La santa verginità

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39.40 - Motivi di insicurezza e di umiltà

E quali membra di quel corpo santo che è la Chiesa dovranno interessarsi perché lo Spirito Santo riposi su di loro, più delle persone che professano la santità verginale?

Ovvero, come potrà, lo Spirito, restare dove non trova il luogo adatto?

E quale sarà un tal luogo se non un cuore umile, che egli possa riempire senza essere respinto, che possa elevare e non deprimere?

In questo senso fu detto in maniera quanto mai chiara: Su chi riposerà il mio Spirito?

Su chi è umile e amante della pace e su chi teme le mie parole. ( Is 66,2 )

Tu vivi da tempo nella giustizia e nella pietà; vivi nella purezza, nella santità, nella castità verginale.

Tuttavia vivi ancora in questo mondo.

E non vorrai umiliarti all'udire le parole: Forse che la vita umana sulla terra non è una tentazione? ( Gb 7,1 )

Non ti ritrae dall'orgoglio e dalla fiducia smodata il detto: Guai al mondo per gli scandali? ( Mt 18,7 )

Non tremi all'idea di poter essere annoverata tra quei molti il cui amore si raffredderà per il moltiplicarsi della colpa? ( Mt 24,12 )

Non ti batterai il petto ascoltando: Colui che si crede di stare in piedi, guardi di non cadere? ( 1 Cor 10,12 )

Dopo tutti questi ammonimenti divini e fra tanti pericoli umani, dovremo forse insistere ancora nell'inculcare l'umiltà alle vergini consacrate?

40.41 - Essere esentati dal male, motivo di amore e di umiltà

Per qual motivo penseremo che Dio permetta si mescolino, a quanti professano la vostra vita, molti e molte che poi se ne allontanano?

Lo fa certamente perché, attraverso la loro caduta, aumenti in voi il timore e si sgonfi la superbia: quella superbia che Dio odia talmente da umiliarsi - Egli, l'Altissimo - fin al limite [ della umiliazione ], per combattere quest'unico vizio capitale.

A meno che tu davvero non voglia temere di meno e restar gonfio nella tua superbia, per poter amare di meno colui che ti ha amato tanto, fino a dare se stesso per te; ( Gal 2,20 ) e questo proprio per il fatto che ti è stato perdonato poco, cioè, perché fin dalla fanciullezza vivi una vita religiosa e casta, mediante una castità consacrata e una illibata verginità!

Quasi che, invece, tu non debba amarlo con più ardore!

Lui che, mentre ai peccatori convertiti perdona ogni sorta di colpe, quanto a te non ha permesso che cadessi in alcuna.

Come se quel fariseo, che amava poco perché riteneva gli si dovesse perdonare poco, ( Lc 7,36-47 ) non fosse accecato nel suo errore da altro motivo che non fosse quello d'ignorare la giustizia di Dio e di voler affermare la sua propria, e così non essere soggetto alla giustizia di Dio? ( Rm 10,3 )

Ma voi siete stirpe eletta, anzi, fra gli eletti, il fiore: voi, o cori di vergini che seguite l'Agnello.

Voi siete stati salvati per la grazia mediante la fede; e tutto questo non per vostra iniziativa ma per dono di Dio.

Non è frutto di opere [ umane ], affinché nessuno se ne possa gloriare.

Siamo infatti una sua creazione: creati in Cristo Gesù per compiere opere buone, che Dio ha predisposto affinché noi le praticassimo. ( Ef 2,8-10 )

E allora, sarà mai possibile che, quanto più voi siete adorni dei suoi doni, tanto meno vogliate amarlo?

Egli stesso allontani da voi una insensatezza così mostruosa.

Infatti, è certamente vero quanto asserisce la Verità, e cioè che colui al quale è stato perdonato poco ama poco.

Ma voi, per amare appassionatamente colui per amore del quale siete rimasti liberi dai legami del matrimonio, ritenete come a voi perdonato in una maniera più perfetta tutto il male che non avete commesso per esserne stati preservati da lui.

