Pensieri sulle Regole e Costituzioni 1949

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Esercizi di pietà

Forme dell'orazione

Meditazione.

Nella pratica, l'attività complessa delle potenze dell'anima nell'orazione, può riassumersi a tre forme:

meditazione, contemplazione, applicazione dei sensi.

La meditazione propriamente detta, nella quale intervengono le tre potenze dell'anima:

la memoria che ricorda il fatto da meditare, l'intelligenza che ragiona per trarne delle conclusioni, la volontà che si commuove e poi passa agli atti d'amore, si decide e prende delle risoluzioni.

Attività che resta libera nelle sue modalità e corrisponde ad ogni attività naturale d'ordine spirituale, reazione abituale e normale dinanzi ai fatti esteriori.

La meditazione è un'attitudine naturale di fronte ad un fatto, essa richiede attenzione e soavità.

"Bisogna pensare soavemente alle cose divine" ( S. Ignazio ).

La meditazione non ha altro fine che di preparare il terreno dell'anima e disporla a ricevere la semenza della verità e l'azione fecondatrice della grazia.

Si termina con un colloquio che riassume e conclude.

Nella vita di S. Margherita Maria è indicato il modo con cui Gesù le insegnava a meditare.

"Mi faceva prostrare umilmente dinanzi Lui ( mettersi alla presenza di Dio );

dopo Gli offrivo la mia orazione perché Gli fosse gradita (orazione preparatoria o atto della prima parte).

Dopo Egli si presentava a me nel mistero sul quale voleva farmi meditare.

In fine mi sentivo consumare da un violento desiderio di amarLo, di consumarmi alla presenza di Nostro Signore come un cero ardente, per renderGli amore per amore" ( corpo della meditazione e colloquio finale ).

Contemplazione

La contemplazione è la forma di orazione nella quale si esercitano soprattutto la volontà affettiva.

Essa ha per oggetto un fatto o una parola storica tratta ordinariamente dal Vangelo, o dall'antico Testamento o dalla vita dei Santi.

Essa si attua specialmente di fronte ad un mistero, lo si rende presente, lo si penetra nell'insieme e anche nei particolari.

L'anima si intrattiene con dolcezza e sovente senza "rumori di parole" con Nostro Signore o la SS. Vergine;

con semplicità di cuore, impara così a meglio conoscerli e si affeziona a ciò che Essi hanno scelto, amato, praticato.

La SS. Vergine ripassava nel suo cuore tutti i misteri della vita di Nostro Signore.

"Ella ne gustava la bellezza, ne godeva il profumo e, modello delle anime contemplative, insegnava la contemplazione alle anime pure dando loro, col suo esempio, il modo di acquistare l'intelligenza dei misteri del Verbo Incarnato".

Differenze

Tra la contemplazione e la meditazione vi sono differenze che conviene far notare in vista di indicazioni da dare alle anime secondo il loro orientamento, le loro tendenze o attrattive particolari.

Differenze che si riferiscono sulla scelta dei soggetti e del modo di svolgerli.

La meditazione si riferisce ordinariamente ad una verità e al frutto da ricavarne, essa ha uno scopo prefisso, un'idea alla quale è legata;

procedendo con ordine e facendo dominare l'attività della ragione essa è utilissima e quasi indispensabile ai principianti.

Essa conduce a una o due conclusioni pratiche secondo il bisogno preciso dell'anima e le sue ricerche.

La contemplazione si riferisce ad un fatto, essa non ha altro scopo che di studiarlo, penetrarsene, senza idee prefisse essa prende tutti i pensieri che si presentano, li approfondisce senza cercare di legarli tra loro.

Più libera della meditazione essa ricorre meno alla ragione che all'immaginazione, alla sensibilità, alla volontà affettiva, essa conduce a conclusioni diverse secondo il suo oggetto o le disposizioni stesse dell'anima.

Per farlo bene bisogna avere il cuore ordinariamente orientato verso le cose di Dio e l'anima veramente interiore, perché porti il suo vero frutto e non finisca in divagazioni o pie sentimentalità.

Applicazione dei sensi

La contemplazione si avvicina all'applicazione dei sensi perché è più semplice e si accontenta di considerare e gustare col cuore senza ragionare.

L'applicazione dei sensi richiede pure che il cuore sia tutto a Dio sotto l'influenza abituale delle cose soprannaturali;

essa suppone il raccoglimento abituale e aiuta a conservarlo abituando l'anima a una presenza continua, semplice e tutta intima di Dio.

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