Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se l'anima sia sede degli abiti nella sua essenza o nelle sue potenze

In 2 Sent., d. 26, q. 1, a. 3, ad 4, 5

Pare che gli abiti risiedano più nell'essenza dell'anima che nelle sue potenze.

Infatti:

1. Le disposizioni e gli abiti vanno considerati in ordine alla natura, come si è detto [ q. 49, a. 2 ].

Ora, la natura si desume più dall'essenza dell'anima che dalle sue potenze: poiché l'anima costituisce la natura e la forma di un dato corpo in forza della sua essenza.

Quindi gli abiti risiedono nell'essenza e non nelle potenze dell'anima.

2. Nessun accidente può essere il soggetto di un altro accidente.

Ma l'abito è un accidente.

E così pure le potenze dell'anima, come si è visto nella Prima Parte [ q. 77, a. 1, ad 5 ], sono accidenti.

Quindi l'abito non risiede nell'anima in forza delle potenze di questa.

3. Il soggetto deve precedere ciò che in esso risiede.

Ora l'abito, appartenendo alla prima specie della qualità, viene prima della potenza, che appartiene alla seconda.

Perciò l'abito non risiede nelle potenze dell'anima.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 1,13 ] colloca i diversi abiti nelle diverse parti dell'anima.

Dimostrazione:

Come si è già spiegato [ q. 49, aa. 2,3 ], l'abito comporta una disposizione ordinata alla natura o all'operazione.

Se dunque si prende l'abito in quanto è ordinato alla natura, allora esso non può trovarsi nell'anima, restando però nell'ambito della natura umana: poiché l'anima stessa è la forma che dà compimento a tale natura; e così in questo caso l'abito, o la disposizione, deve trovarsi più nel corpo in ordine all'anima che nell'anima in ordine al corpo.

Se però parliamo di una qualche natura superiore, di cui l'uomo può partecipare, secondo quelle parole della Scrittura [ 2 Pt 1,4 ]: « perché diveniamo partecipi della natura divina », allora nulla impedisce che nell'essenza stessa dell'anima ci possa essere un abito, che è la grazia, come vedremo [ q. 110, a. 4 ].

Se invece si prende l'abito in ordine all'operazione, allora esso risiede principalmente nell'anima: poiché l'anima non è determinata a una sola operazione, ma dice ordine a molte, come l'abito richiede, secondo le spiegazioni date [ q. 49, a. 4 ].

Essendo poi l'anima un principio operativo mediante le sue potenze, gli abiti devono trovarsi nell'anima mediante le sue potenze.

Analisi delle obiezioni:

1. L'essenza dell'anima appartiene alla natura umana non come un soggetto da disporre a qualche altra cosa, ma come una forma e una natura alla quale il resto deve disporsi.

2. Di per sé un accidente non può essere il soggetto di un altro accidente.

Ma essendoci un ordine tra gli stessi accidenti, un soggetto in quanto sede di un dato accidente può essere considerato il soggetto di un secondo accidente.

E in questo senso si può dire che un accidente è il soggetto di un altro: come la superficie lo è del colore.

Ed è così che una potenza può essere il soggetto di un abito.

3. Si dà all'abito una precedenza sulla facoltà in quanto esso dice disposizione alla natura, mentre la facoltà dice sempre ordine strettissimo all'operazione, che è posteriore ad essa, essendo la natura il principio dell'operare.

Ma l'abito che risiede nella facoltà non dice ordine alla natura, bensì all'operazione.

Quindi è posteriore alla potenza.

- Oppure si può rispondere che l'abito precede le facoltà come il perfetto il perfettibile, e l'atto la potenza.

Infatti in ordine di natura l'atto è precedente; sebbene la potenza venga prima in ordine di generazione e di tempo, come spiega Aristotele [ Met. 7,3 e 9,8 ].

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