L'ideale cristiano e religioso

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Ripetizione degli atti di desiderio

Daniele ricevette comunicazione del mistero di Cristo, perché egli era uomo di desideri.

Un'anima che desidera Gesù non può mancare d'entrar profondamente nel conoscimento e nel gusto dei suoi misteri.

Il desiderio rimuove gli ostacoli; apre la porta dell'anima, rispetto alla quale si verifica il detto dell'Apocalisse:

Ecco che io sto alla porta, e picchio: se qualcuno udirà la mia voce, e mi aprirà la porta, entrerò a lui, e cenerò con lui, ed egli con me ( Ap 3,20 ).

Il desiderio dilata l'anima e l'adatta all'oggetto desiderato: esso, per così dire, la rende degna di Dio.

Il Padre celeste si compiacque di assicurarlo a S. Caterina da Siena, dicendo:

« Nessuna virtù può meritarvi la vita eterna se voi mi servite in modo finito, perché io, Dio infinito, voglio esser servito in modo infinito: ora voi d'infinito non avete che il desiderio e lo slancio dell'anima vostra ».

Ma, diceva ancora, « questo desiderio, come tutte le altre virtù, non ha valore che per Cristo Crocifisso, mio unigenito Figliuolo » (S. Caterina da S. Dialogo, 4 e 92 ).

Nel tabernacolo, come già sotto i portici del Tempio, Gesù sembra stare in piedi e nell'atto di gridare alle turbe:

Se qualcuno ha sete venga a me e beva ( Gv 7,37 ).

Eccitiamo dunque in noi desideri ognora più frequenti, ognora più affocati.

L'anima nostra sia sempre volta all'Eucaristia.

Viviamo in stato di desiderio, in stato d'aspirazione.

Questa sete del divino è una grazia di Dio.

Chi farà nascere dal povero suolo dell'anima nostra questi desideri tanto santi quanto audaci?

Lo Spirito Santo.

È lui che dirige l'anima nostra a Dio.

Perché ciò che dobbiamo desiderare, noi non lo sappiamo.

Ma lo Spirito prega in noi con gemiti inenarrabili, ed è Lui che grida in noi: Padre! Padre!

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