Teologia dei Padri

Indice

La Santissima Trinità

1. - Preghiera al Dio uno e trino

Signore nostro Dio, crediamo in te, Padre e Figlio e Spirito Santo.

Perché la Verità non avrebbe detto: Andate, battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ( Mt 28,19 ), se tu non fossi Trinità.

Né avresti ordinato, Signore Dio, che fossimo battezzati nel nome di chi non fosse Signore Dio.

E una voce divina non avrebbe detto: Ascolta Israele: il Signore Dio tuo è un Dio unico ( Dt 6,4 ), se tu non fossi Trinità in tal modo da essere un solo Signore e Dio.

E se tu fossi Dio Padre e fossi pure il Figlio tuo Verbo, Gesù Cristo, e il vostro dono lo Spirito Santo, non leggeremmo nelle Scritture: Dio ha mandato il Figlio suo ( Gal 4,4; Gv 3,17 ), né tu, o unigenito, diresti dello Spirito Santo: Colui che il Padre manderà in mio nome ( Gv 14,26 ) e: Colui che io manderò da presso il Padre ( Gv 15,26 ).

Dirigendo la mia attenzione verso questa regola di fede, per quanto ho potuto, per quanto tu mi hai concesso di potere, ti ho cercato e ho desiderato di vedere con l'intelligenza ciò che ho creduto, e ho molto disputato e molto faticato.

Signore mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa' sì che non cessi di cercarti per stanchezza, ma cerchi sempre il tuo volto con ardore.

Dammi tu la forza di cercare, tu che hai fatto sì di essere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti con una conoscenza sempre più perfetta.

Davanti a te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa.

Davanti a te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto ricevimi quando entro; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso.

Fa' che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te.

Aumenta in me questi doni, fino a quando tu mi abbia riformato interamente.

So che sta scritto: Quando si parla molto, non manca il peccato ( Pr 10,19 ), ma potessi parlare soltanto per predicare la tua parola e dire le tue lodi! Non soltanto eviterei allora il peccato, ma acquisterei meriti preziosi, pur parlando molto.

Perché quell'uomo di cui tu fosti la felicità non avrebbe comandato di peccare al suo vero figlio nella fede, quando gli scrisse: Predica la parola, insisti a tempo e fuori tempo ( 2 Tm 4,2 ).

Non si dovrà dire che ha molto parlato colui che non taceva la tua parola, Signore, non solo a tempo, ma anche fuori tempo?

Ma non c'erano molte parole, perché c'era solo il necessario.

Liberami, o mio Dio, dalla verbosità di cui soffro nell'interno della mia anima misera alla tua presenza e che si rifugia nella tua misericordia.

Infatti non tace il pensiero, anche quando tace la mia bocca.

Se almeno non pensassi se non ciò che ti è grato, certamente non ti pregherei di liberarmi dalla verbosità.

Ma molti sono i miei pensieri, tali quali tu sai che sono i pensieri degli uomini, cioè vani.

Concedimi di non consentirvi e, anche quando vi trovo qualche diletto, di condannarli almeno e di non abbandonarmi ad essi come in una specie di sonno.

Né essi prendano su di me tanta forza da influire in qualche modo sulla mia attività, ma almeno siano al sicuro dal loro riflusso i miei giudizi, sia al sicuro la mia coscienza, con la tua protezione.

Parlando di te, un sapiente nel suo libro, che si chiama Ecclesiastico, ha detto: Molto potremmo dire senza giungere alla meta, la somma di tutte le parole è: lui è tutto ( Sir 43,29 ).

Quando dunque arriveremo alla tua presenza, cesseranno queste « molte parole che diciamo senza giungere a te »; tu resterai, solo, tutto in tutti ( 1 Cor 15,28 ), e senza fine diremo una sola parola, lodandoti in un solo slancio e divenuti anche noi una sola cosa con te.

Signore, unico Dio, Dio-Trinità, sappiano essere riconoscenti anche i tuoi per tutto ciò che è tuo di quanto ho scritto in questi libri.

Se in essi c'è del mio, siimi indulgente tu e lo siano i tuoi. Amen.

Agostino, La Trinità, 15,51

2. - La fede trinitaria

Crediamo in un solo Dio, unico principio, privo di principio; increato, ingenito, indistruttibile e immortale, eterno, immenso, non circoscritto, illimitato, d'infinita potenza, semplice, non composito, incorporeo, immutabile, impassibile, immobile e inalterabile; invisibile, fonte d'ogni bontà e giustizia, luce intellettuale e inaccessibile, potenza incommensurabile, misurata dalla sua volontà ( infatti, può tutto ciò che vuole [ Sal 135,6 ], fondatrice di tutte le cose sia di quelle visibili che delle invisibili, conservatrice di tutto, provvidente per tutto, contenente e reggente tutto, avente su tutto un regno perpetuo e immortale.

