Pensieri sulle Regole e Costituzioni 1949

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Esercizi di pietà

Condizioni interiori

L'intenzione.

L'intenzione dev'essere sempre quella del fine, ché l'orazione resta sempre un mezzo e non fine in sé.

L'intenzione deve essere retta e pura, non cercando che la gloria di Dio e il vero bene dell'anima, senza preoccupazioni personali, senza rientrare su di sé, con la sola vista di piacere a Dio con umiltà, confidenza, abbandono.

L'attenzione.

L'attenzione dev'essere molto desta, attiva, sostenuta per poter concentrare e applicare le potenze dell'anima alla conversazione divina.

Tutto questo richiede innanzi tutto il disimpegno " da tutte le cose che traggono l'anima al di fuori" ( S. Tommaso ) per poter attendere con facilità alle cose di Dio;

in seguito si richiede solitudine esteriore e interiore, raccoglimento abituale e l'insieme degli sforzi necessari per mettersi in orazione e per mantenere l'attenzione nel corso di essa fino alla fine.

"Darsi all'orazione è liberare i propri pensieri e i propri affetti dalla terra e dal mondo per fissarli in Dio al disopra di ogni essere creato visibile e invisibile" ( P. de Cloriviere ).

L'attività personale

L'attività personale come ogni attività creata suppone l'attività di Dio e la nostra corrispondenza.

L'attività di Dio preveniente e concomitante è l'opera della grazia che deriva dalla grazia generale dell'adozione, dalla grazia più particolare della vocazione, chiamata alla "miglior parte", da una grazia speciale di vocazione all'Istituto, invito all'intimità del suo Cuore.

"Non vi chiamerò più miei servi, ma miei amici" ( Gv 15,15 ):

di qui un insieme di privilegi, illustrazioni dello spirito, mozioni della volontà che sono propri dell'azione dello Spirito Santo nelle anime nostre.

All'attività di Dio deve corrispondere la nostra attività.

Dio opera, l'anima riceve e corrisponde.

Questa corrispondenza in dipendenza dell'azione divina è necessaria, ma i modi di corrispondere sono diversi.

Il suo oggetto abbraccia la preparazione dell'orazione, l'orazione stessa e i suoi frutti.

Necessità dell'attività

La necessità di questa attività personale deriva dalle condizioni normali della natura umana.

San Tommaso dice che "la perfezione dell'essere capace di operare; è nell'azione"

"La Beatitudine è un'operazione poiché essa è l'ultima perfezione dell'uomo e finché gli uomini sono sulla terra la loro perfezione è nell'opera che li unisce a Dio"

"Se, nell'orazione, le anime sono senza conoscenza e senza amor di Dio, senza sentimenti né movimenti per la sua suprema bontà, esse non sono in realtà che in un puro ma pericoloso ozio e sarebbe certamente molto più utile per esse l'esercitarsi all'amor di Dio con qualche lettura di pietà anziché perdere così il tempo" ( c.f. Masseuliè ) S. Tommaso chiama questo falso riposo il "nido del diavolo".

Il P. Lallement nota nella sua dottrina spirituale ( Cap.4 ):

"Si dice che negli ultimi gradi dell'orazione non si fanno più atti, ciò non è rigorosamente vero perché se ne fa sempre qualcuno, ma in un modo più elevato, più semplice e come impercettibile.

Un'intera sospensione di ogni atto è un puro ozio dannosissimo".

Suarez ritiene inverosimile "che non vi sia come un certo rinnovamento d'atti soprattutto di sentimenti.

È molto raro che un atto semplice duri molto tempo"

Si deve notare che certi atti sono lenti e come impercettibili, ma sono sempre un'attività:

è di questo genere la preoccupazione costante dello scienziato che prepara la scoperta scientifica, la contemplazione silenziosa della madre rivolta al suo bimbo addormentato.

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