Le nozze e la concupiscenza

Indice

Libro II

1.1 - Motivi del secondo libro

È difficile dire quanta gioia io provi nell'animo, dilettissimo e stimato figlio Valerio, nel sapere che tu, pur tra le occupazioni della tua vita militare, della illustre carica che degnamente ricopri e delle attività necessarie alla vita dello stato, ti dedichi con tanto ardore allo studio della parola di Dio per combattere gli eretici.

Dopo aver letto la lettera della tua Signoria, nella quale mi ringrazi del libro che ti ho indirizzato, ma dove pure mi inviti ad informarmi da Alipio, mio fratello e compagno nell'episcopato, delle critiche che muovono gli eretici a certi passi di quel libro, mi sono sentito animato a scriverne un altro.

D'altra parte, sono stato informato non solo dalla relazione del mio confratello, ora ricordato, ma anche dalla lettura di quei brevi scritti da lui recapitatimi e che tu stesso gli facesti giungere a Roma dopo la sua partenza da Ravenna.

In essi ho potuto ritrovare le vane chiacchiere degli avversari e ho deciso di dar loro una risposta con l'aiuto di Dio, appoggiandomi secondo le mie possibilità sulla verità e sull'autorità della sacra Scrittura.

2.2 - Uno strano fascicolo pelagiano inviato da Valerio

Lo scritto, al quale ora rispondo, porta questo titolo: "Proposizioni tratte dal libro di Agostino, contro le quali ho raccolto poche risposte dai libri".

Mi par di capire che colui che ha inviato questi scritti all'Eccellenza tua abbia voluto raccoglierli da non so quali libri allo scopo di darti una più rapida risposta, per non porre indugi alle tue istanze.

Riflettendo, poi, quali potessero essere questi libri, mi sono convinto essere quelli ricordati da Giuliano in una lettera inviata a Roma e di cui un esemplare è giunto nello stesso tempo fino a me.

In essa scrive: "Dicono ancora che questo matrimonio, quale ora si fa, non è stato istituito da Dio; affermazione questa che si legge in un libro di Agostino, al quale ho da poco finito di dare una risposta in quattro libri".

Da questi libri, credo, sono stati tratti questi estratti.

Ciò considerato, forse sarebbe stato meglio che mi fossi applicato con impegno a ribattere e confutare l'intera opera, da lui divisa in quattro libri.

Ma non ho voluto ritardare nel rispondere a scritti che esigono una risposta, come neanche tu hai ritardato nell'inviarmeli.

2.3 - I brani dell'opuscolo agostiniano riferiti nel fascicolo

Dal mio libro, che ti mandai e che tu conosci molto bene, riporta le seguenti parole, cercando di confutarle: "Vanno gridando con animo sommamente malevolo che io condanno il matrimonio e l'opera divina con la quale Dio crea gli uomini dall'unione dell'uomo e della donna.

Questo perché affermo che coloro che nascono da una tale unione contraggono il peccato originale e perché affermo che essi, quali che siano i genitori, sono sempre sotto il potere del diavolo, se non rinascono in Cristo".

In questa citazione ha taciuto la testimonianza dell'Apostolo da me inserita, perché si sentiva opprimere dalla sua grande autorità.

Io, infatti, dopo aver detto che gli uomini alla nascita contraggono il peccato originale, aggiungevo subito le parole dell'Apostolo: Per un solo uomo entrò il peccato nel mondo e per il peccato la morte, e così si trasmise a tutti gli uomini, nel quale tutti hanno peccato. ( Rm 5,12 )

Omessa, come dicevo, questa testimonianza, egli ha messo insieme le frasi sopra ricordate.

Sa bene infatti in che senso i fedeli cattolici sono soliti intendere quelle parole dell'Apostolo, da lui taciute.

Quelle parole, così pertinenti e piene di luce, i nuovi eretici tentano di oscurare e deformare con tenebrose e tortuose interpretazioni.

2.4 Ha aggiunto poi un altro brano, dove io dicevo: "Non avvertono che non si può accusare la bontà del matrimonio per il male originale che da esso si contrae, allo stesso modo come non si può scusare la malizia dell'adulterio e della fornicazione per il bene naturale che ne deriva.