I vostri occhi siano sempre rivolti al Signore, perché egli ritrae i vostri piedi dal cappio. ( Sal 25,15 )

E ancora: Se il Signore non custodisce la città, invano lavora chi la custodisce. ( Sal 127,1 )

E, proprio parlando di questa continenza, l'Apostolo diceva: Vorrei che tutti gli uomini fossero come me; ma ognuno ha da Dio il suo dono: chi in un modo e chi in un altro. ( 1 Cor 7,7 )

Chi, dunque, dona queste prerogative? Chi è che distribuisce a ciascuno il suo dono, secondo il proprio volere? ( 1 Cor 12,11 )

Dio certamente. E presso Dio non c'è ingiustizia. ( Rm 9,14 )

Pertanto, anche se all'uomo è impossibile o estremamente difficile conoscere con quali criteri egli favorisca gli uni con certe doti e gli altri con altre, tuttavia non sarà mai lecito dubitare che egli agisca con giustizia.

Che cosa, infatti, possiedi tu, che non l'abbia ricevuto? ( 1 Cor 4,7 )

E allora, non ti sembrerà una strana aberrazione, se amerai di meno, mentre hai ricevuto di più?

41.42 - L'innocenza, come l'obbedienza e il ravvedimento, è dono di Dio

La prima preoccupazione della vergine di Dio sia pertanto quella di rivestirsi di umiltà.

Non creda che, quello che è, lo sia per suo merito, ma piuttosto che questo dono sublime le provenga dall'alto, dal Padre della luce, presso il quale non esiste cambiamento od ombra di variabilità. ( Gc 1,17 )

Così non penserà che le sia stato perdonato poco per permettersi, di conseguenza, d'amare poco; né avverrà che, ignorando la giustizia di Dio e volendo affermare la propria, rimanga al di fuori dell'azione giustificatrice di Dio. ( Rm 8,10 )

In questo vizio cadde quel tale Simone, che fu lasciato indietro dalla donna a cui erano stati rimessi molti peccati perché aveva amato molto.

La vergine di Dio vorrà essere ben più saggia e aderire alla verità: penserà con piena convinzione che, quando Dio impedisce a certuni di cadere in peccato, costoro hanno da considerare che tutti i peccati sono stati loro perdonati in una maniera più radicale.

Ne sono testimoni certe espressioni di supplica devota che troviamo nella sacra Scrittura: quelle, cioè, in cui appare che gli stessi comandamenti di Dio non possono tradursi in pratica senza il dono e l'aiuto di chi li aveva impartiti.

Sarebbero infatti delle domande senza costrutto, se i precetti per cui si prega potessero essere adempiuti senza l'aiuto della grazia divina.

Cos'è comandato - ad esempio - in modo così universale e con il massimo rigore, come l'obbedienza, con la quale si osservano i precetti di Dio?

Eppure troviamo che questa obbedienza è chiesta a Dio.

Tu - dice - hai comandato di osservare fedelmente i tuoi precetti.

Poi aggiunge: Deh! siano indirizzati i miei passi a compiere i tuoi statuti: non arrossirò nel fissare lo sguardo a tutte le tue ingiunzioni. ( Sal 119,4-6 )

Quello che prima aveva qualificato come un precetto divino, questo ora domanda di poter mettere in pratica: e ciò proprio per non peccare.

Se poi si è peccato, viene imposto l'obbligo di pentirsi, perché, difendendo e scusando il peccato, il peccatore non abbia a perire a causa della superbia, ostinandosi cioè a non eliminare con la penitenza il male che ha commesso.

Ma anche la penitenza è domandata a Dio: naturalmente perché si comprenda che non la si può praticare se non ce la concede colui al quale la chiediamo.

O Signore - dice -, poni un sigillo alla mia bocca e una porta, quella della continenza, intorno alle mie labbra.

Non permettere che si pieghi il mio cuore a cose inique, per trovare scuse ai miei peccati, come [ fanno ] gli uomini dediti alla iniquità. ( Sal 140,3-4 )

Si presenta, dunque, a Dio il desiderio e la richiesta dell'obbedienza, con la quale osserviamo i suoi precetti, e gli si presenta ancora quella della penitenza, con la quale non scusiamo ma accusiamo i nostri peccati.

È pertanto chiaro che, se si traducono in pratica questi precetti, vi si riesce perché lui lo dona, e si ottiene l'effetto perché lui aiuta.

