Summa Teologica - I-II

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Articolo 7 - Se per la beatitudine si richiedano dei beni esteriori

II-II, q. 186, a. 3, ad 4

Pare che per la beatitudine si richiedano anche dei beni esteriori.

Infatti:

1. Appartiene alla beatitudine ciò che lo Spirito Santo promette come premio ai Santi.

Ma ai Santi sono stati promessi dei beni esteriori, quali il cibo e la bevanda, le ricchezze e il regno: infatti sta scritto [ Lc 22,30 ]: « Perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno »; inoltre [ Mt 6,20 ]: « Accumulate tesori nel cielo »; e ancora [ Mt 25,34 ]: « Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno ».

Quindi per la beatitudine si richiedono dei beni esteriori.

2. Secondo Boezio [ De consol. 3, pr. 2 ] la beatitudine è « lo stato di perfezione dovuto all'insieme di tutti i beni ».

Ma i beni esterni, sebbene minimi, come spiega S. Agostino [ De lib. arb. 2,19.51 ], sono beni dell'uomo.

Quindi sono anch'essi richiesti per la beatitudine.

3. Il Signore [ Mt 5,12 ] afferma: « Grande è la vostra ricompensa nei cieli ».

Ma essere nei cieli è una determinazione di luogo.

Quindi almeno il luogo esteriore è richiesto per la beatitudine.

In contrario:

Sta scritto nei Salmi [ Sal 73,25 ]: « Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla terra ».

Come a dire: Nient'altro io voglio se non quanto segue [ Sal 73,28 ]: « Il mio bene è stare vicino a Dio ».

Quindi nessun bene esteriore è richiesto per la beatitudine.

Dimostrazione:

Per la beatitudine imperfetta quale può aversi in questa vita sono richiesti anche i beni esteriori come elementi non essenziali, bensì strumentali, della felicità, la quale consiste, al dire di Aristotele [ Ethic. 1,13 ], nell'esercizio delle virtù.

Infatti nella vita presente l'uomo ha bisogno di quanto serve al corpo, sia nell'esercizio della contemplazione che nell'esercizio delle virtù attive: anzi, per queste ultime si richiedono molte altre cose necessarie al compimento delle opere della vita attiva.

Per la beatitudine perfetta invece, consistente nella visione di Dio, tali beni non sono per nulla richiesti.

E ciò perché tutti i beni esterni sono richiesti o per il sostentamento del corpo animale, oppure per delle operazioni giovevoli alla vita umana che noi compiamo mediante il corpo animale.

Ma la perfetta beatitudine consistente nella visione di Dio si avrà o in un'anima priva del corpo, o in un'anima unita a un corpo non più animale, ma spirituale.

Quindi tali beni esterni non sono mai richiesti per la suddetta beatitudine, essendo ordinati alla vita animale.

E dato che in questa vita la felicità della contemplazione è più simile alla perfetta beatitudine che non quella dell'azione, essendo anche più simile a Dio, come si è visto [ q. 3, a. 5, ad 1 ], ne segue che essa, al dire di Aristotele [ Ethic. 10,8 ], ha meno bisogno di tali beni esteriori.

Analisi delle obiezioni:

1. Tutte le promesse di ordine materiale esistenti nella Sacra Scrittura vanno intese in senso metaforico, poiché la Scrittura ha l'abitudine di indicare i beni spirituali con quelli materiali « affinché noi », come dice S. Gregorio [ In Evang. hom. 11 ], « partendo dalle cose che conosciamo ci innalziamo a desiderare quelle che ci sono ignote ».

E così il cibo e la bevanda stanno a indicare il godimento della beatitudine, i tesori la sazietà che l'uomo proverà in Dio solo, il regno l'esaltazione dell'uomo fino all'unione con Dio.

2. Tutti questi beni necessari per la vita animale non si addicono alla vita spirituale, in cui si trova la perfetta beatitudine.

E tuttavia anche in questa beatitudine vi sarà la somma di tutti i beni, poiché nella fonte suprema di tutti i beni si troverà tutta la bontà in essi contenuta.

3. Secondo S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,5 ] non è detto che la ricompensa dei Santi debba essere situata nei cieli materialmente presi, ma per cieli si deve intendere l'elevatezza dei beni spirituali.

- Tuttavia i Beati avranno anche un luogo materiale, e cioè il cielo empireo, non perché lo esiga la necessità, ma per un certo rapporto di convenienza e di decoro.

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