Abbandono alla divina Provvidenza

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Capitolo I

In qual modo Dio ci parla e come dobbiamo ascoltarlo

Dio parla ancor oggi come parlava un tempo ai nostri padri, quando non c'erano ne direttori ne metodi.

Il momento dell'ordine di Dio costituiva tutta la spiritualità; questa non era stata ancora ridotta a un'arte che la spiegasse in modo così sottile e così dettagliato e che racchiudesse tanti precetti, istruzioni e massime.

Indubbiamente le nostre attuali esigenze comportano tutto ciò, ma non era così nei tempi passati allorché c'era maggior rettitudine e semplicità.

Si sapeva soltanto che ogni momento reca con sé un dovere che si deve adempiere con fedeltà, e questo era sufficiente per le persone spirituali di allora, e tutta la loro attenzione vi si concentrava costantemente.

A somiglianza delle lancette che indicano le ore e che ad ogni minuto corrispondono allo spazio che debbono per correre, il loro spirito, mosso senza posa dall'impulso divino, si trovava istintivamente rivolto verso il nuovo oggetto che si presentava, secondo l'ordine di Dio, a ogni ora del giorno.

Tali erano i moventi segreti del comportamento di Maria, la più semplice e la più abbandonata delle creature.

La risposta che diede all'angelo, quando si limitò a dirgli: Fiat mihi secundum verbum tuum , esprime tutta la teologia mistica dei suoi avi.

Tutto si riduceva, come adesso, al più puro e semplice abbandono dell'anima alla volontà di Dio sotto qualunque forma si presentasse.

Questa elevata eretta disposizione che esprime tutta la profondità dell'anima di Maria risalta mirabilmente in questa semplicissima espressione: Fiat mihi.

Notate come essa si accordi perfettamente con quella che nostro Signore volle che noi avessimo incessantemente sulle labbra e nel cuore: Fiat voluntas tua.

È vero che quanto si esigeva da Maria in quel celebre momento era molto glorioso per lei; ma la prospettiva di qualsiasi gloria non avrebbe fatto nessuna impressione su di lei se la volontà di Dio, la sola capace di commuoverla, non avesse posato su di lei il suo sguardo.

Era questa divina volontà che la guidava in tutto: le sue occupazioni, sia che fossero comuni o particolari, ai suoi occhi non erano che ombre più o meno luminose nelle quali ella trovava costantemente il motivo di glorificare Dio e di riconoscere le operazioni dell'Onnipotente.

Il suo spirito colmo di gioia considerava tutto quello che doveva fare o soffrire in ogni momento come un dono della mano di colui che ricolma di beni un cuore che si nutre di lui solo e non delle qualità e delle apparenze delle cose create.

La potenza dell'Altissimo stese su lei la sua ombra e quest'ombra non era altro che quanto ogni momento le presentava come dovere, come attrattiva o croce.

Non si tratta, infatti, delle ombre alle quali diamo questo nome nell'ordine della natura e che si diffondono sulle cose ma teriali come un velo che ce le nasconde.

Nell'ordine morale e soprannaturale, le ombre, sotto le loro oscure apparenze, nascondono la verità della volontà divina, la sola che meriti la nostra attenzione.

Maria si trovava dunque sempre disposta e così quelle ombre scorrendo sulle sue facoltà, ben lungi dall'ingannarla, colmavano la sua fede in colui che è sempre uguale.

Ritirati pure, arcangelo, anche tu sei un'ombra.

Il tuo compito è finito e tu scompari.

Maria ti oltrepassa e va avanti e tu sei ormai lontano da lei.

Lo Spirito Santo che l'ha pervasa attraverso l'aspetto sensibile di questa missione non l'abbandonerà più.

Ben poco di questa realtà straordinaria appare però nella santa Vergine; almeno non è quello che la Scrittura mette in risalto di lei.

La sua vita ci è presentata esteriormente in modo molto semplice e comune.

Maria fa e soffre quello che fanno e soffrono le persone della sua condizione: va a visitare la cugina Elisabetta e come lei ci vanno gli altri parenti.

Va a farsi iscrivere a Betlemme, e anche gli altri ci vanno e trova rifugio in una stalla, in conseguenza della sua povertà.

Ritorna a Nazareth, da cui l'aveva allontanata la persecuzione di Erode, e qui Gesù e Giuseppe vivranno del loro lavoro assieme a lei.

Ecco il pane quotidiano della Sacra Famiglia.

Ma di quale pane si nutre la fede di Maria e di Giuseppe, qual è il sacramento dei loro sacri momenti?

Che cosa scoprono sotto l'apparenza comune degli avvenimenti che li riguardano?

Quello che è visibile è simile a quanto accade a tutti gli altri uomini; ma l'invisibile che la fede scopre e riconosce è Dio stesso che opera cose grandissime.

O pane degli angeli, manna celeste, perla evangelica, sacramento del momento presente!

Tu dài Dio sotto apparenze tanto vili come una stalla, la mangiatoia, il fieno, la paglia.

Ma a chi ti dài? Esurientes implevit bonis.

Dio si rivela ai piccoli nelle più piccole cose, mentre i grandi, limitandosi all'esteriorità, non lo scoprono nemmeno nelle grandi.

Ma qual è il segreto per trovare questo tesoro, questo granello di senape, questa dracma?

Non c'è nessun segreto; questo tesoro è dovunque e si offre a noi in ogni tempo, in ogni luogo.

Non solo Dio, ma tutte le creature, amiche e nemiche, lo versano a piene mani e lo fanno scorrere attraverso tutte le facoltà dei nostri corpi e delle nostre anime fino al centro dei nostri cuori: apriamo la bocca ed essa ne sarà riempita.

L'azione divina inonda l'universo, penetra in tutte le creature, le colma di sé; dovunque esse sono, lei c'è; le precede, le accompagna, le segue.

Si tratta solo di lasciarsi trasportare dalle sue onde.

Piacesse a Dio che i re e i loro ministri, i principi della Chiesa e del mondo, i preti, i soldati, le persone comuni, in una parola tutti gli uomini conoscessero quanto sarebbe facile arrivare a un'eminente santità.

Non c'è che da adempiere fedelmente gli elementari doveri cristiani e quelli del proprio stato; accogliere con rassegnazione le croci che li accompagnano e sottomettersi all' ordine della Provvidenza in tutto quello che si presenta da fare e da soffrire, senza andarne alla ricerca.

È questa la spiritualità che ha santificato i Patriarchi e i Profeti anche prima che si inventassero tanti metodi e che sorgessero tanti maestri.

È la spiritualità di tutte le età e di tutti gli stati che non possono sicuramente santificarsi in un modo più alto, più straordinario e allo stesso tempo più facile che col semplice uso di quelle cose che Dio, unico direttore delle anime, dà loro da fare o da soffrire in ogni momento, per obbedire alle leggi della Chiesa o a quelle dello stato.

Se si facesse ciò, i preti sarebbero necessari quasi solo per i sacramenti e si potrebbe fare a meno di loro per tutto il resto, perché lo troveremmo nelle nostre mani a ogni istante.

Le anime semplici, che non si dànno tregua nel chiedere consigli sul modo di andare a Dio, sarebbero così liberate dai pesanti e pericolosi fardelli che molti, i quali si compiacciono di dominarle, impongono loro senza necessità.

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