In effetti, come il peccato è opera del diavolo, sia che i bambini lo contraggano da un'unione legittima che da una illegittima, così l'uomo è opera di Dio, sia che nasca dall'una come dall'altra unione".

Anche qui ha tralasciato le parole, in cui temeva il giudizio dei cattolici.

Prima di giungere al passo citato, infatti, io avevo detto: "A causa di queste affermazioni, dunque, contenute nell'antichissima e saldissima regola della fede cattolica, questi assertori di una nuova e perversa dottrina, secondo i quali nei bambini non c'è alcun peccato che debba essere lavato con il lavacro della rigenerazione, mi vanno calunniando, non so se per slealtà o per ignoranza, come se condannassi il matrimonio e come se dicessi che l'opera di Dio, cioè l'uomo che da esso nasce, sia opera del diavolo".

A questo brano, da lui taciuto, seguono le parole da lui citate, come è scritto sopra.

Nel testo taciuto ha avuto paura del punto in cui dicevo: "perché dicono che nei bambini non c'è alcun peccato che debba essere lavato con il lavacro della rigenerazione", giacché su questo punto si trovano d'accordo tutti i fedeli della Chiesa cattolica; da esso viene richiamata, per così dire, a viva voce, la fede fondata e tramandata dall'antichità e da esso si sentono pressati con la massima violenza.

Non c'è infatti nessun altro motivo, per cui tutti corrono alla chiesa con i bambini, se non perché essi siano purificati, con la rigenerazione della seconda nascita, dal peccato originale, contratto con la generazione della prima nascita.

2.5 Non capisco poi per quale motivo torna a ripetere la mia frase precedente: "diciamo che coloro che nascono da una tale unione contraggono il peccato originale e affermiamo ancora che essi, quali che siano i genitori, sono sempre sotto il potere del diavolo, se non rinascono in Cristo".

Questa frase l'aveva già citata poco prima.

Poi aggiunge quello che dicevo di Cristo: "il quale non volle nascere dalla stessa unione dei due sessi".

Ma anche qui tralasciò ciò che io avevo messo: "Perché, strappati dal potere delle tenebre per la grazia di Cristo, siano trasferiti nel regno di colui, che non volle nascere dall'unione dei due sessi".

Ti prego di notare quali mie frasi ha omesso, rivelandosi così acerrimo nemico della grazia di Dio, che giunge a noi per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

Sa benissimo infatti che non si possono escludere, senza malizia ed empietà, i bambini da quanto dice l'Apostolo di Dio Padre: Egli ci liberò dal potere delle tenebre e ci trasferì nel regno del Figlio del suo amore. ( Col 1,13 )

Per questo motivo, senza dubbio, ha preferito tralasciare le mie parole piuttosto che riportarle.

2.6 Cita poi un altro mio testo, dove si dice: "Questa vergognosa concupiscenza, che dagli spudorati viene spudoratamente lodata, non esisterebbe neppure se l'uomo non avesse peccato; il matrimonio invece esisterebbe lo stesso, anche se nessuno avesse peccato, giacché la generazione dei figli nel corpo di quella vita avverrebbe senza questo morbo".

Ha citato le mie parole fino a questo punto, perché temeva quello che aggiungevo: "nel corpo di quella vita ( precedente il peccato ), mentre ora, nel corpo di questa morte, non può avvenire senza di esso".

Anche qui non ha terminato la mia frase, ma l'ha troncata per timore della testimonianza apostolica, che dice: Povero me! Chi mi libererà da questo corpo di morte?

La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,24-25 )

Prima del peccato, infatti, nel paradiso non vi era questo corpo di morte, per cui dicevo che nel corpo di quella vita, che ivi si conduceva, "la generazione avrebbe potuto avvenire senza questo vizio, senza del quale ora, in questo corpo di morte, non può avvenire".

L'Apostolo poi, prima di fare questo richiamo all'umana miseria e alla grazia divina, aveva detto: Vedo nelle mie membra un'altra legge, contraria alla legge dello spirito, che mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. ( Rm 7,23 )

Aggiungeva poi l'esclamazione: Povero me! Chi mi libererà da questo corpo di morte?