Dell'obbedienza è detto in una forma ancor più esplicita: Il Signore dirige il cammino dell'uomo e gradisce la sua via. ( Sal 37,23 )

E, quanto alla penitenza, l'Apostolo dice: In attesa che Dio conceda loro il ravvedimento. ( 2 Tm 2,25 )

41.43 - La continenza è un dono di Dio

E della continenza non è forse detto in maniera quanto mai esplicita: Sapendo di non poter essere continente, se non me lo avesse concesso Iddio, già questo era un frutto della sapienza: il sapere da chi venisse questo dono? ( Sap 8,21 )

42 - Dono di Dio è la sapienza

Ma se la continenza è un dono di Dio, la sapienza potrà forse l'uomo procurarsela da sé? quella sapienza, dico, con cui riconosce che il dono della continenza non è suo ma di Dio.

Tutt'altro! È Dio che rende sapienti i ciechi. ( Sal 145,8 )

E ancora: La parola del Signore è fedele e dona la sapienza ai piccoli. ( Sal 19,8 )

Così pure: Se qualcuno si riscontra privo della sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà concessa. ( Gc 1,5 )

Orbene, se è conveniente che le vergini siano sagge, perché non si spengano le loro lampade, ( Mt 25,4 ) come potranno esserlo se non escludendo ogni aspirazione per le altezze della sapienza e lasciandosi attrarre da ciò che è umile? ( Rm 12,16 )

È infatti la Sapienza stessa che dice all'uomo: Ecco! La pietà è sapienza. ( Gb 28,28 )

Se pertanto nulla possiedi che non l'abbia ricevuto, non ti abbandonare all'orgoglio, ma temi. ( Rm 11,20 )

E non crederti autorizzato ad amare poco il Signore, quasi che ti abbia perdonato poco.

Amalo molto, invece, poiché molto egli ti ha dato.

Se, infatti, ama colui al quale è stato condonato un debito, quanto più non dovrà amare colui al quale è stato accordato un beneficio?

Difatti, uno che fin dal principio si conserva puro, è Dio che lo sostiene.

E un altro, che da impuro diventa puro, è Dio che lo rimette sulla buona strada.

Chi invece rimane impuro sino alla fine, è Dio che lo abbandona.

Tutto questo egli può fare, con un giudizio che sarà, sì, occulto, ma giammai ingiusto.

E se rimane occulto, lo sarà, forse, perché se ne abbia più timore e ci si inorgoglisca di meno.

43.44 - L'umiltà deve essere sincera

Convinti che quel che si è lo si è per grazia di Dio, non si deve incorrere nell'altra tentazione, sempre della superbia, e, inorgogliti del dono divino, mettersi a disprezzare gli altri.

Sarebbe, questo, il vizio di quel fariseo evangelico che, mentre ringraziava Dio per i doni ricevuti, si credeva superiore al pubblicano che confessava i propri peccati. ( Lc 18,10-14 )

Che cosa, dunque, avrà da fare una vergine, che cosa pensare, al fine di non ritenersi superiore agli uomini o alle donne che non hanno lo stesso grande privilegio?

Non basta infatti un'umiltà apparente; ne occorre una reale: poiché un'umiltà finta sarebbe una superbia ancor più raffinata.

E che l'umiltà debba essere sincera, lo insegna la Scrittura quando dice: Più sei grande, più devi umiliarti in ogni cosa.

E prosegue: Così troverai grazia al cospetto di Dio. ( Sir 3,18 )

Dove, evidentemente, nessuno potrà presentarsi con umiltà simulata.

44.45 - Molti doni divini sono occulti: evitare, quindi, i confronti

Che diremo dunque? Non ci sarà un motivo per il quale una vergine consacrata a Dio, se ci pensi seriamente, debba allontanare da sé ogni sorta di preferenza nei confronti con le altre donne, vedove o maritate che siano?

Parlo di una vergine fedele ai suoi obblighi: poiché chi non capisce che una donna a posto vale molto di più che una vergine indisciplinata?

Ma, supponendo l'una e l'altra in regola con i precetti divini, dovrà una vergine esitare nella scelta fra la sua verginità consacrata e le nozze per quanto caste, fra la continenza e il matrimonio, fra il frutto del cento e quello del trenta per uno?

