Diario di M. Faustina Kowalska

Indice

+ Un'anima che è uscita da quei tormenti è profondamente umile

La limpidezza della sua anima è grande.

Essa, senza bisogno di rifletterci in certo modo, conosce meglio che cosa in un dato momento occorra fare e che cosa tralasciare.

Avverte il più piccolo tocco della grazia ed è molto fedele a Dio.

Essa riconosce Iddio da lontano e gode di Dio ininterrottamente.

Essa in pochissimo tempo scopre Iddio nelle anime degli altri, in genere in quanti le stanno attorno.

L'anima viene purificata da Dio stesso.

Dio come puro Spirito introduce l'anima in una vita puramente spirituale.

Iddio stesso aveva preparato quest'anima in precedenza e l'aveva purificata, cioè l'aveva resa idonea ad uno stretto rapporto di intimità con Sé.

Secondo un modo spirituale essa ha rapporti di intimità col Signore in un riposo amoroso.

Si rivolge a Lui senza l'uso dei sensi.

Iddio riempie l'anima con la Sua luce.

La sua mente illuminata vede chiaramente e distingue i gradi in questa vita spirituale.

Vede quando si univa a Dio in modo imperfetto, quando vi prendevano parte i sensi e lo spirito era unito ai sensi, sebbene già in maniera superiore e speciale, però imperfetta.

Vi è un'unione col Signore superiore e più perfetta: è quella intellettuale.

Qui l'anima è più riparata dalle illusioni; la sua spiritualità è più profonda e più pura.

In una vita, in cui ci sono i sensi, lì si è più esposti alle illusioni.

L'accortezza sia dell'anima stessa che dei confessori dovrebbe essere maggiore.

Vi sono momenti nei quali Iddio introduce l'anima in uno stato puramente spirituale.

I sensi si spengono e sono come morti.

L'anima è unita a Dio nella maniera più stretta: è immersa nella Divinità.

La sua conoscenza è totale e perfetta; non dettagliata, come prima, ma generale e completa.

Gioisce per questo.

Ma ora voglio parlare ancora dei momenti della prova.

In quei momenti è necessario che i confessori abbiano pazienza con tale anima provata.

Ma la più grande pazienza deve averla l'anima con se stessa.

O mio Gesù, Tu sai quello che prova la mia anima al ricordo di quelle sofferenze.

Talvolta mi sono meravigliata che gli angeli ed i santi restino silenziosi mentre un'anima sopporta simili sofferenze.

Tuttavia essi ci amano in modo particolare in quei momenti.

L'anima mia certe volte ha gridato verso Dio, come un bambino quando la madre nasconde il suo volto ed egli non può riconoscerla e grida con quante forze ha.

O Gesù mio, per queste prove d'amore sia onore e gloria a Te.

Grande ed insondabile è la Tua Misericordia!

O Signore, tutto, quello che hai progettato nei riguardi della mia anima, è pervaso della Tua Misericordia.

Ricordo questa cosa: coloro che vivono insieme non dovrebbero aggiungere sofferenze esterne, poiché in verità quando un'anima ha il calice pieno fino all'orlo, talvolta proprio la goccia che gettiamo noi; nel suo calice sarà esattamente quel di più, che farà traboccare il calice dell'amarezza.

E chi risponde per quell'anima?

Guardiamoci bene dall'aggiungere sofferenze agli altri, poiché questo non piace al Signore.

Se le suore oppure i superiori sapessero o supponessero che una certa anima sta attraversando tali prove e, ciò nonostante, da parte loro le aggiungessero altre sofferenze, peccherebbero mortalmente e Dio stesso rivendicherebbe quell'anima.

Non parlo qui di casi che per loro natura costituiscono peccato, ma parlo di una cosa che in un altro momento non sarebbe peccato.

Stiamo attenti a non avere quelle anime sulla coscienza.

È un grave difetto della vita religiosa e della vita in genere, che quando si vede un'anima che è nella sofferenza, si tende sempre ad aggiungerne ancora di più.

