Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se l'ira sia nel concupiscibile

In 3 Sent., d. 26, q. 1, a. 2

Pare che l'ira sia nel concupiscibile.

Infatti:

1. Cicerone [ Tusc. disp. 4,9 ] afferma che l'ira è una specie di « libidine ».

Ma la libidine è nel concupiscibile.

Quindi anche l'ira.

2. Dice S. Agostino [ Epist. 211, 14 ] che « l'ira col crescere diviene odio ».

E Cicerone [ l. cit. ] scrive che « l'odio è un'ira inveterata ».

Ma l'odio, come l'amore, è nel concupiscibile.

Quindi l'ira è nel concupiscibile.

3. Il Damasceno [ De fide orth. 2,6 ] e S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom. 21 ] affermano che « l'ira è composta di tristezza e di desiderio ».

Ma queste due passioni sono nel concupiscibile.

Quindi l'ira è nel concupiscibile.

In contrario:

La facoltà dell'irascibile è distinta da quella del concupiscibile.

Se dunque l'ira fosse nel concupiscibile, la facoltà dell'irascibile non potrebbe essere denominata da essa.

Dimostrazione:

Abbiamo già detto [ q. 23, a. 1 ] che le passioni dell'irascibile si distinguono da quelle del concupiscibile per il fatto che l'oggetto di queste ultime è il bene e il male puro e semplice, mentre l'oggetto delle passioni dell'irascibile è il bene e il male con una certa intensità o arduità.

Abbiamo poi anche visto [ a. 2 ] che l'ira abbraccia due oggetti: la vendetta desiderata e la persona di cui cerchiamo di vendicarci.

E l'ira richiede una certa arduità rispetto all'una e all'altra cosa.

Infatti il moto dell'ira non insorge se le due cose non hanno una qualche importanza: poiché, come dice il Filosofo [ Reth. 2,2 ], « non prendiamo in considerazione cose di nessun valore, o di valore minimo ».

Per cui è evidente che l'ira non è nel concupiscibile, ma nell'irascibile.

Analisi delle obiezioni:

1. Cicerone [ op. cit., c. 6 ] chiama libidine il desiderio di qualsiasi bene futuro, senza distinguere tra arduo e non arduo.

E in base a ciò include anche l'ira nella libidine, in quanto è un desiderio di vendetta.

Ma in questo senso la libidine è comune sia all'irascibile che al concupiscibile.

2. Si dice che l'ira crescendo diviene odio non nel senso che la medesima passione cessi di essere ira per diventare poi odio, per una specie di inveteramento, ma in quanto lo causa.

Infatti l'ira con la sua durata causa l'odio.

3. L'ira è composta di tristezza e di desiderio non a modo di parti, ma a modo di cause.

Infatti si è già detto [ q. 25, a. 2 ] che le passioni del concupiscibile causano le passioni dell'irascibile.

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