Tutt'altro! Riguardo alla cosa in se stessa, non ci possono essere dubbi.

Quanto alle persone, tuttavia, la tale o tal altra vergine, obbediente e timorata di Dio, non osi mai preferirsi alla tale o tal altra donna del popolo, che parimenti obbedisca a Dio e viva nel suo timore.

Regolandosi altrimenti, peccherebbe di superbia, e ai superbi Dio resiste. ( Gc 4,6 )

Su che cosa dovrà riflettere allora?

Che i doni di Dio sono occulti, e solo la prova li rende manifesti: e ciò anche per quel che riguarda noi stessi.

Omettendo altri esempi e limitandoci al caso d'una vergine che è tutta dedita alle cose del Signore e cerca di piacergli: ( 1 Cor 7,32 ) chi sa se costei non abbia interiormente una qualche infermità spirituale che la renda immatura al martirio, mentre l'altra donna, di cui si vantava d'essere superiore, sia già in grado di bere al calice dell'umiltà che Cristo Signore aveva offerto per primo da bere a quei discepoli che erano innamorati delle altezze? ( Mt 20,22 )

Voglio dire: come fa una vergine a sapere che, mentre lei non è ancora una Tecla, l'altra non sia già una Crispina?1

45. Finché manca la prova, evidentemente non si potrà far mostra d'un simile dono.

45.46 - Diversi gradi di fecondità spirituale

La grandezza di quella grazia che è il martirio è tale che certuni identificano con essa il fruttato del cento per uno.2

Ne fa fede sino all'evidenza l'autorità della Chiesa.

È noto infatti ai fedeli in che ordine vengano menzionati, durante la celebrazione dei divini misteri, i nomi dei martiri e quelli delle sacre vergini defunte.3

Quanto poi alla diversità del raccolto, di cui il Vangelo, e al suo significato, se la vedano pure coloro che sono più di noi addentro in questa materia.

Potrebbe darsi infatti che nel cento per uno si rappresenti la vita verginale, mentre nel sessanta per uno la vita vedovile, e nel trenta per uno la vita coniugale.

Ma nel cento per uno potrebbe anche essere raffigurato il martirio, nel sessanta per uno la continenza, nel trenta per uno la vita coniugale.

Similmente, potrebbe anche darsi che la verginità raggiunga il cento per uno se unita al martirio, mentre da sola costituisca il sessanta per uno: restando ai coniugi il frutto del trenta per uno, il quale, però, salirebbe al sessanta quando si trattasse di martiri.

Per dire ciò che mi sembra più probabile, io penserei che il testo vada inteso nel senso che molti sono i doni di Dio e che, quindi, non si possano ripartire in tre sole categorie.

È infatti noto che le grazie distribuite dalla bontà divina sono molteplici e, fra loro, certune sono più grandi e nobili che non altre.

Come dice l'Apostolo: Cercate con ardore i doni più eccellenti. ( 1 Cor 12,31 )

In primo luogo, dunque, evitiamo di svalutare, fino a negarlo, il frutto della continenza vedovile.

Non abbassiamolo al livello della castità coniugale, né eleviamolo allo stesso rango della verginità.

Quanto alla corona del martirio, o limitato alla sola disposizione dell'animo - per il fatto che la prova esterna della persecuzione non si è presentata - o concretatosi in patimenti effettivamente tollerati, non la si deve avvicinare, senza accordarle un ampio margine di maggiore fecondità, a nessuna delle menzionate forme di castità.

Finalmente, resterebbe da esaminare il caso di quei molti, uomini e donne, che vivono, sì, nella continenza verginale, ma non praticano le parole del Signore: Se vuoi essere perfetto, va', vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri: ne avrai un tesoro nel cielo. Poi vieni e seguimi. ( Mt 19,21 )

Costoro non sanno decidersi ad abbracciare la vita di quei tali che non hanno niente di proprio ma tutte le cose sono fra loro in comune. ( At 4, 32; At 2,44 )

Che dire? che i vergini di Dio non conseguano alcun frutto, quando scelgono una tal vita? o che la verginità consacrata al Signore resti senza frutto, se non si compie un tal passo?