Non parlo di tutti, ma ci sono persone che si comportano così.

Ci permettiamo di esprimere giudizi di ogni genere e parliamo là dove non avremmo mai dovuto dire quello che abbiamo detto.

La lingua è un organo piccolo, ma provoca cose grosse.

La religiosa che non rispetta il silenzio, non giungerà mai alla santità, cioè non diventerà santa.

Non s'illuda.

Se per caso accade che per suo mezzo parla lo Spirito di Dio, allora non è lecito tacere.

Ma per poter ascoltare la voce di Dio bisogna avere la quiete nell'anima ed osservare il silenzio: non un silenzio tetro, ma il silenzio inferiore, cioè il raccoglimento in Dio.

Si possono dire molte cose e non interrompere il silenzio, ed al contrario si può parlar poco ed infrangere continuamente il silenzio.

Oh! che danni irreparabili provoca l'inosservanza del silenzio!

Si fanno molti torti al prossimo, ma soprattutto alla propria anima.

Secondo il mio pensiero e la mia esperienza, la regola del silenzio dovrebbe essere al primo posto.

Iddio non si dona ad un'anima ciarliera che come un fuco nell'alveare ronza molto, ma non produce miele.

Un'anima che chiacchiera molto è vuota nel suo interno.

Non ha né virtù fondamentali, né intimità con Dio.

Non è il caso di parlare di una vita più profonda, della soave pace e tranquillità nella quale abita Iddio.

Un'anima che non ha gustato la dolcezza della quiete interiore, è uno spirito inquieto, e turba la tranquillità degli altri.

Ho visto molte anime negli abissi infernali per non aver osservato il silenzio.

Loro stesse me l'hanno detto, quando ho chiesto loro quale era stata la causa della loro rovina.

Erano anime consacrate.

O mio Dio, quale dolore!

Eppure avrebbero potuto non solo essere in paradiso, ma essere perfino sante.

O Gesù, Misericordia, tremo quando penso che debbo rendere conto della mia lingua.

Nella lingua c'è la vita, ma anche la morte.

E talvolta con la lingua uccidiamo, commettiamo dei veri omicidi; e possiamo ancora considerare ciò una piccola cosa?

Per la verità non riesco a comprendere tali coscienze.

Ho conosciuto una persona, che avendo saputo da un'altra una certa cosa che si diceva di lei … si ammalò gravemente e di conseguenza versò molto sangue e molte lacrime e poi avvenne la dolorosa conclusione che fu causata quindi non dalla spada, ma dalla lingua.

O mio Gesù silenzioso, abbi misericordia di noi.

Sono passata al tema del silenzio, ma non voglio parlare di questo, bensì della vita dell'anima con Dio e della sua risposta alla grazia.

Dopo che l'anima è stata purificata ed il Signore ha rapporti di intimità con lei, ora con tutte le forze tende verso Dio.

Però essa da sola non può niente.

Qui soltanto Iddio dispone tutto; l'anima lo sa; ne è consapevole.

Essa vive ancora in esilio e sa molto bene che possono essere! ancora giornate nuvolose e piovose; ma essa guarda a tutto ciò con un atteggiamento diverso da quello tenuto finora.

Non si rifugia in una pace falsa, ma si slancia nella lotta.

Essa sa di essere di una progenie cavalleresca.

Ora si rende conto meglio di tutto.

Essa sa di essere di stirpe regale: tutto ciò che è grande e santo la riguarda.

+ Una serie di grazie che Dio riversa sull'anima dopo quelle prove di fuoco

Gode di una stretta unione con Dio.

Ha molte visioni sensibili ed intellettuali.

Sente molte parole soprannaturali e talvolta degli ordini precisi.

Ma nonostante queste grazie, non basta a se stessa.

Proprio in quanto Iddio la visita con queste grazie, è esposta a diversi pericoli e può facilmente cadere nella illusione.

