Prima catechesi cristiana

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23.41 - L'ascensione del Signore. La discesa dello Spirito Santo. La nuova Legge

Confermati poi i suoi discepoli, dopo aver dimorato con loro per quaranta giorni, ( At 1,3 ) ascese al cielo davanti ai loro occhi; ( At 1,9 ) e, compiuti cinquanta giorni dalla resurrezione, ( At 2,1 ) mandò loro - come aveva promesso ( Gv 14,16-17; Gv 15,26; At 1,8 ) - lo Spirito Santo, tramite cui, diffusa la carità nei loro cuori, ( Rm 5,5 ) potessero essere anche in grado di adempiere la legge, ( Rm 13,10 ) non solo senza peso, ( 1 Gv 5,3 ) ma con gioia; quella legge che era stata data ai Giudei in dieci comandamenti, che essi chiamano Decalogo; ( Es 20,1ss; Es 34,28; Dt 4,13; Dt 5,6ss; Dt 10,4 ) quella legge che, d'altra parte, si riduce a due: amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente ed amare il prossimo come noi stessi. ( Mt 22,37ss )

In verità, che in questi due comandamenti si raccolgano tutta la legge e i profeti, lo ha detto il Signore stesso nel Vangelo ( Mt 22,40 ) e l'ha dimostrato con il suo esempio.

E dal giorno in cui il popolo d'Israele per la prima volta celebrò a modo di figura la Pasqua, ( Es 12,1ss ) uccidendo e mangiando l'agnello, con il cui sangue furono segnati gli stipiti delle porte ( Es 12,7 ) a tutela della sua salvezza, da quel giorno dunque, trascorsi cinquanta giorni, ( Es 19,1 ) esso ricevette la legge scritta dal dito di Dio, ( Es 31,18 ) espressione con la quale, l'abbiamo già detto, è significato lo Spirito Santo.

Così come nel cinquantesimo giorno dopo la passione e resurrezione del Signore, che è la vera Pasqua, ( 1 Cor 5,7 ) è stato mandato ai discepoli lo Spirito Santo stesso, ( At 2,1ss ) che non significava più con le tavole di pietra la durezza dei loro cuori. ( Mt 19,8 )

Mentre dunque erano riuniti nel medesimo luogo, proprio in Gerusalemme, improvvisamente dal cielo si fece sentire un suono, come se avanzasse un vento impetuoso, e apparvero loro lingue divise come di fuoco, ed essi cominciarono a parlare diverse lingue, cosicché tutti quelli che erano convenuti presso di loro potevano intendere ciascuno la propria lingua. ( At 2,1-13 )

Giacché i Giudei usavano radunarsi nella città di Gerusalemme da tutte le terre per dove si fossero dispersi, e avevano imparato lingue diverse di genti diverse.

A partire dal quel giorno i discepoli, annunciando Cristo con fede piena, compivano nel suo nome molti miracoli; ( At 2,43; At 5,12 ) tanto che, passando Pietro e toccando con la sua ombra un morto, questi risuscitò. ( At 5,15; At 9,36ss )

23.42 - La vita dei primi fedeli in Cristo. La conversione dei Giudei

Ma fra i Giudei, vedendo che si compivano miracoli tanto grandi nel nome di Colui che avevano crocifisso, in parte per invidia, ( Mt 27,18 ) in parte per errore, ( Lc 23,34; At 3,17 ) alcuni furono aizzati a perseguitare gli annunciatori di Cristo, gli apostoli; ( At 4,1ss ) altri, al contrario, meravigliandosi assai del fatto che si compissero miracoli tanto grandi nel nome di Colui che avevano deriso pensando d'averlo sopraffatto e vinto, pentendosi, in migliaia si convertirono e credettero in lui. ( At 2,41; At 4,4 )

Non desideravano più da Dio benefici temporali e un regno terreno e non aspettavano Cristo, re loro promesso, in una prospettiva terrena, ma in una prospettiva immortale comprendevano e amavano Colui che aveva sofferto nella sua natura mortale così grandi dolori per loro e da loro stessi inflittigli, aveva perdonato i loro peccati fino a spargere il suo sangue e mostrato, con l'esempio della sua resurrezione, che dovevano sperare e desiderare da lui l'immortalità.