46 - I molteplici doni della grazia sono ordinati alla vita eterna

Molti, dunque, sono i doni di Dio: altri più, altri meno nobili ed eccellenti.

A ognuno viene dato il suo proprio dono, e capita che uno ha da sfruttare pochi doni ma di grado eminente, mentre un altro ne ha a disposizione di più, quanto a numero, ma di grado inferiore.

Quanto poi alle equivalenze o alle distinzioni che esistono fra l'uno e l'altro di tali doni in ordine al conseguimento della gloria eterna, chi, fra i mortali, oserà pronunziare una sentenza definitiva?

L'importante, e quindi da tenersi per fermo, è che questi doni sono molti e, fra loro, diversi, e che i più eccellenti mirano a un vantaggio non circoscritto alla vita presente ma sono ordinati alla vita eterna.

E se il Signore si limitò a ricordare solo tre diverse misure di fruttato, ( Mt 13,8 ) quanto al resto lasciò all'intelligenza del lettore che ne aggiungesse delle altre.

Difatti un altro Evangelista menziona solo la resa del cento per uno; ( Lc 8,8 ) ma si potrà forse, per questo, dire che Luca abbia disapprovato o semplicemente ignorato le altre due quantità?

O non piuttosto diremo che egli le abbia lasciate supplire dalla nostra intelligenza?

46.47 - Il martirio, dono eccellentissimo della grazia

Ad ogni modo, sia che il frutto del cento per uno rappresenti la verginità consacrata a Dio - come avevo cominciato a dire -, sia che la diversa fecondità, di cui il Vangelo, debba intendersi in altra maniera - fra quelle da me ricordate o anche fra le non ricordate -, nessuno - a quanto posso valutare - oserà mai mettere la verginità in un piano superiore al martirio; e nessuno, parimenti, vorrà porre in dubbio che il martirio è una grazia che rimane occulta finché manca la prova esterna.

47 - Stimare il prossimo più di se stessi

La vergine ha numerosi temi di riflessione per restare nell'umiltà e non offendere la carità.

È infatti, questa, il dono che supera tutti gli altri: un dono senza del quale gli altri, pochi o molti, grandi o piccoli che siano, non valgono niente.

Ha, ripeto, non pochi motivi di riflessione, e così: non gonfiarsi ( 1 Cor 13,4 ) né essere invidiosa.

Resterà nella convinzione che lo stato di verginità è molto più nobile ed eccellente della vita coniugale; tuttavia, quanto alle persone sposate in concreto, riconoscerà di non sapere se abbiano raggiunto o meno la maturità di subire il martirio per Cristo.

E analogamente, quanto a se stessa, riconoscerà di non sapere se abbia o meno la stessa capacità e di non sapere, ancora, se non sia proprio in vista di tale debolezza che le venga risparmiata la prova.

Dio infatti - dice l'Apostolo - è fedele, e non permette che voi siate tentati al di là delle vostre forze, ma, insieme alla prova, vi farà trovare una via d'uscita, sì che possiate resistere. ( 1 Cor 10,13 )

Ci possono essere, quindi, uomini e donne che rimangono nella condizione - condizione meritevole d'ogni rispetto - di persone coniugate, e già sono in grado di sostenere, di fronte al nemico che le spinge al male, delle lotte che vadano fino allo scempio delle membra e all'effusione del sangue.

Come pure ci possono essere certuni, maschi e femmine, che, pur vivendo in castità fin dall'infanzia essendosi evirati per il Regno dei cieli, tuttavia non sono in grado di sostenere le stesse pene per la giustizia o per la castità.

Una cosa è, infatti, dire di no a uno che avanza proposte abili e lusinghiere e così restare nella verità e mantenere i voti pronunziati; un'altra è restare saldi anche di fronte ai tormenti e alle ferite.

Sono, queste, delle risorse che si celano nell'intimo dell'anima e delle sue facoltà: la tentazione le scopre, la prova concreta le fa conoscere.

Se pertanto la persona consacrata non vuole insuperbirsi per le mete che sa d'aver raggiunto, pensi con umiltà all'esistenza di altre mete ancora più sublimi, che lei non sa se sia in grado o meno di raggiungere.