[ Crediamo in un solo Dio ] al quale nulla si oppone, che riempie tutte le cose senza essere da nessuna circoscritto; anzi, egli stesso tutto circoscrive, tutto contiene e a tutto provvede, che penetra tutte le sostanze lasciandole intatte al di là di tutte le cose, trascendente ogni sostanza, soprasostanziale e superiore a ogni cosa; superiore per divinità, bontà, pienezza; un Dio che stabilisce tutti i poteri e tutti gli ordinamenti, mentr'egli si pone al di sopra d'ogni ordinamento e d'ogni potere; più alto per essenza, vita, parola, intelligenza; un Dio che è la luce stessa, la bontà stessa, la vita stessa, l'essere stesso: egli non riceve, infatti, da nessun altro né l'essere proprio né quello di alcuna delle cose che esistono, ma, anzi, è lui stesso la fonte dell'essere, per tutto ciò che è; della vita, per tutto ciò che vive; della ragione, per tutte le creature che ne fanno uso.

[ Crediamo in un solo Dio ] che è causa d'ogni bene per tutte quante le cose, che prevede tutto prima che avvenga; unica sostanza, unica divinità, unica potenza, unica volontà, unica attività, unico principio, unica potestà, unica signoria, unico regno.

[ Crediamo in questo ] unico Dio conosciuto nelle tre perfette persone e venerato con un unico atto di culto, oggetto di fede e di adorazione da parte di ogni creatura razionale; e queste persone sono unite senza mescolanza o confusione e separate ( ciò che trascende ogni intelletto ) senza alcuna distanza: nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, nel nome dei quali siamo anche stati battezzati.

Infatti, così il Signore comandò agli apostoli di battezzare, quando disse: Battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ( Mt 28,19 ).

Crediamo nell'unico Padre, principio e causa di tutto, non generato da nessuno, unico salvatore non causato e ingenito; creatore di tutte le cose; Padre, per natura, del suo unico Figlio unigenito, e Dio, il nostro Gesù Cristo, e produttore del Santissimo Spirito.

Crediamo, altresì, nel Figlio di Dio unigenito, Signore nostro, generato dal Padre prima di tutti i secoli; luce da luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; consustanziale con il Padre; per il quale tutte le cose sono state fatte [ è la professione di fede niceno-costantinopolitana ] …

Allo stesso modo, crediamo anche nello Spirito Santo, Signore, vivificante, che procede dal Padre e risiede nel Figlio; che, insieme con il Padre e il Figlio è adorato e conglorificato, essendo consustanziale ed eterno come loro; Spirito di Dio, giusto, sovrano; fonte di sapienza, di vita e di santità; che è ed è chiamato Dio con il Padre e il Figlio; increato, perfetto, creatore, che governa tutte le cose, creatore di tutto, onnipotente, potenza infinita che comanda a tutto il creato, senza essere sottoposta all'autorità di nessuno; che divinizza, senza essere divinizzato; che riempie, senza essere riempito; che è partecipato, ma non partecipa; che santifica, ma non è santificato; Paraclito, poiché accoglie le invocazioni di tutti; simile in tutto al Padre e al Figlio; procedente dal Padre, viene concesso attraverso il Figlio ed è ricevuto da ogni creatura.

Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 1,8

EMP J-4. - Il mistero della Trinità svelato progressivamente

Nel corso dei secoli, due grandi rivoluzioni hanno sconvolto la terra, le chiamiamo i due Testamenti.

L'una ha fatto passare gli uomini dall'idolatria alla Legge; l'altra dalla Legge al Vangelo.

Un terzo sconvolgimento è predetto: quello che dalla terra ci trasporterà in cielo, dove non c'è né movimento né agitazione.

Questi due Testamenti hanno presentato lo stesso carattere.

E quale? Quello di non aver trasformato tutto immediatamente dal primo inizio del loro apparire.

E perché? Per non costringerci con la forza, ma per persuaderci.

Perché ciò che è imposto non è duraturo, come accade quando si vuole fermare forzatamente il corso dei fiumi o la crescita delle piante.

Invece quello che è spontaneo è più durevole e più sicuro.

L'uno è subìto per forza, l'altro è voluto da noi.

L'uno manifesta una potenza tirannica, l'altro ci mostra la bontà divina …

L'Antico Testamento ha manifestato chiaramente il Padre, oscuramente il Figlio.

Il Nuovo Testamento ha rivelato il Figlio e lasciato trapelare la divinità dello Spirito.

Oggi lo Spirito vive in mezzo a noi e si fa conoscere più chiaramente.

Sarebbe stato pericoloso predicare apertamente il Figlio quando la divinità del Padre non era riconosciuta; e, quando la divinità del Figlio non era ammessa, imporre - oso dire - come in soprappiù, lo Spirito Santo.

In questa maniera i credenti, come persone appesantite da troppi cibi, o come coloro che fissano il sole con occhi ancora deboli, avrebbero rischiato di perdere ciò che invece avrebbero avuto la forza di portare.

Lo splendore della Trinità doveva dunque brillare attraverso successivi sviluppi, o come dice Davide, « per gradi » ( Sal 84,6 ) e con una progressione di gloria in gloria …

Vedi come la luce ci viene a poco a poco.

A nostra volta dobbiamo rispettare l'ordine in cui Dio si è rivelato a noi, non svelando tutto immediatamente e senza discernimento, senza tuttavia tenere nulla nascosto fino alla fine.

Perché Il primo modo sarebbe imprudente, l'altro empio.

L'uno rischierebbe di ferire i lontani e l'altro di allontanarci dai nostri fratelli.

Voglio aggiungere ancora questa considerazione che forse è venuta in mente a molti, ma che mi sembra un frutto della mia riflessione.

