Testimonianza giurata di Don Pasquale Lajolo
pronipote del Servo di Dio

Oasi dell'Immacolata
Casa Diocesana di Esercizi Spirituali
Via U. Foscolo, 21 - Tel. 211.700
14100 Asti

Testimonianza

Asti, 1° maggio 1983.

Io sottoscritto Sac. Prof. Don Lajolo Pasquale, Direttore dell'Oasi dell'Immacolata, a richiesta della Postulazione della Causa di Beatificazione del Servo di Dio Fratel Teodoreto Garberoglio, posso affermare in piena coscienza in riferimento al Votum Promotoris Generalis Fidei, N° 20, quanto segue:

Udii più volte dalla mia compianta Mamma Garberoglio Eleonora in Lajolo nipote di Fratel Teodoreto, parlare della sua Nonna ( e Mamma di Fratel Teodoreto ).

Donna di profonda pietà e rigorosa pratica cristiana, ad una certa età fu presa da periodici ma gravi disturbi psichici per cui passava mensilmente un certo numero di giorni in uno stato penoso di piena incoscienza.

Manifestazioni tipiche di tale stato, quella di raccogliere varie suppellettili e biancheria di casa e portarle lontano presso qualche famiglia, il pretendere che anche la capretta stesse lì ferma e quieta accanto a lei quando s'inginocchiava a pregare dinanzi ad un certo piloncino con immagine sacra ( in regione Volpino ) ai margini della strada agreste che percorreva spesso per recarsi in una delle sue vigne, il non più distinguere tra porte e finestre della propria casa scambiando le une per le altre ( quest'ultimo esempio lo appresi da un'altra parente insegnante ).

In tale stato confusionale si recò più volte a Torino con l'intenzione di ricondurre a casa il suo Giovanni ( Fratel Teodoreto ) che lei stessa aveva coraggiosamente accompagnato al Noviziato di La Villette in Savoia dove l'aveva lasciato con commozione, ma con quella forza d'animo e quella certa severità che la caratterizzavano: al Figlio il quale, preso da commozione al momento del distacco definitivo dalla Mamma che ripartiva sola, s'era mostrato disposto a tornare con lei, ribatté semplicemente in tono perentorio: « Ah no! Hai voluto venire, adesso rimani » e senz'aggiungere altro se ne uscì e ripartì sola.

Quando Fratel Teodoreto se la vedeva arrivare a Torino in quelle condizioni la riaccompagnava dolcemente al paese, e poi tornava in comunità non senza preoccupazione raccomandando vivamente ai parenti di seguirla con pazienza e molta attenzione in quei periodi.

A tale scopo aveva rinunciato in loro favore a certe terre che a Lui spettavano per eredità.

Malgrado ciò, quello che il Figlio temeva forse di più accadde purtroppo tragicamente: Un giorno tornando dalla campagna i parenti che l'avevano in custodia non la trovarono ad attenderli sull'aia come altre volte; le due zoccole proprio là ai piedi del pozzo li misero subito in grave sospetto confermato poco dopo dal ritrovamento del cadavere nel pozzo.

Probabilmente, mi diceva la mia buona Mamma, vi era caduta nel tentativo di entrare in casa attraverso la finestra ovvero nello stato di confusione mentale aveva scambiato l'apertura del pozzo per la finestra della casa.

Nessun testimone della disgrazia, nessuna certezza, ma neanche scandalo da parte di nessuno data la notorietà delle sue condizioni.

Quando il Figlio giunse da Torino nella serata trovò molte persone, parenti e conoscenti, che secondo l'uso erano lì per vegliare la salma nella notte; egli pregò tutti di ritirarsi desiderando restare solo con la povera Madre.

La mattina dopo Io trovarono ancora là in ginocchio come l'avevano lasciato la sera.

Questo, con la maggior esattezza possibile, quanto dalla mia compianta Mamma sentii raccontare più volte.

Essa era figlia di Giacinta, sorella di Fratel Teodoreto, che manifestava per la nipote una predilezione particolare per il fatto che della propria Nonna e Mamma di Fratel Teodoreto, portava il nome: Eleonora.

Spesso la prima visita dello Zio quando veniva in paese era per Lei.

In fede.

Sac. Prof. Don Lajolo Pasquale

Giurato e firmato in mia presenza.

Torino, 2 maggio 1983.
Mons. Giovanni Luciano, Not.

l. s