E viceversa, quanto agli altri, penserà che ce ne sono di quelli che, senza avere il dono di cui lei si vanta e per cui si crede di spiccare su di essi, e senza farne pubblica professione, purtuttavia sono in grado di conseguire mete che a lei non è dato raggiungere.

In tal modo, con umiltà vera, e non finta, si rispetteranno le parole: Prevenitevi l'un l'altro nell'onore, ( Rm 12,10 ) e: Stimate ciascuno il vostro simile superiore a voi. ( Fil 2,3 )

48.48 - Dal pensiero delle proprie colpe, un forte richiamo all'umiltà

A questo punto, che dirò delle precauzioni e della vigilanza che occorrono per non peccare?

Chi potrà vantarsi d'avere il cuore casto? Chi d'essere esente da peccato? ( Pr 20,9 )

Ammettiamo pure che uno abbia custodito integra la verginità fin dal seno materno; tuttavia è detto: Nessuno è puro agli occhi tuoi, nemmeno il bambino che vive sulla terra da un giorno soltanto. ( Gb 25,4 )

Ammettiamo pure che, anche nella fede, sia stata osservata senza alcuna violazione una purità - diciamo così - verginale, quella per la quale la Chiesa è unita, come vergine casta, a un solo sposo.

Tuttavia questo sposo singolare ha insegnato una preghiera non soltanto ai fedeli vergini di spirito e di corpo ma a tutti indistintamente i cristiani: spirituali o carnali, apostoli o penitenti dell'ultimo rango, una preghiera che si allarga dalle sommità dei cieli ( per così dire ) fino all'altra loro estremità, ( Mt 24,31 ) una preghiera che contiene in sé anche un ammaestramento.

Vi si dice: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )

Parole d'invocazione, ma che nello stesso tempo ci mostrano che cosa siamo, invitandoci a ricordarlo.

Noi preghiamo che vengano rimessi a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori; e sappiamo bene che questa supplica non ci viene imposta a motivo dei debiti che avevamo contratti negli anni che precedettero il battesimo, per la cui grazia e pace confidiamo che tutte le colpe ci siano state rimesse.

Se così non fosse, questa preghiera dovrebbero averla sulle labbra i catecumeni, fino a che non siano battezzati.

Che se, al contrario, essa è una preghiera che riguarda i battezzati, membri della gerarchia e semplici fedeli, pastori e greggi, significa che in questa vita - la quale tutta intera è una prova ( Gb 7,1 ) - nessuno può vantarsi d'essere completamente immune da colpa.

49.49 - Nessuno ha da ritenersi esente da colpa

È vero, quindi, che le sacre vergini, vivendo irreprensibilmente, seguono l'Agnello dovunque vada.

Esse hanno conseguito una perfetta purificazione dal peccato e hanno conservato intatta la verginità: la quale, una volta perduta, non tornerebbe più.

Tuttavia l'Apocalisse, in cui a un vergine viene rivelata la sorte dei vergini, loda le vergini anche per un altro motivo: che, cioè, sulle loro labbra non si trova menzogna. ( Ap 14,4-5 )

Pertanto, queste persone si ricordino di dire la verità anche in questo: nel non dichiararsi senza peccato.

È Giovanni, il veggente dell'Apocalisse, che lo afferma: Se dicessimo di non aver peccati, ci inganneremmo, e non sarebbe in noi la verità.

Se invece confessiamo le nostre colpe, egli è fedele e giusto, e sa perdonarci i nostri peccati e purificarci da ogni iniquità.

Se dicessimo di non aver peccati, sarebbe come un incolpare Dio di menzogna, e allora la sua parola non sarebbe in noi. ( 1 Gv 1,8-10 )

Queste parole non sono rivolte a categorie particolari di persone, ma a tutti i cristiani: fra i quali debbono riconoscersi anche le vergini.

Così facendo, saranno senza menzogna, come apparvero nell'Apocalisse; e l'umile confessione le metterà al riparo dalle varie accuse.

Fino a che non venga la perfezione [ assoluta ] che si conseguirà in cielo.

Indice

1 Agostino, Serm. 354, 5
2 Agostino, Quaest. Ev. 9: PL 35, 1325
3 Agostino, Serm. 159, 1