La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

In questo corpo di morte, dunque, quale era prima del peccato nel paradiso terrestre, certamente non c'era nelle nostre membra un'altra legge contraria alla legge dello spirito; ora invece, anche quando non vogliamo, anche quando non acconsentiamo né le offriamo le nostre membra perché compia i suoi desideri, essa abita nelle nostre membra e sollecita l'animo che resiste e si oppone.

Questo conflitto quantunque non condannabile, perché non compie il male, è tuttavia degno di compassione perché non ha pace.

Penso di avere richiamato a sufficienza l'attenzione sul comportamento di questo avversario: egli, per confutare le mie parole, ha voluto citarle, a volte tralasciandone alcune nel mezzo del periodo, così da tagliarlo a metà, a volte omettendo frasi al principio o alla fine, apportandovi mutilazioni; penso anche di aver mostrato a sufficienza le ragioni di questo suo metodo.

3.7 - La prefazione dell'opera di Giuliano d'Eclano

Vediamo ora gli argomenti che egli porta contro il mio scritto, citato con tanta libertà.

A questo punto, infatti, seguono le sue parole.

Come fa capire colui che ti ha mandato il breve scritto, ha incominciato trascrivendo una parte della prefazione di quei libri, certamente, dai quali ha tratto alcuni argomenti.

Essa è di questo tenore: "I dottori del nostro tempo, beatissimo fratello, e i fautori dell'empia sedizione, che ancora infuria, hanno deciso di ricorrere alle offese e al linciaggio degli uomini, che li scottano con il loro santo zelo, a costo di distruggere tutta la Chiesa.

Non comprendono quanto onore rendano a coloro la cui gloria mostrano di non poter distruggere, senza distruggere insieme la religione cattolica.

Se uno, infatti, ammette nell'uomo il libero arbitrio o proclama che Dio è il creatore di quelli che nascono, è ritenuto celestiano e pelagiano.

Così, per non essere considerati eretici, diventano manichei e per timore di una falsa infamia, cadono in un vero crimine; proprio come avviene alle bestie feroci, le quali, quando si vogliono catturare con le reti, vengono circondate con le penne: essendo prive di ragione, esse sono spinte a una rovina certa da un vano timore".

3.8 - Rifiuto dell'accusa pelagiana

Chiunque tu sia a fare questo discorso, le cose non stanno come dici tu, non stanno così; ti sbagli di grosso, oppure vuoi deliberatamente ingannare.

Noi non neghiamo il libero arbitrio.

Dice la Verità: Se il Figlio vi libererà, allora sarete veramente liberi. ( Gv 8,36 )

Voi negate questo liberatore ai prigionieri, ai quali attribuiste una falsa libertà.

Se uno è stato sconfitto da un altro, dice la Scrittura, è ritenuto suo servo. ( 2 Pt 2,19 )

Nessuno si libererà da questo vincolo di schiavitù, dal quale nessun uomo è immune, senza la grazia di un Liberatore.

Per mezzo di un uomo infatti entrò il peccato nel mondo e per il peccato la morte e così si trasmise a tutti gli uomini, nel quale tutti hanno peccato. ( Rm 5,12 )

Dio dunque è il creatore di quelli che nascono; ma se egli non sarà pure il loro liberatore, con la rinascita, a causa di uno solo tutti saranno condannati. ( Rm 5,18 )

Egli infatti è stato chiamato "vasaio", perché dalla stessa massa fa un vaso per un uso nobile, secondo la sua misericordia, un altro per un uso volgare, secondo il giudizio; ( Rm 9,21 ) di lui la Chiesa canta la misericordia e il giudizio. ( Sal 101,1 )

Non è vero dunque quello che dici, ingannando te stesso e gli altri: "Se uno ammette il libero arbitrio nell'uomo e proclama Dio creatore di coloro che nascono, è ritenuto celestiano e pelagiano".

Le stesse cose le afferma senza dubbio la Chiesa cattolica.

Viene chiamato, invece, pelagiano e celestiano chi dice che il libero arbitrio dell'uomo è sufficiente a rendere a Dio il culto che gli si deve, senza l'aiuto divino, e chi dice che Dio è il creatore di coloro che nascono, in modo tale da negare che egli sia il redentore dei bambini dal potere del diavolo.

