Fratel Teodoreto Prof. Giovanni Garberoglio

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Gli ultimi anni. Serenità e gioia nel dolore

Gli ultimi anni della vita del Fratel Teodoreto furono caratterizzati da una piena maturazione spirituale, attraverso la malattia e le prove interiori cagionategli dalle difficoltà incontrate nello sviluppo delle sue opere, che lo spinsero sempre più ad un perfetto distacco e ad un totale abbandono nelle mani dell'" Amabilissimo Signore Gesù Crocifisso".

Una provvidenziale guida spirituale lo aiutò decisamente a fare di Gesù vivente nell'Eucaristia il centro dei propri pensieri e degli affetti più ardenti, l'oggetto della più filiale confidenza e la sorgente della pace interiore.

Nei lunghi anni della sua vita tutta dedita all'apostolato più ardente, senza mai perdere di vista la sua personale santificazione Fratel Teodoreto fu spesso visitato dalle malattie.

Soffrì particolarmente di nefrite, con numerose ricadute: mai però egli perse la sua abituale serenità e rassegnazione alla volontà di Dio.

Il 12 aprile 1942 era a letto ammalato. Un catechista che era andato a visitarlo così esprime la sua impressione: " Ha un aspetto raggiante, e dice che Gesù nel giorno di Venerdì Santo gli ha voluto presentare un regalino, facendolo ricadere per la dodicesima volta sulla sua consueta malattia".

Anche da infermo cercò il modo di farsi dei meriti e di dare in tutto il buon esempio.

Racconta un suo confratello che si trovò spesso al suo capezzale: " Nelle ore più gravi mi diceva umilmente: " Se faccio qualche cosa che possa dispiacere a Gesù, mi avverta ".

" Più volte le preghiere ottennero la sua guarigione, ed Egli diceva allora: " Se fossi partito, non avrei più dato fastidio a nessuno".

Però subito soggiungeva: "Se il Signora desidera che resti ancora per lavorare, eccomi pronto ".

" Tormentato dalla sete, che la nefrite con la febbre acuisce grandemente, chiedeva spesso acqua fresca. Io, temendo che avesse a fargli male, osai dirgli una volta che Gesù in Croce, pure assetato, non volle bere. Da quel giorno, quando la sete lo tormentava maggiormente, mormorava solo: " Se crede di darmi in un po' d'acqua e vino..." ".

Ma un altro male più grave si aggiunse alla nefrite negli ultimi anni della sua vita.

Nell'agosto del 1949, infatti, fu colpito da emorragia cerebrale : poté riprendersi lentamente, ma rimase per sempre offeso nell'uso della parola.

Un secondo attacco lo colpì nel gennaio del 1954, più grave e pericoloso: restò a letto per più di un mese, poi lentamente si riebbe e il pericolo parve scongiurato.

Purtroppo, invece, nel mese di maggio dello stesso anno aveva una ricaduta fatale.

Egli l'accolse col suo solito sorriso e con la più perfetta rassegnazione; e veramente il Signore volle chiedergli un ultimo grande sacrificio.

Il giorno 9 maggio 1954 alla Casa di Carità Arti e Mestieri si doveva celebrare una ricorrenza tanto cara al cuore di tutti i Catechisti: il quarantennio della fondazione della Unione.

Quanti ricordi rivivevano nel loro animo, ripensando a quel lontano inizio, alle fatiche e alle prove superate con l'aiuto di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata!

E con quanta gioia Fratel Teodoreto si sarebbe trovato in mezzo a loro per lodare e ringraziare di tutto il Signore, promettendo nuovo slancio e generosità per l'avvenire!

Invece tanto al padre che ai figli veniva chiesto il sacrificio della sua assenza.

Stavano per incominciare i Suoi ultimi giorni.

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