voluto dire a proposito di ciò: C'è una vergogna che porta al peccato e una vergogna che apporta onore e gloria. ( Sir 4,25 )

La vergogna porta al peccato quando uno arrossisce di cambiare un'opinione falsa per paura di essere giudicato incostante o di sentirsi obbligato a riconoscere, per suo proprio giudizio, d'essere stato a lungo nell'errore.

Questi tali discendono all'inferno da vivi, ( Sal 55,16 ) cioè mentre hanno la coscienza di andare in perdizione, come era stato prefigurato tanto tempo prima da Datan, Abiron e Core, che furono inghiottiti dalla terra spaccatasi sotto i loro piedi. ( Nm 16,31-33 )

È invece vergogna che apporta onore e gloria il rossore che uno prova del proprio fallo e, pentendosi, cambia in meglio.

Proprio questo ti rincresce di fare, lasciandoti vincere dall'esiziale rispetto umano, per paura che da gente, la quale non sa quel che dice, ti si rinfacci la frase dell'Apostolo: Se infatti ricostruisco ciò che ho distrutto, con ciò stesso mi dichiaro trasgressore. ( Gal 2,18 )

Ma se ciò potesse rinfacciarsi pure a coloro che, emendatisi, predicano la verità che avevano combattuta quand'erano nell'errore, la frase si ritorcerebbe innanzitutto contro lo stesso Paolo, per il quale le Chiese cristiane davano gloria a Dio nell'ascoltare da lui la fede che egli stesso un tempo aveva cercato di estirpare. ( Gal 1,23 )

13.53 - Condizioni per tornare in seno alla Chiesa

Non credere però che si possa passare dall'errore alla verità e da qualsiasi peccato, grave o veniale che sia, alla retta via senza fare penitenza.

Poiché è un errore da svergognati accusare senza fondamento la Chiesa ( la quale da tante testimonianze divine risulta la vera Chiesa di Cristo ), accusarla - dico - di usare verso quelli che l'abbandonano e poi, pentiti, si emendano, un trattamento diverso da quello che usa verso coloro i quali non le sono mai appartenuti e che per la prima volta sono ammessi alla sua comunione; trattamento secondo cui umilia più severamente i primi ed accoglie con maggior bontà i secondi, pur amando d'identico amore gli uni e gli altri, servendo gli uni e gli altri con amore di madre allo scopo di procurar loro la salvezza.

Eccoti una lettera, più prolissa forse di quanto avresti desiderato.

Sarebbe stata molto più breve, se nel risponderti io avessi pensato solo a te, mentre penso che, anche se non recherà vantaggio a te, lo recherà a quelli che avranno interesse di leggerla, purché animati dal timore di Dio e scevri di rispetto umano.

Amen.

Indice

1 Cypr., Ep. 55, 27
2 Cypr., Ep. 71, 3
3 Cypr., Ep. 73
4 Hier., Adv. Pel. 1, 12
5 Cypr., Ep. 55, 21