Summa Teologica - I

Indice

Articolo 3 - Se i nomi essenziali si predichino al singolare delle tre Persone

In 1 Sent., d. 9, q. 1, a. 2

Pare che i nomi essenziali, come p. es. Dio, non si predichino delle tre Persone al singolare, ma al plurale.

Infatti:

1. Come uomo significa avente l'umanità, così Dio significa avente la divinità.

Ma le tre Persone sono tre aventi la divinità.

Quindi si deve dire che le tre Persone sono tre dèi.

2. Nella Genesi [ Gen 1,1 ], dove si legge: « In principio Dio creò il cielo e la terra », il testo originale ebraico ha Elohim, che significa dèi o giudici.

E si dice così a motivo della pluralità delle Persone.

Quindi le tre Persone sono più dèi e non un solo Dio.

3. Il termine cosa usato da solo indica la sostanza.

Ora, cosa viene posto al plurale parlando delle tre persone: infatti S. Agostino [ De doctr. christ. 1,5 ] dice: « Le cose di cui si deve godere sono il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo ».

Quindi anche gli altri nomi essenziali si possono attribuire al plurale alle tre Persone.

4. Come Dio significa un soggetto che ha la natura divina, così persona significa [ in modo più generico ] un sussistente di qualsiasi natura intellettuale.

Ora, noi diciamo tre Persone, quindi, per lo stesso motivo, possiamo dire tre dèi.

In contrario:

Sta scritto [ Dt 6,4 ]: « Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo ».

Dimostrazione:

Fra i termini essenziali alcuni indicano l'essenza come sostantivi, altri invece come aggettivi.

I sostantivi si predicano delle tre Persone soltanto al singolare, e non al plurale; gli aggettivi invece si predicano di esse al plurale.

- E questo perché i sostantivi indicano le cose come sostanze, gli aggettivi invece le esprimono come accidenti inerenti a un soggetto.

Ora la sostanza, come di per sé ha l'essere, così di per sé sola è singolare o plurale.

Quindi l'unità o la pluralità del sostantivo si desume dal concetto stesso espresso nel nome.

Gli accidenti invece, come hanno l'essere nel soggetto [ a cui appartengono ], così da esso ricevono la loro singolarità o pluralità: per cui la singolarità o la pluralità degli aggettivi dipende dal soggetto.

Ora, nelle creature non ci può essere una forma che sia unica per più suppositi, a meno che non si tratti di un'unità di aggregazione, p. es. della forma di una moltitudine organizzata.

Quindi i nomi che esprimono tale forma, se sono sostantivi, si predicano al singolare di più soggetti; non invece se sono aggettivi.

Quindi diciamo che molti uomini sono un collegio, o un esercito, o un popolo; diremo invece che molti uomini sono collegati.

Ora, quando parliamo di Dio, si è già osservato [ a. prec. ] che l'essenza divina viene denominata a modo di forma, forma semplice e massimamente una, come pure si è dimostrato [ q. 3, a. 7; q. 11, a. 4 ].

Quindi i sostantivi che indicano l'essenza divina vengono attribuiti alle tre Persone al singolare e non al plurale.

Quindi la ragione per cui diciamo che Socrate e Platone e Cicerone sono tre uomini, mentre non diciamo che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono tre dèi, ma un solo Dio, è questa: che in quei tre suppositi della natura umana vi sono tre nature umane, mentre nelle tre Persone divine vi è un'unica natura divina.

I termini essenziali che sono aggettivi si predicano invece al plurale delle tre [ Persone ], data la pluralità dei suppositi.

Quindi diciamo tre esistenti, o tre sapienti, tre eterni, increati o immensi se questi termini sono presi come aggettivi.

Se invece vengono presi come sostantivi, allora affermiamo « un unico increato, immenso ed eterno » come è detto nel simbolo atanasiano.

Analisi delle obiezioni:

1. Quantunque Dio e avente la divinità significhino la stessa cosa, è però diverso il loro modo di esprimerla: poiché Dio è un sostantivo, mentre avente la divinità è un [ participio che fa da ] aggettivo.

Quindi, sebbene vi siano tre aventi la divinità, non ne segue che vi siano tre dèi.

2. Le varie lingue hanno un diverso modo di esprimersi.

Come dunque i Greci per la pluralità dei soggetti dicono tre ipostasi, così in ebraico si dice Elohim al plurale.

Noi invece non usiamo dire al plurale né dèi né sostanze, affinché il plurale non ricada sulla natura [ divina ].

3. Il termine cosa è uno dei trascendentali.

Per cui quando indica le relazioni divine viene usato al plurale; quando invece sta a indicare la sostanza divina si costruisce al singolare.

Ed è per questo che S. Agostino nel passo riferito aggiunge che « la stessa Trinità è una cosa somma ».

4. La forma indicata dal termine persona non è l'essenza o la natura, ma la personalità.

Essendo quindi tre le personalità, ossia le proprietà personali, nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, essa si predica dei tre al plurale e non al singolare.

Indice