Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo decimo - VI

VI. Libertà di Cristo e libertà dell'uomo

La libertà, abbiamo visto, consiste nel potere autonomo e creatore di scegliere e di decidere: questo potere fa dell'uomo un essere responsabile.

È nell'orientamento che da alla sua esistenza e nelle opzioni che determinano questo orientamento, che si esercita soprattutto la libertà dell'uomo.

Ora, anche qui, il mistero di Cristo ci situa di colpo nel cuore del dramma della libertà.

Il racconto della triplice tentazione, per esempio, ci dimostra i due orientamenti possibili dell'esistenza umana, e le due opzioni: il dono di sé a Dio oppure l'autosufficienza, il ripiegamento su di sé, l'isolamento.

In primo piano, si tratta di due concetti messianici: quello di un Messia umile e servitore, o quello di un Messia terreno e trionfante.

Ma l'episodio mira più lontano.

Ha per teatro la coscienza di Gesù, davanti a Dio.

Il dilemma è il seguente; la sottomissione alla parola di Dio o l'autonomia che si chiude; la disponibilità alla volontà di Dio o la sottomissione di Dio ai progetti dell'uomo: l'obbedienza che adora i disegni del Padre o la potenza personale che si afferma.

Il battesimo ha aperto a Gesù la via dell'obbedienza filiale.

Si tratta ora di entrarvi effettivamente e di viverla.

Il comportamento di Gesù nel suo ministero presso gli uomini non farà che ratificare la scelta radicale effettuata nell'intimità della sua coscienza.

Il Messia obbediente sarà il Servo sofferente: il Messia ribelle sarebbe stato il Messia dominatore e glorioso.

L'orizzonte della tentazione di Gesù non è soltanto il ricordo della tentazione d'Israele nel deserto, ma anche l'evocazione di tutta la storia della salvezza, della storia che si ripete senza fine nei rapporti di ogni uomo con Dio, nel gioco dell' opzioni: è la storia di Adamo, di Abramo, di Giobbe, di Davide, di ciascuno di noi.

Cristo illumina il passato d'Israele, che si concentra in lui, ma è nello stesso tempo, se così si può dire, il paradigma, l'esempio tipico del dramma di ogni coscienza umana.

È il « tentato » per eccellenza, cioè l'uomo in cui la scelta fondamentale tra Dio e l'uomo, tocca il suo vertice di intensità e di lucidità.

La sua coscienza è il teatro dell'opzione decisiva che attraversa ogni vita umana; essere complice del mondo, della carne, dell'orgoglio umano oppure fidarsi di Dio, appoggiarsi alla sua parola, perdersi in lui per vivere in lui.

Il dramma dell'esistenza umana, che culmina nella morte, si snoda lungo tutto il corso della vita.

L'uomo usa della sua libertà per i inchiudersi nel suo mondo ( denaro, potere, piacere ), e allora rimane nelle tenebre e diventa schiavo degli idoli che ha costruito; oppure riconosce la sua indigenza, come quei « piccoli » che hanno accesso al Regno, si apre a Dio in cui riconosce, l'Assoluto, e allora è libero di fronte al mondo e ai suoi idoli.

Non vi è vera libertà che quella dei figli del Padre, che hanno in sé, come Cristo, uno Spirito filiale, che fa loro dire: « Padre, quello che tu vuoi » ( Mc 14,36 ).

Il cristiano, il quale riconosce che il senso della sua esistenza e del suo agire non si realizza pienamente che in Gesù Cristo, adotta, come Cristo, uno stile di vita filiale.

L'orientamento della sua libertà lo vive in termini di vocazione, di sequela Christi.

La certezza di ricevere da Cristo un dono senza ambiguità, cioè lo Spirito d'amore, che ci libera dai nostri egoismi, gli conferisce la possibilità di essere pienamente libero.

La sua autonomia responsabile, non è abolita, ma si esercita nella luce di una rivelazione sul significato profondo della sua esistenza, cioè la liberazione dalla condizione di peccato, e l'appello alla vita dello Spirito.

Il suo agire è animato dallo Spirito d'amore; e perché ama ciò che gli è domandato, sfugge alle costrizioni della legge; o piuttosto la sua legge è l'amore.

« Là dove vi è lo Spirito del Signore, là è la libertà » ( 2 Cor 3,17 ).

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