Pertanto, mortificando i desideri terreni dell'uomo vecchio, ( Ef 4,22; Col 3,9 ) pieni d'ardore per la novità della vita spirituale, essi vendevano tutto ciò che possedevano - come aveva raccomandato il Signore nel Vangelo ( Mt 19,21; Lc 12,33; Lc 18,22 ) - e deponevano il prezzo dei loro beni ai piedi degli apostoli, perché li distribuissero a ciascuno secondo quanto gli era necessario. ( At 2,44-45; At 4,35 )

E vivendo concordemente nell'amore cristiano, non rivendicavano alcuna cosa come propria, ( At 2,42.44 ) ma avevano tutto in comune ed erano un'anima sola ed un cuor solo in Dio. ( At 4,32 )

In seguito anch'essi subirono le persecuzioni nel proprio corpo per opera dei Giudei loro compatrioti per discendenza carnale e furono dispersi, ( At 8,1-4 ) affinché attraverso la loro dispersione Cristo fosse annunciato più largamente sulla terra e perché anch'essi imitassero la pazienza del loro Signore.

Poiché Colui che, mansueto, li aveva sopportati, comandava che anche loro, divenuti mansueti, sopportassero per lui.

Paolo dapprima persecutore e poi apostolo. La conversione dei Gentili

23.43 - Le persecuzioni contro la Chiesa di Cristo

Anche l'apostolo Paolo era stato tra i persecutori dei santi ( 1 Tm 1,13 ) e aveva infierito grandemente contro i cristiani. ( At 8,3; At 9,1 )

Ma poi, divenuto credente ed apostolo, ( At 9,3ss; At 13,1ss ) fu mandato ad annunciare il Vangelo ai Gentili e sopportò per il nome di Cristo tribolazioni più dure di quante ne aveva procurate combattendo il nome di Cristo.

Fondando Chiese fra tutte le genti là dove diffondeva il seme del Vangelo, ( At 14,21 ) raccomandava ardentemente che quanti provenivano dal culto degli idoli ed erano nuovi nell'adorazione dell'unico Dio, non essendo in grado di servirlo facilmente con la vendita e la distribuzione dei propri beni, facessero elemosina ai poveri ( At 24,17; 1 Cor 16,1ss ) fra i santi delle Chiese di Giudea che avevano creduto in Cristo.

Così l'insegnamento dell'Apostolo costituì gli uni come soldati, gli altri come tributari provinciali, ponendo fra loro Cristo, quale pietra angolare, ( Mt 21,42; Lc 20,17; At 4,11; Ef 2,20; 1 Pt 2,6-7 ) come era stato preannunziato per bocca del profeta, ( Is 28,16; Sal 118,22 ) Cristo a cui gli uni e gli altri, come difese provenienti da diversa parte, cioè dai Giudei e dai Gentili, ( Ef 2,14 ) si unissero con carità fraterna.

Ma in seguito insorsero contro la Chiesa di Cristo persecuzioni più violente e frequenti, per mano dei Gentili increduli e ogni giorno si compiva la parola del Signore che aveva predetto: Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. ( Mt 10,16; Lc 10,3 )

24.44 - L'espansione della Chiesa tanto più grande quanto più è fecondata dal sangue dei martiri

Ma quella vite - come era stato profetato ( Os 10,1; Sal 128,3 ) e dallo stesso Signore preannunciato ( Gv 15,1ss ) - estendeva per tutto il mondo i suoi tralci fruttiferi, si sviluppava con tanta maggior abbondanza quanto più era irrigata dal fertile sangue dei martiri.

Di fronte a coloro che innumerevoli morivano a difesa della verità della loro fede in ogni regione della terra, gli stessi re che li perseguitavano, piegata la cervice superba, cedettero e si volsero alla conoscenza e alla venerazione di Cristo.

