Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se le nostre virtù siano innate

Supra, q. 55, a. 1; In 1 Sent., d. 17, q. 1, a. 3; In 2 Sent., d. 39, q. 2, a. 1; In 3 Sent., d. 33, q. 1, a. 2, sol. 1; De Verit., q. 11, a. 1; De Virt., q. 1, a. 8; In 2 Ethic., lect. 1

Pare che le virtù siano originate in noi dalla natura.

Infatti:

1. Il Damasceno [ De fide orth. 3,14 ] scrive: « Le virtù sono naturali, ed esistono ugualmente in tutti ».

E S. Antonio [ cf. Atanasio, Vita sancti Antoni ] diceva parlando ai suoi monaci: « Se il volere contrasta la natura si ha il peccato; se ne rispetta la condizione, si ha la virtù ».

E la Glossa [ ord. ], spiegando quel passo evangelico [ Mt 4,23 ]: « Gesù andava attorno », ecc., osserva: « Insegna le virtù naturali, cioè la castità, la giustizia, l'umiltà, che l'uomo per natura possiede ».

2. Il bene della virtù consiste nell'essere conforme alla ragione, come si è spiegato [ q. 55, a. 4, ad 2 ].

Ma ciò che è conforme alla ragione è naturale per l'uomo: poiché la ragione costituisce la natura umana.

Dunque la virtù è innata nell'uomo per natura.

3. Si dice che è naturale ciò che si trova in noi dalla nascita.

Ora, in alcuni le virtù si trovano dalla nascita: infatti Giobbe [ Gb 31,18 ] diceva: « Fin dalla mia infanzia crebbe insieme con me la compassione, ed era uscita con me dal seno di mia madre ».

Quindi le virtù si trovano nell'uomo per natura.

In contrario:

Ciò che esiste nell'uomo per natura è comune a tutti gli uomini, e non viene sottratto dal peccato: poiché, come dice Dionigi [ De div. nom. 4 ], anche nei demoni rimangono i beni naturali.

Invece le virtù non si trovano in tutti gli uomini, e si perdono col peccato.

Quindi non si trovano nell'uomo per natura.

Dimostrazione:

A proposito delle forme corporee alcuni affermarono che sono totalmente dall'interno: come fecero i sostenitori delle forme latenti.

- Altri invece dissero che sono totalmente dall'esterno: come fecero i sostenitori della loro derivazione da qualche causa separata.

- Altri infine affermarono che sono in parte dall'interno, cioè in quanto preesistono potenzialmente nella materia, e in parte dall'esterno, in quanto sono rese attuali da una causa agente.

Allo stesso modo anche a proposito della scienza e delle virtù alcuni affermarono che esse sono totalmente dall'interno: cosicché tutte le virtù e le scienze preesisterebbero naturalmente nell'anima, e l'insegnamento e l'esercizio non farebbero altro che togliere gli ostacoli della scienza e della virtù procurati all'anima dal peso del corpo: un po' come la limatura serve a lustrare il ferro.

E questa era l'opinione di Platone [ cf. Men. 15 ss. ].

- Altri invece affermarono che le virtù sono totalmente dall'esterno, derivando dall'influsso dell'intelligenza agente, come afferma Avicenna [ cf. De anima 5,5 ].

- Altri, finalmente, affermarono che le virtù e le scienze provengono in noi dalla natura come attitudini, ma non nel loro stato perfetto: e così insegna il Filosofo [ Ethic. 2,1 ].

E ciò è più rispondente al vero.

Per averne l'evidenza bisogna considerare che una cosa può dirsi naturale per un uomo in due modi: primo, in base alla natura specifica; secondo, in base alla natura individuale.

E poiché ogni essere deve la specie alla sua forma e l'individuazione alla materia - e la forma dell'uomo è l'anima razionale, mentre il corpo ne è la materia -, ciò che appartiene all'uomo in forza dell'anima razionale è naturale per lui secondo la natura specifica, mentre ciò che gli è naturale in forza della determinata complessione del corpo è per lui naturale secondo la natura individuale.

Infatti ciò che per l'uomo è naturale secondo la specie dalla parte del corpo in qualche modo si riferisce all'anima: cioè è dovuto al fatto che tale corpo è proporzionato a tale anima.

Ora, le virtù sono naturali per l'uomo in questi due modi, ma allo stato incoativo.

Secondo la natura specifica per il fatto che nella ragione dell'uomo si trovano alcuni princìpi conosciuti naturalmente, sia speculativi che pratici: princìpi che sono come i germi delle virtù intellettuali e morali; e anche perché nella volontà si trova un appetito naturale di quel bene che è conforme alla ragione.

Secondo la natura individuale invece per il fatto che alcuni sono più o meno disposti a certe virtù in base alle disposizioni del corpo: in quanto cioè le potenze sensitive sono perfezioni di certe parti del corpo dalle cui predisposizioni sia queste potenze, sia le potenze razionali a cui esse devono servire, sono aiutate od ostacolate nei loro atti.

E in base a ciò un uomo possiede un'attitudine naturale alla scienza, un altro alla fortezza, un altro ancora alla temperanza.

E in questi [ due ] modi le virtù sia intellettuali che morali provengono in noi dalla natura come predisposizioni e attitudini.

- Non però secondo il loro pieno sviluppo.

Poiché la natura è determinata in un modo soltanto, mentre lo sviluppo di queste virtù non procede secondo un unico modo di agire, ma in modi molteplici, secondo le diverse materie in cui le virtù vengono esercitate e secondo le diverse circostanze.

È perciò evidente che in noi le virtù provengono dalla natura come attitudini e predisposizioni, ma non nella loro perfezione; eccetto le virtù teologali, che derivano totalmente dall'esterno.

È così evidente la risposta alle obiezioni.

Infatti i primi due argomenti valgono nel senso che i germi delle virtù provengono in noi dalla natura, in quanto siamo esseri razionali.

- Il terzo invece può dimostrare che dalle predisposizioni naturali del corpo, ricevute dalla nascita, uno ha l'attitudine alla compassione, un altro alla temperanza e un altro ancora a qualche altra virtù.

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