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Lettera 106

Scritta nel 409.

Agostino cerca di distogliere Macrobio, vescovo donatista di Ippona ( come risulta dalla Ep. 108 ), dal ribattezzare un suddiacono apostata.

Agostino al Signore e fratello diletto Macrobio

1. Ho sentito dire che hai deciso di ribattezzare un nostro suddiacono.

Non lo fare: così potrai vivere per Iddio, piacere a Dio; solo così potrai non avere ricevuto invano i Sacramenti di Cristo.

Non lo fare, te ne prego, fratello, te ne prego ancora una volta per te stesso; considera con un po' di attenzione quanto ti dico.

Feliciano di Musti condannò Primiano di Cartagine, ma fu poi condannato a sua volta da questo.

Feliciano rimase a lungo nel sacrilego scisma di Massimiano battezzando molte persone, andando nelle diverse chiese; ora è un vostro vescovo con Primiano, ma non ribattezza più nessuno dopo il battesimo conferito da lui.

In virtù di quale facoltà, dunque, credete necessario di ripetere il battesimo già amministrato da noi?

Risolvimi prima questo problema e poi ribattezzami pure; ma se non sei capace di risolverlo, non far male all'anima degli altri e alla tua.

Oppure, se mi accusi che io abbia detto il falso riguardo a Feliciano, esigi pure ch'io te lo provi: se poi non te lo proverò, rinuncio ad essere vescovo della mia comunione; ma se lo proverò, non esser nemico della tua salvezza.

Desidero, mio signore e fratello, che tu sia in pace con noi.

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