Summa Teologica - I

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Articolo 5 - Se nell'anima separata rimangano gli abiti scientifici acquistati in vita

I-II, q. 67, a. 2; In 4 Sent., d. 50, q. 1, a. 2; Quodl., 12, q. 9, a. 1; In 1 Cor., c. 13, lect. 3

Pare che nell'anima separata non rimangano gli abiti scientifici acquistati in vita.

Infatti:

1. Scrive l'Apostolo [ 1 Cor 13,8 ]: « La scienza svanirà ».

2. In questo mondo ci sono uomini meno buoni che superano nella scienza altri più buoni, i quali ne sono privi.

Se dunque l'abito della scienza restasse nell'anima anche dopo la morte, ne verrebbe che alcuni meno buoni, nella vita futura, sarebbero superiori ad altri più buoni, il che non è ammissibile.

3. Le anime separate avranno la scienza delle cose grazie all'infusione del lume divino.

Se dunque la scienza acquisita quaggiù rimanesse nell'anima separata, ne seguirebbe la presenza di due forme della stessa specie nel medesimo soggetto, il che è impossibile.

4. Il Filosofo [ Praed. 6 ] osserva che « l'abito è una qualità difficilmente amovibile; ma la scienza talvolta perisce, per la malattia o per altre cause del genere ».

Ora, non esiste in questa vita una mutazione così forte come quella che si verifica con la morte.

È perciò evidente che l'abito della scienza viene distrutto.

In contrario:

Scrive S. Girolamo in una lettera a Paolino [ Epist. 53 ]: « Impariamo sulla terra quella scienza che conserveremo in cielo ».

Dimostrazione:

Alcuni dissero che gli abiti scientifici non risiedono nell'intelletto, ma nelle facoltà sensitive, cioè nell'immaginativa, nella cogitativa e nella memoria, e che l'intelletto possibile non è in grado di conservare le sue specie intenzionali.

Ora, se questa teoria fosse vera ne verrebbe che, distrutto il corpo, seguirebbe la distruzione degli abiti scientifici acquistati in vita.

Siccome invece la scienza ha sede nell'intelletto il quale, al dire di Aristotele [ De anima 3,4 ], è « il luogo delle idee », bisogna concludere che gli abiti scientifici in parte risiedono nelle suddette facoltà sensitive e in parte nell'intelletto medesimo.

E lo si può rilevare dagli atti stessi con i quali vengono acquistati gli abiti scientifici: come infatti insegna Aristotele [ Ethic. 2,1 ], « gli abiti sono simili agli atti con i quali vengono acquisiti ».

Ora, gli atti intellettivi con cui si acquista la scienza nella vita presente avvengono per il volgersi dell'intelletto verso i fantasmi, presenti nelle suddette facoltà sensitive.

Per cui da tali atti deriva all'intelletto possibile una certa abilità a pensare mediante le specie così ricevute, e alle suddette facoltà inferiori deriva una certa attitudine a far sì che l'intelletto, volgendosi ad esse, possa considerare gli oggetti intelligibili con maggiore facilità.

Ma come gli atti intellettivi si producono principalmente e formalmente nell'intelletto stesso, mentre vengono a trovarsi solo materialmente e sotto forma di predisposizioni nelle facoltà inferiori, così si dovrà dire lo stesso a proposito degli abiti.

Perciò quegli elementi degli abiti di scienza che risiedono nelle facoltà inferiori non rimangono nell'anima separata, mentre dovranno necessariamente rimanere quelli che hanno sede nell'intelletto.

Come infatti insegna Aristotele [ De long. et brev. vitae 2 ], sono due i modi in cui può perire una forma: primo, direttamente, quando cioè viene distrutta dal suo contrario, come il caldo dal freddo.

Secondo, indirettamente, cioè in seguito alla distruzione del soggetto in cui si trova.

Ora, è evidente che la scienza presente nell'intelletto umano non può perire in seguito alla distruzione del suo soggetto, poiché l'intelletto è incorruttibile, come si è già dimostrato [ q. 79, a. 2, ad 2; cf. q. 75, a. 6 ].

Parimenti le specie intelligibili presenti nell'intelletto possibile non possono essere distrutte da un loro contrario: poiché un dato intenzionale di ordine intellettivo non ha contrari; e specialmente se consideriamo la semplice apprensione, con la quale si percepisce la quiddità delle cose.

Se però consideriamo le operazioni con le quali la mente formula giudizi affermativi e negativi, oppure imbastisce ragionamenti, allora si verifica una contrarietà nell'intelletto, in quanto in una proposizione o in un argomento la falsità si presenta come il contrario della verità.

E in questo caso può succedere che la scienza sia distrutta dal suo contrario, cioè quando uno è sviato dalla scienza della verità per colpa di un ragionamento sbagliato.

Per questo il Filosofo [ l. cit. ] pone due modi con i quali la scienza può essere direttamente distrutta: cioè la dimenticanza, che dipende dalle facoltà mnemoniche, e l'errore, che dipende da un ragionamento sbagliato.

Ma ciò non può avvenire nell'anima separata.

Quindi bisogna concludere che gli abiti scientifici, per quanto risiedono nell'intelletto, rimangono nell'anima separata.

Analisi delle obiezioni:

1. Nel passo citato l'Apostolo parla degli atti, non degli abiti di ordine conoscitivo. Infatti come dimostrazione aggiunge: « Ora io conosco in modo imperfetto ».

2. Come uno che è meno buono può avere benissimo una statura fisica superiore a quella di uno più buono, così pure nulla proibisce che uno meno buono abbia nella vita futura degli abiti conoscitivi di cui un altro più buono è sprovvisto.

Ma questo è nulla in paragone alle altre prerogative che i migliori possiederanno.

3. Le due scienze in parola hanno caratteri essenziali diversi.

Quindi non ne segue alcuna incongruenza.

4. L'argomento è valido per quegli elementi dell'abito scientifico che dipendono dalle facoltà sensitive.

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