Ora dovrebbe pregare Dio perché le mandi una guida spirituale; e non solo pregare per la guida, ma bisogna darsi da fare e cercare un tale condottiero, che conosce le cose, come il condottiero deve conoscere le strade, attraverso le quali deve condurre i suoi soldati in battaglia.

Un'anima che è unita a Dio, bisogna prepararla a grandi ed accaniti combattimenti.

+ Dopo questa purificazione e queste prove, Iddio tratta con l'anima in modo particolare, ma l'anima non collabora sempre con queste grazie.

Non perché essa stessa non voglia collaborare, ma perché incontra così grandi difficoltà esterne ed interne, che ci vuole veramente un miracolo, perché quell'anima si mantenga su quelle altezze.

Ora ha necessariamente bisogno di un direttore spirituale.

Queste difficoltà spesso riempirono la mia anima di dubbi e talvolta anch'io ero spaventata poiché pensavo fra me: « Dopo tutto sono una povera ignorante: molte cose non le conosco, e tanto meno le cose spirituali ».

Però se i dubbi aumentavano, cercavo luce presso un confessore o presso le Superiore.

Ma non ottenevo quello che desideravo.

Quando mi aprii alle Superiore, una di esse92 conobbe la mia anima e la via attraverso la quale il Signore mi vuole condurre.

Quando mi uniformai alle sue indicazioni cominciai a progredire rapidamente sulla via della perfezione.

Purtroppo però la cosa non durò a lungo, quando aprii più a fondo la mia anima, non ottenni quello che desideravo; ed alla Superiora quelle grazie sembrarono inverosimili, quindi non potei attingere più nulla da lei.

Mi disse che non era possibile che Dio avesse rapporti di tale intimità con una creatura.

« Io ho paura per lei, sorella, che si tratti di un'illusione.

Si consigli con un sacerdote ».

Ma il confessore non mi capì e disse: « È meglio che lei parli di queste cose con le Superiore ».

E così andavo dalle Superiore al confessore e dal confessore alle Superiore e non trovavo pace.

Queste grazie divine cominciarono a essere per me una grande sofferenza.

Dicevo talvolta direttamente al Signore: « Gesù, io ho paura di Te.

Non sei per caso un fantasma? ».

Gesù mi tranquillizzava sempre, ma io non sempre mi fidavo.

La cosa strana era che più io non mi fidavo, e più Gesù dava dimostrazione di essere Lui l'artefice di queste cose.

+ Quando mi resi conto che non ottenevo alcuna tranquillità dalle Superiore, decisi di non parlare più con loro di queste cose puramente interiori.

Per l'esterno cercai, da buona religiosa, di parlare di tutto con le Superiore; ma per quanto riguarda la necessità dell'anima, d'ora in poi parlerò solo in confessione.

Per molti ed assai ragionevoli motivi ho capito che una donna non è portata a discernere questi misteri.93

Mi sono esposta a tante sofferenze che avrei potuto evitare.

Per molto tempo sono stata ritenuta invasata dallo spirito maligno e venivo guardata con commiserazione.

La Superiora poi aveva messo in atto certi accorgimenti cautelativi nei miei confronti.

Era giunto alle mie orecchie che le suore mi tenevano d'occhio come tale, come indemoniata.

E tutt'attorno mi si oscurò l'orizzonte.

Cominciai ad evitare quelle grazie divine, ma che potevo fare?

Dopotutto non era in mio potere.

Improvvisamente fui presa da un così profondo raccoglimento che, malgrado la mia volontà, sprofondai in Dio ed il Signore mi trattenne presso di Sé.

Nei primi momenti la mia anima è sempre un po' spaventata, ma poi viene riempita da una calma e da una forza singolare.

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92 Probabilmente M. Michaela Moraczewska, superiora generale della congregazione, o Sr. Maria Giuseppina Brzoza, maestra delle novizie ( note 16 e 30 )
93 Santa Faustina sottolinea che coi superiori si dovrebbe trattare solo delle cose esterne, mentre delle proprie vicende intcriori bisogna parlare solo col direttore della propria anima.