Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se in Dio a un termine essenziale si possa aggiungere la voce restrittiva solo

In 1 Sent., d. 21, q. 1, a. 1

Pare che in Dio ai termini essenziali non si possa aggiungere la voce restrittiva solo.

Infatti:

1. Secondo il Filosofo [ Elench. 2,3 ], solo è « chi non è con altri ».

Ma Dio è con gli angeli e con le anime sante: perciò non possiamo dire che Dio è solo.

2. Tutto ciò che in Dio si aggiunge a un termine essenziale può essere attribuito tanto alle singole persone quanto a tutte e tre insieme: infatti, siccome con verità si può dire che Dio è sapiente, così possiamo dire: il Padre è Dio sapiente, e la SS. Trinità è Dio sapiente.

Ora, S. Agostino [ De Trin. 6,9.10 ] afferma: « Va presa in considerazione la sentenza secondo cui il Padre non è il solo vero Dio ».

Quindi non si può dire Dio solo.

3. Se la voce solo viene aggiunta a un termine essenziale, ciò viene fatto in rapporto a un predicato o personale o essenziale.

Ora, non [ lo si può fare ] in rapporto a un predicato personale: infatti la proposizione: solo Dio è Padre è falsa, poiché anche l'uomo è padre.

E neppure in rapporto a un predicato essenziale.

Perché se fosse vera la proposizione: solo Dio crea, sarebbe vera anche quest'altra: solo il Padre crea, poiché tutto ciò che si può dire di Dio si può dire anche del Padre.

Ma quest'ultima proposizione è falsa, perché anche il Figlio è creatore.

Quindi, parlando di Dio, la voce solo non può essere aggiunta a un termine essenziale.

In contrario:

S. Paolo [ 1 Tm 1,17 ] dice: « Al Re dei secoli, al solo incorruttibile, invisibile e unico Dio [ onore e gloria nei secoli dei secoli ] ».

Dimostrazione:

La dizione solo può essere presa come categorematica e come sincategorematica.

Si dice categorematica quella dizione che in modo assoluto afferma di un soggetto il suo significato: come bianco è affermato dell'uomo nell'espressione l'uomo è bianco.

Se dunque la dizione solo è presa in questo senso, in Dio non può essere assolutamente aggiunta ad alcun termine: poiché ne affermerebbe la solitudine in senso assoluto, e così Dio sarebbe solitario; il che è contro quanto abbiamo già spiegato [ a. prec. ].

- Si dice invece sincategorematica quella dizione che implica il rapporto del predicato col soggetto, come ogni o nessuno.

E così è per la dizione solo: poiché esclude ogni altro soggetto dalla partecipazione di quel predicato.

Come quando si dice: solo Socrate scrive, non si vuole intendere che Socrate sia solitario, ma che nessuno gli è compagno nello scrivere; quantunque si trovi in compagnia di molti.

Ora, nulla impedisce di aggiungere a un termine essenziale in Dio la voce solo presa in questo senso, in quanto si esclude ogni altra cosa che non sia Dio dalla partecipazione di un predicato: come quando diciamo che solo Dio è eterno, poiché nient'altro all'infuori di Dio è eterno.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene gli angeli e le anime sante siano sempre con Dio, tuttavia senza la pluralità delle persone Dio sarebbe solo, cioè solitario.

La solitudine infatti non è tolta dalla presenza di soggetti di diversa natura: come si usa dire che uno è solo nel giardino, sebbene vi siano molte piante e molti animali.

E allo stesso modo, nonostante la presenza degli angeli e degli uomini, si potrebbe affermare che Dio è solo o solitario nella natura divina se non ci fossero più persone.

Quindi la compagnia degli angeli e delle anime non esclude da Dio la solitudine presa in senso assoluto; e molto meno la solitudine in senso relativo, cioè in rapporto a un predicato.

2. Propriamente parlando, l'aggettivo solo non si riferisce al predicato, che si applica come una forma: [ solo ] si riferisce infatti al soggetto, in quanto esclude altri soggetti da ciò a cui è aggiunto.

Invece l'avverbio soltanto, essendo semplicemente restrittivo, può stare unito tanto al soggetto quanto al predicato.

Infatti possiamo dire: soltanto Socrate corre, cioè nessun altro [ corre ], e anche: Socrate corre soltanto, cioè non fa nient'altro.

Perciò, volendo parlare con proprietà, non si può dire: il Padre è il solo Dio, oppure: la Trinità è il solo Dio, a meno che non si voglia sottintendere un'aggiunta nel predicato, p. es.: la Trinità è il Dio che è il solo Dio.

E in tal modo potrebbe essere vera anche la proposizione: il Padre è quel Dio il quale solo è Dio, se il pronome relativo [ il quale ] si riferisce al predicato [ Dio ] e non al soggetto [ Padre ].

Ora, quando S. Agostino afferma che non il Padre, ma la SS. Trinità è il solo Dio, parla da commentatore, come se dicesse che il testo: « Al Re dei secoli, al solo invisibile Dio » non va riferito alla persona del Padre, ma a tutta la Trinità.

3. In ambedue i modi l'aggettivo solo può essere aggiunto a un termine essenziale.

Infatti la proposizione solo Dio è Padre ha due significati.

Poiché Padre può indicare la persona del Padre; e allora la proposizione è vera, dato che l'uomo non è quella persona.

Oppure può indicare soltanto la relazione, e allora la proposizione è falsa, poiché la relazione di paternità si trova, sebbene non in senso univoco, anche in altri soggetti.

- Così pure è vera anche quest'altra proposizione: solo Dio crea; ma non ne viene la conclusione: dunque solo il Padre.

Poiché, come dicono i dialettici, la dizione restrittiva immobilizza il termine a cui viene applicata, in modo che non si possono sostituire ad esso i soggetti particolari [ contenuti sotto quel termine universale ].

Infatti dall'affermazione: solo l'uomo è un animale razionale mortale non si può concludere: dunque solo Socrate.

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