Summa Teologica - I-II

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Articolo 6 - Se i mali irrimediabili siano i più temuti

Pare che i mali irrimediabili non siano da temersi maggiormente.

Infatti:

1. Per il timore si richiede che rimanga qualche speranza di salvezza, come sopra [ a. 2 ] abbiamo detto.

Ma nei mali irrimediabili non rimane alcuna speranza di salvezza.

Quindi questi mali non sono per nulla oggetto di timore.

2. Al male della morte non c'è rimedio: infatti per natura non ci può essere un ritorno dalla morte alla vita.

E tuttavia la morte, come scrive il Filosofo [ Reth. 2,5 ], non è la cosa più temuta.

Quindi non è vero che sono più temuti i mali irrimediabili.

3. Il Filosofo [ Ethic. 1,6 ] insegna che « un bene più duraturo non è un bene superiore a quello di un giorno; né quello che dura in perpetuo è superiore a quello che non dura ».

E lo stesso ragionamento vale anche per il male.

Ora, i mali irrimediabili non differiscono dagli altri mali che per la durata, o la perpetuità.

Quindi non sono per questo peggiori o più temibili.

In contrario:

Il Filosofo [ Reth. 2,5 ] scrive che « fra tutte le cose temibili le più tremende sono quelle che è impossibile correggere dopo averle sbagliate; o quelle che non hanno rimedio; o l'hanno difficilmente ».

Dimostrazione:

Oggetto del timore è il male: perciò quanto serve ad accrescere il male contribuisce ad accrescere il timore.

Ora, il male viene accresciuto non solo secondo la sua specie, ma anche secondo le circostanze, come sopra [ q. 18, a. 3 ] si è spiegato.

E fra le altre circostanze la durata e la perpetuità sono quelle che più contribuiscono ad accrescerlo.

Infatti le cose poste nel tempo in qualche modo sono misurate dalla durata del tempo: per cui, se patire per un dato tempo è un male, patire la stessa cosa per il doppio di tempo è considerato un male doppio.

E così patire la stessa pena per un tempo infinito, cioè patirla per sempre, in qualche modo equivale ad accrescerla all'infinito.

Ora, i mali che una volta capitati sono irrimediabili, o quasi, vengono considerati come perpetui, o di lunga durata.

Quindi diventano massimamente temibili.

Analisi delle obiezioni:

1. La rimediabilità di un male può essere di due tipi.

Il primo rimedio consiste nell'impedire il male futuro, perché non avvenga.

E tolta tale possibilità è eliminata la speranza, e per conseguenza il timore.

Ma per il momento non è di questo rimedio che vogliamo parlare.

- Il secondo rimedio consiste invece nel rimuovere il male già presente.

E ora parliamo di questo rimedio.

2. Sebbene la morte sia un male irrimediabile tuttavia, non essendo imminente, non è temuta, come si è già notato [ a. 2 ].

3. In quel testo il Filosofo parla del bene in se stesso, che è un bene in forza della sua specie.

E in questo senso una cosa non diventa più buona per la sua durata o per la sua perpetuità, ma per la natura del bene stesso.

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