Il Salvatore conosceva certe realtà, ma riteneva i discepoli incapaci di portarle, nonostante l'insegnamento che avevano ricevuto; perciò le teneva nascoste.

E ripeteva che lo Spirito, quando sarebbe venuto, avrebbe spiegato ogni cosa.

Penso che tra queste verità ci fosse pure la divinità dello Spirito Santo: si sarebbe manifestata chiaramente in seguito, quando, dopo la risurrezione del Salvatore, gli animi sarebbero stati maturi per comprenderla.

Gregorio Nazianzeno, Discorso 31, 25-27

2a. - La santa Trinità

Il richiamo della generazione umana non ti trascini in errore, facendoti credere che egli non è il primo perché è il Figlio.

Resta fedele alle Scritture, e non potrai sbagliare.

Il Figlio è chiamato il primo.

Si legge anche che il Padre è solo: è il solo che possiede l'immortalità e abita una luce inaccessibile ( 1 Tm 6,16 ); così come si legge: e al solo Dio immortale ( 1 Tm 1,17 ).

Ma né vi è alcuno avanti al Padre, né questi è solo senza il Figlio.

Se neghi l'uno, non affermi l'altro: seguili ambedue e rafforza la tua fede in ambedue.

Egli non disse: sono il primo e vengo dopo; ma disse: « Sono il primo e l'ultimo ».

Il Figlio è primo e perciò è coeterno al Padre; ha infatti un Padre con il quale è eterno. 

o oso dire che il Figlio è primo ma non è solo, e così esprimendomi dico rettamente e secondo la fede.

Perché drizzate l'orecchio dell'empietà, o eretici?

Siete caduti nel tranello che avete teso.

Il Figlio è primo, e non è solo: primo perché è sempre con il Padre, e non è solo perché non è mai senza il Padre.

Non sono io a dirlo, lo ha detto lui: E io non sono solo, perché il Padre è con me ( Gv 16,32 ).

Il Padre è solo, perché non c'è che un solo Dio; il Padre è solo, perché non c'è che una sola divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e ciò che è unico è solo.

Il Padre è solo, solo è il Figlio unigenito, e solo è anche lo Spirito Santo, perché il Padre non è il Figlio, né il Figlio è il Padre e neppure lo Spirito Santo è il Figlio.

Una persona è il Padre, un'altra è il Figlio e un'altra ancora lo Spirito Santo.

Noi leggiamo infatti: Io pregherò il Padre, e vi darà un altro Consolatore ( Gv 14,16 ).

Il Padre è solo, perché non c'è che un Dio, da cui tutto procede; il Figlio è solo, perché non c'è che un Signore, per mezzo del quale tutto esiste.

Essere solo è la caratteristica della divinità; mentre la generazione attesta che c'è il Padre e il Figlio, in modo che mai il Figlio sia senza il Padre, e il Padre sembri essere senza il Figlio.

Quindi, il Padre non è solo perché non è il solo immortale; non è il solo ad abitare la luce inaccessibile, perché Dio non l'ha mai veduto nessuno, ad eccezione del Figlio unico che è nel seno del Padre ( Gv 1,18 ) e che siede alla sua destra.

Ma qualcuno osa dire che a questi è inaccessibile la luce, ove abita il Padre.

Forse che quella luce conta più del Padre?

Quella luce è inaccessibile a colui che ha accesso al Padre?

In realtà è egli stesso la luce vera, l'autore della luce eterna, di cui è detto: Era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo ( Gv 1,9 ).

Vedi quindi se non è questa la luce inaccessibile, nella quale dimora il Padre e dimora anche il Figlio, perché il Padre è nel Figlio e il Figlio è nel Padre.

Dunque, il Signore è veramente grande: si diffonde largamente la potenza di Dio, la grandezza della sostanza divina si estende senza misura.

La Trinità non conosce limiti, non ha frontiere, non può esser misurata, non ha dimensioni; nessuno spazio può circoscriverla, nessun pensiero abbracciarla, nessun calcolo valutarla, nessuna epoca modificarla.

Ambrogio, Commento al Vangelo di san Luca, 2,12-13

3. - Natura e attività della Santissima Trinità

Unica è la natura, l'essenza della santissima Trinità.

Da nessun'altra essenza essa deduce il suo essere.

Il Padre ha in sé il primo principio del Figlio increato e dello Spirito; egli è un'essenza non generata, è l'eternità non limitata, la verità immutabile, la vita e il vivificatore di tutti i viventi.

É il Padre del Figlio e la fonte dello Spirito; è Dio e creatore di tutto il creato visibile e invisibile.

Egli viene detto « principio » perché genera il Figlio ed è la sorgente dello Spirito Santo.

Egli, che non è generato, ha generato l'essenza eterna, ha generato l'eternità, la sconfinata e immutabile verità.

Egli, dispensatore di vita, ha generato la vita per la vita dei viventi; ha generato la luce vivente, per la luce dei viventi.

Per il loro bene, ha generato l'autore del bene; egli, che è creatore, ha generato il creatore di tutto il creato visibile e invisibile.

É il creatore del cielo e delle potenze celesti, della terra e di tutte le creature che sono su di essa.

É ricco e perfetto, e riempie tutto in tutto: nessuna manchevolezza vi è in lui: mai si fa nuovo, e non è antico; mai si riempie, e non è vuoto; è eterno nella sua pienezza e incommensurabilità.