Siamo d'accordo perciò nel riconoscere nell'uomo il libero arbitrio e in Dio il creatore di chi nasce.

Non siete celestiani o pelagiani per questo motivo.

Ma voi dite che ogni uomo è libero di compiere il bene senza l'aiuto di Dio e che i bambini non sono liberati dal potere delle tenebre e trasferiti così nel regno di Dio: ( Col 1,13 ) per questo motivo siete celestiani e pelagiani.

Perché per ingannare stendi un velo sulla fede comune, cercando di nascondere la colpa da cui avete ricevuto il nome?

Perché, per impaurire gli inesperti con una parola odiosa, dici che "diventano manichei per non essere chiamati eretici"?.

3.9 - Confronto delle dottrine manichee, pelagiane e cattoliche

Ascolta dunque un poco i termini di questa controversia.

I cattolici affermano che la natura umana è stata creata buona da Dio buono, ma che, viziata dal peccato, ha bisogno delle cure di Cristo.

Per i manichei la natura umana non è stata creata buona da Dio e viziata dal peccato; essi ritengono che l'uomo è stato creato dal principe delle tenebre eterne con la mescolanza di due nature, una buona e l'altra cattiva, che sono sempre esistite.

I pelagiani e i celestiani infine affermano che la natura umana è stata creata buona da un Dio buono, ma questa natura in coloro che nascono è talmente sana che essi non hanno in quell'età alcun bisogno della medicina di Cristo.

Riconosci dunque nella tua professione di fede il nome che ti conviene e cessa di rinfacciare ai cattolici, che ti confutano, una fede e un nome che appartengono ad altri.

La Verità è contro i manichei e contro di voi.

Ai manichei dice: Non avete letto che chi fece all'inizio l'uomo, lo fece maschio e femmina?

E aggiunge: Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre, si unirà a sua moglie e saranno due in una sola carne.

Quindi non sono due ma una sola carne.

L'uomo perciò non separi quello che Dio ha unito. ( Mt 19,4-6 )

Ha mostrato così che è Dio a creare l'uomo e a unire i coniugi, contro i manichei che negano ambedue le verità.

Quanto a voi, dice: Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. ( Lc 19,10 )

Ma voi, illustri cristiani, rispondete a Cristo: "Sei venuto a cercare e salvare ciò che era perduto, ma non sei venuto per i bambini; questi non erano perduti e sono nati salvi.

Rivolgiti ai grandi; con le tue stesse parole ti diciamo che non hanno bisogno i sani del medico, ma gli ammalati". ( Mt 9,12 )

Avviene così che il manicheo, il quale dice che all'uomo si è mescolata una natura cattiva, vuole che Cristo salvi almeno l'anima buona, mentre tu, poiché sono salvi quanto al corpo, sostieni che nei piccoli non ci sia niente che debba essere salvato da Cristo.

Il manicheo disprezza e detesta la natura umana, tu la lodi, ma sei crudele nei suoi confronti, perché chiunque crederà alle tue lodi non offrirà i propri bambini al Salvatore.

Con un'opinione così scellerata, che ti giova non aver paura di ciò che ti potrebbe incutere un salutare timore e ti renderebbe uomo e non bestia, che per essere catturata con le reti è circondata con le penne?

Avresti dovuto tenerti aggrappato alla verità e non temere nulla per la sua zelante difesa; ora invece non hai paura, ma sarebbe meglio che temessi per evitare le reti del maligno piuttosto che finirci dentro.

La Chiesa cattolica ti spaventa come una madre, perché teme che tu possa danneggiare te stesso e gli altri.

Se ti spaventa per mezzo dei suoi figli che hanno qualche autorità civile, non lo fa per crudeltà, ma per amore.

Ma tu sei uomo fortissimo e giudichi una viltà aver timore degli uomini!

Temi dunque Dio e non cercare con tanta ostinazione di rovesciare le antiche fondamenta della fede cattolica.

Sarebbe meglio però che il tuo animo coraggioso, almeno in questa questione, avesse paura degli uomini.

Sì, dico, magari si spaventasse almeno per viltà, piuttosto che perire per la sua audacia!

Indice