Occorreva però, come era stato predetto dal Signore più volte, che quella stessa vite fosse potata e ne venissero recisi i tralci infruttuosi, ( Gv 15,2 ) dai quali scaturirono scismi ed eresie ( 1 Cor 1,10; 1 Cor 11,18-19; 1 Cor 12,25 ) in diversi luoghi, provocati da coloro che, sotto il nome di Cristo, cercavano non la gloria di Dio, ma la propria. ( Gv 7,18 )

Era necessario che, a causa delle avversità suscitate da costoro, la Chiesa di più in più fosse messa alla prova, la sua dottrina e la sua pazienza fossero sperimentate e rese manifeste. ( 1 Cor 11,19 )

24.45 - Il giudizio ultimo

Dunque tutti questi eventi, come li leggiamo predetti molto tempo prima, così ugualmente li riconosciamo avvenuti.

Per i primi cristiani, non vedendoli ancora verificati, erano necessari i miracoli per credere; per noi, che li vediamo compiuti nel modo in cui li leggiamo nei Libri [ sacri ], dove sono stati riportati ben prima che accadessero ( là venivano predette tutte le cose future che ora si vedono presenti ), per noi dunque, edificati nella fede, ( Gd 20 ) ciò basta per credere senza alcun dubbio che anche gli eventi che restano si verificheranno, mentre siamo tribolati e perseveriamo nel signore.

Nelle medesime Scritture leggiamo infatti di altre tribolazioni che ancora devono venire ( Mt 24,21; Mc 13,19; At 14,21 ) e dell'ultimo giorno del giudizio, ( 2 Pt 2,9; 1 Pt 3,7; 1 Gv 4,17 ) quando tutti i cittadini di entrambe le città, ricuperati i loro corpi, risorgeranno e renderanno conto della loro vita davanti al tribunale di Cristo giudice.

Nello splendore della sua potenza ( Mt 25,31ss; Mt 16,27 ) verrà Colui che prima si è degnato di venire nell'umiltà della condizione umana; e separerà tutti gli uomini pii dagli empi; non soltanto da coloro che non vollero affatto credere in lui, ma anche da coloro che credettero in lui invano e senza frutto.

Agli uni darà il regno eterno insieme a lui; agli altri invece la pena eterna con il diavolo. ( Mt 25,31-46 )

Ma come nessuna gioia derivante dai beni temporali può in qualche misura paragonarsi al gaudio della vita eterna, che i santi riceveranno, così nessun tormento derivante dalle pene terrene può essere paragonato agli eterni tormenti riservati agli ingiusti.

25.46 - La fede nella resurrezione del corpo

Pertanto, fratello, conferma te stesso nel nome e nell'aiuto di Colui in cui credi, contro le maldicenze di coloro che deridono la nostra fede: valendosi di loro il diavolo pronuncia parole miranti a sedurre, con l'intenzione di schernire soprattutto la nostra fede nella resurrezione.

Ma da te stesso, che pure sei, trai le ragioni per credere che sarai, giacché mentre prima non esistevi, ora vedi che esisti.

Dove era infatti la mole del tuo corpo, la conformazione e la compagine delle membra pochi anni prima che tu nascessi o perfino prima che tu fossi concepito nel seno di tua madre?

Dove era la mole e la statura del tuo corpo?

Non è forse venuta alla luce dai nascosti recessi di questa natura creata, forgiata dalla mano invisibile del Signore Dio, e non è forse cresciuta attraverso regolari fasi di sviluppo proprie delle varie età fino alla presente dimensione e forma?

Forse è difficile per Dio, che in un istante raduna da luoghi nascosti cumuli di nubi e copre il cielo in un batter d'occhio, ( 1 Cor 15,52 ) rendere quale era codesta grandezza del tuo corpo, egli che è stato in grado di crearla così, quando non esisteva ancora?

