Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se l'intelletto sia una facoltà dell'anima

Pare che l'intelletto non sia una qualità dell'anima, ma la sua stessa essenza.

Infatti:

1. L'intelletto si identifica con la mente.

Ora, la mente non è una potenza dell'anima, ma la sua essenza: dice infatti S. Agostino [ De Trin. 9,2.2 ]: « Mente e spirito non si dicono in senso relativo, ma indicano l'essenza ».

Quindi l'intelletto è l'essenza stessa dell'anima.

2. I vari generi di potenze non si trovano uniti in una qualche potenza, ma nella sola essenza dell'anima.

Ora, l'appetito e l'intelligenza sono generi diversi di facoltà psichiche, come dice Aristotele [ De anima 2,3 ], eppure si trovano uniti nella mente, poiché S. Agostino [ De Trin. 10,11.17 ] pone l'intelligenza e la volontà nella mente.

Quindi la mente o intelletto non è una potenza, ma l'essenza stessa dell'anima.

3. Dice S. Gregorio [ In Evang. hom. 29 ] che « l'uomo ha in comune con gli angeli l'intendere ».

Ma gli angeli vengono chiamati Menti e Intelletti.

Perciò la mente o intelletto dell'uomo non è una potenza dell'anima, ma l'anima stessa.

4. Una sostanza deriva la sua intellettualità dal fatto di essere immateriale.

Ma l'anima è immateriale per la sua essenza: dovrà quindi essere intellettiva per la sua essenza.

In contrario:

Il Filosofo [ l. cit. ] considera l'intelligenza come una potenza dell'anima.

Dimostrazione:

In base a quanto si è detto [ q. 54, a. 3; q. 77, a. 1 ], dobbiamo necessariamente ammettere che l'intelletto è una potenza dell'anima e non la sua essenza.

Infatti il principio immediato dell'operazione è l'essenza stessa di chi opera solo quando l'operazione si identifica con l'essere dell'operante: poiché una potenza sta all'operazione, che ne è l'atto, come l'essenza sta all'essere.

Ora, solo in Dio l'intendere si identifica col suo essere.

Dunque solo in Dio l'intelletto si identifica con l'essenza, mentre nelle altre creature intellettuali l'intelletto non è che una potenza dell'essere intelligente.

Analisi delle obiezioni:

1. Talora usiamo il termine senso per indicare la potenza, a volte invece per indicare la stessa anima sensitiva: poiché l'anima sensitiva prende il nome dalla sua potenza principale, che è il senso.

E in modo analogo l'anima intellettiva talora è chiamata intelletto, come da quella che ne è la facoltà principale: e in questo senso Aristotele [ De anima 1,4 ] scrive che « l'intelletto è una sostanza ».

E sempre in questo senso S. Agostino [ De Trin. 9,2.2; 14,16.22 ] afferma che la mente è spirito o essenza.

2. L'appetito e l'intelligenza sono generi diversi di potenze psichiche, data la diversità dei loro oggetti.

Ma l'appetito concorda in parte con l'intelletto e in parte col senso quanto al modo di operare mediante organi corporei o senza di essi: poiché l'appetizione segue [ in tutto ] la conoscenza.

E sotto questo punto di vista S. Agostino pone la volontà nella mente, e il Filosofo [ De anima 3,9 ] nella ragione.

3. Non ci sono negli angeli altre potenze oltre all'intelletto e alla volontà, che segue l'intelletto.

L'angelo quindi è chiamato Mente o Intelletto perché è in tale facoltà che si esaurisce tutta la sua virtù.

L'anima invece possiede molte altre potenze, quali le sensitive e le vegetative: per cui non è la stessa cosa.

4. Non è che l'immaterialità della sostanza intelligente creata si identifichi col suo intelletto, ma piuttosto grazie all'immaterialità viene ad essa la facoltà di intendere.

Non è perciò necessario che l'intelletto sia la sostanza stessa dell'anima, ma che ne sia una facoltà o potenza.

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