Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se la speranza risieda nelle facoltà conoscitive o in quelle appetitive

In 3 Sent., d. 26, q. 1, a. 1; q. 2, a. 2

Pare che la speranza appartenga a una facoltà conoscitiva.

Infatti:

1. La speranza è un'aspettativa, stando alle parole dell'Apostolo [ Rm 8,25 ]: « Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza ».

Ora, l'aspettativa appartiene alla conoscenza, che ha l'ufficio di exspectare [ guardare ].

Quindi la speranza risiede nella parte conoscitiva.

2. La speranza sembra identificarsi con la fiducia: infatti di coloro che sperano diciamo che confidano, usando così promiscuamente confidare e sperare.

Ma la fiducia, come la fede, appartiene alla facoltà conoscitiva.

Quindi anche la speranza.

3. La certezza è una proprietà delle facoltà conoscitive.

Ma essa viene attribuita alla speranza.

Quindi la speranza appartiene alle facoltà conoscitive.

In contrario:

La speranza, come si è detto [ a. 1 ], ha per oggetto il bene.

Ora, il bene come tale non è oggetto delle facoltà conoscitive, ma di quelle appetitive.

Quindi la speranza appartiene a queste ultime.

Dimostrazione:

La speranza implica una tendenza dell'appetito verso il bene, perciò appartiene manifestamente a una facoltà appetitiva: infatti il moto verso le cose è proprio dell'appetito.

Invece l'atto delle facoltà conoscitive non si compie quale moto del conoscente verso le cose, ma piuttosto come presenza delle cose nel conoscente.

Siccome però le facoltà conoscitive muovono quelle appetitive, presentando loro l'oggetto, secondo le diverse caratteristiche dell'oggetto conosciuto seguono moti diversi nella parte appetitiva.

Infatti il moto dell'appetito che accompagna la percezione del bene è diverso da quello che accompagna la percezione del male; e similmente è diverso il moto dell'appetito in seguito alle varie percezioni del bene presente o futuro, ordinario o arduo, possibile o impossibile.

E così la speranza è un moto della facoltà appetitiva derivante dalla percezione di un bene futuro arduo e raggiungibile, cioè la tendenza dell'appetito verso un simile oggetto.

Analisi delle obiezioni:

1. Essendo oggetto della speranza il bene possibile [ o raggiungibile ], in due maniere può sorgere il moto della speranza, come in due maniere una cosa può essere raggiungibile: per virtù propria o in forza di altri.

Ora, quando uno spera di raggiungere una cosa con la propria virtù non si parla di aspettativa, ma solo di speranza.

Si dice invece propriamente che si aspetta ciò che uno spera dall'aiuto altrui: cosicché exspectare equivale a ex alio spectare [ guardare dal lato di un altro ], in quanto cioè la facoltà conoscitiva che precede non soltanto guarda al bene che intende raggiungere, ma anche a colui sulla cui virtù fa affidamento, secondo quell'espressione [ Sir 51,7 ]: « Guardavo verso il soccorso degli uomini ».

Così dunque il moto della speranza è detto talora aspettativa per il riguardare della facoltà conoscitiva che lo precede.

2. L'uomo crede che potrà conseguire ciò che desidera e pensa di raggiungere; e il moto seguente dell'appetito è chiamato fiducia per tale fede che lo precede nella facoltà conoscitiva.

Infatti il moto appetitivo viene denominato dalla conoscenza precedente, come un effetto da una causa più conosciuta, dato che la facoltà conoscitiva conosce il proprio atto meglio di quello delle facoltà appetitive.

3. La certezza non è attribuita solo ai moti dell'appetito sensitivo, ma anche a quelli dell'appetito naturale: infatti si dice che una pietra tende al basso con certezza.

E questo per l'infallibilità derivante dalla certezza della conoscenza che precede il moto dell'appetito sensitivo, o anche di quello naturale.

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