Credi dunque, con una fede decisa e ferma, che tutte le cose che morendo sembrano quasi sottrarsi agli occhi degli uomini, sono salve ed integre per l'onnipotenza di Dio; egli, quando vorrà, le rigenererà senza alcun indugio o ostacolo, naturalmente solo quelle che la sua giustizia riterrà degne di essere rigenerate.

Affinché gli uomini rendano conto delle loro azioni proprio nei corpi nei quali le hanno commesse.

E in questi meritino o la trasformazione nell'incorruttibilità celeste, ( 1 Cor 15,52 ) come ricompensa della loro pietà, o lo stato di corruttibilità del corpo, come castigo dei loro peccati; stato che non viene meno con la morte, ma è destinato a fornire materia a dolori eterni. ( Mt 25,46 )

25.47 - L'eterna beatitudine dei santi

Fuggi dunque mediante una fede perseverante e una retta condotta di vita, fuggi, fratello, quei tormenti in cui né i torturatori desistono né i torturati muoiono; per questi ultimi è una morte senza fine non poter morire nei tormenti. ( Ap 9,6 )

Ed infiàmmati d'amore e di desiderio per la vita eterna dei santi, dove non sarà faticoso l'agire e il riposare non sarà inoperoso: il lodare Dio non conoscerà stanchezza né sosta; non si proverà alcuna noia nell'animo, alcuna fatica nel corpo; non si imporrà necessità alcuna né riguardante te, a cui tu desideri si provveda, né riguardante il prossimo, a cui tu debba cercare di provvedere.

Dio sarà ogni delizia e pienezza della città santa, che in sapienza e beatitudine vivrà in lui e di lui.

Infatti saremo resi come speriamo e desideriamo - secondo la sua promessa - uguali agli angeli di Dio ( Mt 22,30; Mc 12,25; Lc 20,36 ) e, insieme a loro, ormai per visione diretta, godremo in ugual misura di quella Trinità nella quale ora ci muoviamo per fede. ( 2 Cor 5,7 )

Crediamo infatti a ciò che non vediamo ( Gv 20,29; Eb 11,1 ) per essere degni, per i meriti stessi della fede, di vedere poi ciò che crediamo e aderirvi.

Per non proclamare più con parole della fede e in una lingua risuonante l'uguaglianza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e l'unità della stessa Trinità e come i Tre siano un solo Dio, ma per accogliere nel silenzio il mistero, penetrandosene, con la più pura e fervente contemplazione.

25.48 - Esortazione finale rivolta al precatecumeno

Tieni fissa nel cuore questa certezza ed invoca Dio in cui credi, perché ti protegga contro le tentazioni del diavolo.

E sii guardingo, affinché quel nemico che ricerca, quale malvagissimo sollievo alla sua dannazione, altri che si dannino con lui, non venga a te di soppiatto per una via inaspettata.

Poiché il diavolo osa tentare i cristiani non solo attraverso coloro che hanno in odio il loro nome, si dolgono che la terra intera ne sia stata pervasa e desiderano ancora essere schiavi di simulacri e superstizioni diaboliche; ma talvolta cerca anche di tentarli attraverso coloro che - li abbiamo menzionati poco sopra -, recisi dall'unità della Chiesa, come vite potata, sono chiamati eretici o scismatici.

E qualche volta cerca pure di tentarli o di sedurli, servendosi dei Giudei.

Ma soprattutto bisogna evitare che qualcuno non sia tentato e tratto in inganno da coloro che sono nell'ambito della Chiesa cattolica e che essa sopporta come paglia fino al momento del vaglio. ( Mt 3,12; Lc 3,17 )

Per questo infatti Dio è paziente ( Sir 18,9 ) nei confronti di tali persone, sia per confermare la fede e la saggezza dei suoi eletti esercitandole con l'altrui stoltezza, sia perché tra costoro molti fanno progressi sulla retta via e, deplorando lo stato delle loro anime, con grande slancio si convertono per piacere a Dio.