In nessun verso vi è una crescita o un ampliamento della sua natura infinita, irraggiungibile, illimitata e perfettissima.

L'intelletto non comprende ciò; anche gli angeli non lo comprendono, che pur hanno un'intelligenza tanto più acuta di quella dell'uomo.

Ma al primo cenno della volontà del creatore, le nature celesti e quelle terrestri lo servono.

Come infatti il cielo, e tutti gli esseri che lo adornano, consistono per la parola di Dio, e per lo Spirito tutte le potenze, così pure la terra con i suoi monti e le sue valli, con i mari, i fiumi, le sorgenti e gli alberi frondosi.

Non vi è altro creatore al di fuori della sola Santissima Trinità, della sovranità onnipotente, della potestà pura, semplice e onnipotente.

Essa parlò, e tutto fu; comandò, e le cose esistettero ( Sal 148,5 ).

Abita nei cieli dei cieli e si dà cura per tutto il creato; tutto governa nel cielo e sulla terra con la sua provvidenza e la sua infinita sapienza.

Per tutti è vita ed elargitrice di vita, in tutto è infinita, inconcepibile, ineffabile.

Essa è amore, beatitudine piena di vita; è luce inaccessibile, terribile e stupenda.

Penetra ogni sapere e ogni saggezza.

É viva e vivificatrice, è ricca di misericordia e di bontà nelle manifestazioni della sua grazia; è paziente e salvifica.

Per i santi, che a lei si avvicinano, è la santità che illumina, con santità e giustizia eterne, le nature ragionevoli.

In tutto è verità: quando ci ammonisce e quando rimprovera i peccatori perché possano sfuggire l'ira che cadrà sugli empi.

Ma li allieta anche con le sue promesse, per renderci degni della corona e della gloria dell'eterna beatitudine.

É infatti il porto tranquillo di chi sfugge il mondo per dedicarsi tutto al suo santo amore; con gioia ineffabile rallegra chi è virtuoso in spirito.

E la sua grandezza è insondabile, il suo essere è senza principio, la sua infinità e la sua incommensurabilità sono molto al di sopra di ogni comprensione; con cura e attenzione essa riempie ogni creatura.

Conosce i pensieri dei cuori e penetra le reni; con la legge dello spirito vivificante conduce alla gioia inobliabile dell'immortalità, alla letizia senza fine, alla felicità ineffabile e indescrivibile coloro che ereditano la sovranità di Dio.

Tutto ciò è un libero prodigio dell'eterno e dell'infinito, prodigio ordinato, per la bontà della sua creazione, alla salvezza della creatura.

Colui infatti che è infinito e incomprensibile elargisce, per sua sollecitudine, la vita.

L'intelligenza degli spiriti non può comprendere lui: né il Padre, né il Figlio, né lo Spirito Santo; solo dalle loro opere e dai loro benefici l'unica deità, l'onnipotente sovranità viene intuita e riconosciuta dalle nature corporee e incorporee.

Come infatti i raggi, la luce e il calore si attribuiscono all'unico sole e non ad altri, e come la sorgente, l'acqua e il ruscello si ritengono di un'unica natura, così è dell'intelligenza, della ragione e dello spirito umano; e così è anche dell'unica natura e della divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Il sole, infatti, non è senza luce e senza calore; la sorgente non è senza acqua e senza rivo; l'intelligenza non è senza parola e senza mente.

In tal modo anche il Padre non fu mai senza il Figlio e lo Spirito Santo.

Mesrop armeno, Primo discorso

4. - Occasione e contenuto del dogma trinitario

Il Padre è luce, il Figlio è luce, lo Spirito Santo è luce; ma tutti e tre insieme non costituiscono tre luci, ma una sola Luce.

Di conseguenza il Padre è sapienza, il Figlio è sapienza e lo Spirito Santo è sapienza, e insieme non fanno tre sapienze, ma una sola Sapienza.

E poiché qui essere è la stessa cosa che essere sapiente, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono una sola essenza.

Né qui essere è altra cosa che essere Dio: perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio.

Per parlare dell'ineffabile, affinché potessimo esprimere in qualche modo ciò che in nessun modo si può spiegare, i nostri greci hanno usato questa espressione: una essenza, tre sostanze ( ipostasi ); i latini invece: una essenza o sostanza, tre Persone, perché, come abbiamo già detto, nella nostra lingua, cioè in latino, « essenza » e « sostanza » sono correlativamente considerate sinonimi.

E purché si intenda almeno in enigma ciò che si dice, ci si è accontentati di queste espressioni per rispondere qualcosa quando si chiede che cosa sono i Tre.

Che ci resta dunque? Ci resta forse da riconoscere che queste espressioni sono state originate dall'esigenza del linguaggio, quando erano necessarie delle lunghe dispute contro le insidie e gli errori degli eretici?

Infatti, quando la povertà umana tentava di esprimere con parole adatte ai sensi degli uomini, ciò che nel segreto dello spirito sa, secondo la sua capacità, del Signore Dio suo creatore, sia per la fede religiosa sia per qualsiasi altra conoscenza, essa ha temuto di parlare di tre essenze, perché non si sospettasse una qualche diversità in quella suprema uguaglianza.

