Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se tutti gli atti di virtù rientrino nella legge naturale

Pare che non tutti gli atti di virtù rientrino nella legge naturale.

Infatti:

1. Si è detto sopra [ q. 90, a. 2 ] che la legge per sua natura è ordinata al bene comune.

Ma certi atti di virtù sono ordinati al bene privato, come è evidente in modo particolare per gli atti di temperanza.

Quindi non tutti gli atti di virtù sono soggetti alla legge naturale.

2. Qualsiasi peccato si contrappone a qualche atto di virtù.

Se quindi tutti gli atti di virtù appartenessero alla legge naturale, tutti i peccati sarebbero contro natura.

E invece questo si afferma in particolare di alcuni soltanto.

3. Tutti convengono nelle cose che sono secondo natura.

Invece non tutti convengono negli atti di virtù: poiché un atto che è virtuoso per uno può essere peccaminoso per un altro.

Quindi non tutti gli atti di virtù rientrano nella legge naturale.

In contrario:

Il Damasceno [ De fide orth. 3,14 ] afferma che « le virtù sono naturali ».

Perciò gli atti virtuosi sono imposti dalla legge di natura.

Dimostrazione:

Si possono considerare gli atti virtuosi sotto due aspetti: primo, in quanto sono virtuosi; secondo, in quanto sono atti determinati nella loro specie.

Se quindi li consideriamo come atti virtuosi, allora tutti questi atti appartengono alla legge naturale.

Infatti sopra [ a. prec. ] si è dimostrato che appartiene alla legge di natura tutto ciò verso cui l'uomo prova inclinazione secondo la sua natura.

Ora, ogni essere prova un'inclinazione naturale a compiere gli atti che a lui convengono secondo la propria forma: come il fuoco tende a bruciare.

E poiché l'anima razionale è la forma propria dell'uomo, in ciascun uomo c'è l'inclinazione naturale ad agire secondo la ragione.

E ciò equivale ad agire secondo la virtù.

Per cui da questo punto di vista tutti gli atti virtuosi rientrano nella legge naturale: poiché a ciascuno la propria ragione detta naturalmente di agire in maniera virtuosa.

- Se invece parliamo degli atti delle virtù come sono in se stessi, cioé nella loro specie, allora non tutti gli atti virtuosi appartengono alla legge naturale.

Infatti ci sono molte azioni virtuose verso le quali la natura non dà un'inclinazione immediata, ma che sono state escogitate dagli uomini come utili al ben vivere.

Analisi delle obiezioni:

1. La temperanza ha per oggetto le concupiscenze naturali del cibo, della bevanda e dei piaceri venerei, che sono ordinate al bene comune della natura, come anche le altre disposizioni della legge sono ordinate al bene comune dell'ordine morale.

2. Nell'essere umano possiamo considerare natura o quella propria dell'uomo, e allora tutti i peccati son da ritenersi contro natura, così come sono contro la ragione, secondo le affermazioni del Damasceno [ De fide orth. 2, cc. 4,30 ], oppure quella che è comune all'uomo e agli altri animali, e allora si dicono contro natura certi peccati particolari.

La sodomia, p. es., che è contraria al rapporto sessuale tra il maschio e la femmina che è naturale a tutti gli animali, si dice che è un peccato speciale contro natura.

3. Il terzo argomento fa forza sugli atti considerati in se stessi.

È così infatti che certe azioni, date le diverse condizioni umane, sono virtuose per alcuni, in quanto proporzionate e convenienti per essi, mentre sono peccaminose per altri, in quanto ad essi sproporzionate.

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