Poiché non tutti, per la pazienza di Dio, accumulano l'ira nei loro confronti per il giorno dell'ira del giusto giudizio: ( Rm 2,5 ) al contrario una tale pazienza dell'Onnipotente conduce molti al dolore estremamente salutare della penitenza. ( Rm 2,4; 2 Cor 7,10 )

Finché non accada ciò, viene messa alla prova attraverso di loro non solo la pazienza ma anche la misericordia di chi cammina sulla retta via.

Pertanto ti capiterà di vedere non pochi ubriaconi, avari, frodatori, giocatori d'azzardo, adulteri, fornicatori, individui che si propinano rimedi sacrileghi, ed altri dediti a incantatori, astrologi e indovini di qualsiasi empia arte.

Ti capiterà anche di accorgerti che, nelle festività cristiane, riempiono le chiese quelle stesse folle che riempiono anche i teatri nei giorni di festa dei pagani.

E vedendole, sarai tentato di imitarle.

E perché dico: " vedrai " ciò che ti è ben noto anche ora?

Non ignori certo che molti cristiani di nome compiono tutti i misfatti a cui ho fatto cenno.

E non ignori che uomini che tu sai denominarsi cristiani forse si macchiano di peccati ancor più gravi.

Ma se sei venuto con l'intenzione di poter compiere tali cose quasi impunemente, ti sbagli di molto; né ti gioverà il nome di Cristo quando egli, che prima si è degnato di venirti in aiuto con grandissima misericordia, comincerà a giudicarti con grandissima severità.

Egli infatti ha preannunciato la cosa, dicendo nel Vangelo: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio.

Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, abbiamo mangiato e bevuto nel tuo nome. ( Mt 7, 21s; Lc 13,26 )

Dunque, per tutti quelli che perseverano nel compiere tali azioni il risultato è la dannazione. ( Fil 3,19 )

Pertanto quando avrai visto che molti, non solo compiono queste opere malvage, ma anche le giustificano ed invitano a farle, tu resta saldo nella legge di Dio e non seguire il modo di pensare di costoro: giacché sarai giudicato non secondo il loro sentire, ma secondo la verità di Dio.

25.49 - Occorre riporre la propria speranza non nell'uomo, ma in Dio

Unisciti ai buoni, a coloro che tu vedi condividere con te l'amore per il tuo Re.

Scoprirai infatti che ce ne sono molti, se anche tu comincerai ad esser tale.

Poiché se tu agli spettacoli desideravi la compagnia e la vicinanza di coloro che con te avevano la passione per un auriga, un gladiatore o per un qualche attore, tanto più ti dovrà procurar piacere l'essere unito a coloro che con te amano Dio, di cui mai si vergognerà chi lo ama, perché non solo lui non può essere vinto, ma rende invincibili anche coloro che lo amano.

Tuttavia non devi riporre la tua speranza neppure in coloro che sono buoni, che ti precedono o ti accompagnano nel cammino verso Dio, perché non devi riporla nemmeno in te stesso, per quanti progressi abbia fatto, ma devi riporla in colui ( Sal 73,28; Sal 78,7 ) che loro e te rende quali siete, giustificandovi.

Di Dio infatti puoi essere sicuro, poiché non muta. ( Ml 3,6 )

Dell'uomo, al contrario, nessuno saggiamente può dirsi sicuro. ( Sal 118,8; Ger 17,5 )

Ma se dobbiamo amare coloro che non sono ancora giusti perché lo siano, quanto più ardentemente dobbiamo amare coloro che già lo sono!

Ma una cosa è amare l'uomo, altra è riporre nell'uomo la propria speranza.

La differenza è così grande che Dio comanda l'una e proibisce l'altra. ( Mt 5,43-44; Ger 17,5 )

Se poi, sopportando per il nome di Cristo ( At 5,41 ) insulti o tribolazioni, non sarai venuto meno alla fede, né ti sarai allontanato dalla retta via, riceverai una ricompensa più grande.

Coloro che invece avranno acconsentito al diavolo in queste cose, perderanno anche la ricompensa più piccola.

Ma sii umile davanti a Dio, perché non permetta che tu sia tentato oltre le tue forze. ( 1 Cor 10,13 )

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