D'altra parte non poteva negare l'esistenza di tre realtà perché, per averla negata, Sabellio [ Sabellio, sacerdote libico ( 215 ca. ), propugnò un monarchianismo modalista per salvaguardare l'unità di Dio e la divinità di Cristo.

Le persone sono « modi » - e quindi non ipostasi - dell'unica sostanza divina.

Questa eresia fu combattuta da sant'Ippolito e Tertulliano ( Adversus Praxean ) e condannata dal concilio di Costantinopoli nel 381 ] cadde nell'eresia.

E dalla Scrittura risulta, con assoluta certezza, ciò che deve credere con fedeltà, e l'occhio dello spirito percepisce con piena chiarezza: che esiste il Padre, esiste il Figlio, esiste lo Spirito Santo, ma che il Figlio non è lo stesso che il Padre, e lo Spirito Santo non è lo stesso che il Padre o il Figlio.

La povertà umana si è chiesta come designare queste tre realtà e le ha chiamate sostanze o Persone, con i quali termini volle escludere tanto la diversità di essenza quanto l'unicità delle Persone, in modo da suggerire non solo l'idea di unità con l'espressione « una essenza », ma anche l'idea di Trinità con l'espressione « tre sostanze o Persone ».

Infatti, se in Dio essere è la stessa cosa che sussistere, non bisogna parlare di tre sostanze, come non si parla di tre essenze, come - dato che in Dio essere è la stessa cosa che essere sapiente - non si parla di tre sapienze allo stesso modo che non si parla di tre essenze.

Così dunque, poiché in Dio essere Dio è la stessa cosa che essere, non è permesso dire tre essenze, come non è permesso dire tre dèi.

Se, al contrario, in Dio essere e sussistere si oppongono tra loro, come essere Dio ed essere Padre ed essere Padrone - essere si dice in senso assoluto, essere Padre in senso relativo al Figlio, essere Padrone in senso relativo alla creatura, che è suddita - allora Dio sussiste sotto forma di relazione, come sotto forma di relazione genera e come sotto forma di relazione domina.

Agostino, La Trinità, 7,6-7,9

5. - L'unità di Dio uno e trino nelle operazioni ad extra

Perfetto è il Padre nella persona e nella potenza, nella sapienza e nella saggezza, nella creazione e nella bontà; ha una sua essenza del tutto increata.

Perfetto è il Figlio nella persona e nella potenza, nella sapienza e nella saggezza, nella creazione e nella bontà; ha una sua essenza che è in tutto priva di inizio.

Perfetto è anche lo Spirito Santo nella persona e nella potenza, nella sapienza e nella saggezza, nella creazione e nella bontà; e anch'egli ha una sua essenza priva di ogni inizio.

Unica è la natura della divinità, e immutabile la sua essenza; unica è la creazione e unica è la bontà; unica la sovranità e unica la potenza; e in nessun senso vi è una crescita o un ampliamento di magnificenza nella Trinità increata.

Essa è la sorgente di ogni bene e da lei provengono tutti i benefici della creazione su tutte le creature.

Essa ordina, salva e cura, con la sua beneficenza, ciò che è visibile e ciò che è invisibile, per mezzo dello Spirito e della vera dottrina; essa conduce nel regno della sua magnificenza quelli che in lei credono e che raggiungono la santità nel timor di Dio, con santi pensieri e fede non finta, come sta scritto.

Così abbiamo accolto la parola della fede; e così voi avete creduto alla santissima Trinità: a Dio creatore e al Signore, origine di tutto, e alla grazia vivificante.

Essa, con la sua luce vivifica e col suo santo amore ci fa eredi del suo regno ineffabile; essa ci esorta a pensare ai beni promessi e indescrivibili, preparati per coloro che in lei sperano con fede e amore.

La carità del Creatore si è data alla creazione, a plasmare tutte le creature, visibili e invisibili, non perché la sua divinità ne avesse bisogno, ma per manifestare così la sua magnificenza, che viene riconosciuta nelle creature, che viene vista dagli angeli e dagli uomini.

Come egli nulla prende dai viventi, ma dà loro la vita, come la luce nulla guadagna dall'occhio, perché questo viene da essa illuminato e non vede da solo; così il Signore vivifica e illumina le sue creature pensanti e ragionevoli, e distribuisce loro grazie, come vuole.

Vi sono infatti varie dispensazioni di grazie, ma unico e identico è Dio, che attua tutto in tutti.

All'angelo e all'uomo egli ha donato la libera volontà per onore, perché così essi glorifichino Iddio misericordioso che li ha chiamati dal nulla alla vita, e nella sacra Scrittura egli ha insegnato loro le doti della vera religiosità, perché possano fuggire il male, operare il bene e rinnovarsi di splendore in splendore.

L'amore di Dio per noi si è mostrato creando, a nostro vantaggio, il cielo e la terra con le creature che vi abitano; con questa sua somma attenzione per noi egli ha dimostrato la bontà del suo amore.

Perciò anche le creature devono avvicinarsi a Dio in vero amore, con fede, con speranza e nell'osservanza dei suoi comandamenti: egli, per questo, le ricompenserà.

