Summa Teologica - I-II

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Gli atti umani: I - Le fonti del trattato

I-II, qq. 6 - 21

1 - La potente originalità dell'Aquinate è ormai fuori discussione.

Ma se ci fosse bisogno di una prova supplementare, questa potrebbe essere offerta dalle sedici questioni che siamo per prendere in esame.

S. Tommaso non è l'uomo che cerca le occasioni per rompere con la tradizione: ormai egli è maestro nell'applicare il suo genio singolarissimo a valorizzare la tradizione stessa, dove si possono sempre trovare gli elementi e i germi per lo sviluppo del sapere.

Anche nel nostro trattato le citazioni frequenti di Aristotele, di S. Giovanni Damasceno, di S. Agostino, e di S. Gregorio Nisseno - abusiva quest'ultima autorità, come vedremo - possono dare a un lettore superficiale l'impressione di trovarsi dinanzi a una compilazione di testi.

Ma chi, dopo aver approfondito la lettura della Somma, ha la pazienza di risalire alle fonti indicate, si accorge di aver valicato più secoli di storia sulle spalle di un gigante.

Tra tutte le fonti del trattato sugli atti umani occupa senza dubbio il primo posto I'Etica a Nicomaco di Aristotele.

Eppure ecco quello che giustamente ha scritto in proposito Mons. M. Gillet: « Sarebbe interessante stabilire un parallelismo tra l'Etica a Nicomaco e il trattato degli atti umani: si vedrebbe allora che quanto S. Tommaso ha chiesto in prestito ad Aristotele, è niente in confronto a quello che vi ha aggiunto » ( SOMM. FRANC, Les actes humaines, p. 443 ).

Come vedremo nelle annotazioni sul testo, il contributo massimo di Aristotele alla sintesi che c' interessa, sta nell'aver chiaramente definito le due funzioni caratteristiche dell'elezione del consiglio ( vedi qq. 13,14 ).

2 - Il contributo del Damasceno può sembrare più rilevante per il numero degli elementi psicologici prestati a S. Tommaso Anzi, dovere di giustizia far risalire al valoroso teologo d Damasco il tentativo dei teologi occidentali, tomisti e non tomisti, di descrivere un quadro esatto degli atti intellettivi e volitivi in campo pratico ( cfr. O. LOTTIN, Psychologie et morale aux XII et XIII siècles, Genbloux, 1942, I, pp. 394 Ss. ).

- Ma il Dottore Angelico, senza dichiarare il suo giudizio critico, si è rifiutato di accettare, nella sua completezza, il quadro compilato dal Damasceno, in cui sono indicati una dozzina di atti per la sola volontà.

Evidentemente egli pensava che codesto numero fosse esagerato.

E quindi ha scelto, con la massima libertà di giudizio, quello che considerava più rispondente all'esperienza, e più giustificabile di fronte all'indagine razionale.

S. Gregorio Nisseno, come si diceva, è per isbaglio tra gli autori più citati del trattato.

Infatti il vero autore del De Natura hominis è Nemesio, vescovo di Emesa intorno ai primi anni del sec.

V. S. Tommaso ha potuto riscontrare in codesto scritto, universalmente allora attribuito a Gregorio di Nissa, alcune pericopi derivate dall' Etica a Nicomaco.

Egli perciò lo cita con insistenza, quasi per dimostrare ai teologi suoi contemporanei l'aristotelismo dei Padri.

A proposito degli atti umani, Nemesio non aggiunge niente, a quanto già il Dottore Angelico poteva sapere attraverso la lettura dei testi aristotelici.

L'apporto di S. Agostino è sempre considerevole.

Le analisi introspettive del vescovo di Ippona, e le sottili disquisizioni sulla responsabilità e la moralità degli atti umani avevano rifornito abbondantemente l'armamentario scolastico.

Attraverso le varie Summae e Sententiae specialmente attraverso i quattro libri di Pietro Lombardo, S. Tommaso poteva conoscere i testi agostiniani relativi alla fruizione, all'uso, al consenso.

Del resto il grande Dottore africano nel campo della psicologia e della morale ha toccato, possiamo dire, tutti i problemi.

Perciò non possono meravigliare le frequenti citazioni delle sue opere nelle sedici questioni che c' interessano.

Le quarantatre citazioni della Sacra Scrittura ci ricordano che siamo in teologia e non in filosofia.

Se si vuole, codeste citazioni sono per lo più negli argomenti iniziali, e nel sed contra, senza costituire veri principi risolutivi dei problemi proposti.

Ricordiamo però che i problemi d'indole generale esigono per se stessi una trattazione di carattere filosofico.

Ma è bene notare che i vari atti, di cui dovremo interessarci nel trattato, sono tutti esplicitamente nominati nella Scrittura.

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