Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se la beatitudine sia un'operazione della parte sensitiva o soltanto di quella intellettiva

C. G., III, c. 33; Comp. Theol., p. 2, c. 9; In 1 Ethic., lect. 10

Pare che la beatitudine consista in qualche operazione dei sensi.

Infatti:

1. Nell'uomo le uniche operazioni più nobili di quelle dei sensi sono le operazioni dell'intelletto.

Ma in noi gli atti intellettivi dipendono dall'operazione dei sensi, poiché come dice Aristotele [ De anima 3,7 ] « noi non possiamo intendere senza i fantasmi ».

Quindi la beatitudine deve trovarsi anche nelle operazioni dei sensi.

2. Insegna Boezio [ De consol. 3, pr. 2 ] che la beatitudine è « lo stato di perfezione risultante dall'insieme di tutti i beni ».

Ma certi beni sono sensibili, cioè raggiungibili mediante l'operazione dei sensi.

Quindi l'operazione dei sensi è richiesta per la beatitudine.

3. Aristotele [ Ethic. 1,7 ] dimostra che la beatitudine è « un bene perfetto »: ma non lo sarebbe se l'uomo non venisse attuato da essa in tutte le sue parti.

Ora, alcune parti dell'anima sono attuate da operazioni sensitive.

Quindi le operazioni sensitive sono richieste per la beatitudine.

In contrario:

Gli animali bruti hanno in comune con noi le operazioni sensitive.

Essi però non partecipano della beatitudine.

Quindi la beatitudine non consiste in operazioni sensitive.

Dimostrazione:

Una cosa può far parte della beatitudine in tre modi: in maniera essenziale, come antecedente o come conseguente.

Ora, l'operazione sensitiva non può appartenere alla beatitudine in maniera essenziale.

Infatti la beatitudine dell'uomo consiste essenzialmente nella sua unione con il bene increato, suo ultimo fine, come si è dimostrato [ a. 1 ]: e tale unione non può avvenire mediante l'operazione dei sensi.

Inoltre abbiamo già visto [ q. 2, a. 5 ] che la felicità dell'uomo non consiste nei beni materiali, i soli raggiungibili con le operazioni dei sensi.

Invece le operazioni dei sensi possono far parte della beatitudine o come antecedenti o come conseguenti.

Come antecedenti fanno parte della beatitudine imperfetta raggiungibile nella vita presente: infatti l'operazione dell'intelletto ha come suo prerequisito l'operazione dei sensi.

- Fanno invece parte come conseguenti della beatitudine perfetta che avremo in cielo: infatti dopo la risurrezione, al dire di S. Agostino [ Epist., 118,3 ], « la stessa beatitudine dell'anima avrà una ridondanza sul corpo e sui sensi corporei, che saranno attuati nelle loro operazioni », come vedremo meglio quando parleremo della risurrezione [ cf. Suppl., qq. 82 ss. ].

Tuttavia l'operazione che unirà allora la mente umana con Dio non avrà alcuna dipendenza dai sensi.

Analisi delle obiezioni:

1. L'obiezione dimostra soltanto che l'operazione dei sensi è richiesta come antecedente alla beatitudine imperfetta, raggiungibile nella vita presente.

2. Nella beatitudine perfetta, qual è quella degli angeli, si ha la compresenza di tutti i beni mediante l'unione con la fonte universale di ogni bene, senza bisogno dei singoli beni particolari.

Invece per la beatitudine imperfetta di quaggiù si richiede la compresenza di tutti quei beni che sono necessari all'operazione più perfetta di questa vita.

3. Nella beatitudine perfetta tutto l'uomo ha il suo compimento, ma la sua parte inferiore lo deriva per ridondanza dalla parte superiore.

Invece nella beatitudine imperfetta della vita presente si procede dall'attuazione della parte inferiore al compimento di quella superiore.

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