Se, infatti, noi lo ringraziamo in tutto per la sua attenzione benefica, noi riconosciamo la verità e ci dichiariamo suoi, restando sempre a lui obbedienti, anche nella prova che ci viene dalla sua volontà; nell'ansia e nella pace uniti sempre all'amore che è presso Dio, in tutta santità nello spirito e nella carne, lo ripeto, per sempre.

E non daremo mai il nome di creatore alle creature, distorcendo la verità nella falsità, ma resteremo in amicizia e in un servizio di amore, puro, immacolato e incensurato, per sempre.

Tutte queste disposizioni, rette e giuste, del Creatore resteranno valide per le creature, per sempre …

Dice il Signore: Chi osserva i miei comandamenti è uno che mi ama; e chi mi ama, sarà amato dal Padre mio, e noi verremo e abiteremo presso di lui ( Gv 14,21.23 ).

Di quale amore indicibile siamo stati onorati!

Badiamo, dunque, di non mostrarci cattivi di fronte a Dio, per non decadere dalla vita eterna, che egli ha promesso ai santi.

I giusti infatti erediteranno la bontà, i peccatori soffriranno i castighi.

Dice la sacra Scrittura: Quelli che si lasciano condurre dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio; quelli invece che vivono secondo la carne, non possono piacere a Dio ( Rm 8,8.14 ).

Solo per una vita simile, per tale elevatezza di spirito, noi tutti potremo godere le gioie celesti.

Com'è incomparabilmente grande, com'è elevata e inestimabile questa vita eterna!

É indescrivibile.

Dallo Spirito Santo, dall'amore del Creatore è stato preparato - e non può esser udito né compreso - ciò che egli ha stabilito per coloro che lo amano.

Costoro, infatti, dal suo amore vivificante otterranno i beni che sono al di sopra di ogni intelletto e di ogni potenza celeste; egli li sazierà nelle sedi immortali.

Ma vi è anche una distinzione in queste abitazioni eterne, in base alla dignità.

Felicità imperscrutabile!

Mesrop armeno, Secondo discorso

5a. - Il mistero della Santissima Trinità

Celebrare le lodi della divinità o le vie del Dio immenso, governatore dell'universo, è, per l'uomo spinto dall'impulso dello spirito, come attraversare un mare sconfinato a bordo di una zattera o slanciarsi verso il cielo trapunto di stelle con delle piccole ali.

Neppure gli spiriti celesti hanno la forza di adorarlo in modo adeguato.

Tuttavia, spesso Dio preferisce al dono di una mano troppo ricca l'offerta di una più povera, ma amica.

Per questo farò sgorgare il mio canto con piena fiducia …

C'è un solo Dio, senza principio, senza causa.

Un solo Dio che non è limitato da nessun altro essere che lo preceda o lo segua.

Egli è cinto di eternità, infinito; immenso padre di un Figlio unigenito immenso e buono, non subisce nella generazione del Figlio alcuna limitazione come la subiscono gli esseri umani, perché egli è spirito.

Dio unico, ma « altro » - non però per la divinità - è il Verbo di Dio, che è del Padre sigillo vivente.

Egli è il solo Figlio di Colui che non ha principio, l'assolutamente unico dell'unico.

Egli è identico a colui che è il bene sopra ogni bene; anche se il Padre resta totalmente colui che genera, il Figlio nondimeno è l'autore e il padrone del mondo, forza e intelligenza del Padre …

Il tempo esisteva ben prima di me, ma non vi è tempo prima del Verbo, il cui Padre è al di là del tempo.

Fin da quando era il Padre, che è senza principio e che raccoglie in sé tutto il divino, fin da allora è anche il Figlio che ha nel Padre il suo principio atemporale, come il fulgore del sole ha per origine il suo globo di risplendente bellezza.

Tutte le immagini sono tuttavia inadeguate alla grandezza di Dio …

In quanto Dio, in quanto Padre, Dio è Padre immenso.

La massima gloria viene a lui dal fatto che la sua adorabile divinità non ha principio.

Non è però inferiore la grandezza del Figlio che riceve da un Padre così grande la sua origine …

Tremiamo davanti alla grandezza dello Spirito Santo.

Anch'egli è ugualmente Dio e per mezzo suo conosciamo Dio.

Lo Spirito è Dio che si manifesta, colui che fa nascere Dio quaggiù.

Onnipotente, egli effonde molti doni.

Ispiratore del coro dei santi, è colui che dà vita agli abitanti del cielo e della terra, colui che siede sull'alto trono.

Procede dal Padre, è forza di Dio e agisce di proprio impulso.

Lo Spirito non è Figlio - unico infatti è il dolce Figlio di colui che solo è l'altissimo - tuttavia non è al di fuori della divinità invisibile, ma gode della stessa gloria.

Gregorio Nazianzeno, Discorsi teologici, 1,1-3

6. - La ragione viene meno di fronte al mistero della Trinità

Perché le opere di Dio non possono venir comprese dal senso e dal pensiero umano, leggiamo in un passo della Scrittura: Tutte le tue opere sono conoscibili nella fede ( Rm 11,33 ).

Si accentua dunque la conoscenza delle opere per mezzo della fede.

Ora, se già la nostra conoscenza delle opere riposa più sulla fede che sulla ragione, quanto più la conoscenza del creatore e del fondatore di tutte le cose!

E se dunque è detto: « Tutte le tue opere sono conoscibili nella fede », ciò vale anche di me, che sto ora parlando a voi; altrimenti io non sarei parte delle sue opere.

