Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se il dolore e la tristezza siano alleviati dalla compassione degli amici

In Iob, c. 2, lect. 2; c. 16, lect. 1; In Rom., c. 12, lect. 3; In 9 Ethic., lect. 13

Pare che il dolore compassionevole di un amico non possa alleviare la tristezza.

Infatti:

1. Cause contrarie hanno effetti contrari.

Ora, come osserva S. Agostino [ Conf. 8,4 ], « quando si è in molti a godere, anche nei singoli la gioia è maggiore, poiché ci si scalda e ci si infiamma reciprocamente ».

Quindi, per lo stesso motivo, quando molti insieme si rattristano il dolore è più grande.

2. L'amicizia esige, come dice S. Agostino [ Conf. 4,9.14 ], che si renda amore per amore.

Ma l'amico che compiange si rattrista per il dolore dell'amico addolorato.

Quindi il dolore stesso dell'amico che compiange provoca un altro dolore nell'amico già addolorato per il proprio male.

E così, raddoppiandosi il dolore, la tristezza dovrà aumentare.

3. Ogni male dell'amico rattrista come un male proprio: infatti l'amico è un altro se stesso [ cf. Arist., Ethic. 9, cc. 4,9 ]

Ma il dolore è un male.

Quindi il dolore dell'amico che compiange aumenta la tristezza dell'amico compianto.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 9,11 ] insegna che « un amico che compatisce è una consolazione nella tristezza ».

Dimostrazione:

L'amico che compatisce nella tristezza è di per sé un motivo di consolazione.

E il Filosofo [ l. cit. ] lo prova con due ragioni.

La prima sta nel fatto che la tristezza si presenta come un peso, dal quale uno cerca di essere alleggerito, essendo effetto proprio della tristezza il deprimere.

Per cui quando uno vede altri rattristati dal proprio dolore ha l'idea che gli altri portino il suo peso con lui, nel tentativo di alleggerirlo: quindi sente più leggero il peso della tristezza; come avviene anche nel portare dei pesi materiali.

- La seconda ragione, anche migliore, sta nel fatto che dalle condoglianze dell'amico uno si accorge di essere amato; e questo è piacevole, come sopra [ q. 32, a. 5 ] abbiamo detto.

Siccome quindi ogni piacere allevia il dolore, secondo le considerazioni precedenti [ a. 1 ], ne segue che il compianto degli amici viene a mitigare la tristezza.

Analisi delle obiezioni:

1. In tutti e due i casi, cioè nel godere con chi gode e nel piangere con chi è addolorato, si ha la manifestazione dell'amicizia.

Quindi l'uno e l'altro fatto, a motivo della causa, diventa piacevole.

2. Il dolore dell'amico, di per sé, potrebbe rattristare.

Ma il pensiero di ciò che lo causa, cioè dell'amore, ne fa prevalere l'aspetto piacevole.

3. In tal modo è risolta anche la terza obiezioni.

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