Summa Teologica - I

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Articolo 5 - Se gli angeli conoscano i misteri della grazia

In 4 Sent., d. 10, q. 1, a. 4, sol. 4; In Ephes., c. 3, lect. 3

Pare che gli angeli conoscano i misteri della grazia.

Infatti:

1. Il più alto fra tutti i misteri è il mistero dell'incarnazione di Cristo.

Ora, gli angeli conobbero tale mistero fin da principio: poiché, come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 5,19 ], « questo mistero rimase nascosto in Dio per tutti i secoli, in modo però che i principati e le potestà celesti ne ebbero notizia ».

E l'Apostolo [ 1 Tm 3,16 ] afferma che « apparve agli angeli il grande mistero della pietà ».

Quindi gli angeli conoscono i misteri della grazia.

2. I disegni di tutti i misteri della grazia sono contenuti nella sapienza divina.

Ma gli angeli vedono la stessa sapienza di Dio, che è la sua essenza.

Quindi essi conoscono i misteri della grazia.

3. I profeti, come insegna Dionigi [ De cael. hier. 4,2 ], sono istruiti dagli angeli.

Ma i profeti conobbero i misteri della grazia: si legge infatti nella Scrittura [ Am 3,7 ]: « Il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo consiglio ai suoi servitori, i profeti ».

Quindi gli angeli conoscono i misteri della grazia.

In contrario:

Nessuno impara ciò che già conosce.

Ma gli angeli, anche i supremi, scrutano e apprendono i misteri della grazia: infatti Dionigi [ De cael. hier. 4,3 ] afferma che la Scrittura « parla di alcune nature celesti che pongono una domanda a Gesù, e apprendono la scienza delle sue operazioni su di noi, e Gesù insegna loro senza alcun intermediario ».

E lo dimostra mediante quel passo di Isaia [ Is 63,1 ] dove agli angeli che chiedono: « Chi è costui che viene da Edom? », Gesù risponde: « Io che parlo con giustizia ».

Quindi gli angeli non conoscono i misteri della grazia.

Dimostrazione:

Negli angeli c'è una doppia conoscenza.

Una conoscenza naturale che permette loro di conoscere le cose sia per mezzo della propria essenza, sia per mezzo di specie innate.

E con tale conoscenza gli angeli non sono in grado di conoscere i misteri della grazia.

Questi misteri infatti dipendono dalla sola volontà di Dio: ora, se un angelo non può conoscere i pensieri di un altro angelo, in quanto dipendenti dalla volontà di quest'ultimo, molto meno potrà conoscere quanto dipende dalla sola volontà di Dio.

- E in questo senso ragiona l'Apostolo [ 1 Cor 2,11 ]: « Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui?

Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio ».

C'è però un'altra conoscenza negli angeli, che li rende beati, per mezzo della quale contemplano il Verbo e le cose nel Verbo.

E in questa visione essi conoscono i misteri della grazia; non tutti però, e non tutti ugualmente, ma nella misura in cui Dio vuole ad essi rivelarli, secondo il detto dell'Apostolo [ 1 Cor 2,10 ]: « A noi Dio li ha rivelati [ i misteri ] per mezzo del suo Spirito ».

Ciò tuttavia avviene in modo tale che gli angeli superiori, penetrando maggiormente la divina sapienza, nella visione di Dio conoscono dei misteri più numerosi e più alti, che poi [ a loro volta ] manifestano agli angeli inferiori illuminandoli.

E anche tra questi misteri alcuni li conobbero fin dal principio della loro creazione; su altri invece furono iniziati in seguito secondo le esigenze della loro missione.

Analisi delle obiezioni:

1. Il mistero dell'incarnazione di Cristo può essere considerato in due modi.

Primo, in generale: e in questo senso fu rivelato a tutti gli angeli all'inizio della loro beatitudine.

E la ragione è che questo mistero è l'oggetto fondamentale a cui sono ordinati tutti gli uffici degli angeli: dice infatti l'Apostolo [ Eb 1,14 ]: « Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza? ».

E ciò avviene per mezzo dell'incarnazione.

Era quindi necessario che gli angeli fin da principio avessero una conoscenza generica di questo mistero.

Possiamo poi considerare in una seconda maniera il mistero dell'incarnazione, cioè quanto alle sue precise circostanze.

E in questo modo non tutti gli angeli furono ammaestrati su ogni particolare fin da principio: anzi, persino alcuni tra gli angeli superiori ne vennero a conoscenza soltanto in seguito, come appare evidente dal testo riportato di Dionigi [ s. c. ].

2. Sebbene gli angeli beati contemplino la divina sapienza, tuttavia non la comprendono [ esaustivamente ].

Non ne segue perciò che essi debbano conoscere tutto ciò che in essa è racchiuso.

3. Tutto ciò che conobbero i profeti intorno ai misteri della grazia per mezzo di rivelazioni fu pure rivelato, e in modo più perfetto, agli angeli.

Sebbene però Dio abbia rivelato ai profeti in modo generico ciò che avrebbe fatto per la salute del genere umano, pur tuttavia gli Apostoli conobbero certi aspetti del mistero che rimasero ignoti ai profeti; secondo quanto dice S. Paolo [ Ef 3,4s ]: « Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo.

Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito ».

E tra gli stessi profeti quelli posteriori conobbero ciò che era ignoto ai loro predecessori, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 119,100 ]: « Ho compreso più degli anziani ».

E anche S. Gregorio [ In Ez hom. 16 ] afferma che « nel succedersi dei tempi si accrebbe il progresso della conoscenza divina ».

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