Anch'io, dunque, sono oggetto di fede, e non di conoscenza razionale.

Io non so comprendere il motivo per cui i miei piedi si muovono e la mia voce risuona; io non so perché il pensiero intesse piani e la volontà comanda, e perché il corpo obbedisce alla volontà, e perché l'anima immortale è unita a un corpo mortale, e perché la mia anima si muove in tutte le direzioni e non può venir limitata da un mondo così grande, quantunque sia prigioniera nel corpo.

Perché noto tutte queste cose?

Perché mi è stato comunicato che alcuni fratelli discutono talvolta e si chiedono come mai il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano insieme tre, e anche uno.

Considerando il problema in questione, potete vedere quanto la discussione sia pericolosa.

Un vaso di creta si mette a questionare sul suo creatore, mentre non giunge neppure a scandagliare la sua propria natura.

Con curiosità cerca di sapere il mistero della Trinità, che neppure gli angeli del cielo possono perscrutare.

Che dicono infatti gli angeli: Chi è il re della gloria? Il Signore degli eserciti, egli è il re della gloria ( Sal 24,10 ).

E similmente scrive Isaia: Chi è costui che ascende da Edom ammantato di vesti candide? ( Is 63,1 ).

Vediamo dunque che essi lodano la bellezza di Dio, ma che nulla dicono sulla sua essenza.

Perciò restiamo anche noi semplici e modesti.

Quando vuoi scrutare la natura divina, quando desideri sapere ciò che Dio sia, allora nota che tu nulla ne sai.

Ma di ciò non devi conturbarti, perché gli stessi angeli nulla ne sanno, e nessun'altra creatura ne sa.

Ma mi aspetto l'obiezione: « Perché dunque io credo, se non comprendo? »

Cioè: perché io sono cristiano, e non so come sia diventato cristiano?

Risponderò in tutta semplicità, piuttosto di addurre le sacre Scritture.

O cristiano, perché ritieni di sapere tanto poco?

Se tu sai di non saper nulla, non devi forse ritenere di aver fatto tua una grande sapienza?

Il pagano vede una pietra e la ritiene Dio; il filosofo considera il firmamento e crede di percepire in esso il suo Dio.

Altri scorgono il sole, che sembra loro Dio.

Considera dunque quanto tu superi in saggezza questa gente, quando dici: « Una pietra non può essere Dio; il sole, che segue il suo corso per comando di un altro, non può essere Dio ».

Nella confessione della tua ignoranza si nasconde una grande saggezza.

E i pagani sono insipienti proprio per il fatto che essi ritengono di sapere, perché la loro conoscenza è errore.

Oltre a ciò, tu non tieni presente il tuo nome: tu vieni detto un credente, non un pensante.

Quando qualcuno riceve il battesimo, gli si dice: « Egli è » oppure « Io sono diventato credente ».

Cioè io credo ciò che non comprendo.

E proprio per questo sono saggio, perché sono conscio della mia ignoranza.

Si obietterà che questa non è una spiegazione, ma un diversivo: « Lo sapevamo già, che sappiamo e che non sappiamo.

Insegnaci a comprendere anche ciò che è nascosto alla nostra conoscenza! »

Ma non è meglio riconoscere umilmente la propria ignoranza, che arrogarsi superbamente qualche conoscenza?

Al giorno del giudizio non sarò dannato se dovrò dire: « Non ho penetrato l'essenza del mio Creatore ».

Ma se io sostengo un'affermazione temeraria, la presunzione avrà il suo castigo, mentre l'ignoranza otterrà misericordia.

Ma desidero anche citare la sacra Scrittura, per appoggiarmi non tanto sul mio pensiero, come piuttosto sull'autorità del nostro Signore e salvatore.

Cosa disse egli, dunque, poco prima della sua ascensione, agli apostoli a cui parlava come maestro e signore?

Nessuno può parlare della propria natura come egli, che è Dio stesso.

Per noi è sufficiente sapere della Trinità quanto il Signore si è degnato di comunicarci.

Cosa disse dunque agli apostoli?

Andate e battezzate tutti i popoli nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo ( Mt 28,19 ).

Odo tre nomi, eppure si parla di uno solo.

Il Signore non dice: « nei nomi », ma: « nel nome »; eppure il Signore pronuncia tre nomi.

Come può poi riassumerli in uno con le parole: « nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo »?

Il nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è uno; ma è il nome che veramente spetta alla Trinità.

Quando si dice: « Nel nome di Dio Padre, nel nome di Dio Figlio e nel nome di Dio Spirito Santo », Padre, Figlio e Spirito Santo sono l'unico nome della divinità.

E se tu mi chiedi come mai tre possono venir chiamati con un solo nome, io non lo so e ammetto con schiettezza la mia ignoranza, perché Cristo non ci ha rivelato nulla su di ciò.

Questo solo io so: che sono cristiano, perché riconosco un Dio nella Trinità.

Girolamo, Commento al Salmo 91

7. Basta la fede

Il mare è grande.

Se vuoi scandagliarlo, verrai travolto dall'impeto delle sue onde.

Un'onda sola può strapparti via e sbatterti contro uno scoglio.

Ti basti, o debole uomo, poter dedicarti ai tuoi commerci su una piccola nave.

Ma la fede è meglio, per te, che una nave sul mare.

Questa infatti è retta dai remi, tuttavia i flutti la possono far affondare; ma la tua fede non affonda mai, se la tua volontà non lo vuole.

Come sarebbe desiderabile per il marinaio regolar il mare a proprio volere!

Ma in un modo egli la pensa, e in altro modo agisce l'onda.

Solo nostro Signore dominò il mare, tanto che quello tacque e si placò.

Ma egli ha dato anche a te il potere di dominare, come lui, un mare, e di rabbonirlo.

L'investigare è più amaro del mare, e il questionare è più tempestoso delle onde.

Se si abbatte sul tuo spirito il vento della cavillosità, dominala, e appiana le sue onde!

Come la burrasca mette sossopra il mare, così i cavilli conturbano il tuo spirito.

Nostro Signore domina, il vento cessa e la nave scivola in pace sulle onde.

Domina lo spirito capzioso, raffrenalo, e la tua fede sarà in pace.

A ciò dovrebbero indurti anche le creature di cui conosci l'uso.

Per esempio, tu non sei in grado di chiarire le sorgenti, pur tuttavia non smetti di bere da loro.

E per il fatto poi di aver da loro bevuto, tu non pensi certo di averle comprese.

Anche di comprendere il sole tu non sei in grado, pur tuttavia non ti sottrai alla sua luce.

E per il fatto che questa scende a te ( con i suoi raggi ) tu non ti cimenti certo di salire verso la sua altezza.

L'aria è per te un pegno, ma quanto essa sia estesa, tu non lo sai.

Dalle creature tu ricevi un aiuto e un'utilità limitati, e tuttavia lasci che il loro tesoro sconosciuto giaccia nel forziere.

Non ti vergogni di ciò che è da meno, e non desideri ciò che è da più.

Queste opere del Creatore, dunque, ti insegnano come comportarti col Creatore stesso: che devi, cioè, cercare il suo aiuto, ma devi anche tenerti lontano dal sofisticare sopra di lui.

Accogli la vita dalla Maestà, ma non questionare su questa Maestà.

Ama la bontà del Padre, ma non indagare la sua essenza.

Ama e apprezza la mitezza del Figlio, ma non investigare sulla sua generazione.

Ama il soffio dello Spirito Santo, ma non tentare di scandagliarlo.

Il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo si sono manifestati col loro nome.

Il loro nome pondera, dunque, ma non indagarne le personalità.

Se tu vuoi perscrutarne l'essenza, sei perduto; se credi nei nomi, vivrai.

Il nome del Padre sia per te una barriera: non oltrepassarla, cercando di scandagliare la sua natura.

Il nome del Figlio sia per te una muraglia: non superarla, cercando di scandagliare la sua generazione.

Il nome dello Spirito Santo sia per te una siepe: non scervellarti per comprenderlo.

Questi nomi siano dunque per te la barriera e con questi nomi allontana ogni investigazione.

Hai udito i nomi e la loro realtà: volgiti ai comandamenti.

Hai udito la legge e i comandamenti: rivolgiti allora ai tuoi costumi.

E quando i tuoi costumi sono perfetti, rivolgiti alle promesse.

Non trascurare i comandamenti per applicarti a ciò che non è prescritto.

Hai avuto esperienza della verità con realtà manifeste, non perderti per realtà che sono nascoste.

La verità è descritta in poche parole, non instaurare su di essa lunghe ricerche.

Che il Padre è, ciascuno lo sa; ma come egli è, non lo sa nessuno.

Che il Figlio è, noi tutti lo ammettiamo; ma la sua essenza e la sua bontà, non riusciamo a concepirla.

Ognuno riconosce lo Spirito Santo, nessuno osa scandagliarlo.

Ammetti dunque che il Padre esiste, ma non ammettere che sia comprensibile.

Credi che il Figlio esiste, ma non credere che sia investigabile.

Ritieni per vero che lo Spirito Santo esiste, ma non ritener per vero che possa esser conosciuto a fondo.

Che essi sono uno, credilo e ritienilo vero; non dubitare però che essi siano tre.

Credi che il Padre è il primo, ritieni per vero che il Figlio è il secondo; non dubitare che lo Spirito Santo è il terzo.

Mai il primogenito domina sul Padre, perché questi è il dominatore.

Mai lo Spirito Santo manda il Figlio, perché questi è colui che lo manda.

Il Figlio, che siede alla destra, non si arroga mai il posto del Padre, come lo Spirito Santo non si arroga il ruolo del Figlio, da cui viene mandato.

Il Figlio gioisce per la sublimità di generato, e lo Spirito Santo gioisce per la sublimità di amato dal Padre.

Solo gioia e concordia, unione e ordine dominano lassù.

Il Padre conosce la generazione del Figlio, e il Figlio conosce il cenno del Padre; il Padre accenna, il Figlio comprende, lo Spirito Santo esegue.

Là non vi è divisione, perché vi è un solo dovere; là non vi è confusione nell'unione, ma l'ordine più sublime.

La loro unione non è confusione, la loro distinzione non è separazione.

Il modo poi, in cui essi sono distinti e uniti, lo conoscono essi solo. Tu, rifugiati nel silenzio!

Efrem Siro, La fede, 2,3-6

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